Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Alyx    26/03/2013    3 recensioni
Camille non aveva mai pensato che cadere al di là di una sbarra le avrebbe procurato tanti problemi.
Non aveva mai pensato che la pazzia della sua migliore amica l'avrebbe fregata così.
Non aveva mai pensato, semplicemente, di innamorarsi di Louis Tomlinson.
***
Ecco perché aveva tanta fretta di andare all'aeroporto Alexis.
Due parole.
One Direction.
Ed ecco perché non me lo aveva detto: per quanto mi stessero simpatici quei tizi non avrei mai rinunciato alla mia dormita domenicana.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Are you brave enough? 

Capitolo 10
Hospital 




Mi sentivo come rinchiusa in una prigione.
Obbligata a starmene seduta su quella scomodissima sedia di legno a fare finta di seguire quella noiosissima lezione di trigonometria, mentre la persona con cui stavo di più in quei giorni, dopo Alexis, era distesa su un lettino bianchissimo di uno stupidissimo ospedale.
E continuare a fissare la mia matita che disegnava sul banco ripetute L, non mi faceva sentire meglio.
Alle 9.18 stavo già elaborando un piano per uscirmene da quel manicomio di numeri che in un'altra giornata mi avrebbero affascinato e catapultato nel loro mondo di sfide. (Questo era un modo carino per dire che amo la matematica.)
Ma non ero in vena quel lunedì. 
Ero stata tutta la domenica in casa, a cercare di studiare, mentre in realtà chiamavo alternativamente Harry e l'ospedale.  Io non potevo entrare. Non ancora.
Lui aveva bisogno di riposo.
Strinsi denti e matita, ingoiando la bile.
Appendicite.
Ecco cosa era stato sabato. Solo una stupida appendicite.
Peccato che fosse arrivata al culmine. L'infiammazione risaliva a quasi due settimane prima.
Quello stupido di Louis era stato zitto per praticamente dieci giorni sul suo dolore, aveva sperato che tutto passasse con un antidolorifico. 
Era un'idiota, continuavo a ripetermi. E anche i ragazzi se lo ripetevano. Harry era praticamente un disco rotto in quei giorni.
Avrei dovuto accorgermene! ripeteva a oltranza. 
E mi aveva proibito di andare in ospedale il giorno prima. Mi ripeteva che stava meglio e che prima o poi sarei andata a trovarlo anche io. 
Ma io ripensavo alle sue smorfie di dolore, al flebile respiro che usciva affaticato dalle sue labbra, al suo pranzo per terra e le sue mani strette contro lo stomaco. 
Non avevo mangiato niente, dormito poco piú di tre ore e fatto preoccupare Alexis e Hiram, come se fossi stata io la malata.
I miei pensieri si interruppero improvvisamente quando si sentirono tre colpi ritmici alla porta.
L'insegnante si bloccò a metà frase, il gessetto in mano e gli occhiali leggermente calati sul naso e si voltò borbottando "Avanti."
La donna di mezz'età, Mrs. Tolet, che lavorava in segreteria fece un paio di passetti con le piccole e tozze gambe che si ritrovava dentro la classe e si aggiustò gli occhiali squadrati. 
-Mi scusi professoressa. Jameson é stata convocata in segreteria da un agitato cugino, un certo Sam Jumper, che la deve assolutamente vedere. Dice che é urgente.- biascicò la donna con accento francese. 
Mi girai verso la prof sperando di nascondere il fatto che ero esterrefatta quanto lei.
Tutti i miei cugini abitavano a Edimburgo, nessuno di loro si chiamava Sam, nessuno portava il cognome Jumper e la loro età oscillava tra i 7 mesi e i 12 anni. Quindi, a meno che la Tolet non fosse improvvisamente impazzita, si era trovata davanti un attore straordinario. Che voleva parlarmi.
Mi alzai cercando di non fare stridere la sedia sul pavimento. Buttai di fretta nella borsa l'astuccio chiuso e il quaderno immacolato degli appunti e andai verso l'uscita, la matita ancora in mano.
Mrs. Tolet mi fece uscire e poi chiuse la porta dell'aula silenziosamente. 
-Mi segua, signorina. Spero non sia niente di grave. 
Silenziosamente me lo augurai anche io. 
Calò il silenzio, rotto solo dal suono ritmico e affrettato dei tacchi della segretaria. Attraversammo i corridoi deserti fino all'ufficio della donna. Appena girato l'angolo scorsi una figura appoggiata al muro, accanto alla porta della segreteria.
Aveva le braccia incrociate, era infagottato in una felpa grigia, il cappuccio calato sugli occhi, i pantaloni strappati troppo calati per i miei gusti. 
Sam Jumper non era altro che Harry Styles. 
Lo guardai confusa e leggermente spaventata dalla sua visita improvvisa appena lui alzò lo sguardo verso di me.
-Grazie signora. Sono davvero spiacente ma mia cugina deve assolutamente venire con me in ospedale. Lo zio non si é sentito molto bene.- disse alla donna.
La Tolet sorrise debolmente e rientrò nel suo ufficio.
-A domani signorina Jameson.- si raccomandò mentre Harry mi afferrava per un braccio e mi trascinava con lui.
Lo seguii rigida.
Appena prima dell'uscita, Harry cercò di nascondersi ancora di piú nella felpa.
-Cosa ci fai qui!?- sbottai appena la porta si chiuse dietro di noi.
-Louis si è definitivamente svegliato, e con definitivamente intendo che non é più stordito da nessuna operazione o antidolorifico. La prima cosa che ha detto é stata: "devo chiedere scusa a Camille. Dov'é?".- Arrossii e cercai di nasconderlo. Harry attraversò la strada guardandosi intorno, di sicuro alla ricerca di qualche giornalista e non per stare attento alle macchine. -Quando gli abbiamo spiegato che eri a scuola se l'è presa così tanto che tu non fossi lí fuori che non ha più spiccicato parola. Nemmeno quando Zayn l'ha offeso. Forse i medicinali gli hanno danneggiato ulteriormente il cervello. 
Mi accigliai e cercai lo sguardo di Harry, che però era impegnato nella ricerca disperata delle chiavi nelle tasche. 
-Sali.- mi disse aprendo la macchina, impaziente di andare.
Feci come mi era stato detto. 
Non feci in tempo ad allacciare la cintura che Harry era già partito sgommando. 

