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Autore: mery_mp8    29/03/2013    4 recensioni
E' la mia prima originale, o almeno la prima che pubblico. Parla di Mya, vocalist di una band ancora poco conosciuta che si diverte a provarci con le sue fans. Non è solo una storia yuri, parla anche di musica, di dubbi, di rapporti con le persone, della crescita delle ragazze che vengono "catturate" da Mya. L'ho scritta inizialmente con l'intenzione di aggiungere una storia yuri originale alle pochissime che ci sono già.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Trr Trr...
Livia era stirata sul materasso che era stato messo la notte prima per terra, accanto al letto di Alex.
I capelli, non di quel riccio allegro che li caratterizzavano, erano raccolti in uno chignon da un elastico fuxia, come i leggins che l’amica le aveva prestato per dormire. Si rigirò mal volentieri e allungò il braccio verso il comodino alla sua sinistra, sul quale il cellulare aveva vibrato per un attimo. Non era la prima volta che succedeva, quella mattina. Tre o quattro suoi compagni le avevano chiesto dove fosse, ma dentro di lei ogni volta aveva sperato che la vibrazione precedesse un messaggio di Mya. Quando infatti comparve Amore sullo schermo, come una tenaglia le serrò lo stomaco. Sbloccò lo schermo e lesse:
 

“Vorrei solo sapere come stai, dirti che mi dispiace e che so di aver sbagliato, ma vorrei farlo di persona, anche se non credo riuscirò a guardarti negli occhi... Ti prego rispondi,se non per me almeno per i ragazzi, siamo tutti in pensiero...”

 
Livia scacciò le lacrime e rispose, poi posò il cellulare e chiuse gli occhi. Erano le tre del pomeriggio e sapeva che non avrebbe dormito nonostante la notte in bianco, ma aveva bisogno di un momento di calma.
 
 
“Ehm...Mya... Perché Livia ha risposto a me?”
Sean si era bloccato nella rampa delle scale verso la porta di casa fissando il cellulare. Dopo di lui tutti si bloccarono, guardando prima il bassista, poi la ragazza. Lei, rassegnata, sospirò e tornò a camminare, superandoli:
“Le ho detto che eravate in pensiero anche voi e per questo l’ho pregata di di farci – o farvi – almeno sapere come sta. Evidentemente mi ha preso alla lettera..”
Mise le chiavi nella toppa ed entrò, seguita dai tre.
Sean, seduto in una delle alte sedie del piano colazione, lesse il messaggio ad alta voce e con tono piatto:
 

“Sto bene, sono da una mia compagna, non sono riuscita ad andare a scuola. Non so adesso cosa farò, ma ho bisogno di stare sola e pensare, forse le stelle e il suono dell’acqua mi aiuteranno. A presto, spero.”

 
Seguì il silenzio più assoluto, che venne poi interrotto da Miss. Il ragazzo aveva avvolto Mya, decisamente più piccina di lui, in un abbraccio alle spalle e scusandosi si congedò, diretto ai servizi sociali.
Non che tra quelle mura non ci fosse mai silenzio, ma l’atmosfera era pesante, tutto era grigio e la stella della casa adesso rimaneva ammutolita sul divano a fissare per terra. Sean e Joe erano preoccupati per lei, non l’avevano mai vista stare così. Nonostante tutto però non potevano saltare la registrazione dell’E.P. ufficiale e quindi si diressero allo studio.
Mya, senza più la stessa energia, cantava con gli occhi vuoti e ogni tanto sbagliava gli attacchi; al termine infatti Tyler la chiamò in disparte e le chiese cosa stesse succedendo, lei col groppo in gola gli spiegò in breve, di lui si fidava:
“...ha detto che l’acqua e le stelle la aiuteranno, ma ho paura per lei...vorrei vederl-” non terminò. Un immagine le aveva occupato la mente, si rese conto del fatto che l’intuizione che aveva avuto in macchina era giusta. Tyler non capiva, la ragazza guardò l’orologio, erano le sette, il tramonto.
Posso ancora farcela.
Prese la giacca in pelle e la borsa e uscì di corsa, balzando in macchina.
 
 

