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Autore: AyaCere    17/10/2007    3 recensioni
E' una long-fic ambientata in un periodo indefinito della storia, dopo l'attacco al Tokyo Dome, e ne riscrive la fine (che prenderà una piega del tutto diversa -.-). E' il tipo di fic in cui la fanwriter prende la trama di fondo di TMM, ci ficca dentro personaggi e invenzioni personali e poi ci fa quel che le pare e piace! (mwahahah XD)
Premetto che si tratta della stessa storia che avevo pubblicato con nick di _Ceres_, però l'ho riscritta da capo, visto che prima faceva proprio pietà. E' anche abbastanza seria (per i miei standard, si intende) e vi avverto fin da subito che sono molto lenta con gli aggiornamento. Portate pazienza...
Vi auguro buona lettura *sorrisino molto molto perverso* smackete! ;*
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Frammenti di Me

Declaimers: Tokyo Mew Mew non appartiene a me, ma a Mia Ikumi e Reiko Yoshida, e non ne possiedo i diritti. Questa storia non ha scopo di lucro né è serializzata.

Frammenti Di Me

9. Promessa

Ci sono ricordi che fanno male.
Momenti che vorresti cancellare, che non vorresti mai aver vissuto…

    - Pensi mai alla morte? -
Christine alzò la testa dal banco e si voltò verso la compagna. Ryez teneva lo guardo azzurro e limpido verso l'istruttrice, ma era ovvio che parlava con lei.
    - Perché, tu sì? - bisbigliò, un po’ scocciata di essere stata interrotta durante il sonnellino mattutino.
    - Rispondi. - il tono era deciso, stava parlando sul serio.
    - Io… no. Insomma, siamo giovani… - Christine si sforzò di capire cosa stesse pensando. Ryez era una ragazza molto solare, anche se un po’ particolare… a volte se ne usciva con dei discorsi così strani che Christine non poteva fare a meno di chiedersi cosa effettivamente ci fosse nella sua testolina spettinata.
    - Essere giovani non implica essere invulnerabili. - rispose Ryez in tono semplice.
    - Sì, ok… però è più facile pensare che siano i vecchi a morire, no? - replicò Christine. - Perché stai facendo questo discorso? -
Ryez fece spallucce.
    - Così… cosa credi che succeda dopo essere morti? -
    - … si viene sepolti? -
Questa volta distolse lo guardo dall'istruttrice, leggermente accigliata.
    - Sii seria! -
    - Ma stai facendo dei discorsi assurdi! Perché tu, proprio tu col tuoi genere di poteri, dovresti pensare ad una cosa così…lugubre? -
L’aliena osservò Christine al alcuni attimi, in silenzio e ancora con quello sguardo serio, poi fece spallucce e tornò a guardare la professoressa.
    - Era tanto per dire qualcosa… -