***

Trovai quasi insopportabile il rumore sordo dei miei stivali sul pavimento bianco dell'ospedale mentre fissavo la schiena di Harry leggermente ricurva, cercando di ignorare le lamentele lontane di alcuni pazienti. 
Ne' io ne' Harry avevamo avuto intenzione di parlare mentre ci avviavamo alla camera di Louis. 
Dopo parecchi minuti passati a vagare per i corridoi tutti uguali della clinica scorsi infondo a uno di questi Liam che usciva da una stanza chiudendosi la porta alle spalle e che si metteva a sedere sulle poltroncine di ferro di fronte, accanto a Niall e Zayn. Accelerai il passo e raggiunsi Harry.
Quando ci videro arrivare i tre ragazzi sorrisero. Mi salutarono a turno e Niall mi abbracciò.
-Come sta?- chiesi rapida. 
-È uno scemo.- bofonchiò Zayn a mezza voce.
Guardai allarmata Liam. -Sta bene. I medici dicono che è tutto ok. Il problema è che non vuole parlare con nessuno. Non apre bocca. 
Annuii deglutendo. 
-Provaci tu, Camille.- disse Niall e scorsi nella sua voce un tono di disperata preoccupazione.
Mi girai verso la porta e poggiai una mano sulla maniglia. Preso un bel respiro e la spinsi verso il basso.
La chiusi subito dietro di me mentre scorgevo Louis sdraiato sul suo letto bianco che mi dava le spalle. 
-Louis.- lo chiamai con un sussurro.
Lui si girò con uno scatto. 
Mi precipitai verso di lui. -Piano! Ti farai male!
Ma lui mi sorrideva. -Ciao. 
Mi morsi il labbro inferiore per non scoppiare a piangere come una demente. Lo abbracciai, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo che pulsava debolmente a ritmo del suo cuore. 
-Sei un idiota. Un enorme idiota. Mi hai fatta morire di paura.- bisbigliai sulla sua pelle. 
-Lo so.- soffiò lui stringendomi. 
-Ti ho visto collassare davanti a me e i dottori non mi hanno fatta avvicinare appena io e Harry ti abbiamo portato qui. Ed è tutta colpa tua. Se tu... se tu ti fossi fatto vedere, curare, prima! Anzichè aspettare di stare male sul serio...
-Lo so.- ripeté piano lui. 
-Avrei potuto averti sulla coscienza! Mi sono preoccupata da morire!
-Lo so.
Gli tirai un pugno sul braccio, staccandomi da lui. Lo spavento ormai stava lasciando il posto alla rabbia.
-Smettila di dirlo! Se lo sapevi perchè non l'hai detto a nessuno?! A Harry! È il tuo migliore amico! I ragazzi sono la tua famiglia! 
Louis abbassò lo sguardo. 
-Non volevo farli preoccupare...
Le mani mi prudevano per il nervoso. 
Lui stava bene, era vivo e vegeto, mentre io l'unica cosa che volevo fare era picchiarlo a sangue per tutta la pena che mi aveva fatto provare negli ultimi giorni, per tutto quello che aveva procurato a tutti noi. 
-Ah sì?! Be', notizia bomba, Louis! Non è così che non si fanno preoccupare le persone! I tuoi migliori amici! Non hanno smesso un attimo di ripetere che avrebbero dovuto accorgersene che stavi male! Che è stata colpa loro! Sei un idiota!
La sua famiglia, che cercava di capire cosa avesse sbagliato per non accorgersi di tutto quello prima, quando in realtà non erano stati loro a sbagliare.. Il sangue mi pulsava fastidioso e accelerato nelle tempie. 
Era tutta colpa di Louis, e lui doveva capirlo. Non doveva succedere di nuovo, o sarei morta di crepacuore.
Louis si accigliò. -Non mi sono mica divertito a finire in ospedale!
-Ma avresti potuto evitare tutto questo!- sbottai alzando la voce e passandomi una mano nei capelli. -Avresti potuto aiutarti!
