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Autore: Walpurgisnacht    02/04/2013    0 recensioni
A quanto pare le rivoluzioni cinesi non bastano mai, da queste parti.
[Raccolta contenente missing moments legati a Secret of the Heart Split in Two e Two-Part Secret Heart, di Kaos e Mana Sputachu]
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Secretception!'
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5. La follia della donna


La follia della donna,

il disagio mentale

di iniettarsi l'inchiostro con gli aghi.

La follia della donna - Elio e le Storie Tese


"Non riesco ancora a crederci" bisbigliò Ranma con la testa bassa. Abbastanza bassa da obbligare Akane a trattenerlo per evitare che attraversasse la strada senza prestare attenzione alle macchine.

"Eddai, non è poi questa tragedia" cercò di consolarlo lei. Aveva il tono di un condannato al patibolo. Un patibolo lento e doloroso.

"Checcosa? Non è poi questa tragedia? Ma tu sai cosa stiamo andando a fare, sì?".

"Ovvio che lo so. Sono stata io a parlare con lei".

"Ecco, allora per favore non insultare la mia intelligenza. Non sarò un plurilaureato, ma non sono neanche lo scemo del quartiere".

"Sicuro di questa ardimentosa affermazione?".

"Ah ah ah ah ah ah. Akane, non faceva ridere".

"Dai, siamo quasi arrivati".

"Che gioia. Devo anche mettermi a saltellare, per caso?".

"Non servirà. Potresti, in compenso, toglierti quella faccia da funerale. Ukyo non vorrà vederti così".

A lui si ruppe un fusibile. Cornuto e mazziato no eh, proprio no.

"Akane!" sbottò afferrandola per un polso "non puoi chiedermi di indossare una maschera. Già mi hai incastrato in questa cosa contro la mia volontà, se poi devo pur fingere di esserne felice...".

"E lasciami!" sbraitò la fidanzata divincolandosi "e non mettermi mai più le tue manacce addosso in questo modo!".

"Potrei rifarlo se continuerai ad abusare della mia pazienza".

"Ma finiscila, uomo senza un grammo di fiducia. Potrebbe essere... divertente".

"Non ci credi neanche tu. Sarà un supplizio e non ce lo meritiamo".

"Taci ora. Ci siamo. Sorriso e faccia allegra".

Sogna. Non potrò mai mostrare allegria per questa... cosa.

Questa me la paghi, Akane Tendo. Non ti perdonerò mai per un simile tiro mancino. Come hai osato accettare anche a nome mio senza consultarmi?

Sai che odio l'enka. Lo odio. Lo odio.

Voglio bene a Ukyo come se fosse una sorella. Ma neanche per mia sorella mi getterei nelle fiamme infernali.

“Buongiorno a tutti!”
“Akane! Ranchan! Ben arrivati, aspettavamo solo voi!”

Ukyo trotterellò verso i due ragazzi, sul viso un sorriso a trentadue denti. Ranma gemette impercettibilmente, e si costrinse a sorridere di rimando; nonostante quanto detto poco prima di varcare la soglia del ristorante non avrebbe mai rovinato la giornata ad Ucchan.

Ryoga, seduto al bancone, fece un cenno con la testa ad entrambi. Lui e Ranma si scambiarono un lungo sguardo d’intesa, lo sguardo complice di chi condivide lo stesso destino: una maledizione vergognosa, una vita sentimentale tragicomica, un infame concerto enka.

“Bene, visto che siamo tutti qui direi che siamo pronti ad andare!” trillò Ukyo, decisamente su di giri. Aspettava da mesi il Festival di musica Enka di Kawasaki - celeberrima manifestazione canora conosciuta solo da lei e dal circolo bocciofili di Nerima, e non vedeva l’ora di trovarsi davanti tutti i più famosi interpreti del genere, in particolare le sue amatissime Meiko Kaiji e Yolanda Tasico. Quest’ultima, da lei soprannominata la Divina, l’aveva vista giusto un mese prima proprio a Kawasaki: quella data era speciale per lei, sia per il concerto, sia perché lei e Ryoga avevano finalmente ufficializzato la loro relazione. (1)

“Allora, si va? Io non vede l’ora di rilassarmi alle terme!” miagolò Shan-Pu, che stava letteralmente divorando con gli occhi il depliant del ryokan in cui avrebbero alloggiato. Ukyo fece cenno a tutti di uscire per poi chiudere il locale e affiggere il solito, falsissimo cartello “Chiuso per motivi familiari”.

“Dì un po’, come fai ad essere così tranquillo?”
“Probabilmente non ha idea di cosa lo attende, povero papero...”
Mousse si voltò verso Ranma e Ryoga, inarcando un sopracciglio.

“È solo un concerto, non c’è bisogno di essere così negativi... e poi ogni scusa capace di tenermi lontano dal vecchio ghoul per un paio di giorni va bene, per me.”

"Non parlare male della mia bisnonna, screanzato!" disse arrabbiata Shan-Pu dandogli un pugno sulla schiena. "Quella donna è fin troppo gentile con un elemento come te".

"Ahio!".

E gli altri quattro scoppiarono a ridere nel bel mezzo della strada, anche se non avevano capito nulla di quanto era stato detto. La percossa bastava ed avanzava.

A Ryoga, tuttavia, balenò nella mente un dubbio. Si rivolse verso la ragazza cinese e le chiese di passargli il depliant.

Quando lo ebbe fra le mani sbiancò.

"Maiale, che hai? Stai bene?" gli chiese Ranma col suo solito tatto da scaricatore di porto. Ebbe come risposta un vagito di morte.

Ryoga si girò verso Ukyo e le rivolse uno sguardo omicida: "Cara la mia ragazza, dimmi un po'... dobbiamo proprio pernottare in questo preciso ryokan?".

"Uh?" fece lei, onestamente sorpresa "Che cosa c'è che non va?".

"... davvero non te lo ricordi?".

"Cosa mi devo ricordare? Piantala di parlare per enigmi e sii più chiaro".

"Ukyo... la cameriera psicotica. Te ne sei scordata?".

Alla signorina Kuonji uscirono gli occhi dalle orbite. Strappò il depliant dalle mani di lui, lo aprì in lungo e in largo e si accorse dell'orribile verità: era proprio QUEL ryokan.

"Di cosa state parlando voi due?" chiese innocentemente Akane, che come tutti gli altri era ovviamente all'oscuro.

Si vide rivolgere l'equivalente giapponese de L'Urlo di Edvard Munch: "Già, voi non sapete...".

"Cosa dobbiamo sapere, P-chan?" lo incalzò Ranma con concitazione. Gli si era accesa una spia di pericolo in testa, sebbene una parte del suo cervello pensasse che Hibiki fosse il solito esagerato.

Lui spiegò brevemente quei momenti di panico, con quella furia dai capelli rossi che sembrava diventata la loro stalker personale e non lasciava loro neanche lo spazio per andare in pace al bagno.