… momenti che, nel ricordarli, non sai se ridere o piangere…

    - Chris… -
La luce della camera si accese così d’improvviso che Christine urlò, portandosi le coperte fin sopra gli occhi.
    - Argh! Spegni-immediatamente-quella-luce! -
    - Ok, ok… non riesco a dormire. -
    - Io invece ho avuto tre ore di allenamento questo pomeriggio e casco dal sonno. Buonanotte! - e si girò dall’altra parte, decisa ad ignorarla.
    - No Chris, non abbandonarmi! -
Ryez si alzò dal suo letto, gattonò nel buio fino a quello della compagna e prese a scollarle le spalle. Christine strizzò gli occhi e cercò di resistere il più possibile, ma dopo neanche due secondo scostò le coperte con un calcio.
    - Oookey, hai vinto! E con questo ti sei aggiudicata il premio per la persona più rompiballe di Verena! -
    - Che bello quando mi ascolti! Si vede proprio che mi vuoi bene! - cinguettò l’altra, l’unica che poteva essere così pimpante alle tre e quaranta della notte.
    - Vederti così mi deprime… -
    - Zitta e fatti in là - le ordinò, stendendosi accanto a Christine nel suo piccolo letto. Si portò le coperte fin sulla testa, ridendo. - Che freddo! -
Christine soffocò qualche maledizione tra i denti, poi lasciò perdere. Era inutile prendersela con Ryez, tanto faceva sempre di testa sua.
    - Immagino che chiederti di lasciarmi dormire sia troppo, vero? -
    - Immagini bene - Ryez annuì beata mentre abbracciava la compagna in tutta la sua morbidezza. - chiacchieriamo un po’! -
    - Che ne dici invece di provare l’ebrezza di poltrire, ogni tanto? Potresti scoprire che ti piace! -
    - Naaa, tanto non ci riesco, ho l’insonnia cronica. Di notte, poi, mi viene una strana sensazione… - nella sua voce c’era una nota strana, indefinibile.
    - … ovvero? -
    - … lascia stare. Piuttosto, chiacchieriamo di qualcosaaa! -
    - Eh, proponi un argomento! -
    - Non mi viene in mente niente, dì qualcosa tu! -
    - Ah, che bella che sei! Mi vieni a rompere le balle perché non riesci a dormire e vuoi chiacchierare e dopo pretendi anche che sia io a raccontartela! -
    - Mh, sì! - rispose Ryez mostrando tutta la sua faccia tosta. Ah, basta!
    - Ryez! Sono le quattro del mattino! Lasciami dormire, ho sonnooo!!! -
    - Ok, ok… uffi… -
    - Grazie… -
    - Posso restare qui, però? -
    - Massì, resta pure… buonanotte! -
    - ‘notte. -
Christine chiuse gli occhi ed appoggiò la testa al cuscino, coi capelli di Ryez che le facevano il solletico alla gola, ma non passarono nemmeno due minuti che la compagna tornò a rompere.
    - Chrissy… -
Argh! Quella ragazza sarebbe stata la rovina del suo sistema nervoso!
    - Ti prego, ti scongiuro Ryez, abbi pietà di meee! -
    - Sì, sì, solo una cosa, poi non rompo più… anche se sono la rompipalle numero uno di Verena e ti sto sempre tra i piedi e non ti lascio mai dormire… lo faccio perché ti voglio bene, sai? -
… però era così dolce che era veramente impossibile odiarla.
    - … massì, lo so. -
    - E tu? -
Maledettissimo orgoglio, quanto la imbarazzavano questi discorsi!
    - C’è bisogno che te lo dica?! -
    - Amiche per sempre? -
    - Sì, per sempre… -
    - Per l’eternità? -
    - Sì, sì… -
    - Anche dopo la morte? -

… ma sono sempre momenti che, per quanto vuoi dimenticare, non ci riesci, come se ci fosse una piccola parte di te che si aggrappa loro con tutta la forza di cui è capace.
E poi ti rendi conto che nessuno vuole dimenticare davvero. Belli o brutti che siano, i ricordi sono comunque preziosissimi, unici testimoni del tempo che passa…
… di un tempo che non tornerà più…

    - … cos’è, il continuo del discorso di oggi? -
    - Rispondi. - il suo tono era così serio da mettere ansia. Christine provò l’impulso di stringerla forte, e lo fece, molto semplicemente. Al diavolo l’orgoglio.
Ad un tratto, niente le sembrava scontato. Cos’era questa sensazione?
    - Per sempre, per l’eternità. Fino a quando non cesseremo d’esistere. -

