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Autore: CowgirlSara    26/08/2004    4 recensioni
Un racconto che parla di guerra, delle perdite che essa porta, del dolore, dell'amore che può nascere e crescere, preservarsi, nelle condizioni più avverse... come un fiore bianco nel vento del Riddermark.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Eomer, Eowyn
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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5

Sono tornata dalle vacanze e, anche se non proprio in forma (maledetta influenza >o<), eccomi qui ad aggiornare la ficcina (e a sperare che mi torni l’ispirazione per finirla…). Ma non temete, ci sono ancora molti capitoli prima del punto critico, perciò continuate con i vostri splendidi commenti, che magari mi aiutano! Questo è un capitolo corto, ma intenso, spero che vi piaccia; mi raccomando, aspetto i vostri pareri. Un grosso bacio. Sara

 

5. Ferite

 

It was dark, too dark to see,

You held me in the light you gave

(Into the fire - Bruce Springsteen)

 

Eomer, appena tornato a Edoras, senza nemmeno farsi annunciare, si recò nella sala del trono, seguito soltanto da Elfrid. Il sovrano non c'era, ma, nell'ombra dietro al trono, si muoveva Vermilinguo; quando il consigliere vide il maresciallo spalancò gli occhi saettanti, spostandosi subito di fronte al seggio.

Il cavaliere, con un gesto sprezzante, gettò ai piedi dell'omuncolo un elmo, su cui era dipinta una grande mano bianca; Grima lo guardò.

"Che cos'è?" Domandò poi.

"Volevi una prova, eccola." Rispose secco Eomer; il consigliere si chinò presso l'oggetto.

"Che significa..." Mormorò, ma poi realizzò, alzando gli occhi infidi sul bel figlio di Eomund. "Aspetta un momento... Ecco dov'eri finito!" Esclamò raddrizzandosi. "Sei andato ad attaccare gli orchi sul Muro Orientale!"

"L'ho fatto." Ammise il cavaliere senza tentennamenti.

"Hai disubbidito agl'ordini del Re!" Gridò Grima.

"La sua volontà non gli appartiene, ed io ho fatto il mio dovere, proteggendo il Mark." Affermò Eomer, continuando a fissare il consigliere.

Elfrid era meravigliata della calma che il maresciallo riusciva a mantenere, ma aveva la solida impressione che sarebbe bastata una piccola provocazione, da parte di Vermilinguo, perché Eomer cedesse all'ira.

"Tu..." Sibilò Grima, indicando l'altro. "Tu... sei un traditore!" Gli occhi di Eomer fiammeggiarono, e salì il primo gradino della pedana del trono; il consigliere fece un passo indietro.

"Non osare mai più chiamarmi in questo modo, viscida serpe." Gli ringhiò il cavaliere; Grima tremava, ma era consapevole di avere le spalle coperte...

"Sei venuto meno alla volontà del Re, il tuo compito era difendere Meduseld e l'hai lasciata... sei un traditore..." Ripeté l'omuncolo, scandendo l'ultima parola; Eomer l'afferrò per il bavero.

"Tu, lurido ladro, spia, schifoso ratto di fogna..." Avrebbe voluto ucciderlo in quel momento, eliminare la sua oscena presenza da quella sala, liberare Eowyn, Theoden e tutta Rohan da quell'essere ignobile.

"Mi stai pubblicamente dileggiando?" Domandò Grima; era pallidissimo e sudato, ma continuava a fissarlo con i suoi occhietti maligni.

"Io ti ucciderò con queste stesse mani, Vermilinguo!" Ruggì Eomer, stringendo la presa sulla casacca dell'uomo.

"Avete sentito?!" Gridò Grima, spostando gli occhi oltre la spalla di Eomer. "Ha minacciato di morte il consigliere del Re nella sala del trono!" Il cavaliere lo guardava con sguardo sorpreso e interrogativo. "Portatelo via!" Ordinò Vermilinguo.

Eomer fece appena in tempo a rendersi conto di quello che succedeva, quando due robuste guardie lo afferrarono per le spalle, strappandolo dal corpo del consigliere e allontanandolo dal trono; poi gli tolsero la spada. Elfrid osservava la scena allibita.

"Sbattetelo nelle segrete, i traditori non meritano altro." Dichiarò Grima, sistemandosi l'abito; i soldati cominciarono a trascinare via il maresciallo.

"Questo è il tuo ultimo errore, Vermilinguo!" Gridò Eomer, cercando di divincolarsi. "Ti pentirai di ogni tua azione, ricordatelo!" Le ultime parole si spensero oltre il portone, insieme con un grido rabbioso.