-Scusa! Scusa, ok?! Non pensavo...
-E di questo ce n'eravamo accorti che non pensavi!- lo interruppi fuori di me. Non sapevo esattamente cosa stesse succedendo. Solo che aveva avuto una paura folle di perderlo. Perderlo per sempre. E non lo avrei mai sopportato.
-Smettila adesso. Ti ho chiesto scusa! Oh mamma...Ti stai comportando come se...- si interruppe, come se si fosse accordo di essersi spinto troppo oltre.
-Finisci!- Urlai isterica. -Come se?!
-... come se ti piacessi!
Arrossii e il mio cuore prese a battere ancora più furiosamente. 
Non era così. Non doveva essere così, no? 
-Be, non so come mi sto comportando ma pensavo che non fossi così stupido!- Protestai, la bocca che si muoveva ancora prima che il mio cervello componesse le parole. -E se fossi morto?!
-Smettila! Non esagerare! Non si muore di appendicite!
-Ma si muore di infezione interna di organi! E un'appendicite infiammata può infettare altri organi!- non sapevo nemmeno io quel che stavo dicendo. Non capivo più niente. Il mio cervello offuscato dalla rabbia, come fumo in un edificio in fiamme. 
-Stai esagerando.- esclamò infatti Louis.
-Mi sto preoccupando!- strillai. 
-Mi dispiace, ok?! Possiamo lasciare perdere?
-No! Non possiamo! 
Lanciai le mani al cielo e sbuffando, quasi senza accorgermene, uscii sbattendo la porta dietro di me, il battito furioso del sangue pompato nelle mie vene rimbombava furioso nella mia testa.

***

I ragazzi si alzarono appena feci il mio teatrale ingresso in corridoio.
-È un idiota!- urlai furiosa. 
-Che è successo?- chiese Niall.
-Niente!- risposi isterica e me ne andai a grandi passi verso la Hall del'ospedale. Avevo bisogno di calmarmi al più presto. 
Con la coda dell'occhio vidi Harry e Zayn precipitarsi dentro la stanza e Niall rimanere imbambolato in mezzo al corridoio mentre Liam cercava di portarlo dentro. 
Avevo bisogno di calmarmi. Calmarmi e basta. 

***

Feci una smorfia di disgusto sentendo l'amaro caffè scivolarmi in gola. Era disgustoso. 
Io odiavo il caffè, ma quella stupida macchinetta d'ospedale era il massimo che poteva offrire. Lo buttai nel cestino lì accanto proprio mentre qualcuno si sedeva al mio fianco.
-Mi dispiace che sia finita così.- disse Niall mentre si sedeva incrociando le mani, i gomiti appoggiati sulle gambe larghe.
-Passerà.- mi strinse nelle spalle, sentendo il sangue scorrere più tranquillo.
-È colpa nostra se vi siete urlati addosso.
-Smettela di prendervi la colpa per tutto, per la miseria!- sbottai innervosita, girandomi a guardarlo. -È stato lui l'idiota! E lo deve capire.
Niall sospirò. -Louis è un eterno bambino. Per lui è tutto un gioco. Tutto si aggiusta. 
Non era una giustificazione.
-Deve imparare a crescere allora. Anche Peter Pan un giorno deve lasciare l'isola che non c'è. 
Scese il silenzio.
Per un attimo mi sentii strana, come se Niall stesse giudicando, analizzando il mio comportamento. Come se stesse capendo qualcosa che a me ancora sfuggiva.
-Camille. - la voce di Zayn ci riscosse. Ci girammo entrambi verso di lui.  -Ti vuole parlare. 
Scossi la testa. -Dovrà aspettare. 
-Dice che è molto importante. 
Non dissi niente. Era pronta a parlare con lui? Di già?
-Per favore. - continuò Zayn.
Con un sospiro mi alzai e tornai in quella maledetta stanza tutta bianca. 

