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Autore: Raika    30/03/2013    1 recensioni
Gli opposti si attraggono e quando un demone e un agnello si incontrano la scintilla è inevitabile.
"Nei momenti critici il bene ha qualcuno dalla sua parte. Il male no."
E se il destino concedesse ad un demone l'aiuto di un agnello?
Bene e Male.. Demone e Agnello.. Destino e Scelta..
Il suo nome è Charlotte Hellenton e questa è la sua storia..
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Jin Kazama, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Mishima’s Blood

Al suo risveglio, il giorno successivo, Charlotte si sentì riposata e tranquilla come non le capitava ormai da tempo.
Tutte le sue preoccupazioni e ansie sembravano essere sparite come polvere al vento e la giovane aveva la sensazione che il merito fosse tutto di Jin Kazama.
Ancora stentava a crederlo, ma quel ragazzo riusciva ad influenzarla così tanto che al solo pensiero della notte appena trascorsa un sorriso le increspava le labbra, un sorriso del tutto insensato, se ci pensava bene, dal momento che non era successo niente di eclatante o incredibile, eppure ogni volta che il ricordo riaffiorava non riusciva a trattenersi.
Il bussare alla porta la riportò drasticamente con i piedi per terra e lei e a malincuore scese dal letto per andare ad aprire.
<< Amalia, buongiorno >> la salutò Charlotte stropicciandosi gli occhi.
<< Santo cielo Charlie >> esclamò contrariata la governante. << Sei ancora a letto?! Sai che ore sono? >>
La ragazza scosse la testa sbadigliando, facendo alzare gli occhi al cielo alla donna, la quale aggiunse << Sono quasi le dodici e trenta! Non sta bene che una signorina rimanga a dormire fino a quest’ora.
   << Forza, fila a farti un bagno. Subito! >>
Charlie sbuffò rientrando nella stanza e dirigendosi verso il bagno dove, con molta calma, riempì la vasca d’acqua e sapone, ascoltando distrattamente Amalia chiacchierare.
<< Come è stata la festa di Maxi? >>
<< Interessante >> rispose lei sorridendo.
<< Interessante? Strano modo di definire una festa. Soprattutto se si stratta del compleanno di Maria Ximena. >>
La giovane rise, immergendosi tra la schiuma profumata e tornando inevitabilmente alla sera precedente:
Sembrò passare un’eternità, poi Charlie si sciolse dall’abbraccio di Jin sentendo il cuore batterle all’impazzata. Gli occhi di lui incrociarono i suoi e la giovane era sicura che se avesse ascoltato attentamente avrebbe sentito anche il suo cuore fremere.
<< Credevo non volessi più incontrarmi >> gli sussurrò.
<< E’ così. >>
<< Però sei qui. >>
<< Non posso farne a meno. >>
Charlotte trattenne il respiro assaporando il piacere che quelle parole le provocavano, era stupido, ma si sentiva come un’adolescente al suo primo amore. Lentamente portò una mano al suo cuore, ed immediatamente il familiare calore che durante i suoi sogni l’avvolgeva comparve fluendo verso di lui, il quale chiuse gli occhi poggiano la sua mano su quella di lei, sospirando.
Charlie osservò il volto di Jin: sembrava rilassato, non c’era traccia della costante inquietudine che lo incupiva e la giovane si trovò a pensare che fosse davvero molto bello.
<< Non hai idea di come tu mi faccia sentire >> le disse improvvisamente.
<< Spiegamelo >> sussurrò la ragazza avvicinandosi di qualche passo.
Di riflesso anche Jin si mosse verso di lei e i due si trovarono così vicini da poter sentire l’uno il respiro dell’altra. Charlie alzò il volto incrociando i suoi occhi pervinca in quelli nocciola di lui e sorridendo sussurrò << E adesso? >>
Le labbra del ragazzo si incresparono avvicinandosi poi al suo volto. Charlotte trattenne il respiro nell’attesa che le lebbra di lui toccassero le sue ed il suo cuore per poco non si infranse quando con delicatezza Jin l’allontanò da sé.
