Le gocce di pioggia continuavano a scendere sulle sue guance, mimetizzandosi fra le lacrime distinguibili solo da quello strano sapore salmastro. Non riusciva a credere che nessuno si fosse ricordato del giorno del suo compleanno e si sentiva così stupida a pensare che per l’occasione aveva messo anche un fiocco tra i capelli dello stesso colore della sua casa. L’unica compagnia che aveva era quello strano gatto senza nome che ogni tanto incrociava lungo i corridoi. Nel suo profondo sapeva o meglio tentava di convincersi dell’inutilità di quelle lacrime: lei non aveva bisogno di nessuno. Il suo cervello aveva ripetuto quella frase così tante volte che al suo udito sembrava quasi convincente. La sua compagna di stanza, una ragazza minuta e gentile, le dice:
"Dolores, le lezioni stanno per cominciare!"
"Arrivo!" risponde, la sua voce all’apparenza dolce e quieta non fu minimamente intralciata dal pianto e il suo viso si era ricomposto in meno di un secondo, come al solito. Ma lei sapeva che quando i suoi occhi smettevano di piangere il suo cuore iniziava a sanguinare.
A presto
demebi