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Autore: Cosorinco Perrato    30/03/2013    12 recensioni
Non scegliamo noi di chi innamorarci,
Non siamo noi a comandare il cuore,
Ma quando un ragazzo ti prende corpo e mente,
Allora puoi dire di esserti davvero innamorata,
Ed io,
Ero innamorata di mio fratello.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« W-Winter.. » Lo sentii sussurrare sotto di me.
Non avevo la forza di rialzarmi, era come se una forza a me sconosciuta mi tenesse a terra. Rimasi immobile, a fissarlo con le labbra socchiuse e gli occhi spalancati.

« Winter.. Louise..? » Cercò di richiamarmi. Sapevo che mi sarei pentita di tutto, che la mia testa si stava già iniziando ad affollare di domande a cui non avrei potuto dare risposta.
Mi accasciai sul suo petto, lasciando che le mie gambe scivolassero sulle sue e le spalle si rilassassero. Sentii il suo cuore battere a velocità impressionante sotto il mio seno, portai le mani sui suoi fianchi, stringendo la maglia sottile e stropicciata.
Rimase immobile, zitto, finchè non si rilassò e mi cinse le braccia lunghe intorno al bacino, poggiando la testa sulla mia.
Il suo profumo, il suo respiro regolare mentre crollava lentamente tra le braccia di morfeo, mi mandarono una scarica in tutto il corpo. Non capivo cosa mi stesse succedendo.
Una lacrima mi solcò rapidamente il viso, quasi non me ne resi conto. 
Pensai che Louis si fosse addormentato, quando invece alzò subito il volto e poggiandomi una calda mano tremante sotto il mento fece scontrare i suoi occhi coi miei.

« Perchè piangi? » Chiese, quasi con tono ingenuo. Non risposi, non sapevo nemmeno io il perchè.
Era fin troppo che sentivo queste cose quando stavo con lui, come se il resto non esistesse, come se fosse un tuttuno tra me e lui.
Ma ero più che sicura che fosse per la scomparsa di mamma, perchè lui era l'unica persona a me rimasta, l'unica che poteva davvero sapere come mi sentivo, l'unica a capirmi ed abbracciarmi.
Eppure il mio cuore aveva tutt'altra teoria. ma la esclusi a priori.


« Buongiorno » entrai in cucina di buon umore, salutando mia zia che stava preparando la borsa per andare a lavoro. « 'giorno tesoro. Louis non si è ancora svegliato? digli di darsi una mossa o arriverete in ritardo a scuola » Mi disse sorridente, per poi uscire di casa sbattendo la porta come suo solito. Prima o poi quella porta cade, ne sono certa.
Guardai pigra l'orario. Le otto.. uhm..

« CAZZO CAZZO CAZZO TRA UN QUARTO D'ORA DOBBIAMO USCIRE » iniziai a correre per la casa, mentre addentavo un pancake e mi invilavo i calzini. Entrai in camera, trovando Louis ancora nel letto a dormire.
Mi fermai qualche secondo a guardarlo mentre dormiva, a pancia in giù, stringendo il cuscino con le braccia forti.Sembrava un Dio.
Cancellai quei pensieri e gli tolsi la coperta, continuando la mia corsa per la casa, sperando che si alzasse e desse un cenno di vita.
Niente.
Inzia a caltare sul letto, soddisfatta nel sentire qualche grugnito quando sbadatamente gli pestavo le costole o le braccia, infine si alzò dal letto 
« Che ore sono?! » chiese ingenuamente, grattandosi la nuca e mettendosi a posto la t-shirt stropicciata. « Le otto e cinque e se non ti muovi arriviamo tardi » Cercai di mantenere la calma, ma il mio tono dimostrava tutto il contrario.

« Wo.. che corsa .. » Si lamentò, poggiando una mano sul muretto della scuola. Eravamo arrivati in tempo per il suono della campanella, quando senza neanche rendermene conto mi trovai affianco Eleanor. « datemi una motosega, vi prego.. » espressi i miei pensieri ad alta voce, la vidi sbiancare e passare lo sguardo su Louis, che stava ancora respirando affannosamente per la corsa. « Buongiorno Louis! » Gli diede un amichevole pacca sulla schiena, sorridente come non mai. 
Falsa.