<< Prima devi sapere.. >> le disse. << Potresti cambiare idea poi.. >>
<< Cosa? >>
Il giovane si guardò intorno, poi rispose << Non ora, non qui.. >>
Charlie sentì la mano di lui stringere appena la sua, per poi lasciarla andare e allontanarsi.
<< Questa volta non scomparirai, vero? >> gli chiese con apprensione.
<< No, se tu non lo vorrai. >>
E Charlotte era sicura, senza ben sapere come, che non lo avrebbe mai desiderato.
<< Charlie mi stai ascoltando? >> esclamò Amalia dalla stanza adiacente, riportando la ragazza drasticamente alla realtà.
<< Si, certo.. >>
Charlie non poteva vederla, ma era più che sicura che la donna avesse appena alzato gli occhi al cielo, conscia di essere stata completamente ignorata.
<< Scusa, ero distratta >> aggiunse quindi la giovane, uscendo dalla vasca e tornando in camera.
<< Me ne sono accorta, è da quando ti sei svegliata che hai la testa tra le nuvole. E’ successo qualcosa che dovrei sapere? >>  
<< Cosa? No! >> si affrettò a rispondere la Hellenton, facendo ridere la governante che aggiunse << C’entra per caso un ragazzo? >>
<< Bé, veramente.. >> iniziò a dire la ragazza, mordendosi però il labbro quando si rese conto di non aver nessuna convincente risposta da dare.
<< Come immaginavo. E deve essere anche speciale per farti questo effetto, dimmi, chi è? >>
Charlotte sospirò, arrendendosi, era inutile tentare di mentire ad Amalia, era la sua governante praticamente da sempre e la conosceva meglio di chiunque altro.
<< Nessuno di cui ti abbia mai parlato. >>
<< Interessante. E com’è? >>
<< Lui è.. È diverso.. Speciale >> rispose lei giocherellando con la biancheria nel suo cassetto.
A quelle parole Amalia smise di rassettare il letto voltandosi verso la giovane, era la prima volta che la sentiva parlare di qualcuno così, in modo dolce, quasi nostalgico.
<< Ad ogni modo >> esclamò improvvisamente Charlotte. << E’ meglio che mi prepari o farò tardi per pranzo. >>
Velocemente si vestì, poi dopo aver recuperato una borsa e avervi messo dentro portafoglio, cellulari e chiavi, uscì dirigendosi verso il garage.
Durante il tragitto incontrò Armand a cui chiese di informare sua madre che sarebbe uscita, poi raggiunta la destinazione accese le luci osservando le numerose automobili parcheggiate nel locale: una delle svariate passioni di Adam Hellenton erano, infatti, le auto sportive.
Dopo averle studiate una ad una la sua scelta ricadde sulla Mercedes Guardian e dopo aver mandato un sms a suo padre per informarlo partì, diretta verso la mal messa palazzina di Jin Kazama.
Pur non amando particolarmente la velocità, soprattutto se al posto di guida c’era lei, viaggiò rasentando i 100 kilometri orari e una volta a destinazione sperò che il ragazzo non avesse già iniziato a pranzare, data l’ora.
Dopo aver parcheggiato raggiunse l’entrata che, anche quella volta, trovò aperta ed una volta al terzo piano bussò all’appartamento numero 21.
Passarono pochi minuti e la porta si aprì lasciando la ragazza senza fiato: Jin aveva addosso soltanto un asciugamano legato in vita.
<< Charlie >> la salutò lui sorpreso.
<< Ehi.. >> rispose la giovane riprendendo a respirare.
Un imbarazzante silenzio scese tra i due, i quali distolsero lo sguardo l’uno dall’altra senza sapere cosa dire, infine Kazama domandò << Ti va di entrare? >>
<< Si, volentieri. >>  
Una volta dentro il primo particolare che saltò agli occhi di lei fu la cornice in argento che gli aveva regalato, poggiata sul basso tavolino nel salotto e che nuovamente conteneva la foto della donna.
<< Scusami, ero sotto la doccia >> le disse Jin dirigendosi verso la camera. << Non mi aspettavo visite. >>
<< E‘ colpa mia >> rispose lei, avvicinandosi al piccolo tavolo. << Avrei dovuto avvisare. >>
<< Non fa niente. Solo che non ho niente da offrirti, devo ancora passare dal supermercato. >>
<< Meglio così, tanto avevo intenzione di andare a pranzare fuori >> lo informò la giovane, osservando il volto della figura nella foto.