Cessare d’esistere.
Ma che significava? Che cosa aveva provato Ryez nel sentire quelle parole, cosa l’aveva indotta a farle una promessa del genere?
Cessare d’esistere… Christine si era dimenticava della promessa, almeno fino a quel momento, a quell’attimo in cui aveva smesso di respirare, di pensare…
    - E’ esattamente come un tempo, come l’avevamo lasciata. - strizzò gli occhi, appannati, e si ricordò all’improvviso della presenza di Pai. Lui le dava le spalle, teneva il volto verso Ryez ed una mano sulla teca, come se avesse voluto toccarla. Il suo tono era triste, malinconico, lontanissimo. - E’ bella come quand’era… -
    - … viva, Pai? - soffiò Christine. Lui si voltò lentamente. Era sceso uno strano gelo intorno a loro.
    - … sveglia era il termine che volevo usare. -
    - Non crederai ancora alla storia della bella addormentata! - aspettò la risposta di Pai, inutilmente: l’alieno si limitava ad osservarla col solito sguardo duro, indecifrabile. Sì, ci credeva. - E comunque, perché è qui?! -
Pai non rispose. Sospirò, le diede nuovamente le spalle e rimase lì, fermo immobile, ad osservare il volto pallido di Ryez, della regina dal riposo eterno.
Così… cosa credi che succeda dopo essere morti?
Ryez sapeva cosa le sarebbe accaduto?
Sapeva che un giorno il suo corpo sarebbe stato rinchiuso in una teca, inutile e freddo come un pezzo di ghiaccio?
    - TI HO CHIESTO PERCHE’ E’ QUI! -
Il suo strillo rimbombò all’infinito, una, due, mille volte; il suo cuore pulsava così forte da farle male. E Pai ancora non le rispondeva, la guardava e basta, come se fosse in attesa che capisse da sola; ma non c’era niente da capire, niente.
Tutto ciò che provava in quel momento era un ammasso confuso di pensieri e sentimenti e la necessità di fuggire, andare quanto più lontano da lì… e da quel corpo morto, morto, morto…
Perché il mondo girava così veloce?
    - Christine, tu non sai… ti posso spiegare, ma tu devi capire… -
    - E’ MORTA, ecco cosa c’è da capire! E tu sei patetico, sei pazzo! -
Faceva fatica a respirare. Guardò un’altra volta Ryez, le sue vesti che fluttuavano nel vuoto, la sua espressione pacifica… pacifica! Era la prima volta che la vedeva così… ma quella non era Ryez, era solo un corpo morto, morto, morto…
Quella parola la ossessionava, dolorosa come una pugnalata.
Pai si avvicinò così velocemente che neanche se ne accorse, ma si scostò appena lui le sfiorò le spalle.
    - Chris… -
    - Deep Blue… è stato lui a volerla portare qui? - la sua voce era spenta, piena di fredda rabbia. Quel maledetto, lo aveva sempre odiato, ed ora aveva fatto questo… ma si sarebbe vendicata, oh sì, non sarebbe stata zitta, tutti dovevano sapere che razza di mostro fosse in realtà…
    - No. -
Strabuzzò gli occhi e guardò Pai, incredula.
    - Cosa? -
    - Sono stato io. Non ne sa nulla. Non lo sa nessuno, meno che te e me ovviamente. -
    - Ma cosa… - si portò la mano alla testa, ormai ragionava a stento. Tutto girava così veloce, cosa voleva dire tutto questo? - Perché? -
    - Perché ora so. - bisbigliò al suo orecchio, così vicino che Christine rabbrividì. - So che è vero, che la posso svegliare, c’è ancora speranza per noi… - il suo sguardo era sicuro, certo delle sue parole, sembrava trapassarla da parte a parte.
    - Pai… - lei scosse la testa, sull’orlo delle lacrime. Faceva così male vederlo così, ancora illuso come l’aveva lasciato, le faceva così pena. Ma Pai la scrollò, più e più volte, con la stretta intorno alle sue spalle che le fermava il sangue; tuttavia non cercò di divincolarsi.
    - Non fare così, ti prego, non cominciare coi soliti discorsi, io ho scoperto… io so… -
Implorante. Così era la voce di Pai, così il suo sguardo. Credimi, ti scongiuro sembrava volesse dire, ma lei non poteva, no davvero.
Era troppo da sopportare, troppo!
    - No, tu non sai… ! - si divincolò d’improvviso, indietreggiando, sotto lo sguardo deluso Pai. - Io so solo che tu sei ossessionato, malato! -
    - Chrissy… -
Sciaff!
Il suono delle cinque dita sulla guancia di Pai.
    - NON MI CHIAMARE COSI’! NON FARLO MAI PIU’! -
Il mondo girava così veloce mentre fluttuava via, superava la barriera e continuava la sua fuga. Ma anche se la distanza da Pai aumentava metro dopo metro, Christine sentiva che era ancora troppo piccola in confronto alla voragine incurabile che si era creata tra loro.
Per sempre, per l’eternità. Fino a quando non cesseremo d’esistere.
Mai aveva provato così tanta voglia di piangere…

*

La ghiaia scricchiolò per l’ultima volta sotto la suola dei suoi stivali quando si fermò davanti alla lapide bianca.
Si chinò, allontanando i lunghi capelli viola dal viso, ed osservò la fotografia al centro del marmo bianco: raffigurava una ragazza di forse sedici anni, corti capelli biondi, grandi occhi neri ed un sorriso radioso. Nel guardarla, anche Zakuro sorrise di rimando.
Depositò a terra il mazzo di girasoli, un terribile contrasto giallo in quel posto grigio e tetro, poi tirò fuori dal giaccone un gruppo di bacchette d’incenso -sempre gialle- e le accese. Il profumo di arancia riempì l’aria, levandosi verso il cielo. Zakuro chiuse gli occhi, aspirando quell’odore pungente.
    - Ormai è quasi un anno… - sospirò, sfiorando con i pollici l’incisione nel marmo. Yuzuyu Mouri. Alcune persone passarono lì accanto e le gettarono un’occhiata curiosa, ma poi continuarono il loro cammino.
Poteva intuire ciò che aveva pensato: “Le somiglia, ma non può essere la famosa modella Fujiwara, figurati se una ragazza così carina e sorridente potrebbe venire a fare visita a qualcuno in un cimitero…”
Tzé. Stupidi.
    - Continuo a non capire la gente, Yuzu. E’ inutile, tutte le tue belle parole non sono servite a niente. Vivo in questo mondo ma non ne faccio parte. Sono un lupo solitario… -
Yuzuyu, dalla fotografia, continuava a guardarla e a sorridere, come se trovasse il suo discorso molto divertente. Ma era un’immagine statica, un pallido ricordo, niente di più.
Zakuro si alzò, la testa ancora bassa ed i lunghi capelli lasciati liberi di svolazzare nel vento aromatizzato di arancio.
    - E’ uno strano presentimento… presto tutto questo avrà fine. E’ ora che mantenga la mia promessa. Tornerò a trovarti, Yuzu… ti voglio bene. - sussurrò con un sorriso dolce. Poi si voltò e si diresse verso l’uscita del cimitero, con gli stivali che scricchiolavano ad ogni passo, i lunghi capelli nel vento e lo scintillio della croce che aveva al collo contro il sole del mattino.