L’auto traballava sullo sterrato e Mya saltellava sul sedile mentre circondata dalla polvere sollevata dalle ruote sussurrava speranze di trovare lì la ragazza che amava.
“Ti prego...devi esserci, ho bisogno di vedere la tua testolina bionda sbucare da dietro le siepi...”
Svoltò e fermò la macchina, scese e si sollevò sulle punte, in fondo neanche lei era una cima, specialmente con gli anfibi.
Osservò tutta la costa.
Poi la vide. Sul molo.
Aveva le gambe scoperte fino ai polpacci e i jeans arrotolati su, si teneva coi palmi delle mani e fissava l’acqua muoversi al dondolare dei suoi piedi.
Mya si avvicinò piano, ma Livia avrebbe riconosciuto quel suo passo felpato ovunque e si voltò. Non era stupita, ma non poteva controllare la stretta allo stomaco. Quell’angelo nero che le andava incontro sembrava un gattino ferito, coi suoi grandi occhi stretti in un espressione preoccupata.
Mya si avvicinò lentamente, si sedette e incrociò le gambe. Il silenzio che seguì non durò molto, ma sembrò un’eternità.
“Sai...” cominciò Livia tenendo gli occhi fissi sulle sue gambe “...in un certo senso speravo venissi”
“Sapevo che eri qui, ricordavo che mi avevi parlato di questo posto...ho preso l’auto ed ho fatto la strada più breve...”
La bionda la guardò. Quegli occhi verdi e magnetici che una volta la guardavano di sfuggita dall’alto del palco, che con curiosità l’avevano fissata quella sera nel retro del locale, erano stati sostituiti da un paio di stelle brillanti, le barriere avevano ceduto e adesso lei era lì accanto indifesa e Livia sapeva che dentro di se Mya sperava si sistemasse tutto e più la guardava più l’amore le riempiva il cuore, ma non poteva, non poteva ignorare il resto...
“Mya... sai che ti amo come mai ho amato nessun altro...ma stanno accadendo troppe cose, mi sta sfuggendo tutto dalle mani...”
Mya chiuse gli occhi e strinse i pugni. Non poteva finire così...:
“Tu lo sai che io non lo farò più...amore guardami...”
Livia sorrise rassegnata: “Io sono certa che tu ti impegnerai per non tradirmi, ma sappiamo entrambe che ci sarà sempre il rischio che succeda ancora; sei tu e ti amo per ogni tuo pregio e difetto, ma...”
La ragazza mise la mano sulla sua e la bloccò:
“Sono fiera di quanto tu sia cresciuta in questi mesi, non posso neanche chiedermi che fine abbia fatto la ragazzina che pendeva dalle mie labbra mesi fa... Sei diventata così forte amore...”
“Si ma non lo sono abbastanza.” Livia la fissò, gli occhi in effetti erano lucidi, ma tempo prima non sarebbe riuscita a fare certi discorsi senza essere bloccata dai singhiozzi del pianto.
“C’è una cosa che non ho potuto dirti... Quando sono sono andata da mia madre ieri ho scoperto dei lividi su suo braccio... Mya mio padre sta perdendo il controllo, non posso permettergli di rovinare la vita di mia madre per colpa mia capisci? Io devo tornare a casa...”
Mya si resse la fronte con una mano, non sapeva se sarebbe stata forte abbastanza da sentire il resto, ma doveva, almeno per Livia. Lei continuò:
“La nostra relazione sta creando problemi a troppe persone... Io...” non riuscì più a parlare, scoppiò in lacrime. Mya la strinse forte, sussurrandole di stare tranquilla, mentre lei scuoteva la testa come per dire che non poteva farcela. Poi però alzò il capo e col volto bagnato dalle lacrime la guardò, vedeva annacquato, come in certi sogni:
“Mya dobbiamo finirla qui, sto crollando e anche tu sei diversa, troppi problemi stanno venendo a crearsi e per quanto io ti ami devo salvare mia madre...scusami...”
Mya mandò giù il groppo, almeno lei doveva essere forte in quel momento. Le sollevò il mento con le dita e la baciò. Il bacio più doloroso che avessero mai dato entrambe. Un baciò dolce e straziante. Quando la vocalist sentì che Livia si era calmata si staccò, le asciugò le lacrime:
“Non devi soffrire perché ci lasciamo, che tu torni a casa è la cosa più giusta. Tu sai che io non ti dimenticherò e io so che tu farai altrettanto. Adesso non pensare a noi, nessuno può dire cosa accadrà in futuro, quando le acque si saranno calmate; per ora devi solo pensare a tornare dalla tua famiglia, sono certa che parlando con tuo padre lui capirà di aver sbagliato e non si ripeterà mai più che lui perda il controllo.”
La bionda annuì, indossò nuovamente i sandali che aveva accanto e si alzò. Mya aveva intenzione di rimanere ancora un po’ lì. Le loro mani si staccarono e Livia la guardò negli occhi, ripromettendosi che quella sarebbe stata l’ultima volta per il momento. Con lo zainetto stretto tra le mani, con quello sguardo disse tutto senza bisogno di aprire bocca. E Mya capì.
La bionda si diresse al motorino, mise la chiave nella toppa e fece un enorme sforzo per non guardare Mya mentre si allontanava.
 La scia rossa la coprì finché non risultò che un puntino in fondo alla via, allora Mya si alzò e una volta in macchina posò le braccia e la fronte sullo sterzo, affogando da sola in un silenzioso mare di lacrime.




Credo sia il capitolo più lungo di tutta la storia, spero non dia fastidio, ma non potevo proprio tagliarlo. 
Quindi eccoci qua...è successo quello che Mya temeva... è stato straziante scrivere questo capitolo e chiedo scusa per l'enormissimo ritardo, ma avevo bisogno di essere psicologicamente pronta per esprimere al meglio ogni cosa, spero possiate capirmi... Credo rimarrò triste per ore per questa cosa ok .-. Aspetto recensioni con ansia, vi voglio bene <3
Mery

  
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