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Autore: _zia cla_    29/03/2013    4 recensioni
Anni '30. Broadway.
dal testo:
14 Gennaio 1947 Westerville, Tenuta Smythe
Carissimo,
è stato un piacere ricevere la tua lettera.
Devo dire che il tuo desiderio di conoscere la mia storia mi stupisce e, in un certo senso, mi onora. Hai ragione, la mia vita è stata …interessante.
Ho sempre amato immaginarla come un musical! Sicuramente c’è stata molta musica…
E come tutti i migliori musical, questa storia parla d’amore.
Hai mai conosciuto l’amore, quello vero?
Io l’ho fatto. E non parlo dell’amore da romanzo rosa, dove tutto finisce bene, dove tutto è fin troppo facile.
No, nulla è mai stato semplice…per noi.

AU nata durante l'ascolto della discografia di Cole Porter e dalla mia immagine mentale di Sebastian Smythe in doppiopetto.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo XI



 






Artie Abrams aveva perso la gamba sinistra durante un incidente di caccia; da quel giorno, da quando il suo arto era stato sostituito da un meno flessibile moncherino di legno, camminare per parecchio tempo gli era diventato complicato, si stancava facilmente e finiva per passare la maggior parte delle sue giornate seduto. Una strana forza lo muoveva, rinvigorendo la sua gamba destra, solo in quei giorni dove era particolarmente nervoso. Quello era uno di quei giorni.
Mancavano poche ore alla prima ed era dal suo arrivo in teatro che stava facendo aventi ed indietro per la platea, accompagnato in ogni passo da uno scricchiolio inquietante.
‘’Se da un momento all’altro la tua gamba viva dovesse cedere, facendoti rovinare comicamente a terra, puoi anche scordarti che io ti aiuti a rialzarti.’’
Artur non ascoltò quasi il commento sarcastico di Sebastian, che lo stava guardando impassibile, seduto comodamente in una poltrona della prima fila.
‘’Il tuo sarcasmo da quattro soldi non aiuta.’’
Sebastian trattenne una risata, poi lo prese per un braccio e lo strattonò verso si sé, costringendolo a sedersi al suo fianco. Artie lo fulminò con lo sguardo. Sospirò, incontrando lo sguardo rilassato dell’autore. Non riusciva a capire come facesse ad essere così tranquillo, soprattutto perché la causa del suo nervosismo era un suo evidente errore di valutazione.
‘’Non ti rendi davvero conto in che guaio siamo?! In che guaio tu ci hai cacciato!’’
Sebastian gli rivolse uno sguardo confuso. Artie sospirò, deciso ad affrontare quell’argomento prima che fosse troppo tardi.
‘’Blaine. E’ una settimana che è strano: è imperfetto, disattento, quasi insicuro. L’altro giorno ha preso due stecche.’’
‘’Può capitare.’’
‘’No, invece. Non deve capitare, c’è troppo in ballo.’’
Sebastian sospirò.
‘’E’ solo nervoso, è il suo primo, vero spettacolo dopotutto.’’
‘’Allora non dovremmo lasciarglielo fare. Mi rifiuto di rischiare così tanto.’’
‘’Forse dimentichi che questo è il mio spettacolo.’’ Calcò volutamente il pronome, rivolgendogli uno sguardo glaciale.
‘’Ma rischiamo tutti la carriera, qui. Siamo ancora in tempo a sostituirlo, forse posso chiedere a Sam…’’
‘’No.’’
‘’Bas, sii ragionevole.’’
Sebastian si alzò in un moto d’ira, allontanandosi di qualche passo.
‘’Lui è l’unico che può interpretare quel ruolo.’’
‘’Perché te l’ha detto lui?!’’
‘’Perché lo so!’’ si voltò, urlandole quasi quelle parole. Artie lo guardò a lungo, serio.
‘’L’hai ignorato per giorni, nonostante tu sia l’unico a credere davvero in lui.’’
‘’Avevo le mie ragioni.’’ Disse con calma, sedendosi di nuovo e fissando il suo sguardo sul palcoscenico.
‘’Forse però l’unica cosa di cui potrebbe aver bisogno ora è proprio un po’ di sincera fede.’’
Sebastian si voltò verso di lui, sogghignando. Si lasciò andare ad un lungo sospiro, prima di alzarsi e uscire dalla platea.
 
 
 
 

*

 
 
 
 
Blaine era davanti lo specchio a fissare la sua immagine con il costume di scena; la signora Cohen-Chang, la costumista, glielo aveva portato pochi minuti prima. Mancavano ancora parecchie ora allo spettacolo, ma aveva bisogno di vedere come gli stesse.
Ad occhi esterni sarebbe apparso impeccabile con quell’abito grigio, cucito su misura su di lui. Lui però si sentiva solo inadatto.
Si accasciò sulla seggiola scassata vicino al tavolo del trucco, incontrando il suo viso stravolto nello specchio illuminato sulla parete.
Sentiva i nervi a fior di pelle, non riusciva a regolare il flusso di pensieri e preoccupazioni che vagavano senza meta all’interno della sua testa da giorni.
Si trovava davanti ad una grande possibilità, sapeva che quella sera avrebbe deciso le sorti del suo futuro di attore. Aveva un innegabile talento, e di questo ne era consapevole ma, nonostante ciò, sentiva di star sbagliando qualcosa. Se ne era reso conto quando aveva visto il palcoscenico completamente allestito, illuminato di luce incandescente, quando aveva saputo che il teatro era in tutto esaurito per le prime tre sere di repliche. Si era sentito piccolo e inadeguato davanti a tutto quello splendore.
Gli sguardi dei suoi colleghi, inoltre, davanti ad ogni suo piccolo errore, insofferenti e pietosi, non lo aiutavano, costringendolo a chiudersi ancora di più in se stesso (non potendoli prendere a pugni uno per uno). Avrebbe voluto parlarne con qualcuno, sfogarsi e trovare conforto, ma quando tornava a casa Kurt era sempre troppo impegnato nello studio di qualche lezione o nella preparazione di qualche provino. Erano giorni che parlava di questo famoso coreografo europeo che avrebbe tenuto dei provini per la sua nuova tournèe mondiale e ai quali lui non sarebbe sicuramente mai stato ammesso. C’erano lui e la sua carriera, solo loro. Dopotutto non poteva fargliene una colpa.
Non aveva ricevuto aiuto da nessuno. Smythe lo aveva deliberatamente ignorato dal giorno di quella loro stupida discussione. No, non stupida, giusta. Stranamente, nonostante le loro controversie però, era l’unico in quel posto sul quale potesse fare affidamento. Naturalmente, anche lui si era dileguato.
 