Più guardava quella donna, più quel familiare e piacevole calore l’avvolgeva facendole provare una sensazione di benessere che in nessun altro modo riusciva a provare.
<< A pranzo fuori? E’ parecchio che non vado in un ristorante >> disse il ragazzo uscendo dalla camera e fermandosi ad osservare Charlotte sfiorare delicatamente il vetro della cornice.
Sentendo la voce di Kazama la giovane alzò il volto incrociando gli occhi scuri di lui, il quale sorridendo aggiunse << Era un peccato non usare un regalo così bello. >>
Le labbra di Charlie si incurvarono appena, continuando ad osservare quel delicato profilo che fin troppo spesso aveva visto nei suoi sogni, poi quasi incerta chiese << Posso farti una domanda? >>
Lui annuì.
<< Chi è questa donna? >>
Jin le si avvicinò prendendole la cornice dalle mani ed accarezzando con dolcezza il vetro rispose << Mia madre, Kazama Jun. >>
Jun Kazama.
Tutto d’un tratto Charlie si sentì come se avesse ritrovato una vecchia amica, inspiegabilmente quel nome le dava la una sensazione di familiarità, come se da molto tempo lo conoscesse, ma fino ad allora fosse rimasto sepolto nella sua memoria.
<< Perché me lo chiedi? >> domandò poi il ragazzo.
<< Io.. >> iniziò a dire la Hellenton senza sapere cosa rispondere.
Cosa gli avrebbe detto? Che negli ultimi due mesi sua madre le era apparsa in sogno chiedendole di proteggerlo da chi sa cosa? Che ogni volta che qualcosa la metteva in pericolo lei le sussurrava quelle parole melodiose inondandola di un calore sovrannaturale?! Certo, poteva anche farlo, se voleva passare per pazza psicotica quello era proprio il modo giusto.
Non poteva raccontargli la verità, non adesso almeno. Non sapeva abbastanza di Jin per prevenire una sua eventuale reazione, inoltre, dopo tutta la fatica che aveva fatto per avvicinarsi a lui non poteva permettersi di mandare tutto all’aria, non ora.
Così Charlotte scosse semplicemente la testa e facendo spallucce rispose << Le somigli molto. >>
<< Credi? Lei diceva sempre che assomigliavo a mio padre >> disse con amarezza lui, rimettendo la cornice al suo posto.
<< Ed è vero? >>
<< Mi piace credere che non lo sia. >>
La ragazza osservò il volto di Jin: c’era risentimento nei suoi occhi e rabbia. Quasi come incolpasse se stesse per essere figlio di suo padre, quasi come fosse responsabile dei suoi natali, quasi come credesse di non aver fatto abbastanza per cambiare le cose.
Charlotte gli poggiò una mano sul braccio facendolo voltare verso di lei e per la seconda volta nel giro di poche ore si trovarono così vicini da poter sentire l’uno il respiro dell’altra.
Era una bella sensazione trovarsi a così poco dal volto di lei, Jin adorava perdersi in quei profondi occhi color pervinca e delicatamente le sfiorò la guancia con le dita, accarezzandole poi il labbro inferiore ed osservandolo incurvarsi ad ogni suo tocco.
<< Sai >> gli sussurrò Charlie. << Adesso dovresti baciarmi.. >>
Kazama sorrise, scuotendo appena la testa.
In altre circostanze l’avrebbe senza dubbio fatto, se fosse stato un ragazzo normale non avrebbe avuto nessun problema a stringerla tra le braccia e darle ciò che gli chiedeva, ma lui non era un ragazzo normale e non poteva permettersi il lusso di comportarsi come tale. Soprattutto non con l’Essere che da dentro di lui premeva costantemente per fuoriuscire.
Aveva già messo abbastanza in pericolo la ragazza: era andata a cercarla pur sapendo che non avrebbe mai più dovuto vederla; aveva iniziato a frequentarla consapevole del rischio che le faceva correre con il suo Demone; aveva ceduto alla tentazione che come un ossessione lo chiamava, perché incapace di dominarla. Non avrebbe messo a repentaglio la sua sicurezza ancora una volta, lasciandosi andare alle debolezze della carne, non adesso almeno, non finché non fosse stato sicuro di poterlo controllarlo.