***

-Cosa vuoi ancora?- chiesi incrociando le braccia al petto mentre la porta si chiudeva sorda dietro le mie spalle.
Louis si mise a sedere con una smorfia sul letto. Dovetti trattenermi dal correre ad aiutarlo. 
-Voglio parlarti. E ti chiedo solo il favore di ascoltare. 
Sentii dietro la porta la voce di Niall che salutava e se ne andava. Dove andava?
-Ti siedi?- chiese Louis facendomi segno.
Mi sedetti sul materasso vicino a lui sentendomi terribilmente fuori luogo. Ma mantenni un cipiglio severo.
-Scusami.- Cominciò Louis. -Ti scongiuro, scusami. L'ho già detto ai ragazzi, mi dispiace un casino. Non volevo farvi preoccupare così tanto. Pensavo solo... che fosse una semplice infiammazione, un virus intestinale... non ho minimamente pensato al peggio... Io volevo solo riprendermi in fretta per tornare come sempre a cantare coi ragazzi. Perchè nonostante io dica che odio quel ufficio registrazioni ammuffito, amo cantare, amo il mio lavoro, amo la mia vita. E mi sono comportato come un egoista, lo ammetto, ma ti giuro che non l'ho fatto apposta. Non lo farei mai. Non vorrei mai farti soffrire. 
Abbassai lo sguardo. -Capisco.
-Mi perdoni?
E come la prima volta che l'avevo visto, pensai al suo comportamento infantile, al suo modo di esprimersi da bambino. E capii che era proprio quello Louis. Un eterno bambino. E che è per questo che gli vogliamo tanto bene. 
Sospirai. 
-Sì. Forse ti perdono.- lo vidi sorridere raggiante. -Ma non subito. 
-Come?
-Devi capire che sei stato realmente un idiota.- affermai, più seria che mai.
-Ma l'ho già capito.- commentò confuso. 
-Lo devi capire di più.
Si incantò a fissarmi negli occhi.
-Sai, c'è un'altra cosa che voglio capire.- sussurrò chinandosi un po' verso di me. 
Arrossii vedendolo così vicino. Il mio cervello aveva ripreso a correre.
-E cosa sarebbe?- sussurrai impercettibilmente.
Louis non parlò più. 
Le sue labbra si posarono sulle mie facendomi scorrere un brivido dalla nuca per tutta la spina dorsale. Lo lasciai fare, troppo sorpresa per fare realmente qualcosa, fino a che Louis non tentò di schiudere le mie labbra.
E improvvisamente capii quello che stavo facendo. E che era terribilmente sbagliato. 
Mi staccai, spingendolo all'indietro.
-No.- dissi, il fiato leggermente corto.
-Scusami.
-Oggi sei buono solo a scusarti?
-Sembra di sì.
Lo guardai fissa negli occhi. -Te l'avevo, la prima...
-La seconda.- bisbigliò lui interrompendomi per un attimo.
-... volta che ci siamo incontrati.- lo ignorai. -Io... Noi saremo solo amici. Me l'avevi promesso. 
Louis abbassò il viso.
-Hai ragione. Scusa. Mi sono lasciato prendere dall'entusiasmo. 
Gli accarezzai una guancia, cercando di controllare il battito del mio cuore e preparandomi per la più grande bugia della mia vita.
-Be', Louis, ti conviene tenerlo a mente. Per quanto io ti voglia bene, non ci sarai mai di più. Non mi innamorerò mai di te. 
Louis annuì e alzò lo sguardo. -Siamo in due.
  