Un paio di nocche bussarono alla porta, Blaine non guardò neanche verso l’uscio, si limitò a rispondere.
‘’E’ aperto.’’
‘’Lo vedo che è aperto.’’
Blaine quasi sussultò a quella voce, si voltò e vide Sebastian Smythe poggiato allo stipite della porta, con la mano ancora a mezz’aria vicino la superficie di legno (si era dimenticato di aver lasciato la porta spalancata, quando la costumista era andata via).
‘’Posso entrare?’’
‘’C-certo.’’ Balbettò Blaine, ancora incredulo. Lo vide entrare e accostare la porta, poi fece qualche passo all’interno della stanza, senza staccargli gli occhi di dosso. ‘’Cosa ci fa qui? Sono giorni che non mi rivolge parola.’’
‘’Avevi detto che non volevi avere più niente a che fare con me.’’ Disse con supponenza.
‘’Sa esattamente a cosa mi stessi riferendo.’’ Asserì leggermente troppo brusco.
‘’Vogliono che ti sostituisca.’’ Tagliò subito corto Sebastian, con le mani in tasca e lo sguardo fisso sul suo viso. Blaine scattò in piedi, shoccato.
‘’No, la prego! So che non ho dato il massimo in questi giorni, ma se lei mi darà la possib-‘’
Un dito dell’autore si posizionò sulle sue labbra, portandolo tacere e nello stesso tempo rabbrividire al contatto.
‘’Non ne ho nessuna intenzione, Blaine. Tu sei l’unica scelta possibile per quel ruolo.’’
‘’Davvero?! Perché comincio a dubitarne anch’io.’’ disse scostandosi e poggiandosi con il fondoschiena sul tavolino vicino al muro.
‘’Cosa te lo fa pensare?’’
‘’N-non lo so. Mi sembra di non sapere più nulla ora come ora. Non sono all’altezza di tutti gli altri lì fuori, sono solo un esordiente troppo pieno di sé, e da tale mi sono comportato, isolandomi da tutto e tutti! E non per paura o per preservarmi, no. Perché per un momento mi sono creduto davvero migliore di loro, ho creduto di essere l’unico meritevole di essere qui!’’ Si allontanò con uno scatto dall’angolo trucco e si avvicinò al grande specchio a figura intera appeso al muro, passandosi le mani tra i capelli, frustrato. ‘’Sono stato uno stupido.’’
Quando sollevò lo sguardo, incontrò il riflesso degli occhi color avventurina dell’autore, lo stava guardando in un modo talmente intenso da fargli tremare le gambe. Si avvicinò alle sue spalle e si abbassò per sussurrargli all’orecchio, senza perdere il contatto visivo con i suoi occhi.
‘’Non hai poi così torto, infondo.’’
‘’C-cos?!’’ l’attore lo guardò confuso.
‘’Di cosa parla questo musical?’’
‘’D-di solitudine, di ossessione… di ricerca, forse.’’
Sebastian sorrise, di un sorriso dolce, così diverso dai suoi soliti ghigni al quale il moro era abituato, fu per quello che si impresse automaticamente nella sua mente. Annuì impercettibilmente con la testa.
‘’Parla di unicità, Blaine.’’ 
 
 
 

*

 
 
 
 
La platea era gremita. Sembrava non ci fosse più un posto libero, ma la gente continuava ad entrare a frotte. C’erano produttori, giornalisti, persone d’elité e gente comune, tutti per vedere fin dove si sarebbe spinto questa volta il genio (messo in discussione in passato) di Sebastian Smythe.
 
C’era agitazione dietro le quinte, gli attori erano in fermento, il regista stava smaltendo la sua crisi di panico pre-entrata in scena e Sebastian dava gli ultimi suggerimenti e le ultime indicazioni, celando la sua agitazione adrenalinica dietro un’ostentata sicurezza.
‘’Signori, un’ultima cosa prima di entrare in scena: non vi dirò grazie, aspetterò che tutto vada per il verso giusto prima di pronunciarmi in merito. Sono sicuro che questo spettacolo sarà un successo, caso contrario, maledirete il giorno in cui avete deciso di lavorare con Sebastian Smythe.’’
Tacque. Il gruppo lo guardò perplesso: non era proprio il miglior discorso di incoraggiamento che il mondo avesse udito, ma qualcuno abbozzò anche un timido applauso. Dopotutto era fatto così.
Quando il gruppo che si era formato intorno a lui si era sparso, Sebastian si era avvicinato a Blaine, che già si era diretto verso una quinta e aveva cominciato a camminare in preda al nervosismo.
‘’Blaine.’’ Lo chiamò, e Blaine si voltò immediatamente, come scosso. Si avvicinò a lui e gli prese le spalle tra le mani, lisciandole appena. ‘’Blaine rilassati. Chiudi gli occhi e respira profondamente.’’ Sorrise l’autore.
Il moro fece come gli era stato detto, chiuse gli occhi e cominciò a inspirare ed espirare lentamente. Ripeté quel gesto un paio di volte, prima che gli si bloccasse il respiro a metà, quando senti le labbra di Smythe vicino al suo orecchio.
‘’Voglio che ricordi questo, Blaine: qualunque cosa accada dopo, tu sei una stella.’’
 
 
 
 

Sebastian entrò in sala poco prima dell’apertura del sipario, si sedette al suo posto riservato accanto a sua moglie che lo accolse con un sorriso. Si prese qualche attimo per osservarla, indossava un cappotto elegante verde scuro, che riprendeva la gonna del vestito di seta di una tonalità più chiara. Sul risvolto era adagiato un folto collo di pelliccia. I capelli erano raccolti in un’acconciatura semplice, impreziosita da fermagli intarsiati di brillanti. Era impeccabile.
‘’Cosa c’è?’’
‘’Ricopri il tuo ruolo sempre in maniera perfetta.’’ Le rivolse un mezzo sorriso, che sapeva molto di gratitudine. Evelyne rispose al sorriso, prima di distogliere lo sguardo. Gli prese la mano sul bracciolo della poltrona, stringendola affettuosamente con le sue dita sottili.
‘’Questo non ha niente a che vedere con il mio ruolo.’’
Sebastian fece scivolare la mano e la intrecciò alla sua, portandosela alle labbra.
‘’Non ti ho mai ringraziato, Eve.’’
‘’Non te l’ho mai chiesto.’’
Evelyne si voltò a guardarlo negli occhi. Non voleva la ringraziasse per quello che faceva per lui, lo facevo volontariamente, senza aspettarsi nulla in cambio. L’importante era restargli vicino.
‘’Pensi sarà in grado?’’
Sebastian strabuzzò gli occhi per l’improvviso cambio di argomento. Si schiarì la voce e tornò a guardare il palcoscenico.
‘’Ne sono sicuro.’’
Evelyne annuì e strinse un po’ di più la mano di suo marito, ricevendo lo stesso gesto in risposta.
Le luci pian piano si abbassarono e l’attenzione di tutti si focalizzò sul sipario che lentamente si stava aprendo. Il momento era arrivato: che lo spettacolo avesse inizio.
 