*

Ryo si passò la manica della felpa sulla fronte prima di entrare nel locale. Si piegò, appoggiando le mani alle ginocchia, col fiatone che lo scuoteva ed un gran calore lungo il corpo. Non vedeva l’ora di farsi una doccia, ma il suo stomaco protestò vivacemente. Guardò l'orologio alla parete: erano le sei e mezza e aveva corso per quasi due ere, aveva tutto il diritto di fare uno spuntino. La doccia avrebbe aspettato.
Attraversò il locale al buio, cercando di non inciampare nei tavoli non ancora sistemati, poi entrò in cucina. La luce era già accesa.
    - Buongiorno. Dove sei stato? -
Mizu era seduta al tavolo, già vestita del suo abito rosso da cameriera, con una tazza di the tra le mani e qualche biscotto lì accanto. Non sembrava sorpresa di vederlo.
    - Io? Mi sono appena svegliato. - rispose con tono sicuro, nonostante sapesse di avere ben poche chance di cavarsela così.
    - Se per appena intendi le cinque meno venti… -
Si guardarono, come a volersi studiare a vicenda. Ma certo, doveva averlo sentito uscire: Ryo aveva dimenticato di avere una mewmew dall'udito felino per casa.
    - Non sono l’unico ad essere mattiniero… - borbottò per cambiare discorso. Mizu rimase zitta qualche attimo, poi si arrese al fatto che lui non le avrebbe detto niente e scrollò le spalle.
    - … con Kisshu non ci dormo più. Non so se sia perché è un alieno o perché mangia pesante, ma russa peggio di un orso. -
Ridendo, Ryo prese una tazza di caffè americano e si sedette accanto a lei. Rimasero per un po’ in silenzio, senza un filo di tensione per la mancanza di dialogo: ormai avevano capito di essere entrambi di poche chiacchiere, andavano d’accordo per questo. Tuttavia passarono pochi minuti prima che Mizu rompesse il silenzio.
    - Ryo? -
    - Mh? -
    - Mi chiedevo… tu hai una famiglia, no? In America? -
Il cucchiaio di zucchero si fermò sopra la tazza di caffè, mentre lo sguardo ceruleo di Ryo rimaneva verso il tavolo, leggermente sorpreso.
    - Sì, certo… - rispose a voce bassa, calma.
    - Pensi che l’amore si affievolisca nel tempo, quando non si vede una persona per molto tempo? -
Alzò lo sguardo verso di lei, che lo fissava a sua volta: caramello contro acquamarina.
    - Perché questa domanda? -
Mizu scrollò le spalle, indifferente.
    - Ci stavo pensando… la gente fa di tutto per creare legami con qualcuno, chiunque, perché nessuno vuole sentirsi solo; quindi è innaturale che si abbandonino i propri legami con facilità, giusto? -
    - Credo di sì… - in realtà non ne era tanto sicuro, ma voleva vedere fino a che punto si sarebbe spinta col discorso.
    - Però capita sempre di perdere qualcuno, nella vita - puntualizzò lei, come a voler dimostrare l’errore della sua stessa teoria.
    - A volte capitano cose che non ti aspetti, contro cui non puoi fare niente. - Ryo socchiuse gli occhi, ignorando gli stralci del passato che tornavano a galleggiare. - Ma i legami non sono così facili da recidere… rimangono i ricordi di chi hai amato… -
Mizu rimase zitta, fissando la scodella. Ryo continuò a fissare il suo profilo, chiedendosi cosa stesse pensando. In genere non gli era difficile intuire cosa pensavano le persone, ma nel caso di Mizu era impossibile; anche lui faceva questo effetto alla gente?
    - Che cos’hai? -
    - Nh? - lei alzò la testa di scatto, sorpresa. - Niente. - rispose in fretta, troppo in fretta.
    - Hai ancora mal di testa? -
    - Un po’… ormai non ci faccio più caso. - tacque qualche istante, pensierosa. - Se non si ha ama né odia nessuno, è come se non si esistesse affatto… -
    - Tutti hanno almeno qualcuno al mondo, anche se ogni tanto capita di sentirsi soli lo stesso… -
Mizu gli lanciò un’occhiata indefinibile, come se avesse voluto credergli ma non ci riuscisse ancora.
    - … non credi che esista qualcuno senza legami? -
    - No - ribatté di nuovo, cercando di intuire cosa ci fosse dietro quel discorso. Poi capì, e qualcosa di strano si mosse dietro di lui, qualcosa di indefinibile. - Nemmeno tu. -
Mizu sgranò gli occhi, poi arrossì di vergogna: aveva centrato il punto del discorso.
    - Ryo, io non ho nessuno… - balbettò, mentre la voce di lei si incrinava e di nuovo quella sensazione strana gli rimescolava le viscere.
    - No! - protestò duramente, non sapendo bene perché se la prendesse così tanto. - Hai me, e tanto basta. - non ci rifletté più di tanto nel dirlo. Mizu arrossì di nuovo, questa volta d’imbarazzo, e Ryo si rese conto di cosa aveva effettivamente detto. - Cioè, non… capiscimi! -
Oh, dannazione, non era portato per quei discorsi!
    - Grazie... -
Mizu gli sorrise in modo così dolce, e quella cosa strana dentro di lui sparì, sostituita da una magnifica tranquillità.
Ormai aveva finito il suo caffè. Si alzò, lasciò la tazza nel lavandino e si avviò per l’uscita della cucina.
    - Mi faccio una doccia e poi apriamo il locale… -
    - Ok. Ryo? -
Lui si voltò, ma sperava che non avesse ancora domande complicate da porgli.
    - Come mai la tua famiglia non è qui? -
Oh, accidenti. Lei non poteva saperlo, ma quella era una domanda complicata.
    - I miei sono… beh… tu credi nell’aldilà? -
Silenzio, per alcuni secondi; poi, il gemito di Mizu.
    - Oh Ryo, mi spiace… m-ma avevi detto… -
    - Io ho una famiglia. - precisò, voltando completamente le spalle. - Te l’ho detto, i legami non sono così facili da recidere… e restano i ricordi… -
Senza aspettare risposta uscì dalla stanza, ripensando alle sue stesse parole.
I ricordi, quei terribili attimi che lo tormentavano la notte…
A volte desiderava con tutto il cuore dimenticarli, ma capiva che avrebbe significato perdere i legami con le persone che aveva amato da bambino, e sinceramente… erano la cosa più preziosa che avesse.
Perché nessuno vuole dimenticare davvero. Belli o brutti che siano, i ricordi sono comunque preziosissimi, unici testimoni del tempo che passa…
… di un tempo che non tornerà più…