« Ho saputo che andrai alla Boston Latin School e sai, anche i miei mi ci mandano! » wow. che notizia. preparate striscioni e bandierine.
« Fantastico! » esclamò Louis, ma il tono sembrava tutto, meno che contento. Gli lanciai un occhiata, mentre si aggiustava la giacca e si metteva lo zaino sulle spalle, pronto ad entrare in classe.
« Winter! Winter! » sentii una voce alle mie spalle, quando mi voltai fui sorpresa di trovare Liam alle mie spalle, più sorridente che mai. « come va? » mi chiese, armeggiando con le spalline della cartella, mentre le regolava alla lunghezza giusta.
« Ehi Liam! tutto bene, arrivata a scuola la Calder mi ha accolta molto calorosamente devo dire, mi sento onorata » ridacchiò mentre con la coda dell'occhio guardavamo Louis ed Eleanor parlare. Probabilmente di quanto si sarebbero divertiti a Boston. al solo pensiero mi salii il nervoso.
« Ehi, oggi hai da fare?pensavo che potessimo andare a prendere qualcosa da bere in centro.. » pensai a probabili impegni, quando la lista mi risultò vuota acconsentii. Liam mi ispirava simpatia, è uno di quei ragazzi di cui puoi fidarti ciecamente, uno di quei ragazzi che sembra il ragazzo perfetto, e lo è davvero.
Passai le lezioni a domandarmi cosa sarebbe successo in Canada, come sarebbe stata la famiglia del cugino di mamma. All' idea di vivere con un uomo che non fosse Louis mi preoccupai, dopo le esperienze con mio padre avevo paura di condividere la casa con altri. E se poi questo Stan aveva dei figli? se la moglie mi odiasse? Iniziai a tormentarmi di domande, e la risposta era sempre la stessa, la risposta mi portava sempre a mio fratello. senza lui non avrei potuto resistere.



« Io esco! » avvertii mia zia dalla cucina. « Dove vai? » la domanda arrivò da mio fratello, steso sul divano a guardare una partita. « a bere qualcosa con Liam » sapevo che gli dava fastidio, ma non capivo il motivo.
uscii di casa, un fresco profumo di rose mi stuzzicò il naso. il vicino stava potando le piante in giardino..
camminai per qualche isolato fino alla fermata del pullman, quando arrivò il rumoroso mezzo salii e aspettai di scendere in centro. 
trovai Liam alla fermata ad aspettare, quando mi vide tra la folla di persone che scendevano dal mio stesso pullman mi sorrise e si avvicinò, incitandomi a fiancheggiarlo.
Iniziammo ad incamminarci verso il bar, una volta seduti al tavolo e ordinato qualcosa di caldo, iniziammo a chiaccherare del più e del meno.

« Amo parlare con te. » Ammisi, sorridendogli. « Voglio dire, quando ti parlo so che mi ascolti, e apprezzo davvero molto questo. nessuno mi ha mai ascoltata davvero.. se non Louis.. nessuno.  » Mi sorrise riconoscente.
« posso farti una domanda? » chiese, portando alla bocca la tazza fumante e bevendo un po' della sua bibita. « certo »
« perchè non hai amiche a scuola? insomma, scusa, io non volevo chiederlo così diretto.. è solo che vedendo tutte in gruppetti, tu sei sempre con tuo fratello.. e io sono in quella scuola da un anno, non sò molto degli anni precenti.. »lo vidi a disagio.
Sospirai stancamente, ricordando tutto quello successo gli anni in cui lui ancora non era in questa città, ricordando le cose successe a scuola i primi anni.
ma sapevo che con lui potevo aprirmi. 
« è una storia abbastanza lunga.. » lo avvertii « sono un ottimo ascoltatore. » Mi tranquillizzò. Gli sorrisi e inziai a raccontargli tutto. era tempo che non riportavo fuori questa storia.. « conosci David McTaylor? -annuì col capo- bene, ero al secondo anno quando David arrivò a scuola. era il classico ragazzino preso in giro per la poca muscolatura, bhe, ovviamente ora ha fatto palestra, ma prima era solo, quando è arrivato non aveva nessuno. Così decisi di aiutarlo a integrarsi, decisi di mostrargli la scuola e diventammo amici. Pensavo fosse un ragazzo fantastico, si dimostrava sempre gentile con me, sempre educato e simpatico. Mi innamorai davvero per la prima volta. Già, chi lo avrebbe mai detto? nel frattempo lui era diventato un classico ragazzo della nostra scuola, aveva un bel po' di amici. Divenni la sua ragazza, mi sentivo davvero fortunata, ad avere un ragazzo così perfetto e dolce. Poi, una sera, c'era una delle solite feste a casa di Logan Moore. Non amavo le feste, ma dato che anche David era presente alla festa, decisi di andarci per stare con lui. Quando arrivai ed entrai dalla porta tutti gli sguardi furono su di me. Non capii il perchè, ma il sorriso furbo sul volto del migliore amico di David mi fece intuire che david avesse detto qualcosa. Dopo un po' la festa riprese, David mi offrì qualche bicchiere di birra. Forse qualcuno in più del dovuto. fatto sta che non sapevo manco più il mio nome a momenti. Ricordo solo di averlo respinto mentre cercava di infilarmi una mano sotto il vestito. Il giorno dopo a scuola girava un pettegolezzo, 'il solito pettegolezzo post-festa' pensai. Quel pettegolezzo poco dopo arrivò a me. 'McTaylor e Tomlinson hanno scopato dopo la festa, lui dice di non aver avuto notte migliore di quella'. non mi sentii affatto contenta nel sapere che fosse stata 'la notte migliore di sempre' semplicemente perchè nulla era vero. La mia migliore amica dell'epoca mi abbandonò considerandomi una troia, lasciai david e tutta la scuola mi classificò come la 'ragazza che la da dopo tre giorni di fidanzamento'. Da allora ho sempre avuto solo mio fratello, gli studenti mi passano accanto come se fossi un vecchio fantasma. Avere.. beh, avere te accanto è stata una botta d'aria fresca. » Era scioccato da tutta la stroria, probabilmente cercava di ricomporre tutto ciò che gli avevo appena detto.
Mentre io mi sentivo libera di un peso, libera di aver assimilato tutta la storia e di essermi resa conto di che razza di ragazzo mi fossi innamorata.
O meglio dire infatuata.