 
Midnight: era questo il titolo dell’opera. Uno spettacolo che non aveva precedenti, ambientata in un mondo sconosciuto, in un tempo indefinito. Prima opera a sfondare le barriere della classicità, dove anche la musica faceva gran parte del lavoro. La stile e i testi dissacranti di Sebastian Smythe erano già noti al grande pubblico, questa volta però si era spinto oltre, aveva sperimentato nuovi confini. Fu per questo che, alla chiusura del sipario, la gente scattò in piedi in una standing ovation che durò mezz’ora. Per questo e per il suo giovane protagonista. Blaine fu meraviglioso, intenso e personale. Dalla prima nota la sua voce, così carezzevole ma nello stesso tempo forte e decisa, aveva incantato tutto il pubblico in sala. Era diverso dagli altri interpreti che affollavano i teatri in quel periodo, era espressivo e vero, era catartico. Unico nel suo genere.
Sebastian sorrise soddisfatto, felice, mentre i suoi produttori gli stringevano la mano, mentre i fotografi lo immortalavano per le prime pagine dei quotidiani. Si era riscattato, finalmente.
 
Alla fine dello spettacolo, quando la gente uscì dalla sala e suo marito si alzò per le cerimonie di rito, Evelyne rimase seduta nella sua poltrona, immobilizzata da quello che aveva visto e udito.
Sebastian gli aveva mentito. La trama non parlava di loro.
La storia parlava di altro: il protagonista, Everett, abitante di Alfa, un pianeta abitato da soli uomini (dove la concezione della donna e dell’amore non esistevano), era l’unico del suo popolo a non riuscire a vivere impassibile davanti alla asettica quotidianità di Alfa, ad avere un tormento, a sentire un vuoto, senza riuscirgli a dare un nome. Passava la vita ossessionato da quel pensiero, viveva per trovare quel qualcosa, per colmare il vuoto, sentendosi essenzialmente unico e solo.
La vita del protagonista cambiò quando, sul loro pianeta arrivò Sèline, una straniera proveniente da Omega, (il pianeta delle donne) anche lei unica e sola, anche lei alla ricerca di quel qualcosa. Dal primo momento che i loro sguardi si incrociarono, i due capirono che forse avevano trovato quello di cui avevano bisogno. Dal loro incontro, dall’incontro si due solitudini così simili, nacque un legame unico, destinato però a vivere nell’ombra.
 
Evelyne sospirò, sorridendo amara. Suo marito gli aveva detto che c’era molto di lei nel personaggio del protagonista, e indubbiamente c’erano molte sue caratteristiche, ma Everett non parlava di Evelyne, parlava di lui.
 
‘’Sei pronta ad andare?’’
La voce di suo marito la riscosse, si voltò verso di lui e gli sorrise, alzandosi elegantemente dalla poltrona.
‘’Sì.’’ Sospirò.
‘’Non mi hai detto se ti è piaciuto.’’ Disse Sebastian, un pizzico di preoccupazione nel tono di voce.
‘’L’ho amato.’’ Gli carezzò una guancia, gli occhi le pizzicavano ma trattenne le lacrime.
Sebastian gli sorrise raggiante e le porse il braccio per uscire. Vennero fermati dalla voce di Puckerman, quando ormai erano quasi all’uscita.
‘’Signor Smythe! Blaine Anderson vorrebbe parlarle, è nel suo camerino.’’ Disse senza fiato il servo di scena, stroncato dalla corsa.
Sebastian aprì la bocca per replicare ma Evelyne scivolò dal suo braccio e gli fece cenno di andare pure.
‘’Ci vediamo all’hotel, non tardare troppo.’’
Sebastian le rivolse un mezzo sorriso e annuì, allontanandosi insieme al tuttofare.
Dopo qualche passò si sentì richiamare, si voltò e incontrò gli occhi castani e pieni di apprensione di sua moglie.
‘’Ricordi quella raccomandazione che avrei dovuto farti?!’’
Continuò a guardarla, ricordando perfettamente le parole della sera in cui aveva messo in chiaro con lei le sue intenzioni con il giovane attore, e rammentando il suo mancato consiglio. Annuì.
‘’Cerca solo di non uscirne con il cuore spezzato.’’
 
 
 
 