Così, anche se con molta fatica, Jin le poggiò le labbra sulla fronte, accennando un leggero bacio e separandosi da lei.
Charlie sbuffò, pur sentendo il cuore batterle a mille: desiderava qualcosa di più, di più intenso, ma per il momento a quanto pareva doveva accontentarsi di quello.  
<< Non dovevamo andare a pranzo? >> le chiese poi lui ridendo.
La giovane alzò gli occhi al cielo sorridendo e dopo aver recuperato la sua borsa rispose << Ti piace il cibo italiano Jin Kazama? >>
Lui annuì.
In sua compagnia avrebbe mangiato qualsiasi tipo di cibo straniero.


Sebbene Jin non amasse particolarmente la cucina estera, trovò il cibo italiano davvero delizioso, così come lo svolgersi del pranzo. Charlie era una compagnia eccezionale e nonostante lui non fu mai di molte parole, la ragazza non sembrò infastidita, ma continuò a parlare del più e del meno senza problemi, arrivando fin troppo presto alla fine del pranzo.
<< Adesso che facciamo? >> domandò la giovane una volta fuori dal ristorante.
<< Dovresti riprendere i soldi che mi ha dato tuo padre >> insistette Jin per l’ennesima volta.
Da quando erano partiti, infatti, il ragazzo aveva tentato in tutti i modi di restituire l’assegno che Adam Hellenton gli aveva dato in cambio della sua promessa di stare lontano da Charlie, con scarso successo.
<< Jin ne abbiamo già parlato, non lo voglio >> rispose lei, guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa da fare.
Secondo Charlotte, infatti, era inutile riavere indietro il denaro dal momento che non avrebbe mai potuto restituirlo al padre senza farlo insospettire, era quindi meglio che lo tenesse lui e lo utilizzasse a suo piacimento senza farsi tanti problemi. Dal canto suo invece Jin pensava che non fosse giusto poter beneficiare di quella somma dal momento che non stava rispettando l’accordo preso.
<< Devi riprenderlo. Tuo padre me lo ha dato a patto che ti stessi lontano e non lo sto facendo >> continuò lui porgendole il pezzo di carta.
<< Non lo voglio. >>
<< Ma sono un sacco di soldi per qualcosa che non sto facendo. >>
<< E allora? >> sbuffò la ragazza. << La mia famiglia non ha problemi finanziari, quindi tieni quei soldi e facci ciò che vuoi. >>
Kazama la guardò, non aveva intenzione di darsi per vinto, così afferrandola per un braccio la portò di fronte a sé e fissandola dritto negli occhi, ignorando il familiare brivido percorrerli la schiena, le ordinò << Prendilo. >>
Charlie spostò lo sguardo dall’assegno al volto del giovane, poi poggiando la mano sul suo petto disse << Senti, non so perché mio padre voglia che tu mi stia lontano e non mi importa,  fatto sta che lui te li ha dati perciò sono tuoi. Quindi adesso metti nel portafoglio quell’assegno e non parliamone più, se può aiutarti prendilo come un ringraziamento per avermi salvata. >>
<< Ma.. >>
<< Non parliamone più. Adesso vieni, so dove possiamo andare >> concluse lei dirigendosi verso l’automobile.
Jin osservò stupito la ragazza allontanarsi, era davvero incredibile. Non solo non aveva voluto indietro l’enorme somma di denaro, ma non si era neanche fermata un attimo a pensare per quale motivo suo padre voleva tenerla lontana da lui.  
Non la sfiorava minimamente la possibilità che lo stesse facendo per il suo bene, che lui potesse essere un mostro. Stava lì con quel suo favoloso sorriso come se si trovasse davanti un qualsiasi normale ragazzo, senza neanche immaginare cosa in realtà lui fosse.
<< Che fai non vieni? >> lo chiamò lei.
Jin annuì raggiungendola e quando fece per salire al posto del passeggero lei lo fermò porgendogli le chiavi.