« è tutto così.. confuso.. voglio dire, che ragioni avevano di mollati tutti così?! » Chiese, alzando le braccia al cielo.
Scossi le spalle 
« nel frattempo David era diventato uno dei più fighi della scuola, e sai come funziona, no? Il ''pastore'' dice una cosa e tutte le pecore gli vanno dietro. »
« Che coglione.. » commentò infine, rassegnato. « E Louis? avete un bellissimo rapporto voi due.. » chiese curioso, come se da un momento all'altro si fosse risvegliato da un sogno.
« Louis.. » Non riuscivo a trovare una risposta logica. « Dopo la morte di mamma siamo molto uniti, è la mia roccia.. »  « quando vi guardate, sembra ci sia qualcosa di molto profondo.. » osservò il moro, sovrappensiero. « No! » urlai, sbattendo le mani sul tavolino in legno davanti a me, attirando l'attenzione dei clienti del locale, che poco dopo tornarono alle loro precedenti mansioni. « Scusa Liam.. è che non sono sicura nemmeno io di cosa stia succedendo. » ammisi, con le mani nei capelli scuri.
« secondo me.. » inziò, convinto « no, lascia perdere. » concluse. Cercai di convincerlo a dirmi cosa stesse dicendo, ma fu inutile.
Poi mi venne un lampo, ricordai che lui ancora non sapeva nulla « sai.. tra poco più di una settimana mi trasferisco. » dissi con un fil di voce. Il suo sguardò incontrò subito il mio, mi sentii piccola sotto quegli occhi castani e curiosi. « d-dove? » chiese preoccupato. « Louis andrà a Boston e io.. io andrò in Canada, da un mio parente.. » abbassai lo sguardo, incapace di reggere il suo sguardo.
uscimmo dal bar, per continuare la conversazione su una panchina. Con un sorriso affranto, gli spiegai tutta la situazione, infine mi accasciai sul legno sotto di me, appoggiandomi di peso sullo schienale.
« Non puoi andartene.. come farò io? come farà.. Louis? »   « Ai diciotto anni tornerò, avrò finalmente la maggiore età e potrò decidere di tornare qui.. mi mancherai, Liam, davvero. Dopo tutto quello che mi è successo tu e Louis siete gli unici a credere in un futuro migliore, io mi fido di voi, mi fido del rapporto che ho con entrambi e so che torneremo insieme. »
Forse però, in quel momento cercai di convincere più me stessa che lui.
« Mi mancherai, Win. » Mi abbracciò forte, lasciando che il mio fiso affondasse nell'incavo del suo collo.
E in quel momento mi resi conto di avere un altra persona nella mia vita, di avere Liam accanto, di potermi fidare completamente di lui, qualsiasi cosa sarebbe successa.