 Blaine aveva ancora addosso il costume di Everett, si era struccato ma aveva aspettato a cambiarsi, dato che l’autore sarebbe potuto arrivare da un momento all’altro. Per un attimo, l’idea che potesse vederlo seminudo gli diede un brivido piacevole lungo la schiena, ma scacciò quel pensiero all’istante.
L’aveva fatto chiamare per altri motivi. Voleva ringraziarlo per quello che aveva fatto per lui, durante quel mese e soprattutto quella sera. Poco importava che non avrebbero più lavorato insieme; la prima era stata un successo e, se fosse andato tutto come sperava, la sua carriera sarebbe stata tutta in salita. Questo tutto grazie a Sebastian Smythe.
Il leggero toc toc sulla porta lo attirò come la voce di una sirena, si alzò e andò lui stesso ad aprire. L’immagine che si ritrovò davanti lo lasciò senza fiato, l’aveva visto poco prima nelle stesse vesti, ma ora era come se lo osservasse con occhi diversi.
Lo smoking scuro fasciava il suo fisico snello e slanciato in modo perfetto ed i capelli finemente tirati indietro davano la possibilità di godere dei suoi lineamenti sottili.
‘’Quanto pensi che dovrò rimanere ancora sulla porta?!’’ scherzò Sebastian con un leggero ghigno.
Blaine boccheggiò imbarazzato e si fece da parte per farlo entrare.
‘’Perché mi hai fatto chiamare?’’
‘’Volevo ringraziarla p-per quello che ha fatto per me, per la possibilità che mi ha dato e per il suo incoraggiamento.’’
Sebastian lo fissò per un po’, ammirando le sue gote rosse, poi fece un gesto dissimulatore con la testa. ‘’Non l’ho fatto solo per te, mi è convenuto farti uscire dalla tua piccola crisi.’’
‘’No, no.’’ negò con la testa Blaine. ‘’Avrebbe potuto benissimo sostituirmi con qualcun altro, avrebbe rischiato meno. Invece…’’ Sebastian cominciò ad avvicinarsi lentamente a lui. ‘’…mi ha lanciato una boa di salvataggio,’’ Più vicino, sempre più vicino, e più si avvicinava più Blaine non riusciva a connettere il cervello con la lingua, la sua voce era diventata più acuta e le sue frasi spezzate. ‘’n-non è da tutti. Insomma…’’ l’autore gli posò una mano sul collo, carezzando una piccola porzione di pelle con il pollice. ‘’Grazie.’’
Il suo respiro era diventato più affannoso, deglutì nel tentativo di calmarsi.
‘’Hai ancora un po’ di cerone qui.’’ Disse languido, come se non avesse ascoltato una sola parole, continuando a sfregare la piccola zona sul suo collo. Blaine inarcò le sopracciglia. ‘’Oh.’’ Inclinò il la testa, ingenuamente, esponendo interamente il collo, volendo aiutare l’autore nella sua azione di pulizia. Pessima idea.
Due secondi dopo, le labbra di Sebastian si erano abbassate su di lui e stavano già lasciando piccoli baci lungo la sua giugulare e la sua lingua stava tracciando la piccola macchia rossa lasciata dal suo precedente sfregamento.
Blaine gemette, non capì inizialmente se di sorpresa o piacere. Socchiuse gli occhi mentre le mani del più alto già vagavano sui suoi fianchi. Non poteva farlo. Cercò di tirarsi indietro ma la presa di Sebastian era più forte.
Continuò a leccargli il collo, fino ad arrivare al suo orecchio.
‘’Avresti potuto ringraziarmi al party, perché hai voluto farlo qui?!’’ gli sussurrò leggero. ‘’Lo vuoi anche tu Blaine, lo so che lo vuoi.’’
Il moro chiuse gli occhi, avvertendo l’alito caldo dell’autore solleticargli l’orecchio e la tempia. La sua pelle reagiva in maniera strana, come se la sua percezione fosse amplificata: rabbrividiva vistosamente ad ogni soffio. Sebastian Smythe aveva ragione, lo voleva, ma semplicemente non doveva accadere. Strinse la presa sui suoi avambracci e lo scostò da sé con forza. Lo superò senza guardarlo e si diresse verso la porta. Aveva appena poggiato una mano sulla maniglia quando lo percepì avvicinarsi alle sue spalle, Blaine allora l’aprì, ma si bloccò quando vide la mano di Sebastian Smythe poggiarsi con calma sullo stipite, non sull’uscio, non la chiuse. Si sarebbe aspettato che lo trattenesse con la forza, invece no; gli stava mandando un messaggio: voleva fosse Blaine a decidere.
Come se avesse mai avuto scelta.
Il moro seguì con lo sguardo il contorno delle dita affusolate dell’autore, leggermente flesse sul legno bianco, il suo avambraccio coperto dalla manica dell’elegante smoking; cercò con la coda dell’occhio il suo viso, senza però coglierne i lineamenti.
Blaine ebbe la sensazione che il mondo avesse cominciato a girare più lentamente mentre spingeva la porta a chiudersi e faceva scattare la serratura.
Un momento di tremenda quiete, poi il tempo riprese la sua folle corsa e in un attimo si ritrovò sbattuto con la schiena contro l’uscio, una mano ferma che gli teneva un fianco e Sebastian Smythe spalmato addosso.
Sollevò lo sguardo sul volto dell’autore, ora così vicino, tanto da sfiorargli la punta del naso con la sua. A distanza di un bacio.
Guardò quelle labbra sottili e piene a lungo, desiderando di assaggiarle, di prenderle tra le sue, ma si sentiva immobilizzato, incapace di fare un minimo movimento mentre l’alito caldo dell’autore gli solleticava il volto e quegli occhi neri di desiderio lo inchiodavano ancora di più alla superficie dietro di sé.
Come se gli avesse letto nella mente, Sebastian affilò il suo miglior mezzo sorriso e lo spinse ancora di più contro la porta; cominciò a tracciargli la linea della mascella con un dito, lentamente, scendendo sempre più in basso e slacciandogli i primi bottoni della camicia.
Le sue labbra erano pericolosamente vicine a quelle del moro, Blaine socchiuse gli occhi in attesa di quel bacio che desiderava tanto ma che non arrivò; la bocca di Sebastian deviò verso il mento, cominciando a carezzargli la pelle con le labbra umide. Il moro ansimò, alzando la testa in modo da dare più campo d’azione all’autore, che accettò di buon grado l’invito cominciando a leccare ogni porzione di pelle possibile, respirando a pieni polmoni il naturale profumo del giovane attore.
Era totalmente inebriante e Sebastian dovette fare appiglio a tutta la sua forza di volontà per non sollevarlo e prenderlo con forza contro quella dannatissima porta. No, doveva fare con calma e giocarsela a modo suo. A piccole dosi.
Continuò a leccare e succhiare la pelle sensibile del collo, facendo attenzione a non lasciare segni visibili, sentendolo ansimare e fremere sotto di sé. Ghignò.
‘’Non eri tu quello che non mi desiderava affatto?!’’ sussurrò languido al suo orecchio.
Blaine cercò di rispondere ma l’unico suono che provenne dalle sue labbra fu un ansito più forte, quando Sebastian posizionò una gamba tra le sue ed entrò in contatto con la sua erezione.
‘’No, decisamente non eri tu.’’
Blaine non ebbe neanche la forza di lanciargli uno sguardo torvo perchè Sebastian cominciò a strusciare la sua coscia contro l’ampio rigonfiamento tra le gambe del moro che, a quel gesto, riuscì appena a soffocare un gemito sordo.
‘’Non trattenerti Blaine, lasciati andare. Non c’è nulla di sbagliato.’’ Soffiò contro il suo collo, facendolo rabbrividire di nuovo.
Blaine in realtà sapeva esattamente quanto fosse tutto tremendamente sbagliato, ma la sua mente non riusciva a focalizzarsi su nient’altro che non fossero l’umidità, il calore della lingua di Sebastian e la sua mano che in quel momento si stava intrufolando all’interno dei suoi pantaloni.
Udì Smythe emettere un verso compiaciuto.
‘’Ho sempre affermato che tu fossi estremamente dotato, Blaine.’’ soffiò, trattenendo un gemito e soffermando la mano sull’erezione del moro.
‘’Stia zitto e non si fermi.’’
Sebastian sollevò la testa, leggermente stupito da quella richiesta così audace, per poi sorridere compiaciuto. Stava ottenendo esattamente quello che voleva.
Non se lo fece ripetere di nuovo, fissò i suoi occhi in quelli di Blaine e velocemente si introdusse nelle sue mutande per prendere in mano il suo membro inturgidito e cominciare a massaggiarlo.
Blaine sospirò sollevato, tirò indietro la testa con forza, quasi battendo contro il legno della porta, e socchiuse gli occhi. Si lasciò andare al piacere che aumentava ad ogni movimento di polso. Dio, quanto lo aveva desiderato! Gemeva e muoveva i fianchi incontro alla mano di Sebastian senza vergogna, perché sapeva che gli occhi neri dell’autore erano fissi sul suo volto, poteva sentirli sulle sue labbra, sui suoi lineamenti deformati dal piacere, e la cosa lo eccitava sopra ogni dire. Con titubanza, quasi tremante, avvicinò la mano al cavallo dell’altro.
Sebastian mugugnò in assenso, ma sarebbe potuto venire anche solo alla vista di ciò che stava accadendo sotto il suo sguardo: la fronte di Blaine era imperlata di piccolissime gocce di sudore simili a rugiada; l’espressione aggrottata, ma nello stesso tempo deliziata, e i suoi sospiri e gemiti strozzati gli riscaldavano il sangue nelle vene. Blaine era bellissimo, sempre. Guardò le sue labbra umide e rosse, aumentò il ritmo della mano; voleva che venisse pronunciando il suo nome e dal modo in cui i sospiri di Blaine si fecero più sconnessi, doveva essere molto vicino al limite.
Si abbassò su quelle labbra e le carezzò impercettibilmente con le sue. Blaine aprì leggermente gli occhi e i loro sguardi si unirono.
‘’Se..b…’’
‘’Sì…’’
 