"Ryoga" disse poi Ukyo con voce oltretombale "purtroppo ho trovato posto solo lì... scusa, me n'ero dimenticata completamente".

Ryoga non sapeva se ridere o piangere. Ancora una volta i Kami si stavano divertendo a sue spese, portandolo alla disperazione. Quella cameriera folle aveva reso un inferno il loro precedente soggiorno al ryokan e infestato i suoi incubi nei giorni seguenti; lo sguardo alienato della signorina Kyoko era qualcosa che difficilmente avrebbe dimenticato. (2)

“Non... non fa niente Ukyo... non l’hai fatto apposta...” mormorò, facendosi piccolo piccolo e accartocciandosi in un angolo della stradina.

“Oh andiamo Ryoga, non starai facendo un po’ troppo il melodrammatico?” lo pungolò Ranma, ma lo sguardo di puro terrore che ricevette in risposta lo fece desistere dal prenderlo ancora in giro.
“Tu non capisci Ranma!” proruppe Ryoga, afferrando il codinato per le spalle e guardandolo dritto negli occhi “quella donna è pazza. Pazza ti dico! Pensa a Kodachi Kuno, ma meno isterica e più subdola.”
Ranma rabbrividì al solo pensiero.

“Ma dobbiamo proprio andare?!” piagnucolò voltandosi in direzione di Akane e Ukyo, dalle quali però non ottenne la clemenza sperata.

“Smettila di fare il bambino, ormai ho prenotato” chiosò la cuoca, trascinando per il codino Ranma - e di conseguenza Ryoga, ancora saldamente attaccato a lui “e soprattutto non salterò il Festival per causa vostra! In marcia ora, o perderemo il treno!”

Detto questo il gruppetto si avviò alla stazione; Ryoga continuò a terrorizzare Ranma coi suoi racconti, finendo per coinvolgere persino Mousse. Ma nonostante tutto la tabella di marcia venne rispettata senza intoppi, e si ritrovarono sul treno.



“Hai perso! Hai perso di nuovo!”

Ranma sbuffò. Sembrava l’avessero fatto di proposito a proporre l’Uomo Nero come gioco per passare il tempo in treno, tanto per ridere di lui.

“Scusate, posso fare una domanda?” chiese Shan-Pu “Me lo chiedo da quando Ukyo ha proposto noi questo viaggio.”
Ukyo sorrise e le fece cenno con la testa di proseguire.

“Esattamente... cosa è enka?”
Ryoga sorrise, un sorriso pieno di sarcasmo che sembrava dire “Beata ingenuità”.

"L'enka è la musica del diavolo, giovinastra, e presto infetterà anche le tue orecchie" disse solenne. Sapeva di star esagerando, ma voleva farla pagare a Ukyo per non essere riuscita a trattenere un'informazione basilare come "dove ci sta la cameriera senza il senso della privacy no, stai tranquillo che non ci andiamo". E poi oh, l'enka lo schifava davvero.

"Risposta seria, per favore?" fu l'annoiata replica di Shan-Pu. Naturalmente non aveva creduto a una sola parola di quelle dette dall'uomomaialino.

"È un genere musicale tipico giapponese" rispose in tono accademico Ukyo, appena autoproclamatasi Esperta Mondiale di Enka del loro gruppo (non che a qualcuno importasse realmente, e anzi le lasciavano quel titolo molto molto molto volentieri). "Avrete anche in Cina della musica folkloristica, no?".

"Ovvio che sì".

"Ecco, più o meno è la stessa cosa. Solo che i miei conterranei sono troppo rozzi e ignoranti per apprezzarla come merita".

Tre paia di occhi presero a trapanarla, iracondi. Lei scrollò le spalle, ben salda nella consapevolezza di aver detto la pura e semplice verità.

"Non starai magnificando un po' troppo i pregi di quella... roba?" azzardò Ranma, conscio di rischiare un pugno ma determinato nel non subire passivamente la beffa oltre al danno.

"No, non direi Ranchan. Siete davvero dei buzzurri per non trovare bella la musica delle vostre radici".

"Sarà. Se le mie radici sono quelle, però, sono ben contento di essere stato sradicato dal terreno".

"Mpf".

Ryoga e Akane gli fecero i complimenti mentalmente per la faccia tosta, il coraggio e la capacità di farsi portavoce del loro gruppetto di dissidenti.


"Oh, i signori Kuonji" trillò la proprietaria del ryokan. Stranamente per lei, che vedeva passare frotte di clienti a cadenza quasi giornaliera, le loro facce si erano ben impresse nella sua memoria.

"Signora, si ricorda di noi. Molto bello da parte sua, grazie" disse Ukyo, realmente stupita dalla piacevole sorpresa.

"Non mi dimentico facilmente di due persone come voi. Anche se vedo che siete in compagnia, stavolta".

"Già. Ho trascinato questi insensibili dei miei amici per il grande Festival".

"Capisco, sì...".

"...".

"...".

"...".

Ryoga perse il filo del discorso. Si guardava attorno guardingo, cercando...

Eccola.

La vide passare per un corridoio. Per fortuna lei non si avvide di loro.

Non poteva permettere che si ripetesse quella sciagura.

Svelto come una faina si nascose dietro Ranma, che lo guardò sospettoso.

“Cosa ti prende adesso, maialino?”
“Il mio senso di cameriera psicopatica pizzica” sussurrò, temendo di venire udito da orecchie indiscrete.

“Ma di che stai farneticando?” si intromise Mousse, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

“È lei, l’ho vista!” sbiancò, indicando un corridoio.

“Ah dici la cameriera fol-AHIA!” ringhiò Ranma, che si beccò una gomitata in pieno petto solo per aver provato a girarsi nella direzione in cui Ryoga aveva puntato il dito. Quest’ultimo attirò entrambi i ragazzi a sé arpionandoli per i colletti, e disse a bassa voce: “Non siate così avventati! Quella non deve capire che sono qui, o è la mia fine!”
“Ryoga, davvero... non starai esagerando?” chiese Mousse, sinceramente preoccupato.
“Riparliamone quando giocherà al tiro alla fune col tuo asciugamano.”
Il cinese ricambiò con uno sguardo inquieto.

“Bene signori, questa è la chiave della vostra camera” comunicò la proprietaria del Ryokan porgendola ad Ukyo: per risparmiare ed evitare di andare sul lastrico avevano deciso di comune accordo di prendere una stanza per tutti e sei. Questo ovviamente limitava di molto la privacy, anche se gli unici a potersene davvero lamentare erano i cinesi - Mousse in particolare, ma si disse che per un week end avrebbe potuto sopportare. (3)

“Oh dimenticavo di presentarvi la cameriera assegnata alla vostra camera” proseguì la signora “e visto che la scorsa volta vi siete trovati così bene, spero di aver fatto cosa gradita affidandovi di nuovo alle cure della signorina Kyoko.”
Ukyo si sforzò di sorridere, consapevole della catastrofe imminente.