« Winter, zia dice di iniziare a fare la valigia, domani il volo è presto.. »
Erano passate due settimane dalla mia uscita con Liam. Ora era arrivato il momento che volevo non arrivasse mai.
« Lou, aspetta.. » lo fermai, prima che uscisse dalla mia stanza. « mi aiuti a fare la valigia? » era solo una scusa, una stupida scusa per trascorrere più tempo possibile con lui.
Più ci avvicinavamo al momento della partenza, più mi rendevo conto quanto effettivamente mi sarebbe mancato. « allora, da cosa iniziamo? » chiese, aprendo la mia valigia.
« Oh oh oh, guardatemi, guardate le mie boccie come sono grandi! » iniziò a scherzare, mettendosi un mio reggiseno. Iniziai a ridere, ripentendomi quanto mi sarebbe mancata la sua semplicità e la sua ironia. « sei uno stupido. » sentenziai, lanciandogli una sciarpa che afferrò.
« questa posso tenerla io? » chiese timidamente, stringendo fra le mani la mia sciarpa preferita: rossa con dei pallini blu. « ha il tuo profumo.. a Boston mi ricorderà te. » Gli sorrisi e senza neanche accorgermente, ero tra le sue braccia muscolose, stretta in una presa ferrea. Inspirai il suo profumo, stringendolo più a me, quanto mi fosse possibile. « solo se tu mi lasci la tua felpa blu, quella morbida con la zip bianca. »  sapevo che amava quella felpa, e sapevo anche che ormai ogni minima particella di quell'indumento aveva il suo odore.
Annuii contento dello scambio, correndo in camera e tornando poco dopo con la felpa richiesta.
Finimmo di fare la valigia giusto in tempo per la cena.
Dopo aver mangiato, mi diressi in camera per mettere le ultime cose che avevo in bagno, in un borsone a parte.
Verso le undici bussai alla porta di Louis, dopo aver sentito un lieve 'avanti' entrai e mi richiusi la porta alle spalle.

« Posso dormire con te?.. » chiesi, con lo stesso tono che usavo da piccola. Annuii e alzò le coperte, per farmi entrare accanto a lui.
Il letto di Tommo era molto più piccolo del mio, sentivo il suo respiro sulla spalla mentre si accoccolava al cuscino, mi volai su un lato affondando la testa sotto il lenzuolo che profumava dannatamente di vaniglia. « io non voglio andarmene » era come se mi avesse levato le parole di bocca. «neanche io » risposi, con un filo di voce per non svegliare nostra zia.
Alzai il viso, incontrando il suo volto illuminato dalla poca luce della luna, i suoi lineamenti erano perfetti. I capelli scesi sulla fronte scompigliati, gli occhi cristallini, il naso perfetto e le labbra socchiuse, mi fissava senza proferire parola.
Poi, di mia sorpresa, si avvicinò al mio viso, sempre di più, finchè non sentii il suo respiro sulle labbra. Il cuore iniziò a pulsarmi più forte nel petto, non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi, mentre sentivo già il suo dolce profumo sulla bocca. Sentii una veloce pressione all'angolo della bocca, poi si allontanò subito. Mi aveva baciata accanto alle labbra, ero spiazzata.
E lui lo era quanto me. Rimasi immobile, il corpo irrigidito e l'incapacità di spiccicare parola. Non dormii pensando e ripensando a quanto successo.
Era sbagliato. Dannatamente sbagliato.


« Sveglia ragazzi, Winter, alzati che tra poco perdi il volo! » Mi alzai dal letto sentendo la voce di mia zia risuonare per i corridoi. Mi sentii nervosa quando notai il braccio di Louis intorno alla mia vita. Lo sollevai con delicatezza, poi mi preparai in fretta, cercando di non svegliarlo.
Gli lasciai un foglio, sul comodino. Non volevo piangere davanti a lui, lasciarlo in quel modo mi sembrava la maniera migliore. 'scusa se non ti ho svegliato, ma non saprei davvero che dire per salutarti, non voglio piangere. perciò ti lascio questo, appena arrivo di mando un messaggio, chiamami appena puoi. spero di riabbracciarti presto. - winter'
Non mi importava se sembrasse troppo 'romantico' o troppo 'deprimente', ma era quello che davvero pensavo. mi evitai il 'non ti ho svegliato perchè quando dormi sei bellissimo', ma la verità era quella.
Dopodichè, andai in aereoporto in taxi, dopo aver salutato mia zia.

Aerei di merda. Ho sempre odiato volare.
Mi sento oppressa in una macchina d'acciaio, è un inferno per me. Quando arrivai in Canada mi sentii sollevata, dopo aver pianto lasciando la mia città, mi ero addormentata e ora ero nel mio nuovo paese. Nuova casa, nuova 'famiglia', nuova scuola.
Con un altro taxi arrivai alla casa di Stan, seguendo le indicazioni scritte da mia zia. Mi fermai davanti ad una bella villa nuova, il profumo di foglie secche mi pizzicò il naso. Dopo essermi accertata che quella fosse la casa giusta, bussai alla porta, finchè ad aprirmi arrivò un ragazzo della mia età, capelli ribelli e ricci neri ed occhi verdi, alto almeno tre palmi più di me e con un aria da tipico ragazzo arrogante che non si addiceva ad un bellissimo ragazzo come lui 
« Oh, non compro biscotti degli scout » esordì in tono pacato, e mi sbattè la porta in faccia.
Iniziamo bene.


  
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