***

Mi infilai il cappotto e la borsa sentendo lo sguardo di Louis sulla sua schiena. Era tardi, e dopo una giornata passata a fargli compagnia, era ora di rientrare.
-Tornerai domani, vero?- chiese, non riuscì a nascondere una nota di pura speranza nella voce.
Sorrisi. -Certo. E credo che porterò qualcosa da fare. È terribilmente noioso qui. 
Mi girai trovandolo piuttosto sofferente. 
-Ehi. Che succede? Stai male?- mi allarmai.
-No. Solo... È normale. Me l'hanno detto i medici... Ma tranquilla. Passa. 
Lo guardai male. 
-Se non passa entro un'ora prometto che chiamo l'infermeria. 
Annuii. -Mi raccomando.
Mi chinai su di lui e gli lasciai un bacio sulla guancia. 
-Riposati e non fare cavolate. 
-E quando mai?- rispose di nuovo sorridente. 
Ricambiai il sorriso, sillabando un "A domani." e uscendo. 
Mi scontrai con Harry. 
-Ehi. 
-Scusa ero distratta. 
Lui sorrise, amaro. -Tranquilla. Capisco. Spesso Louis... distrae
Arrossii fino alla punta dei capelli. 
-No no no. Harry senti...
-Non devi spiegarmi niente. Sono affari vostri. 
-Ma io...
-Ascolta.- mi interruppe, ancora con un po' di amarezza nella voce. -Domani io e i ragazzi dobbiamo assolutamente tornare allo studio e, insomma aggiornare un po' la situazione. Ho bisogno che tu venga da lui domani. 
-Sarei venuta lo stesso...
-Anche per la notte. Non so quando finiremo. È... è importante. Non mi fido ancora a lasciarlo qui da solo. 
-Sì... Sì. Tranquillo. È una notte. Solo una notte. Nessun problema. 
Harry sorrise. -Grazie mille. 
-Dovresti rilassarti, Styles.- commentai. -Ti farebbe bene. E anche a lui farebbe bene... Credo si senta un po' in colpa. E farti venire un infarto non aiuterebbe il suo stato...
Il ragazzo accennò una risata. -Capisco cugina...
-Sai Sam, ci tengo alla tua salute.- scherzai. 
Mi baciò sulla guancia. -Grazie per esserci. 
-Ci sarò sempre. 
Harry mi guardò, tremendamente serio. Quel ragazzo era bipolare.
-È tanto tempo per sempre, non trovi?