‘’Blaine?!’’
 
Udirono una voce fuori dalla stanza. Il moro spalancò improvvisamente gli occhi allarmato e allontanò con uno scatto la mano dalla patta dell’autore. Sebastian si arrestò e mise la mano, che non era ancora nei suoi pantaloni, sulla bocca di Blaine, indicandogli di fare silenzio.
Non avevano sentito, quel qualcuno al di là dell’uscio, bussare. Sebastian guardò con puro odio la porta, come se quello sguardo potesse trapassare i quattro centimetri di legno e indicare a quello sgradito visitatore di sloggiare.
Sentiva l’umidità dei respiri agitati di Blaine sul palmo della mano; abbassò lo sguardo sul suo volto e notò che il moro era fin troppo spaventato- probabilmente non l’avevano minimamente sentiti- perché tanta agitazione?
 
‘’Blaine, sono Kurt. Sei qui dentro?’’
 
Oh.
Il suo piccolo cerbiatto era venuto a cercarlo, se solo avesse saputo cosa stesse facendo il suo amante. Già, se solo avesse saputo.
Sebastian inarcò le sopracciglia e guardò nuovamente Blaine. Sorrise, di un sorriso sornione e malefico, e ci avrebbe scommesso che, quello che attraversò gli occhi dell’attore, fosse puro terrore.
Serrò la presa sulla bocca di Blaine e strinse di nuovo il suo membro tra le dita, cominciando a pomparlo con più foga di prima.
Blaine tirò leggermente indietro la testa, per quanto la presa di Sebastian glielo permettesse, e sgranò gli occhi. Avrebbe urlato, per quello che l’autore gli stava facendo, ma infondo sapeva che neanche quest’ultimo era interessato a far sentire le sue urla al di fuori di quella stanza; lo stava solo mettendo alla prova, il bastardo.
Nella confusione nebulosa che era il suo mondo in quel momento, ebbe modo di distinguere dei passi attutiti che si allontanavano da qualche parte, prima di venire copioso nella mano di Sebastian, graffiando il palmo di Smythe con i denti, nel tentativo di strozzare un urlo liberatorio.
Sentì le gambe cedere, ma per fortuna il peso del corpo di Smythe lo tenne attaccato alla porta. Riaprì gli occhi a fatica e gli rivolse uno sguardo stanco; la mano dell’autore era ancora sulla sua bocca, ma aveva allentato la presa, ora stava lentamente scivolando su un lato del viso mentre le sue dita gli carezzavano con delicatezza le labbra schiuse e secche.
Era strano il modo in cui lo stava guardando, come un artista che contempla la sua opera ma non ne è completamente soddisfatto.
I suoi sguardi lo destabilizzavano, erano sempre diversi ed enigmatici. Un momento lo facevano sciogliere come ghiaccio al sole e il momento dopo gli facevano venir voglia di prenderlo a pugni. Sembrava si divertisse a prenderlo costantemente in giro.
 Fu allora che si accorse che aveva ancora una mano dell’autore nei pantaloni; gli poggiò i palmi sul petto e lo spinse frustrato, sentendo un po’ di forza tornargli, e facendolo inciampare un paio di passi indietro.
Dopo un primo, breve momento di stordimento, Sebastian guardò Blaine e scoppiò a ridere.
‘’Cosa c’è, già pentito? Eppure mi pare che te la sia goduta enormemente.’’ Disse, mostrandogli la mano ancora sporca del suo seme.
‘’Se ne vada.’’ Soffiò Blaine, staccandosi dalla porta e avvicinandosi barcollante al piccolo ripiano del trucco, dove l’autore era andato a ripulirsi, servendosi di un piccolo asciugamano. ‘’Ha avuto quello che voleva.’’
Sebastian alzò lo sguardo sul moro e inarcò le sopracciglia, rivolgendogli un sorriso sghembo.
‘’Lo abbiamo avuto entrambi, con la differenza che io non posso definirmi completamente soddisfatto.’’
‘’Che intende dire?’’ chiese Blaine con titubanza, quasi avesse paura di conoscere la risposta. Smythe gli sorrise ma non rispose, non subito. Lanciò la salvietta sul ripiano e si avvicinò alla porta.
‘’Lo scoprirai presto. Oh, killer, non fare tardi al party.’’ Gli rivolse un occhiolino e poi uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
Blaine rimase a fissare quella superficie di legno a lungo; nella sua testa uno sciame di emozioni contrastanti.
Mentre si toglieva il costume di scena e indossava il suo smoking preso a noleggio, meditò su quanto la sua vita fosse diventata caotica da quando aveva incontrato per la prima volta lo sguardo di Sebastian Smythe. Sfortunatamente per lui, non aveva ancora idea di quanto fosse distante dalla vera concezione di caos.
 