Ryoga gemette impercettibilmente, e mai come in quel momento desiderò di perdersi da qualche parte, fosse anche un ripostiglio; tutto, purché fosse lontano da quella donna.

La quale osservò il gruppo con sguardo severo, annuendo in direzione di Ukyo.

“Che... che bello...” commentò quest’ultima con voce tremante.

Sarà un lungo, lunghissimo week end...

I sei posero i loro bagagli nell'ampio stanzone. I futon erano tutti allineati vicino al muro opposto alla porta d'ingresso e la cosa provocò negli astanti più di uno sguardo storto.

Situazione da rettificare il prima possibile. Cioè adesso, pensò Shan-Pu. Fece cenno a Mousse di seguirla per prenderne due e spostarli da un'altra parte più... privata.

Quando sentì che gli altri la stavano osservando tutti assieme si voltò con nonchalance verso di loro e disse: "Beh? Sono mica sola che vuole privacy e il suo uomo vicino?". Mousse sarebbe arrossito se non fosse stato che la cosa lo riempì di gioia... e di voglia.

No papero cretino, no. Siamo in compagnia, non si può proprio. A meno che non si riesca a trovare una scusa per defilarsi e chiudersi in qualche sgabuzzino o posto altrettanto isolato.

"No, in effetti no..." concordò Ukyo a bassa voce. Non abbastanza bassa, però, da farsi sentire da Ryoga che le si avvicinò all'orecchio e le sussurrò: "Hai qualche... idea strana, per caso?".

"Dipende da cosa intendi per strana, maialino" gli rispose a sua volta nell'orecchio.

FIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII. No, non erano vicino alla stazione dei treni. Erano il naso, le orecchie e ogni singola cavità corporea di Ryoga che presero a fischiare.

In tutto questo Ranma e Akane si guardarono interdetti, non sapendo bene che posizione prendere nella querelle.

Furono quasi contenti di vedere il loro momento di stallo interrotto dall'invero rumoroso arrivo della temutissima cameriera Kyoko, che senza troppe cerimonie spalancò la porta d'ingresso e chiese con gentilezza se era tutto a posto.

Ryoga interpretò quel tono affabile come il savoir faire del serial killer che prima ti offre da bere e poi ti sgozza.

“Vogliate perdonare l’intrusione, volevo assicurarmi che fosse tutto apposto... oh, signor Hibiki! Che piacere rivederla!” chiosò la donna quando notò la presenza di Ryoga nella stanza. Quest’ultimo avrebbe preferito che una voragine gli si aprisse sotto i piedi e lo inghiottisse, ma visto che il parquet non sembrava collaborare si limitò a nascondersi dietro Ukyo... non troppo, ma abbastanza da usarla come diversivo in situazioni disperate: tipo tiri alla fune con mutande e abbigliamento vario, pensò.

“Guarda che le ho capite le tue intenzioni, P-chan” borbottò Ukyo, continuando a sorridere affabile come nulla fosse “sei un codardo! Che razza di uomo sei?”
“Uno che ci tiene a uscire vivo dal ryokan” rispose lui, ricambiando il sorriso. Poi si voltò verso la signorina Kyoko e aggiunse “I-il piacere è t-tutto mio, signorina...”.

La cameriera annuì compiaciuta, poi squadrò il resto dei presenti: Shan-Pu e Akane provarono un istintivo fastidio, mentre Ranma e Mousse sembravano tutto sommato tranquilli; c’era uno strano formicolio alla nuca che li infastidiva, come a volerli avvertire di qualcosa, ma lo imputarono alle paranoie di Ryoga e ai racconti del precedente viaggio. Quando ebbe finito di studiare i suoi nuovi protetti la signorina Kyoko uscì dalla stanza, per rientrarvi poco dopo con un vassoio che andò a sistemare sul tavolino.

“Spero gradirete del the” disse, mentre versava il liquido nelle tazze e disponeva i piattini coi dolci.

“Grazie mille!” trillò Akane che subito si andò a sedere al tavolo, seguita da Shan-Pu.

“A me non sembra così pericolosa” ridacchiò Ranma dando una pacca sulla spalla a Ryoga. Mousse annuì, trovandosi d’accordo con il codinato.

“Vedremo cosa dirai quando ti inseguirà come un’ombra lungo i corridoi...”

“Secondo me esageri, magari il vostro fu solo un malinteso...” suggerì Mousse, ma venne zittito da un’occhiataccia di Ryoga.

“Al mio paese una che cerca di toglierti l’asciugamano di dosso non si chiama malinteso!”

“Signor Hibiki, lei e i suoi amici volete farci la gentilezza di unirvi a noi...?” tuonò la signorina Kyoko, lo sguardo che non ammetteva repliche.

Ryoga deglutì rumorosamente e annuì, sedendosi al tavolino con la stessa voglia di un condannato a morte.

E sperò che l’inquietante cameriera non avesse sentito i suoi discorsi.


“Aaaah, se c’è una cosa che amo di Giappone sono le terme!”

Shan-Pu si lasciò scivolare nell’acqua calda emettendo versetti di piacere. L’onsen era deserta al momento, quindi lei Akane e Ukyo potevano godersela in santa pace.

Quest’ultima, stranamente silenziosa, rimuginava sulla loro situazione. Si chiese se la presenza della signorina Kyoko non si sarebbe rivelata un problema per tutti loro... il suo sesto senso le diceva che i guai non sarebbero mancati. E in genere dove erano presenti loro sei c’erano sempre guai.

“Ukyo, posso farti una domanda?”
La cuoca si voltò verso Akane, che la osservava curiosa.
“Dimmi pure.”
“Pensi che le paure di Ryoga siano esagerate? Voglio dire... mi ha un po’ infastidito quando la cameriera ci ha squadrati dalla testa ai piedi, ma tutto sommato non mi sembra così tremenda...”
Ukyo gemette, ricordando il precedente soggiorno al ryokan.

"Devo ammetterlo" esordì, per poi interrompersi bruscamente per guardarsi attorno, volendo assicurarsi che non ci fosse "Ryoga non ha tutti i torti quando dice che è stata un'esperienza abbastanza traumatica. L'ho vista la prima volta che lo stava inseguendo in corridoio. Lui era mezzo nudo e urlava di morte e distruzione, lei lo inseguiva con una luce strana e poco rassicurante negli occhi. D'accordo, conoscendolo stava probabilmente esagerando ma era veramente, veramente terrorizzato. Non mi sento di dire che sia tutto frutto della sua fantasia distorta, ecco".

"Bah. Ragazzo-maiale solito isterico senza motivo" disse Shan-Pu, irriguardosa per il piccolo grande dramma dell'eterno disperso.

"Questa volta mi tocca darle ragione. Era giusto un pochino indisponente, forse, ma non mi dava davvero l'idea di qualcuno in grado di portare reale pericolo. Non con uno come Ryoga, peraltro".

"Eeeeh, ma sai com'è fatto lui con noi ragazze. Non era mai neanche riuscito a dirti chiaro e tondo cosa provava per te".