"Fossi in te, penserei bene a quello che stai per fare, Elfrid dell'Ovestfalda." Disse Grima; la ragazza che stava seguendo i passi dei soldati con espressione corrucciata si voltò verso di lui, stringendo ancora la mano sull'elsa della spada.

Il consigliere scese le scale della pedana, avvicinandosi a lei; si guardarono negl'occhi. Sì, lei si sarebbe gettata in aiuto di Eomer, se Grima non l'avesse fermata.

"Vuoi veramente rischiare la vita, o finire in prigione, per tentare di soccorrere il tuo adorato Terzo Maresciallo?" Le chiese con voce melliflua, girandole intorno; lei lo seguiva con gli occhi.

"Preferisco di gran lunga dividere cent'anni di prigionia con lui, che un solo attimo di libertà con te." Rispose decisa Elfrid; lui fece una risatina sarcastica.

"Ammirevole, devota..." Mormorò Grima, osservandola con occhi untuosi. "...e sprecata." La ragazza si scostò bruscamente, con uno sguardo gelido, poi si allontanò in fretta, cercando di mantenere la calma.

 

"Apri la porta." Ordinò Vermilinguo al soldato di guardia; quello ubbidì.

All'interno della cella, Eomer camminava su e giù, soffiando come una bestia selvaggia tenuta in gabbia; si voltò di scatto, osservando con occhi furenti la figura rattrappita del consigliere, illuminato dalle fiaccole del corridoio.

"Spero che ti piaccia il cibo della prigione." Disse Grima, senza nascondere un certo compiacimento.

"Stammi lontano, bastardo." Sibilò il maresciallo.

"Volevo soltanto dirti che, data la gravissima accusa, saremo probabilmente costretti a condannarti a morte." Eomer fece una smorfia sarcastica. "E quello che mi dispiace di più è che, quando sarai giustiziato, la povera, dolce, Eowyn rimarrà sola..." Il cavaliere prese a respirare velocemente. "...e avrà bisogno di una spalla amica su cui piangere..."

"Tocca mia sorella soltanto con un dito, e ci vorrà una mappa per rimettere insieme i tuoi pezzi." Gli garantì Eomer, lanciandogli uno sguardo incandescente.

"Continui a minacciarmi, non hai imparato proprio niente..." Affermò Grima, scuotendo la testa. "Chiudi." Ordinò poi alla guardia. "Ah, aspetta..." Lo fermò quando la porta era a metà percorso; Eomer non aveva smesso di fissarlo.

"Che cosa vuoi ancora?" Gli chiese con un cenno del capo; Vermilinguo fece un sorrisino crudele a labbra strette.

"Sono addolorato di doverti comunicare che Theodred è morto." Annunciò l'omuncolo; Eomer rilasciò le braccia lungo il corpo, impallidendo all'improvviso.

"Non è vero..." Riuscì soltanto a mormorare, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.

"Oh, purtroppo sì." Confermò Grima soddisfatto. "Quel suo attacco ai Guadi dell'Isen è stata una pessima idea, la sua ultima pessima idea." Aggiunse, nel momento in cui la porta si chiudeva.

Eomer era incapace di reagire, si sentiva come se una spada lo avesse attraversato; lo sapeva, lo aveva sempre saputo che non lo avrebbe rivisto, ma questo non attenuava il dolore... Si lasciò cadere seduto sul giaciglio, prese il viso tra le mani, affondando le dita tra i capelli, e lasciò che le lacrime scendessero copiose dai suoi occhi spalancati.

La risata crudele di Grima echeggiava lontana.

 

La stanza era semibuia, la illuminava solo il riflesso di una giornata livida che entrava dalla finestra. Le mani della ragazza, ferma accanto ad un tavolo vicino alla finestra, tremavano, mentre piegava delicatamente una casacca di velluto; non sentì la porta che si apriva e chiudeva alle sue spalle.

"Eowyn..." Il flebile richiamo di Elfrid la fece voltare di scatto.

"Siete tornati!" Esclamò, ma poi si guardò un attimo intorno. "Dov'è Eomer?" Chiese con espressione allarmata.

"In prigione." Rispose l'altra ragazza, chinando il capo; Eowyn aprì la bocca, sorpresa, finché non sospirò.

"Vermilinguo..." Mormorò infine.

"Sì." Ammise sconsolata Elfrid. "Eomer lo ha minacciato di morte nella sala del trono, e lui lo ha fatto arrestare..." Spiegò.

"Lo avrà provocato..." Ipotizzò la ragazza bionda.

"Certo, che ti aspettavi." Affermò sarcastica l'altra.

"Ci gode a vederci soffrire..." Disse Eowyn, soffocando un singhiozzo. "...ma perché?"