 
 

*

 
 
 
 
Sebastian fece la sua entrata trionfale nel salone delle feste del Plaza Hotel, dove si stava tenendo il Midnight After Party, accompagnato da uno scroscio di applausi, pacche sulle spalle da gente che conosceva appena e da commenti estasiati. Rivolse a tutti lo stesso sorriso, ringraziando stancamente e salutando in fretta chiunque.
Si guardò intorno, alla ricerca di un viso familiare.
‘’Cercavi me, tesoro?’’
Si voltò e sorrise; Evelyne si stagliava al centro della sala, a un paio di metri da lui, bellissima come sempre. Notò che tutti i presenti la stavano guardando, le donne sembravano scandalizzate mentre gli uomini sembravano solo incuriositi o tutta al più ammirati.
Sollevò un sopracciglio e si avvicinò a lei, le lasciò un bacio sulla guancia e, quando poggiò una mano sul fondo della sua schiena, capì il perché di tutta quella moltitudine di sguardi.
Sospirò e indossò un’espressione di finto rimprovero.
‘’Mia cara, forse dovresti contenerti nel dare spettacolo di te, ogni tanto.’’
‘’Oh, piantala! Tra qualche anno lo indosseranno tutte.’’ E con fare teatrale si voltò, mostrandogli la schiena che la profonda scollatura posteriore lasciava nuda fin sotto i reni.
Sebastian scoppiò in una piccola risata.
‘’Tu e le tue idee avveniristiche.’’
Evelyne gli rivolse una smorfia da sopra la spalla, prima di scoppiare a ridere anche lei.
‘’Allora Bas, parliamo di cose serie.’’ Disse, prendendo un sorso dal flûte che aveva in mano. ‘’Come è andata con il Rudy Valentino di Broadway, ne sei pienamente soddisfatto?’’
Sebastian le lanciò uno sguardo di sbieco, senza risponderle. Il suo viso era stranamente serio per sfuggire ad Evelyne, che si voltò verso di lui e lo scrutò.
‘’N-non ci hai fatto nulla, non è così?!’’
‘’Non quello che pensi tu.’’ La guardò con supponenza, nel tentativo di cancellarle quello sguardo indagatore. ‘’Gli ho dato solo una parte di quello che voleva, sarà lui a chiedermi di più la prossima volta.’’
‘’Aspetta, stai parlando di dare senza ricevere? Non è il tuo stile.’’ Ghignò sarcastica.
‘’Già… ma con lui è diverso.’’
Ed Evelyne si chiese in che senso suo marito intendesse quel diverso, temendo di conoscere già la risposta. Di colpo vide Sebastian irrigidirsi impercettibilmente, seguì il suo sguardo fino ad incontrare la figura di due uomini che, appena entrati in sala, erano stati aggrediti da un gruppo di persone eccitate. O meglio, era il più basso ad aver attirato tutta l’attenzione su di sé. Un brunetto già diventato star. Ev fece un mezzo sorriso, dirigendo la sua attenzione al ragazzo alto e pallido che ora se ne stava in disparte, un po’ intimidito.
‘’E’ lui, il suo amante?!’’
‘’Mh-m.’’
‘’Hai ragione, ha una terribile faccia da cerbiatto. (*)’’ detto questo, porse il bicchiere di champagne a Sebastian e andò incontro ai due uomini, prima però si voltò verso suo marito e gli ammiccò. ‘’Vado a salvare la tua dolce donzella.’’
 
Almeno una decina di persone erano intorno a Blaine, a tempestarlo di domande e a fargli complimenti di ogni sorta. Lui sorrideva affabile, ringraziava sinceramente e rispondeva a tutti con grande stile. Sicuramente era più diplomatico di suo marito, pensò la donna.
‘’Vi prego signori, fatelo respirare altrimenti domani non avrà più fiato per esibirsi.’’ Scherzò Eve, facendosi strada tra la gente e prendendo Blaine sotto braccio; come sotto ipnosi, tutti i vari invitati si allontanarono ridendo.
‘’Mrs Smythe, mi ha salvato.’’ Disse Blaine baciandole la mano.
‘’Dovere. Senza di te le finanze di mio marito, e di conseguenza le mie, avrebbero un crollo netto; devo preservarvi entrambi.’’ Affermò giocosa, rivolgendogli un sorriso birichino.
Blaine scosse la testa ma sorrise di rimando.
‘’E poi volevo chiederti scusa.’’
‘’Per cosa?’’
‘’Per aver dubitato di te. Sul serio Blaine, non ho mai conosciuto artisti con il tuo talento. Spero tu possa perdonarmi.’’
Blaine la guardò confuso e anche lusingato; sorrise imbarazzato prima di ringraziarla. ‘’Non c’è niente da perdonare.’’ Aggiunse infine.
‘’Beh, allora vuoi presentarmi questo giovane alle tue spalle?!’’
Blaine si riscosse e si affiancò a Kurt, poco dietro di lui.
‘’Certo. Mrs Smythe le presento Kurt Hummel. Kurt, lei è Evelyne Smythe.’’
Kurt fece un passo avanti e le fece un elegante baciamano.
‘’E’ un piacere conoscerla, Blaine mi ha parlato molto di lei e devo ammettere che i suoi discorsi sulla sua bellezza non le rendono giustizia. Il suo abito poi, se posso permettermi, è così…’’
‘’Scandaloso?!’’
’Avant-garde.’’
Evelyne arricciò le labbra, felicemente compiaciuta di quel commento.
‘’Beh, signor Hummel, converrà con me allora che un abito del genere va mostrato; mi concederebbe un ballo?’’
‘’I-io?!’’ chiese impacciato Kurt.
‘’Blaine mi ha detto che lei è un ballerino, e noi’’- disse indicando la sua figura- ‘’abbiamo bisogno di un accompagnatore all’altezza.’’  
Kurt inclinò la testa e fece un mezzo sorriso, le porse la mano mentre l’orchestra cominciava a suonare un walzer.
Chiesero entrambi scusa a Blaine e insieme si diressero verso il centro della pista, dove cominciarono a dare una superba interpretazione.
Blaine li ammirava con un sorriso sulle labbra, vedendo quanto risultassero perfetti nonostante i goffi momenti di ilarità che scoppiavano ogni tanto tra loro.
Un cameriere gli passò affianco con un vassoio contenente alcuni bicchieri di champagne, stava per prenderne uno quando una voce sopraggiunse alle sue spalle.
‘’Non ce ne bisogno, va pure.’’
Il cameriere fece un piccolo inchino con il capo e si allontanò, scoprendo totalmente la figura di Sebastian Smythe con in mano due flute. Gli sorrise, porgendogliene uno.
‘’Dobbiamo brindare.’’
Blaine prese il bicchiere dalle sue mani senza guardarlo.
‘’D’accordo, vorrà dire che brinderò da solo. A te… e a me.’’
Si portò il bicchiere alle labbra, nascondendo un piccolo ghigno.
Non ricevette neanche stavolta una risposta da parte di Blaine, che continuava a guardare di fronte a sé, cercando di ignorare i brividi che gli procurava la sola vicinanza del corpo dell’autore.
Sebastian alzò agli occhi al cielo davanti al quel comportamento da regina del melodramma; gli si parò davanti, costringendolo a guardarlo.
Ogni sua intenzione si azzerrò all’istante. Era incredibile come quegli occhi lo facessero tremare, erano come se gli scavassero dentro. Erano capaci di trasformare i suoi sentimenti, di far sparire il suo tipico ghigno per dar spazio ad un più sincero sorriso. Sospirò.
‘’Blaine, brinda con me.’’ Lo invitò con gli occhi, così limpidi in quel momento, quasi supplichevoli. ‘’Sei perfetto… Stasera sei stato semplicemente perfetto e io non sono mai stato più felice di non essermi sbagliato in una mia valutazione. Quindi, per favore…’’
Blaine schiuse le labbra, sorpreso e incantato dalla inaspettata dolcezza del sorriso di Smythe e del suo tono. Abbassò lo sguardo sul suo bicchiere e lo avvicinò tremante a quello dell’autore, facendoli tintinnare. Sorrise, senza neanche accorgersene.
Quando posò gli occhi sul viso dell’uomo più alto, il suo sorriso si era inclinato da un lato ma non smise di guardarlo in quel modo strano, come aveva fatto nel camerino qualche ora prima, quando sembrava che dentro di sé stesse combattendo una battaglia tra il lasciarlo andare e il tenerlo con sé.
Se non fossero stati in mezzo a tutta quella gente, Blaine l’avrebbe preso e trascinato via in qualche stanza vuota dell’albergo, solo per continuare a farsi guardare così.
Sebastian però fece un passo indietro e si allontanò, senza dargli il tempo di dire nulla.
 