Akane sprofondò nell'acqua, stranamente imbarazzata. Ukyo non credeva di aver detto niente di inappropriato.

"Akane, tutto bene?".

"Sì, sì... non so cosa mia sia preso. Reazione inconsulta". O meglio, questo è ciò che avrebbe voluto comunicare. Data la sua posizione, però, le uscirono dalla bocca solo dei gorgoglii e delle bolle. Si riportò fuori dal pelo dell'acqua e lo ripetè più chiaramente.

Alla cuoca qualcosa puzzò, ma non sapeva bene identificare il punto caldo. Provò ad approfondire l'argomento, visto che aveva colto il suo interesse da comare, ma non riuscì ad ottenerne nulla.

All'ennesima domanda inquisitoria...

"AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!". L'urlo giunse dal corridoio e si faceva sempre più vicina.

Le tre, ovviamente, si voltarono verso la fonte di tale terrore. E, manco a farlo apposta, c'era un Ryoga inseguito dalla signorina Kyoko.

Lui non si preoccupò di essere vestito. Non si preoccupò delle conseguenze. Non si preoccupò di nulla.

Si gettò a peso morto nelle terme, schizzando le poverette a profusione.

Riemerse di colpo dall’acqua e dopo aver individuato le ragazze sguazzò verso di loro per usarle come nascondiglio.

“Ryoga! Che stai combinando?!”
“Cerco di sopravvivere!”
“Nella vasca delle donne?!”
Ryoga si fermò un attimo a riflettere, poi si guardò attorno. Gli sguardi furenti di Akane e Shan-Pu incrociarono il suo. Quando l’uomomaialino finalmente capì la sua situazione cominciò a balbettare sillabe a caso e il suo naso cominciò a sanguinare come non faceva da tempo.
“O-o-o-oddio s-s-s-siete n-n-n-nuuuuuuuuh-” pigolò senza riuscire a completare la frase, troppo impegnato a coprirsi il naso sanguinante.
“Ma va?!” ringhiò Ukyo, mentre cercava di nascondere le sue nudità come meglio poteva con l’asciugamano. Stava per dirgliene quattro, quando dal bagno si sentì tuonare: “Signor Hibiki!”

Oddio, è lei...

“Hai viso? HAI VISTO?! È qui per me, mi insegue e nonmilasceràinpacemelosentoh” piagnucolò Ryoga, dimenticando la sua imbarazzante situazione e lasciandosi andare alla disperazione. Ukyo lo guardò per un attimo, poi si voltò verso il bagno - dove la signorina Kyoko stava perlustrando la zona con la precisione di un segugio, e infine si voltò verso Akane e Shan-Pu; le due ragazze sospirarono e poi annuirono, acconsentendo silenziosamente ad aiutare l’eterno disperso. Conoscendolo, dopo si sarebbe prostrato ai loro piedi chiedendo scusa in venti lingue diverse per quella situazione.

“Signorina Kuonji, ha per caso visto il... signor Hibiki?” chiese Kyoko, avvicinandosi a bordo vasca.

“Ryoga? Qui nella vasca delle donne?”

“Eppure sono sicura di averlo visto passare di qua...” borbottò la cameriera, rimuginando sul percorso del ragazzo.

“Col senso dell’orientamento che ha non l’avrebbe trovata nemmeno se avesse avuto una mappa, gliel’assicuro” ridacchiò Ukyo “e poi è così timido, non oserebbe MAI nascondersi qui...”
La signorina Kyoko fissò per un attimo Ukyo e le altre due ragazze, incerta se crederle o meno. Poi si disse che non aveva motivo per dubitare delle parole della giovane, per cui si limitò ad annuire e tornò a cercare Ryoga... il quale riemerse qualche, qualche minuto dopo, da dietro una roccia posta al centro della vasca.

“...ho notato del sarcasmo nella tua ultima frase, cara Ucchan...”
La ragazza si voltò a guardarlo con un ghigno e uno sguardo che recitava “Ma non mi dire!”.

“E ora maialino, FUORI DI QUI!”


Nel frattempo, nella stanza comune, Ranma e Mousse sorseggiavano placidi il loro tè. Erano del tutto ignari dell'odissea di Ryoga, a parte quando lo videro  schizzare via come una saetta quando Kyoko ebbe posato gli occhi su di lui per più di un minuto consecutivo.

"Quel ragazzo ha decisamente qualche problema con le donne" commentò leggero Mousse dall'alto della sua recente esperienza nel campo.

"Sei crudele con lui" ribattè il codinato, con sua stessa sorpresa calatosi nei panni dell'avvocato difensore di Hibiki "D'accordo, è Ryoga ed è un deficiente per definizione ma con la sua ragazza, o con le nostre, non è poi così tanto spaventato. Credo abbia davvero la fobia di quella specifica cameriera".

"Ucci ucci, sento odore di giustificazione gratuita. E poi da quando ti interessa essere così tanto pappa e ciccia con lui?".

"Da quando sto cercando di mettere la testa a posto. Se un anno e mezzo fa ti avessero detto che io e te ci saremmo trovati seduti a un tavolo a bere tè e a chiacchierare tranquillamente... quanti anni di casa psichiatrica avresti consigliato allo sprovveduto? So che ti può sembrare assurdo, ma ogni tanto capita anche a me di far funzionare le rotelline. Specie da quando ho deciso di non vedere te e lui come nemici, ma come amici. E io gli amici li difendo e li aiuto, se posso".

Mousse subì il colpo. Non si aspettava una tale sincerità da quel blocco di cemento di Ranma Saotome. Cioè, in parte sì, soprattutto dopo il casino col Consiglio e tutto il resto. Ma non così. Anche se forse, aggiunse in seconda battuta, non avevamo mai davvero avuto la possibilità di esplorare questo lato del nostro rapporto e davo per scontato che fossimo più indietro di quanto in realtà siamo, anche alla luce delle nostre più recenti iterazioni che sono sempre state amichevoli come non mai.

"Va bene Ranma, va bene. Sei una persona nuova, migliore e gli uccellini cinguettano. Torniamo al nostro amico dai canini troppo sviluppati, adesso".

"E che altro c'è da dire, cinese? Ti ho spiegato come la penso. Per me il suo cervellino da gallina è rimasto sconvolto da qualcosa accaduto durante la loro precedente permanenza in questo posto e gli ha lasciato una cicatrice mentale inasportabile. Poi ripeto, essendo che stiamo parlando di Ryoga potrebbe anche trattarsi di una stupidaggine e i risultati potrebbero essere tranquillamente tanto disastrosi. Però...".

Venne interrotto da uno strillo che si materializzò d'improvviso nella loro stanza. Era Kyoko, furibonda per aver perso una preda.

Ma qua ce ne sono altre due, in effetti. Su Sakura, non buttarti giù così presto. Hai ancora carne da sbranare.

"Tutto bene, gentili clienti?" chiese dolce.