<< Ti va di guidare? >>
<< Non so dove dobbiamo andare. >>
<< Non preoccuparti, ti farò da navigatore. >>
Il ragazzo fece spallucce ed afferrando le chiavi mise in moto, verso la loro destinazione.

Come Jin scoprì durante il viaggio, la loro meta era Osaka e più precisamente un edificio in particolare della città, che la ragazza però non rivelò finché non lo raggiunsero.
Charlotte, infatti, aveva deciso di continuare l’appuntamento, se così si voleva chiamare, all’insegna delle sorprese e a Kazama sembrava non dispiacere affatto quel modo di procedere.
<< Parcheggia lì >> ordinò Charlie indicando un punto poco distante da loro.
Lui obbedì e una volta scesi la giovane esclamò << Ben venuto alla Cosmo Tower Observatory! >>
Jin osservò l’immenso grattacielo di fronte a sé stupendosi della scelta fatta dalla sua compagna, viveva in Giappone praticamente da sempre, ma non era mai entrato alla Cosmo Tower.
<< Andiamo? >> chiese lei incamminandosi verso l’entrata.
L’interno dell’edificio, alto 840 piedi, ospitava una quantità incredibile di negozi, musei, ristoranti, sale conferenze ed altro, ma non fu in nessuno di essi, ad eccezione di una breve sosta ad uno Starbucks caffè, che si fermarono.
La meta di Charlie era infatti l’osservatorio in cima alla torre che raggiunsero grazie ad uno dei velocissimi ascensori in appena ottanta secondi. Lei non aveva mai amato particolarmente trovarsi in posti così altri, ma sin da piccola aveva sempre adorato quel luogo, anche se era del tutto illogico. In particolar modo ad affascinarla erano le enormi vetrate attraverso le quali era possibile ammirare la città sottostante, la quale con il calare del sole si illuminava di scintillanti e colorate luci, creando uno spettacolo mozzafiato.
<< Adoro questo osservatorio >> disse Charlotte avvicinandosi ad una delle ringhiere posizionate davanti alle finestre.
<< Non ero mai salito fin qua su. >>
La giovane si voltò sorpresa verso di lui, ogni bambino era stato almeno una volta su quella torre, era quasi un obbligo per i genitori portarcelo.
<< Davvero? >>   
Jin annuì poggiandosi al parapetto.
<< E’ davvero bellissimo. >>
<< Se adesso ti sembra bello, dovresti vedere di notte quando la città è illuminata. >>
<< Allora dovremmo tornarci una sera, non pensi? >>
Charlotte sorrise poggiando una mano sulla sua e in quel momento tutto intorno a loro sembrò sparire. Tutto ciò che gli circondava, le persone, i suoni, il chiacchiericcio, non aveva nessuna importanza, c’erano solo loro.
 Jin si perse osservando quei profondi occhi color pervinca così rassicuranti e inconsciamente si trovò a pensare che forse avrebbe potuto raccontarle tutta la verità, senza ben sapere come, era sicuro che lei avrebbe capito, che non lo avrebbe giudicato né considerato un mostro.
<< Charlie.. >> iniziò a dire, senza però sapere come continuare.
<< Si? >>
<< Io.. C’è qualcosa che devi sapere. >>
La ragazza lo guardò confusa, senza però interromperlo, così lui guidandola in un punto più in disparte rispetto ai numerosi visitatori continuò << Io so perché tuo padre vuole che ti stia lontano ed ha ragione, io.. Sono un mostro.. >>
<< Jin, non è assolutamente.. >> iniziò a dire Charlie, venendo però interrotta dall’altro che abbassando lo sguardo continuò << Aspetta a dirlo, potresti cambiare idea una volta che avrò finito. >>
 << Non succederà. >>
<< Ascolta prima di esserne così certa >> rispose Kazama con un velo di malinconia nella voce. << Il mio sangue proviene da una stirpe maledetta.. La mia famiglia, o meglio, quella di mio padre  possiede un gene che ci dona forza, potenza, capacità sovrannaturali, ma ci tramuta in mostri. In esseri spietati, assetati di sangue e vendetta.. >>
Più le parole fluivano dalle sue labbra, più Jin sentiva l’Essere dentro di sé gioire soddisfatto.