 
 

‘’Balla con me.’’
‘’Non sei stanca di ballare?’’
‘’Non per un ballo con mio marito, andiamo!’’
Evelyne lo stava pregando con lo sguardo ma Sebastian non si mosse. Non si sentiva in vena di divertirsi quando i suoi pensieri e la sua attenzione era rivolta ad una sola persona nella sala. Ma più che la persona, erano le sensazioni che provava a turbarlo.
Dopo la chiusura del sipario, quella sera, quando le sue orecchie erano state riempite dal suono degli applausi e delle urla di gioia, aveva capito che Blaine Anderson era la cosa più preziosa che avesse. Aveva scoperto che, nel momento in cui le repliche del suo spettacolo si sarebbero concluse, Blaine se ne sarebbe andato, non avrebbe più lavorato con lui. E questo non poteva permetterlo.
 
‘’Dammi tregua Evelyne.’’ Disse brusco.
‘’Forse vorresti ballare con me, piccola Eve.’’
La donna si pietrificò sul posto. Avrebbe riconosciuto quell’adorabile e alquanto buffo accento inglese ovunque. Si voltò, constatando che l’uomo alto e biondo di fronte a sé fosse davvero lui.
‘’Adam. Crawford.’’
Gli volò tra le braccia, incurante del fatto che, abbracciare così apertamente un uomo celibe in pubblico, non fosse un gesto adatto ad una donna nella sua posizione.
 
Era uno dei suoi più cari amici di infanzia che non vedeva da anni.
Si erano conosciuti a Parigi. Adam era andato a studiare danza lì per qualche mese, si erano incontrati a scuola. Lei era poco più che una bambina, incapace di eseguire un semplice pliè, lui era un giovanotto di diciotto anni che aveva provato tenerezza per quella ragazzina e gli aveva insegnato tutto quello che sapeva sul balletto. A distanza di anni, Evelyne aveva abbandonato la danza per sposare Sebastian ed Adam era diventato uno dei più famosi coreografi al mondo.
 
Adam cercò di staccarsi ridendo, ma la donna non mollò la presa. Rivolse allora uno sguardo supplichevole a Sebastian che li guardava divertito.
‘’Tua moglie ignora ancora le regole della buona società?!’’
‘’Con sempre più arduo impegno.’’
‘’Cosa ci fai qui?’’ chiese quasi urlando Evelyne, prendendogli il viso tra le mani.
‘’Sto preparando la mia nuova tournèe mondiale: sono a New York per cercare nuovi talenti per la mia compagnia.’’
‘’Progetti sempre in grande tu, eh.’’ Gli rivolse uno sguardo complice. ‘’Ma, eri allo spettacolo?’’
‘’Oh, sì! A proposito Sebastian, è stato sensazionale.’’
‘’Lo so.’’ Affermò con sufficienza l’autore, sorridendogli strafottente.
Adam sorrise imbarazzato, ma Evelyne gli fece intendere di non farci troppo caso.
‘’Hai già trovato qualcuno?’’
‘’Qualcuno, ma niente di particolarmente entusiasmante. Non tutti hanno la fortuna di trovare stelle splendenti, come tuo marito.’’ Sorrise affabile verso Sebastian. ‘’Prenderei con me volentieri te e il tuo affascinante accompagnatore nel walzer di poco fa, se tu non fossi una donna sposata e lui fosse un ballerino.’’
‘’Oh, ma lui è un ballerino.’’ Sbottò con nonchalance Sebastian. I due amici si voltarono verso di lui, Evelyne con un’espressione totalmente shoccata in volto e Adam seriamente colpito.
‘’Uhm, interessante.’’ Il coreografo si voltò a guardare i due artisti in lontananza che parlavano tra loro, Evelyne e Sebastian erano sicuri però che la sua attenzione fosse focalizzata totalmente sull’algido cerbiatto danzante.
‘’Allora, spero vogliate scusarmi.’’
No, no, no, no. Evelyne avrebbe voluto fermarlo, ma Adam in pochi passi si era già lontano da loro. Si voltò verso Sebastian che aveva un sorriso soddisfatto sul volto.
 ‘’Allora, balliamo?!’’ Sebastian abbassò lo sguardo su di lei, un’espressione totalmente spensierata sul volto; le prese una mano, trascinandola al centro della pista, continuando ad ignorare il suo sguardo allibito.
La prese tra le braccia e cominciarono a muoversi all’unisono al tempo di un tango.
‘’Sebastian?!’’
‘’Sì?!’’
‘’E’ solo una coincidenza che, uno dei più famosi coreografi mondiali, sia casualmente presente al tuo After Party e si stia parlando con l’amante ballerino del tuo primo attore, vero?!’’
La fece girare due volte per poi attirarla stretto a sé.
‘’A volte il mondo è davvero piccolo.’’ Ghignò contro la sua tempia Sebastian.
‘’Bas, a questo party ci si poteva presentare solo con un invito e io non avevo idea che lui fosse a New York.’’
‘’Ma non mi dire!’’ sgranò gli occhi, fintamente meravigliato.
Evelyne aggrottò la fronte, basita.
‘’Non pensavo volessi dividerli sul serio.’’
Sebastian si incupì di colpo, stringendo un po’ di più la presa sulla sua mano e guardandola negli occhi.
‘’Lui deve essere solo mio.’’
La musica cessò. Evelyne era senza parole, non disse nulla, lasciò che Sebastian si staccasse e si congedasse da lei, prendendole la mano tra le sue e baciandogliela.
Lo seguì con lo sguardo mentre si avvicinava a Blaine e gli faceva cenno di seguirlo, poi entrambi sparirono dietro una porta.
 