Un leggero brivido percorse i due ragazzi, che però decisero ancora una volta di ignorare. Non si sarebbero lasciati contagiare dalla paranoia di Ryoga.

“Assolutamente signorina, tutto a meraviglia” rispose Mousse con un sorrisone. Tempo due secondi e si ritrovò la cameriera di fianco, che lo studiava con attenzione. Il sorriso del ragazzo vacillò per un attimo, ma non si scompose.

“Qualcuno ha fatto colpo...” ridacchiò Ranma sotto voce, ma venne fulminato con lo sguardo da Mousse.

“Siete sicuri? Nessun fastidio? Rimostranze sul mio... servizio?” continuò lei, negli occhi uno scintillio inquietante che preoccupò il miope cinese. Giusto un po’.

“N-no assolutamente” balbettò “è tutto perfetto, e lei è davvero una cameriera... attenta...”
“Molto...” aggiunse Ranma, riferendosi ai racconti di Ryoga.
Kyoko si voltò di scatto nella sua direzione, facendo trasalire il codinato.
“Davvero signor Saotome...?”
“D-davvero” rispose lui, ora seriamente inquieto “è così... così... premurosa!” si affrettò ad aggiungere, iniziando a temere ritorsioni nel caso avesse scelto l’aggettivo sbagliato. Ma a giudicare dal sorrisone sul volto della donna doveva averlo azzeccato.

“Ne sono lieta” rispose lei, alzandosi e dirigendosi verso la porta “non voglio che i miei clienti rimangano insoddisfatti. Ora scusatemi ma devo assentarmi, ma tornerò tra poco con la vostra cena.”
Fece loro un inchino, e infine se ne andò.

Ranma e Mousse rimasero per un attimo ad osservare la porta chiusa, poi si scambiarono uno sguardo preoccupato.

“Sai... comincio a credere che Ryoga non esagerasse...” ammise Ranma.

Mousse sostenne lo sguardo del codinato per un attimo, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore. Era ancora convinto che l’eterno disperso stesse ingigantendo di molto la cosa, eppure...

“Ma no dai, ci stiamo solo facendo suggestionare da quanto ci ha detto Ryoga...”

“Si, forse hai ragione...” ridacchiò Ranma, ma entrambi erano consapevoli di stare mentendo.


“Non posso credere che tu ha lasciato uomomaialino dentro nostra vasca, dovresti davvero tirare di più guinzaglio!”
“Suvvia Shan-Pu, era una situazione particolare! Sii clemente con lui!”
Ukyo sospirò.

Sulle prime aveva avuto la tentazione di tirare il collo a Ryoga per essersi nascosto nella vasca termale delle donne... ma lo conosceva troppo bene per poter pensare anche solo per un attimo che l’avesse fatto di proposito. Probabilmente si era infilato nella prima porta che si era trovato davanti pur di sfuggire alle grinfie della cameriera Kyoko, senza neanche pensare a possibili conseguenze. Si voltò a guardare l’eterno disperso, che camminava poco dietro di loro mogio e silenzioso.
Ukyo sospirò di nuovo.

Quella donna potrebbe diventare un problema, non voglio che porti Ryoga alla follia... e soprattutto non voglio che rovini il mio weekend. Ho sborsato una cifra enorme per venire qui a vedere il Festival!

Quando entrarono in camera, trovarono la cena già disposta sul tavolo. Mousse e Ranma, stranamente inquieti, erano fermi esattamente dove li avevano lasciati.

“Bentornati, la cena è servita.”
Ukyo e Ryoga gemettero all’unisono, impercettibilmente. Quest’ultimo si attaccò al braccio della ragazza con disperazione, bagnandole la manica dello yukata; nella fretta non aveva avuto tempo e modo di cambiarsi.

"Ho detto che la cena è servita" reiterò Kyoko con un tono di voce appena appena più minaccioso. Ovviamente sempre gentile ed educato, ma un orecchio allenato avrebbe facilmente colto la leggerissima nota da "sedetevi o davanti al camino ci stendo voi invece degli orsi".

Le tre ragazze e Ryoga non trovarono nulla da obiettare e si accomodarono.

La cena passò lenta in un'atmosfera a dir poco surreale: i sei mangiarono ordinatamente e si gustarono i pur ottimi piatti, ma non volò una mosca per tutta la durata del pasto. La sola presenza di quella persona li riempiva... no, non di terrore, né di raccapriccio, né di morte interiore. Erano solo terribilmente spaventati all'idea di poter dire o fare o baciare o lettera o testamento... ehm, scusate la deviazione. Dire o fare qualcosa di... eccessivo? Non lecito? Qualcosa che facesse arrabbiare la loro balia.

Ukyo e il suo ragazzo non volevano per esperienza pregressa. Gli altri perché sentivano, a livello inconscio, che sarebbe stata una pessima cosa se fosse successa.

Dopo un resto di serata piatto e noioso arrivò finalmente il momento di andare a letto.

E la situazione precipitò definitivamente.

I ragazzi attendevano che la cameriera se ne andasse. E non accadeva.

Non accennava a voler togliere il disturbo, senza il minimo cenno di preoccupazione sul fatto che... oh, non so, dovesse levarsi dalle balle per permettere loro di cambiarsi e, nei casi più pazzi, fare le loro cosacce in santa pace.

A Ranma si gonfiò una vena sulla testa. Questo non lo avrebbe accettato, no.

Tra l'altro, vuoi per stanchezza pregressa e vuoi per antipatia a pelle, cominciò a visualizzarla come un maschio. Forse quello che lui chiamava subcocente cercava solo una scusa per riempirla di botte come un tamburo, e visto che Ranma Saotome non picchia le donne...

Si alzò le maniche nel più classico dei gesti da bullo che stava per far mulinare le mani. Fece un passo nella sua direzione.

Poi una mano sulla sua spalla lo trattenne.

"Ranma! Cosa stai facendo?". Era Ryoga, terrorizzato.

"Faccio capire a quella donna chi comanda qui".

“Oh no... nonononoNONONONO TU NON PUOI!” pigolò Ryoga disperato, temendo ritorsioni da Kyoko.

“No cosa? Io non voglio dormire con quella in camera che mi fissa!”
“Ma non puoi picchiarla, è pur sempre una donna!” si intromise Akane parlando sottovoce, cercando di far ragionare il fidanzato. Quest’ultimo sembrò riacquistare un minimo di lucidità, e tornò a sedersi accanto a lei. In realtà il suo cervello continuava a suggerirgli di eliminare il problema alla radice, ma ora che gli avevano ricordato che la signorina Kyoko era appunto una donna cominciò a non ritenere più tanto geniale il suo proposito.

“Sentiamo allora, cosa proponete di fare?” sbottò, cercando di non farsi sentire “Siamo tutti stanchi e penso che nessuno di noi la voglia in camera durante la notte...”
Gli altri cinque annuirono, tutti d’accordo su quel particolare. Alla fine Ukyo prese l’iniziativa e si rivolse alla cameriera.