"Sta tranquilla." La rassicurò Elfrid, prendendole le mani, ma lei già piangeva. "Lo libereremo, ha ancora molti soldati fedeli, e..."

"Non piango per quello..." La interruppe l'amica, alzando gli occhi. "Theodred è morto..." Riferì con voce rotta, poi riabbassò lo sguardo.

Elfrid rimase di ghiaccio, un lungo brivido gelato le percorse la schiena, una miriade d'immagini dell'uomo le passarono nella mente, e quella che le rimase davanti fu quel suo splendido sorriso solare, che faceva brillare i suoi occhi blu... Era morto... eppure se lo sentiva, dal giorno in cui le avevano riferito della battaglia ai Guadi... Chissà se Eomer lo aveva saputo, chi glielo aveva detto, e come stava ora?

Istintivamente abbracciò Eowyn, che ora piangeva silenziosamente. Si stava facendo il deserto, intorno a quei due ragazzi, ma lei sarebbe rimasta al loro fianco, fino all'ultimo, anche se questo significava andare incontro alla morte; avrebbe liberato Eomer, la sua promessa a Theodred voleva mantenerla...

 

Convincere la guardia fu un'impresa dura, ma doveva parlargli; dopo aver lasciato spada e pugnale, finalmente, la fecero passare. La cella era a metà del corridoio, un grossa porta di legno rinforzato da borchie e fasce di metallo; l'unica apertura era una finestra quadrata, ad altezza d'uomo, percorsa da quattro sbarre. Elfrid si avvicinò.

La ragazza si aggrappò alle sbarre, guardando dentro; la cella era buia, ma grazie alla luce dall'esterno riuscì a vedere parte di una figura seduta.

"Eomer." Lo chiamò, ma non giunse risposta. "Eomer sono io, ti prego vieni qui." Insisté; lentamente l'uomo si mosse, alzandosi ed entrando nel cono di luce.

Si fermò davanti a lei, il suo viso era pallido, ma le guance erano arrossate dal pianto, gli occhi gonfi.

"Hai saputo, non è così?" Mormorò la ragazza; lui sospirò, deviando lo sguardo.

"E' morto..." Disse, dopo un lungo momento di silenzio. "...è morto... e... io non ero con lui..." Balbettò poi.

"Non fare così..." Lo supplicò Elfrid, cercando di non piangere; il suo dolore era insopportabile, non ce la faceva a vederlo in quel modo.

"Forse se fossi stato con lui, avrei potuto fare qualcosa, tentare di salvarlo!" Esclamò Eomer con rabbia, scuotendo il capo e stringendo i pugni.

"Saresti morto anche tu." Affermò la ragazza, sicura; lui la guardò negl'occhi. "Ho parlato con uno dei messaggeri, gli hanno riversato addosso una tale forza che non avrebbero potuto resistere..." Riferì. "...nemmeno se ci fossi stato tu."

"Che cosa faremo adesso?" Domandò Eomer, con tono arreso, rivolto più a se stesso che alla guerriera che aveva di fronte.

"Non devi perdere la speranza!" Esclamò Elfrid, aggrappandosi con forza alle sbarre; lui teneva gli occhi bassi.

"Ma senza di lui..." Bisbigliò, con voce appena percettibile.

"Non sei solo, Eomer!" Gli gridò la ragazza. "Non dimenticarti di Eowyn... non dimenticarti di me..." L'uomo rialzò il capo, guardandola negl'occhi, poi fece un passo verso la porta. "Io non ti abbandonerò mai, e non solo perché l'ho promesso a Theodred..." Dichiarò Elfrid; lui mise la mano sulla sua, che era posata tra una sbarra e l'altra.

"Credo che tu abbia ragione..." Mormorò Eomer, fissandola con dolcezza. "Lui vorrebbe che io continuassi a combattere, per il Mark, per Theoden..."

"Per te stesso." Affermò Elfrid; lui fece un breve sorriso.

"Quella battaglia la vincerò solo se tu sei con me." Replicò con gli occhi persi nei suoi; avrebbe davvero voluto abbracciarla, in quel momento.

"Ed io ci sarò." Proclamò la ragazza; poi mosse le dita, intrecciandole con quelle di lui, sul legno consumato della porta.

Eomer sporse, per quanto possibile, il braccio nella stretta apertura, fino a sfiorare il viso di Elfrid e avvicinandolo al suo; lei si alzò sulle punte dei piedi, posando la mano libera sul legno della porta. E così, sempre tenendo le dita intrecciate, si scambiarono un breve e tenero bacio, attraverso le sbarre.

 

CONTINUA...

   
 
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