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Autore: That_Lady    28/03/2013    0 recensioni
Due giovani, una scelta: restare e vivere -per lei- una vita divisa tra scuola, famiglia e un amore impossibile, e -per lui- una vita in povertà, o scappare?
*** Questa storia è cominciata in Albania, 22 anni fa. Una storia vera, che parla di due ragazzi -ora adulti, sposati e con tre figli-, della loro fuga d'amore e di tutte le peripezie che hanno seguito la loro scelta di vita. Io l'ho ritoccata giusto un po' (perché ovviamente non avevo tutti i particolari), e ho deciso di raccontarvela. Buona lettura (: ***
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Ovviamente i nomi non sono i veri per due motivi: primo: privacy, secondo: non essendo italiani sarebbero un po’ una spina nel fianco ;).. . buona lettura!-

 

 

Agosto 1991

 

 Lui

-Pensavo non saresti venuto!- Gridò Alex, mio cugino.

Sorrisi, -ti pare che mi perdessi il divertimento?- scossi il capo e mi avvicinai. Lui mi strinse una spalla e mi guidò verso il resto della comitiva.

Eravamo a fine agosto e le temperature massime raggiungevano ancora i 35°C, quel giorno dovevano essercene circa 25°.

-Ehi Tim!- mi salutò Edwin, un vecchio compagno d’infanzia di mio fratello maggiore.

Accennai un gesto nella sua direzione, poi mi voltai a guardare gli altri, Robin e Jaxon stavano per mettere in atto il loro fantastico nuovo piano; -cos’hanno in mente?- Domandai con un filo di voce rivolto ad Alex.

Lui li guardò a sua volta e sorrise, -penso ce l’abbiano con il vecchio storpio-, rispose.

Sollevai le sopracciglia, -di nuovo?- Domandai.

Alex scosse il capo divertito e mi diede una pacca sulla schiena alla quale io mi irrigidì, -eh sì, di nuovo!- confermò.

Lo scostai e mi avvicinai alla recinsione che circondava la casa del così detto ‘vecchio storpio’ per osservare meglio, mentre dietro di me i ragazzi se la ridevano.

Vidi Robin avvicinarsi alla finestra, darvi un’occhiata dentro e fare un gesto a Jaxon, nascosto dietro al fienile. Pochi attimi dopo il secondo afferrò una gallina e la lanciò sul tetto di questo, prima di darsela a gambe, nello stesso istante, Robin cominciò ad urlare come un forsennato che un ladro stava portando via il bestiame.

Il vecchio corse fuori dalla sua misera abitazione, agguantò Robin e gli ordinò di smetterla di urlare, prima di chiedergli cosa stesse succedendo. Questi gli indicò allarmato Jaxon che se ne stava  andando via di corsa con un sacchetto di stoffa pieno di paglia che avrebbe dovuto assomigliare ad una gallina…

L’uomo lo vide e si mise a inseguirlo zoppicando. Era una scena talmente penosa!

Sentivo gli altri sbellicarsi dalle risate, e probabilmente mi sarei unito a loro se mio zio non mi avesse da poco segnato la schiena con quattro colpi di bastone…

Per concludere, mentre l’uomo era impegnato a cercare di catturare Jaxon, Robin corse verso l’orto e raccolse quanto più poté delle verdure rimaste.

Prima di darsela definitivamente a gambe, richiamò l’attenzione del vecchietto che si dimenticò per un istante di Jaxon, e alla fine si allontanarono entrambi come razzi.

Famelici… Sorrisi. Anch’io ne avevo combinate di grosse, ma cercavo di evitare i poveracci come quello…

-Ehi Timo!-

Mi  voltai verso mio cugino, -Sì Al?-

-Andiamo a fare un giro da Yorg, vediamo cosa è riuscito a mettere da parte… Tu che fai, vieni?-

Acconsentii e lo raggiunsi.

Probabilmente Alex si era accorto che ero stranamente silenzioso quel giorno, ma immaginavo avesse anche capito il perché, perciò gli ero grato che non facesse domande.

Camminavamo sotto il sole cocente a gruppetti, io accanto a mio cugino.

Ero troppo impegnato a prende a calci le pietre del terreno per partecipare ai loro discorsi.

Quando passammo di fronte al negozio di alimenti, Al mi lasciò in mano alcune monete, chiedendomi di entrare a prende del pane per la zia mentre loro mi aspettavano fuori.

Uscì dal negozio, controllai il resto e porsi tutto al legittimo proprietario.

Mentre lui rispondeva all’ultima battuta di uno dei ragazzi della comitiva, sollevai la testa verso il cielo coprendomi col braccio dal sole, dopodiché percorsi la strada deserta con lo sguardo, e un particolare soggetto attirò la mia attenzione.

Dall’altro lato, una ragazza camminava a passo svelto, la busta della spesa in una mano, i lunghi capelli castani sciolti sulla schiena. Indossava un vestitino estivo con i fiori, e portava dei sandali che facevano un rumore talmente forte che non potetti trattenermi dal sorridere.

Doveva essere di qualche anno più giovane e di sicuro l’avevo già vista, probabilemente senza prestarci molta attenzione, ma ora che la osservavo, non potevo che trovarla stupenda.

L’espressione era seria, e per tutto il tragitto fino alla curva, non si voltò mai nella nostra direzione.

Mi sporsi verso mio cugino, -ehi Al… La conosci quella?- Gli chiesi.

Lui si voltò a guardarmi, prima di seguire il mio sguardo.

Sorrise. –Ah…- Scosse il capo, -la domanda è: -tu non la conosci?-

Sollevai le sopracciglia, -dovrei?-

Alex scrollò le spalle, -è una mia più o meno lontana cugina. Il padre è un professore alla scuola di un villaggio a qualche chilometro da qua, mentre la madre infermiera…-

Continuai a fissarla, -sai altro? Nome?-

-Nadja-, rispose prontamente. Annuii.

-Stai attento su chi metti gli occhi Tim, è una famiglia particolare…- Mi amminì. Non potetti evitare una risata, -è carino da parte tua preoccuparti cugino… Ma puoi stare tranquillo, so quel che faccio-.

Alzò le braccia, -come credi! È mio dovere avvisarti-.

Lei era ormai sparita dietro l’angolo, ma la sua immagine rimase ben impressa nella mia mente fino al nostro secondo incontro.

  
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