***

Era ora di cena quando rientrai a casa, sfinita e sbattendo la porta dietro di me. Lasciai scivolare la borsa sul mobile dell'ingresso, biascicai un monotono "Sono a casa." e mi avviai su per le scale verso camera mia. 
Mi scontrai con Alexis in mezzo a corridoio. Era euforica. 
-Che ci fai tu qui?- chiesi sorpresa.
-Ero venuta dopo scuola!
La superai e entrai in camera, andando ad aprire la finestra. 
-Alex, questo era piuttosto ovvio. Cosa sei venuta a fare?- le chiesi dandole le spalle.
Nessuna risposta. Solo il tonfo di qualcuno che si sedeva poco agilmente sulla sedia. 
-Alexis?- la chiamai girandomi a guardarla.
Mi fissava non riuscendo a trattenere l'impazienza, era a dir poco elettrizzata. Cominciai a preoccuparmi. 
-Sono andata a letto con Niall.- decretò sorridente. 
Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. -Che cosa?! Mi stai prendendo in giro! Qua-quando...? Che?!
-Ehm, per precisione, nel tuo letto.
Lanciai allarmata uno sguardo al mio letto perfettamente fatto. 
-Ma è disgustoso!
-È stato bellissimo...
-Nel mio letto!
Alexis scoppiò a ridere. 
Mi sedetti di fronte a lei, afferrando un'altra sedia e mettendomi al contrario, le braccia appoggiate allo schienale. 
-Mi devi qualche spiegazione, signorina!- le ordinai. 
-Non ti ho vista oggi a scuola, così all'uscita sono venuta qui, pensando di trovarti. Stavo cominciando a preoccuparmi quando non ti ho vista ma è suonato il campanello. Era Niall. Non so se era solo una scusa, ma voleva parlarti e invece ha trovato me. 
-Lo era di sicuro, una scusa. Veniva dall'ospedale, ed io ero là...- cominciai mentre io mio cervello lavorava frenetico, mentre ogni tassello del puzzle andava al proprio posto. Il puzzle della mia vita da quando Louis e i suoi amici l'avevano stravolta, qualche settimane prima.
Alexis mi interruppe. -Be', gli ho offerto un bicchiere d'acqua e poi...
-Per favore risparmiami i dettagli...- la pregai, nonostante tutto, mezza divertita. 
-Eh smettila. Ci siamo baciati e dopo presi dalla foga... 
-Non potevate farlo sul divano?- pigolai. 
-È scomodo.
-Perchè salire le scale, no?- Risi.
-In effetti abbiamo rischiato di cadere un paio di volte ma poi i nostri sforzi si sono rivelati molto ... appaganti. 
-Sei disgustosa. 
-Non è vero! È stato... diverso.
-Che romantica...
-È stato romantico!- decretò la mia amica, troppo seria.
Scese il silenzio. In tre anni che la conoscevo, Alexis non aveva mai detto, mai usato quella parola. Lei era una di quelle ragazze che si sono arrese al romanticismo, che hanno perso la speranza del principe azzurro, dell'anima gemella. Per lei la parola romanticismo non esisteva. Per non parlare di un essere maschile romantico. Si era illusa una volta, e non voleva farlo più. 
-L'hai detto... davvero?- sussurrai.
Alexis sospirò. 
-Per la prima volta in tutta la mia vita, mi sono sentita importante, capisci? Ho capito che quello che stavamo facendo non era un gioco, un passatempo, un piacere... Era qualcosa che assomigliava a... l'amore. Mi sono sentita amata. Mi sono sentita bene. E non era mai successo...
La guardai, sorridendole. -Sono contenta. Contentissima, per te. 
Ed era vero. Alexis giocò un attimo con il bordo della sua maglietta.
-È così che ti sentivi con Scott?- chiese in un sussurro.
Sospirai. -Non lo so. Non me lo ricordo. Io... Pensavo di sì, credo.
Ci sorridemmo. 
-Quindi quando sparivi per ore in queste ultime settimane, eri... Con lui?- dissi accorgendomi delle misteriose assenze della mia migliore amica alle quali non avevo dato molta importanza, se non in quel momento.
-Come sta Louis?- chiese allora cambiando discorso come sempre quando sapeva che avevo ragione. 
-Meglio. Domani dormo in ospedale, i ragazzi sono troppo occupati. 
La mia amica annuì. 
-Vuoi venire anche tu?
Sorrise raggiante. Ci mai rifiuterebbe una notte con Louis Tomlinson, cantante dei One Direction? -Sì. Sarebbe magnifico!
-Bene, così mi aiuterai a inventarmi qualcosa con Louis... Credo si stia annoiando parecchio lì dentro...
-Immagino. Ah! Senti. Solo una cosa. 
-Dimmi.
-Giovedì Hayley viene a Londra... Starà qui un po', per studiare. 
Hayley era una ragazza scozzese che avevamo conosciuto durante una vacanza in Francia. Due estati prima. Era carinissima e con uno strano accento. Parlava anche l'italiano visto che sua madre era nata e vissuta nella patria della pizza fino a vent'anni. E sapeva meravigliosamente il francese, avendo trascorso lì le vacanze dall'infanzia, essendo la patria della nonna paterna. 
La sfruttavamo per perfezionare le nostre lingue. 
-Meraviglioso!- esclamai. Sembrava una vita prima, che non stavamo un po' con lei.
-La ospiterò nel mio appartamento...- insinuò la mia migliore amica.
-Questo vuol dire che sarete sempre qui, giusto?- dissi esasperata ma contenta per la buona notizia. 
Alex rise. -Sono così prevedibile?



Got your voice in my head,
Saying "let's just be friends".
Can't believe the words came out of your mouth.


Angolo dell'Autrice:
Ciao, popolo di EFP!
I francesi non mi hanno mangiata, yeeeeeah! 

Ahahaha, no a parte gli scherzi, mi sono divertita davvero un casino questa settimana. Voi non avete un'idea di quanto sia stato figooooo. 

Okay, devo fare veloce perché devo preparare cena. -dopo mangiato rispondo alle vostre magnifiche recensioni, piccoli miei <3
Bene, il capitolo è questo, è un capitolo un po' così così, ma mi piace abbastanza. 

Ci vediamo settimana prossima. Non so esattamente quando ma settimana prossima di sicuro
La prossima volta sarò più loquace ;) 

Se avete qualche domanda, mi trovate su Twitter come @_Alyx5 oppure anche ai messaggi di efp, vi rispondo sempre. ;)
Un bacione enorme e grazie infinite per la vostra pazienza. 
A presto!
Alice :)


   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Alyx