<< Mio nonno, mio padre, io.. La nostra linea di sangue è maledetta, così come la nostra progenie.
   << Siamo mostri che distruggono tutto ciò con cui vengono a contatto. Siamo feroci, spietati e senza controllo.. >>
L’Essere dentro di lui rise soddisfatto e con terrore il ragazzo lo sentì agitarsi desideroso di fuoriuscire.
Jin.
Lo chiamò con quella sua voce melliflua.
So cosa credi di fare. Non te lo permetterò.
Nuovamente l’Essere rise ed il giovane serrò la mascella, doveva mantenere il controllo, non poteva permettergli di prendere il sopravvento, non lì.. Non con tutte quelle persone presenti, ma soprattutto non con Charlotte al suo fianco.
<< Devo andare. >>
<< Aspetta.. >> lo fermò Charlie prendendogli la mani.
Con il suo tocco Jin percepì un forte calore fluire verso il suo Demone, il quale con rabbia ruggì, facendolo allontanare di scatto da lei.
<< Jin.. >> sussurrò la Hellenton.
<< Devo andare.. Tu.. Io sono un pericolo per te.. >>
La presa dell’Essere si fece sempre più salda, come una morsa di ghiaccio intorno al suo cuore pulsante che lentamente, ma inesorabilmente lo schiacciava, lo opprimeva.
<< No, non lo sei. >>
<< Si, invece! >> esclamò il ragazzo, notando gli sguardi dei presenti spostarsi su di loro. << Tu non capisci.. Io.. Non hai idea di cosa sono capace.. Potrei perdere il controllo.. Sono un pericolo.. >>
Charlotte percepì, come già in passato le era successo, un freddo malessere crescere da dentro Jin ed immediatamente le tornarono alla mente quei maligni occhi bianchi che con tanto disprezzo la guardavano durante i suoi sogni.
Vide il ragazzo stringere i pugni e fare lunghi respiri per controllarsi, lo sentì irrigidirsi più volte e gemere di doloro, mentre lo schiacciante e spaventoso freddo cresceva quasi soffocandola.
Ma più quella sensazione oscura aumentava, più dentro di sé il tenue, ma brillante calore si faceva spazio aumentando poco a poco di intensità.
Charlotte.
Una delicata voce la chiamò, era dolce, ma ferma allo stesso tempo e proprio quelle note la fecero riscuotere dal suo torpore.
La ragazza, infatti, afferrò la mano di Jin ed ignorando le sue proteste lo trascinò con sé. Raggiunsero di corsa uno degli ascensori entrando prima che chiunque altro potesse precederli, poi schiacciò per il piano terra.
Al suo fianco il giovane si poggiò alla parte e la disperazione si impadronì di lui: perché lo aveva portato li? Perché era rimasta con lui?! Stava rischiando, non sarebbe riuscito a mantenere il controllo ancora a lungo e a quel punto cosa sarebbe successo?
Vide la giovane premere uno dei tasti sulla griglia ed improvvisamente l’ascensore si fermò, la vide voltarsi verso di lui e sentì il suo tocco delicato.
Ma più le mani di Charlie gli trasmettevano quel piacevole calore, più l’Essere dentro di sé acquistava forza, lottando freneticamente.
No!
Lui rise, risalendo con più velocità dal baratro interiore in cui Jin cercava di rilegarlo.
Deve essere distrutta.
Kazama si lasciò scivolare a terra portandosi una mano alla testa.
E’ una minaccia.
Sentì come qualcosa spaccarsi dentro di sé.
Non riusciva a vedere la ragazza, ma immaginava che lo stesse guardando con orrore e questa consapevolezza lo ferì, tanto da rafforzare la presa del Demone su di lui.
Deve essere eliminata.
Senza riuscire a frenarsi Jin allungò una mano verso di lei, sul volto tenuto basso si aprì un ghigno che non gli apparteneva, ma che Lui lo aveva costretto ad assumere.
Sperò con tutto se stesso che non l’afferrasse, che gli stesse lontano, cercò di lottare contro la forza che lo intrappolava, invano e quando le fredde dita di lei sfiorarono le sue il Demone gioì soddisfatto.
