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Autore: Beths    01/04/2013    1 recensioni
Tutti nella propria vita attraversano dei momenti imbarazzanti.
In ufficio, a casa, in auto, in pubblico.
Tutti vorrebbero che nessuno li vedesse.
Ma c'è sempre qualcuno che osserva meglio degli altri.
Io osservo. Ho quindi deciso di mettere su carta ciò che vedo e che cosa la gente potrebbe pensare in quelle situazioni. Come le affronta, cosa "prova".
Anch'io ho dei momenti imbarazzanti, a volte.
Nessuno è perfetto.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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In auto verso casa

 Il semaforo era diventato rosso proprio poco prima che la sua auto potesse attraversare l’incrocio, così fu obbligato a fermarsi. Premette il piede sul pedale del freno e la sua macchina grigio metallizzata si fermò con una specie di leggero tonfo che non destò in lui alcuna preoccupazione.
Ciò che lo turbava in quel momento era un’altra cosa: il naso prudeva da qualche minuto e sentiva una delle narici… otturata come.
Doveva liberarsi al più presto di quella spiacevole sensazione: la durata del viaggio dall’ufficio a casa sarebbe durata almeno un altro quarto d’ora e di semafori non ce ne sarebbero stati molti a cui fermarsi, una volta usciti dal centro abitato ed entrati in tangenziale.
Decise allora di entrare in azione in quel momento: “Ora o mai più” si disse con tenacia.
Iniziò a frugare nella tasca dei pantaloni eleganti che sua moglie gli aveva fatto mettere la mattina per la riunione con il direttore generale dell’azienda in cui lavorava ma di un fazzoletto nessuna traccia. Doveva averlo lasciato nella tasca del giubbotto, come di consueto adagiato bellamente nel portabagagli durante il viaggio verso casa dopo la giornata di lavoro.
Aprì allora il cruscotto; sua moglie aveva sicuramente lasciato qualche salviettina o qualche fazzoletto di carta, anche spiegazzato o non riposto nel pacchettino, quando aveva usato la macchina l’ultima volta ma le sue speranze vennero infrante ancora una volta: trovò infatti solo uno scontrino di un negozio di scarpe. Duecentosettantadue euro di una borsa e un paio di sandali: “Le chiederò spiegazioni una volta a casa” si disse.
Il problema in quel momento era un altro: il suo naso prudeva sempre di più e non vedeva alcuna soluzione se non l’unico, inevitabile gesto che aveva schifato a migliaia di altri automobilisti mentre li osservava, in attesa come lui, che il semaforo diventasse finalmente verde.

Il dito.
Non contemplava solitamente quell’unica possibilità ma la situazione era davvero gravissima; temeva il soffocamento prima di poter salutare un’ultima volta moglie e figli.
Si guardò intorno con fare sospetto, cercando di capire se i vicini nelle auto limitrofe avrebbero potuto notarlo in qualche modo ma nessuno sembrava considerarlo minimamente così osservò il suo povero dito indice con pietà: mai avrebbe voluto essere un dito in un’altra vita, ma le emergenze si chiamano emergenze per qualche motivo.
“Scusa” sussurrò con il magone, prima di sacrificare quella parte del corpo complice di tanti momenti gioiosi vissuti assieme.
Avvicinò il dito alla narice e, con estrema delicatezza – diciamo che aveva paura di graffirsi anche -, inserì l’appendice nel naso. Con piccoli gesti riuscì ad arrivare alla fonte del problema e, estraendo la causa di tanta sofferenza dal suo organo olfattivo.

Ah. Che sollievo.
Ora però doveva liberarsi dell’essere, dell’angoscioso grumo che ostruiva le sue cavità respiratorie.

Lo scontrino.
Prese lo scontrino e, evitando di guardare, attaccò la palletta con orrore nello scontrino della moglie. Lo piegò, lo appallottolò e lo mise sul sedile del passeggero. Se ne sarebbe ricordato più tardi.
Doveva assolutamente lavarsi le mani.
Il semaforo scattò e non ci fu più tempo per decidere: premette sull’acceleratore, libero e felice, respirando a pieni polmoni percorrendo la strada che lo avrebbe condotto verso casa.

 
Note dell’autrice:
Allora che ve ne pare? A me non dispiace, volevo scrivere una o più nonsense che ritraessero momenti imbarazzanti di vita quotidiana e così ho creato questo capitolo (spero il primo di una serie).
L’ho scritta velocemente oggi dopo cena, rileggendo una delle mie vecchie nonsense presenti sul mio vecchio account qui, in giro per il sito.
Beh, ho cercato di ritrarre al meglio quello che potrebbe accadere in una situazione come questa. Premetto che non mi è mai accaduto – sono sempre munita di abbondanti quantità di fazzoletti, io – e spero anche non debba accadere mai.
Probabilmente l’ultima volta in cui ho messo le mani lì è stato anni e anni fa, quando ero ancora piccola e in parte stupida (non preoccupatevi, è un’espressione che uso spesso. Ma forse un po’ stupida lo ero… o lo sono ancora ;))
Bene, non mi pare io debba dire altro.
Spero mi seguite in molti, a presto.
Beths.
P.S.:An, se vi va di passare dal mio vecchio account eccolo qui.
Betti

  
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