 
 

Erano entrati in quella che doveva essere in tutto e per tutto una sala riunioni. Sebastian si tuffò subito su una poltroncina, sprofondandoci dentro. Blaine si guardava intorno, con le mani in tasca e fare intimidito. Non avevano spiccicato parola per tutto il breve tragitto, dunque Blaine ignorava completamente il perché Sebastian l’avesse portato lì.
Rimasero in silenzio ancora per un po’, scrutandosi di tanto in tanto. Quando l’imbarazzo divenne troppo da sopportare, Blaine si schiarì la gola e prese un sospiro.
‘’C-così lei conosce Adam Crawford, il famoso coreografo.’’
‘’E’ un amico di mia moglie, ma sì, in quanto due geni assoluti nei nostri rispettivi campi, è normale conoscerci.’’ Blaine si morse il labbro inferiore, annuendo con il capo. Sebastian continuò a scrutarlo con sguardo torbido, ammirando il suo atteggiamento da scolaretto timido che lo faceva impazzire.
‘’Kurt potrebbe fare un provino per lui, potrebbe essere un’ottima opportunità.’’ Disse in modo soffuso, incrinando il tono in modo da farla sembrare un’idea buttata lì. Trattenne a stento un ghigno, notando come le spalle del moro si fossero tese e a come borbottò a mezza voce un poco convinto ‘’immagino di sì’’.
‘’Anche lui ha diritto alla sua fetta di notorietà, Blaine.’’
‘’Io non sono famoso.’’
‘’Lo sarai.’’ Gli sorrise felino, poi si alzò dalla poltrona e si avvicinò al grande tavolo ovale al centro della stanza.
‘’Ho visto che prima parlavi con alcuni manager…’’
‘’Sì, ho racimolato una quantità discreta di offerte da…’’ Ridacchiò imbarazzato Blaine.
‘’Non ne avrai bisogno.’’ Lo interruppe Sebastian. Il moro lo guardò confuso e l’autore si accinse a continuare, avvicinandosi di appena qualche passo a lui.
‘’Non ne hai bisogno perché da stasera appartieni a me.’’
‘’Ho paura di non riuscire a capire…’’
‘’E’ semplice, stasera sottoscriverai un contratto stipulato da me stesso e da regolare notaio, dove tu, Blaine Devon Anderson, concedi la tua totale esclusiva professionale a me, Sebastian Smythe.’’
Blaine strabuzzò gli occhi, completamente incredulo, mentre guardava Smythe estrarre un foglio dalla tasca interna del tight e stenderlo sul tavolo. Non si sarebbe neanche soffermato a leggere, aveva già preso la sua decisione. Nel suo futuro, il nome di Sebastian Smythe, non compariva in nessun carattere.  
‘’Può anche scordarselo.’’ Gli disse affilato, si voltò e fece per uscire ma la voce di Sebastian lo fermò.
‘’Non con tanta fretta Blaine. Hai la possibilità di lavorare tua vita natural durante con il più grande autore in circolazione, potrebbe non capitarti più una cosa del genere, con nessuno…’’ lasciò quelle parole in sospeso, sicuro che il moro ne avesse colto pienamente il senso. Infatti si voltò, con gli occhi ridotti a due fessure.
‘’Mi sta minacciando?!’’
‘’No, Blaine. E’ una proposta… e un avvertimento. Sta a te decidere se rischiare.’’ Gli tese la mano che reggeva una preziosa stilografica che aveva estratto dal taschino insieme al documento, invitandolo con gli occhi.
Blaine arricciò le labbra per reprimere un moto di rabbia e delusione. Si avvicinò a Sebastian senza guardarlo, anche quando fu tanto vicino da sfiorarlo, continuò a guardare di fronte a sé.
‘’E’ sempre stato questo il suo piano. Voleva solo questo.’’
Sebastian aggrottò la fronte, confuso. Cercò i suoi occhi per avere una risposta ma non li incontrò neanche quando l’attore gli strappò con forza la penna dalle mani e si abbassò sul tavolo per lasciare la sua firma ordinata in fondo al foglio; lanciò la stilografica con mala grazia sul tavolo e uscì dalla stanza a grandi passi.
Sebastian lo seguì con lo sguardo, poi rivolse la sua attenzione al contratto sul tavolo. Carezzò il contorno delle lettere che formavano il nome di Blaine con un sorriso appena accennato.
Sei mio.
Eppure non riuscì a sentirsi orgoglioso né tantomeno realizzato, nonostante avesse tra le mani la prova tangibile della sua vittoria; il problema era che tutto, senza lo sguardo cristallino di Blaine, appariva inevitabilmente vuoto.









(*) In un film ambientato alla fine degli anni '20, un personaggio si riferiva in modo dispreggiativo ad un omosessuale chiamandolo cerbiatto. In poche parole, 'faccia da cerbiatto' è la trasposizione anni '30 di 'faccia da checca'.




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Angolo di _zia cla_

1)  Sebastian è un idiota;
2) Blaine è un tantinello bipolare nonchè molto confuso;
3) Evelyne, li conosce tutti lei (chi volesse sapere com'è il suo vestito, trova il bozzetto qui) ;
4)Kadam <3 (avete capito bene!)

Oooh! Finalmente abbiamo dato un minimo senso a quel raiting arancione! :) Mi è piaciuto tantissimo scrivere questo capitolo, che è anche il più lungo tra tutti. Allora, io non mi dilungo ulteriormente, fatemi sapere voi come vi è sembrato e cosa ci avete colto, vi va? ;) Vi ringrazio tutti infinitamente, come al solito, e ringrazio la mia SuperBeta Black_eyes che è sempre presente in prima linea, pronta ad uccidermi ogni volta che legge la fine dei capitoli. Mi piace l'angst, oh! Ma non disperate! Tanto abbiamo capito 'sti due scemi come sono.
Un abbraccio immenso e al prossimo capitolo! ;)

PS: Ciao, Mirma.

  
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