*

Ta-daaaa, ecco arrivato il momento dello sclero! Però... cielo, che cosa ho scritto? O_O tutto questo filosofeggiare di morte mi porterà al manicomio, lo sento!
Ryo: “E sarebbe anche ora!”
* un enorme incudine cade da chissà dove schiacciando accidentalmente il povero Ryo*
Ryo ancora vivo nonostante tutto: “Avrai notizie dal mio avvocato!”
Cooomunque… scusate l’abuso dei puntini di sospensione, nel rileggerla mi sono accorta di averne messi davvero troppi, ma non ne ho trovati di sacrificabili! Perdono!
Passiamo ai commenti, va' =_=
Caomei: allora fissiamo subito la data del matrimonio *_* però devi sapere che non saresti il mio unico amore, non hai niente contro la poligamia, vero? xD Comunque grazie, spero di migliorare sempre di più!
Valery_Ivanov: ti conviene farti un mini schema della fiction, perché mi perdo pure io xD ormai sono costretta a tenermi scritto tutto perché sennò non so più dove sono arrivata! Sono un disastro =_= e comunque non è difficile ricordare chi è Mizu, è l'unica mewmew dai capelli arancioni e psiche instabile (che pg anomalo O.o non per niente l'ho inventato io)
Mimi18: benvenuta new entry! Ti piace la Retasu/Ryo? *____* ma che ammmore! Non sarà tutto rosa e fiori, ma vedrai, ci sarà comunque da divertirsi *sorride diabolica*
Ci vediamo tra due settimane!

  
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