“Ehm... signorina Kyoko...”

Quest’ultima si voltò a fissarla, squadrandola come un animale che studia la sua preda.

Oddio...

“S-signorina vede... è tardi, e io e i miei amici vorremmo andare a dormire... quindi s-se lei potesse...”
La signorina Kyoko si alzò di scatto, sgranando gli occhi.

“Ha perfettamente ragione signorina Kuonji, come ho potuto non pensarci! Questo è così poco professionale da parte mia!”
“Ma no, non si preoccupi è tutto apposto...” disse Ukyo, ma non riuscì nemmeno a finire la frase che vide la cameriera sgattaiolare via dalla camera. Stava per girarsi verso il gruppo e fare un gesto di vittoria, quando la vide rientrare nuovamente con alcuni dei loro futon. Ordinò ai ragazzi di farle spazio, e in pochi minuti sistemò i letti per la notte.

Tre per lato.

Una fila per i ragazzi e una per le ragazze.

Separati in camera.

E al centro, la malefica signorina Kyoko.

“Prego signori, accomodatevi.”
I ragazzi la fissarono con occhi sgranati, probabilmente pensando tutti la stessa identica cosa:
MA È FUORI DI TESTA?

Ukyo deglutì e prese di nuovo parola.

“S-signorina Kyoko ma... i f-futon...”
“Sono pronti, come vede.”

“S-si avevo notato... volevo dire, c-come mai questa strana d-disposizione...”
“Perché non sta bene che i ragazzi dormano con le ragazze” rispose Kyoko, solenne “e visto che condividete la stessa stanza ho fatto di necessità virtù.”
“Ma sta scherzando?!” ringhiò Ranma, stufo delle assurdità di quella donna. Ma tutto ciò che ottenne fu uno sguardo da serial killer che lo inchiodò sul posto.

“Ha forse qualcosa da ridire, signor Saotome?”
“...assolutamentenulladavverononosereimaimiscusi” piagnucolò lui, nascondendosi dietro Akane.

“Bene” sorrise la cameriera “allora direi che è ora di dormire.”

“Psst. Ehi, Ranma.”
“Parla piano, cosa c’è?”
“Secondo te è ancora in camera?”
“Perché non guardi? L’ultima volta l’ho fatto io!”
“Perché ho paura!”
“Ryoga, sei un pusillanime!”
“Senti chi parla!”
“Oh piantatela, lo faccio io!”
Mousse tirò fuori la testa da sotto la coperta, il minimo indispensabile per poter sbirciare. Recuperò velocemente i suoi occhiali e poi si guardò attorno con circospezione... e per una volta la sua vista pessima non lo tradì: in un angolo in fondo alla stanza, la signorina Kyoko li osservava.

Mousse si lasciò di nuovo sprofondare sotto le coperte e gli altri due capirono che per quella notte non ci sarebbe stata alcuna speranza.


Il mattino dopo la sempre efficientissima signorina Kyoko portò loro la colazione, ma la stanchezza data dalla notte insonne impedì loro di godersela appieno. Quando la donna chiese se avevano dormito bene dovettero trattenere Mousse dallo strangolarla con un paio di catene; per fortuna la cameriera non si accorse assolutamente del rischio che aveva corso.

Quando finalmente andò via portando con se i vassoi della colazione, tutti tirarono un enorme sospiro di sollievo.

“Credo che questo causerà me parecchi incubi” borbottò Shan-Pu, massaggiandosi le tempie con le dita.

Ryoga li osservò tutti con uno sguardo che sembrava dire: “Io vi avevo avvertiti, ma voi non mi avete voluto credere!”. Poi scoppiò a ridere, una risata rauca e stanca.

“Che hai da ridere, P-chan?” chiese Ranma, che nonostante la stanchezza non aveva lasciato una briciola della sua colazione.

“Rido perché, alla luce di quanto successo ieri sera, la prospettiva del Festival di musica Enka adesso mi sembra persino piacevole.”

"Io vi avviso sin da ora" disse Akane a voce sostenuta "che quanto successo stanotte a stanotte si limiterà. Se questa sera la signora ha intenzione di piantarsi di nuovo in mezzo alla stanza tipo palo della luce giuro, su quanto sono veri i kami, che la sollevo e la scaravento fuori dalla porta".

"Sono con te" confermò Shan-Pu, che aveva creato non si sa da dove i suoi bonbori e ora li stringeva nelle mani con fare minacciosissimo.

"Contate anche me" si aggiunse Ukyo. Una notte da incubo le era bastata ed avanzata. Inoltre lei, al contrario delle colleghe di sventura, aveva anche degli arretrati risalenti al concerto della Divina.

I maschi le guardarono esterefatti. Raramente le gentili pulzelle erano apparse così determinate nel far male fisicamente a qualcuno. Qualcuno che non fosse uno di loro tre, quantomeno. E nonostante questo nessuno ebbe da ridire. Anzi, erano contenti di non doversi sporcare le mani direttamente, anche se soprattutto Mousse sentiva le mani che gli prudevano.

"Per prima cosa" proclamò ancora Akane, il cipiglio del generale di cavalleria "rimettiamo un po' i futon come ci pare". Non appena ebbe finito si avvicinò al proprio e lo spostò dove preferiva, esortando Ranma e gli altri a seguire il suo esempio.

Quando anche gli altri si mossero giunse un colpo di tosse posticcio.

"Kerumph. Cosa state credendo di fare?".

Era tornata.

Calò il gelo.

Gelo che però Akane, ormai lanciatissima nella sua opera di pulizia, spaccò con una gomitata. Si avvicinò baldanzosa alla cameriera, senza mai staccarle gli occhi di dosso, e disse "Signorina Kyoko, apprezziamo quanto ha fatto per noi. Ma credo siamo grandi abbastanza per poter decidere la disposizione dei letti in maniera autonoma. Inoltre, se non le dispiace... e anche se le dispiace, le devo chiedere di non ripetere il piantonamento di stanotte e di lasciarci da soli, quando sarà il momento di andare a letto".

Per la prima guerra mondiale fu l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando. Per la seconda fu l'invasione della Polonia da parte del Reich. Per la terza fu questa sprezzante dichiarazione di Akane Tendo.

Ranma rabbrividì. Conosceva Akane meglio di tutti quanti, e sapeva che quelle minacce erano destinate ad avverarsi. Tuttavia non osò alzare un dito: non voleva finire in mezzo a una battaglia all’ultimo sangue tra donne, soprattutto se una era la sua fidanzata e l’altra una cameriera squilibrata.

La quale rimase in silenzio ad osservare Akane, indispettita da tanta sfrontatezza.