Charlotte, infatti, sentì come un richiamo spingerla verso quella mano protesa verso di lei, sapeva che era pericoloso, ma non le importava. Era sicura di se stessa, immersa in quel dolce calore che, adesso lo sapeva, Jun le mandava e senza timore incrociò le dita in quelle di lui.
Immediatamente esse si serrarono intorno al suo polso e il giovane la trascinò a terra a pochi centimetri dal suo viso, sul quale una smorfia di sadica soddisfazione era dipinta. Ma Charlie non vi badò, si concentrò su quegli occhi di ghiaccio che con freddezza la scrutavano ed attraverso i quali riusciva a vedere la malinconia dello sguardo nocciola di Jin.
<< Jin >> lo chiamò.
Il ragazzo si agitò allentando la presa sul polso di lei, la quale però non si allontanò. Charlotte infatti prese con mani tremanti il volto del giovane e guardandolo dritto negli occhi gli sussurrò << Jin.. Devi essere forte.. So che puoi farcela. Tu non sei così, non sei un mostro. >>
<< Charlie.. >>
<< Sei buono, Jin. Io lo so. >>
Di riflesso l’Essere le afferrò i polsi stringendogli con forza, ma la razza non lo lasciò andare, continuando a sussurrargli parole di conforto, parole incoraggianti.
In lotta con se stesso Jin sentiva in lontananza la voce di Charlotte chiamarlo e quel delicato suono in qualche modo, a lui sconosciuto, riuscì a schiacciare la presenza del Demone, il quale quasi disgustato allentò la presa.
Forte di quel cedimento il ragazzo combatté con tutte le sue energie per riprendere possesso della sua volontà, mentre la voce della ragazza continuava a scaldarlo.
Charlotte vide gli occhi di Jin cambiare progressivamente colore, tornando ad assumere quella profonda tonalità nocciola ed un sorriso le increspò le labbra quando lui, sbattendo le palpebre tornò a metterla a fuoco.
<< Jin >> gli sussurrò accarezzandogli le guancie.
Il ragazzo la guardò con timore, ma nei suoi occhi non vide niente di tutto ciò che si era aspettato, c’era solo sollievo, un sollievo disarmante.
<< Mi dispiace.. >> disse lui sentendo la sua voce incrinarsi.
Charlotte scosse la testa e d’impeto lo abbracciò, accogliendo il volto di lui sul suo petto ed accarezzandogli i capelli.
<< Mi dispiace.. Mi dispiace.. >> ripeté Jin stringendosi alla giovane.
La ragazza lo sentì piangere silenziosamente e delicatamente gli poggiò le labbra sulla testa, continuando a tenerlo contro di sé.
Rimasero così, in silenzio per chi sa quanto tempo, l’uno tra le braccia dell’altra, immersi in quel torpore che la compagnia reciproca gli causava, protetti da quel calore che lei emanava.
<< Questo è il sangue maledetto dei Mishima >> disse infine Jin.
Ma a Charlotte non importava.
In quel momento c’era solo il cuore di Jin in sincronia con il suo e nient’altro poteva interessarle.







..Spazio Autrice..
Hola bella gente! Come va? Aperte le uova di pasqua?  
Io si e proprio in questo momento mi sto mangiando un bel pezzo di cioccolata, alla faccia della line xD
Ma comunque, parliamo di cose serie.
Ogni tanto sbuco nuovamente con qualche aggiornamento che spero sempre stuzzichi un po' la vostra attenzione.
Vi dirò, per questo capitolo ho avuto davvero parecchi problemi e tutt'ora, nonostante sia più che sicura di non poter fare di meglio, ho ancora qualche dubbio. Ho notato infatti che le cose tra Charlie e Jin stanno procedendo un tantino velocemente (soprattutto secondo i miei standard), però non so se questo sia un male o un bene, voi che ne pensate?
Sono alquanto perplessa, ho proprio bisogno di qualche consiglio..
Così tanto per curiosità: la Mercedes Guardian citata nella prima parte del capitolo, se qualcuno se lo stesse chiededno, è l'automobile di Bella in Breaking Dawn xD
Cosa altro aggiungere, un enorme grazie a tutti coloro che continuano a seguire questa storia, spero non vi deluda.
A presto!  
Raika <3
   
 
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