“Mi spiace se i miei modi vi hanno infastidito, tuttavia ritengo necessario mantenere certi limiti in situazioni del genere” disse, sostenendo lo sguardo della piccola Tendo. Poi abbozzò un sorriso che fece gelare il sangue nelle vene dei tre maschietti presenti: “Sono la migliore in quello che faccio, e che quello che faccio è sempre corretto e piacevole.”
“Non lo metto in dubbio” proseguì Akane, sorridendo a sua volta “ma come le ho già detto siamo in grado di gestire da noi la situazione... notturna. Non siamo degli scapestrati incoscienti, ma nemmeno bimbi dell’asilo.”

Lo sguardo che le lanciò Kyoko creò scompensi ai tre ragazzi, che si chiesero se non fosse meglio fare i bagagli e scappare da quel posto dimenticato dai Kami; tuttavia non proferì parola ma si limitò a prendere i futon e sistemarli nell’armadio a muro, voltandosi a guardare le ragazze come a voler dire: “E comunque i futon vanno messi nell’armadio al mattino, non sapete nemmeno questo? Che donne siete?”. Poi uscì dalla stanza.

“Akane tu sei... sei... temeraria! Incosciente!” pigolo Ryoga ormai sull’orlo di una crisi di nervi, ma si zittì quando la ragazza gli rivolse una delle sue occhiatacce; l’uomomaialino si limitò a tacere e nascondersi dietro Ranma.

“A quanto pare ce l’abbiamo fatta...” disse Ukyo, avvicinandosi all’amica.

“Io non canterei vittoria tanto presto... da una del genere c’è da aspettarsi di tutto.”
Ukyo annuì a quell’affermazione di Akane, imitata da Shan-Pu.

I tre ragazzi si limitarono ad osservare le rispettive ragazze confabulare come generali impegnati a decidere la prossima strategia di guerra, e invocarono tutti i Kami esistenti nella speranza che non succedesse altro.


“Allora, come sto?”
“Hmm secondo me ti sta meglio l’altro!”
“Ragazze... è un concerto enka, non interessa a nessuno come siete vestite...”
Il ringhio prodotto dalle tre ragazze fece capire a Ranma che forse era meglio tacere.

“Per favore non provocarle, sono già sul piede di guerra per la cameriera...” borbottò Mousse, che se da un lato aveva ancora voglia di fargliela pagare dall’altro provava per lei un terrore che nemmeno Obaba nelle sue giornate peggiori.
“Bene, ci siamo! Signori siete pronti per il Festival di musica Enka?” trillò Ukyo, tutta contenta. E i gemiti di disappunto che ricevette non bastarono a scalfire il suo buon umore.

"Su su" insistette, tutta felice "sapete come si suol dire: prima di una battaglia è bene rilassarsi".

"Veramente te lo sei inventato adesso, questo presunto proverbio".

"Ranma, contraddicimi ancora una volta e getterò il tuo corpo su quello che resta della signorina Kyoko".

Accipigna. Sono davvero intrattabili. Beh, non me la sento neanche di dar loro torto, quella donna saprebbe far infuriare persino il Buddha.

Sarà divertente vederle prendersi a borsettate, stasera. Sempre che qualche proiettile non mi arrivi casualmente in faccia.

Anzi, dopo mi converrà parlare un po' con Ryoga e Mousse in merito a tutto questo. Giusto per sapere cosa ne pensano e cosa vogliono fare in proposito.

"Bene truppa, è tempo di cominciare a muoversi. E poi meno sto qui, con quella pazza furiosa che potrebbe fare chissà cosa, e meglio sto" dichiarò solennemente la cuoca, presto supportata dalle sue degne compari.

I ragazzi scossero la testa, sebbene sui loro volti fossero ben visibili degli ampi sorrisi di compiacimento.

Si mossero come un'unità ben oliata ed irruppero nella hall, dove lasciarono le chiavi della stanza.

Poco prima di uscire capitò che passassero davanti a una Kyoko affaccendata nelle pulizie.

Lo sguardo di fuoco che lei ed Akane si scambiarono preannunciò sangue, budella e distruzione generalizzata.

"Ok gente, abbiamo un intero pomeriggio a nostra totale disposizione. Andate e divertitevi come più preferite. L'appuntamento è qui alle sette, vedete di essere puntuali. E tu" disse il feldmaresciallo Kuonji accalappiando il povero Ryoga per la collottola "sei sotto la mia tutela. Non ti dovrai allontanare più di due metri da me. Sono stata chiara?".

"Signorsì signora generalessa".

"Scusi se mi permetto, Oda Nobunaga di noialtri. Ma mi servirebbe il suo fusto per un attimo. Dovrei chiedergli una cosa" azzardò Ranma, invero piuttosto intimidito dall'ardore che Ukyo stava esternando in quei momenti.

"Pfff. E va bene. Ma che sia una cosa veloce" concesse lei, scocciata.

"Farò in un lampo, promesso".

Lo trascinò un attimo da parte e gli chiese quello che si era prefissato: "Ryoga, senti... in caso di conflitto termonucleare in camera, stasera, tu cosa hai intenzione di fare? Partecipare? Rannicchiarti in un angolo a piangere? Far finta di non esistere?".

"Io? Io non c'entro nulla! Non ho nessuna intenzione di mettermi contro quella squilibrata della signorina Kyoko. Quella donna mi terrorizza".

"Sì, questo l'avevo notato. Ma dovrai pur mettere la zampa fuori dal nascondiglio. Lascia che te lo dica, dubito che Ukyo apprezzerebbe una tua così esagerata neutralità".

E l'uomomaialino si trovò a bocca aperta, incapace di rispondere.

La legittima domanda di Ranma aveva pizzicato il suo istinto di combattente, che non apprezzava il suo rintanarsi dietro una ragazza aspettando che la tempesta passasse; ma il suo istinto di sopravvivenza, che tante volte gli aveva salvato il deretano durante i suoi viaggi senza meta, continuava a urlargli di farsi da parte e che era meglio sopravvivere nella vergogna piuttosto che morire con onore...

...no cervello, non esageriamo eh?

“Si può sapere che avete voi due da confabulare?”

“Oh Mousse, capiti giusto a proposito” lo attirò a sé Ranma, e gli fece un breve riassunto di quanto detto prima a Ryoga.

“Sarò sincero, pur avendo ancora voglia di torcerle il collo preferirei davvero mantenere la cosa su toni più o meno civili.”
“Anche perché, se dovesse scatenarsi davvero il putiferio e ci fossero eventuali danni alla struttura, toccherebbe ad Ucchan pagare tutto...” ragionò Ranma.

“...e una volta tornati a casa ce la farebbe scontare da qui all’eternità.” concluse Ryoga, serissimo.

“Beh ora non cominciate a viaggiare con la fantasia, nessuno qui ha intenzione di radere al suolo il ryokan...”

“...ma potrebbe accadere, involontariamente. Sai che il rischio c’è.”
Mousse stava per rispondere, ma si zittì. Ranma aveva purtroppo ragione: da quando viveva lì a Nerima non aveva mai visto un qualsivoglia scontro in cui qualche edificio non avesse subito danni; di solito a pagarne le conseguenze era casa Tendo, con occasionali spostamenti verso il Furinkan.

“...ok, cosa proponete?”
“So che sembra strano detto da me” annunciò Ranma “ma direi di non alzare un dito. Ovviamente se le cose dovessero... degenerare, cercheremo di contenere i danni e le nostre belligeranti signore il più possibile.”
Mousse e Ryoga annuirono compiaciuti.

“Non l’avrei mai detto Saotome ma mi trovi d’accordo per una volta. Credo sia proprio il caso di limitare i guai e mettere da parte la vendetta...”
“...io questo non l’ho mai detto.”
“...oh cielo.”

“Ranma, che intenzioni hai?” ringhiò Ryoga.

“Niente, per ora. Ma se la signorina Kyoko si inventa qualcos’altro al nostro ritorno stai sicuro che non gliela farò passare liscia. Solo... senza scatenare l’inferno.”
Mousse e Ryoga si scambiarono un’occhiata interrogativa, per poi finalmente capire cosa il codinato intendesse.

“Ora ho capito... tu hai in mente un piano.”
“Non ancora ma... abbiamo due ore e mezza di concerto per organizzarci.”
Il cinese e l’eterno disperso sorrisero maligni. L’idea di Ranma di un piano d’emergenza era stata pienamente approvata.

I tre risero, soddisfatti del loro operato.

Da qualche parte nel giardino, Ukyo starnutì e un brivido le percorse la schiena. Per un attimo si guardò attorno alla ricerca di Kyoko, ma non vedendola si tranquillizzò e sciacquò tutto come un semplice raffreddore.


“Allora, di cosa stavate parlando voi tre?”
“Come?”
“Oh ti prego, credi che non me ne sia accorta? Non siete furbi come vi piace pensare!”
Ranma sbuffò mentre Akane ridacchiava.

“Erano cose... da uomini.”
“Tipo qual è la moda di Jusenkyo di quest’anno in fatto di sorgenti maledette?”
“Ah. Ah. Ah. Mi sto sbellicando.”
“Oh povero il mio piccolo Saotome colpito e affondato!”
Ranma lasciò correre, troppo impegnato a godersi la sensazione di Akane abbracciata stretta stretta a lui. Avevano ancora un paio d’ore prima del concerto, e quell’angolo del giardino sembrava assolutamente deserto. Di tanto in tanto lanciava occhiate guardinghe attorno a sé, ma di capelli rossi nemmeno l’ombra.

"Ehi Ranma, visto che abbiamo un po' di tempo" disse Akane, stranamente audace "perché io e te... non ci scambiamo tenerezze?". Gli strinse la vita più forte, avvinghiandosi a lui.

"A-Akane... qui, all'aperto... dove chiunque ci potrebbe... spiare?".

"Guarda che non dobbiamo mica buttarci nudi nell'erba. Voglio solo..." miagolò, seducente come poche altre volte "... un pezzetto di te e della tua bocca".

E si avvicinò alle sue labbra.

Lui decise che oh, a bacio donato non si guarda in bocca.

Chiuse gli occhi, pronto a lasciarsi andare.

E poi...

"Signori, un po' di contegno per favore".

Riaprì le palpebre all'improvviso. Vide quell'odiosa faccia, incorniciata dagli altrettanto odiati capelli rossi, che li osservava con lo sguardo da maestra che ha beccato gli alunni mentre tentavano di marinare.

Ok gente, questa donna non è normale. O ci è stata mandata addosso come una maledizione da qualche divinità dispettosa, oppure... oppure non lo so. Ma niente che mi piaccia.

Akane alzò la sinistra chiusa a pugno, parecchio alterata. Era evidente che volesse sfasciarla lì sul momento, senza aspettare il post concerto.

Il suo ragazzo, in quel momento la metà sana della coppia, ebbe un'idea migliore: la prese in braccio e si allontanò di corsa.

"Ranma! Lasciami, devo cambiare i connotati di quella strega!".

"Akane, santo cielo. Datti una calmata. Ricorrere alle maniere forti non è sempre la soluzione migliore".

"Ora lo è. Mollami!".

"Dai, non farti prendere dall'incazzatura. Non ne vale la pena. E poi non vorrai farti trovare da Ukyo tutta ammaccata e piena di lacerazioni. Ti rovineresti il vestito".

"Mi stai dicendo... che non riuscirei neanche a riempirla di botte come merita?".

"Ti fidi del tuo maestro?".

"S-Sì... mi fido...".

"Ecco. Il tuo maestro dice che quella donna non è ciò che sembra. In più di un caso mi ha dato la distinta sensazione di essere come il boss finale di qualche videogioco, di quelli che ti serve un chilo di gettoni per poter sconfiggere".

"Mi... mi prendi in giro?".

"Assolutamente no. E non voglio vederti in difficoltà per qualcosa di francamente evitabile".

Akane ringhiò, ma fece quanto detto. Di solito il sesto senso di Ranma non si sbagliava su queste cose.

Tuttavia non le impedì di lanciare un’occhiataccia a Kyoko che prometteva vendetta.

La quale non si preoccupò di nascondere un ghigno soddisfatto.

Uno a zero palla al centro, mia cara.


In quello stesso momento, in camera, un’altra coppietta esternava il proprio... fastidio.

“Io quella la disintegro! La uccido! Ne faccio cibo per gatti! Anzi no, la passo al tritacarne e la servo dentro i ravioli al Neko Hanten!”

Mousse osservò Shan-Pu lanciare urla di guerra nella loro lingua natia e anche un pelo inorridito dalla vena splatter della ragazza. Non che avesse torto, intendiamoci: approfittando di quelle orette di svago prima del concerto, erano riusciti con fatica a trovare un angolino solitario in cui appartarsi. Essendo guerrieri amazzoni discretamente navigati per la loro giovane età, prima di darsi alla pazza gioia avevano perlustrato ogni centimetro, ogni angolo, ogni intercapedine che potesse celare loro la presenza della maledetta cameriera; e quando finalmente si sentirono al sicuro si chiusero alle spalle la porta di uno sgabuzzino - che al momento per loro era il rifugio perfetto, pronti a far volare vestiti e inibizioni.

Ma il destino e i Kami sanno essere particolarmente infami e così anche la signorina Kyoko, che apparve assolutamente dal nulla da una minuscola, strettissima finestrella posta in alto su una delle pareti dello stanzino. I due giovani persero un paio di anni di vita per lo spavento insieme alla pazienza, ma Mousse ritenne opportuno portare via Shan-Pu prima che commettesse un omicidio fuori dalla giurisdizione di Joketsuzoku.

“Quella maledetta donna ha le ore contate” ringhiò Shan-Pu, intenta a spazzolarsi i lunghi capelli violetti: l’ora del concerto era ormai vicina, e la voglia di fare qualsivoglia porcellata era svanita lasciando il posto all’istinto omicida.

Mousse rabbrividì pensando a cosa sarebbe successo quando sarebbero rientrati dal Festival...


“Allora ragazzi, trascorso bene il pomeriggio?”
All’innocente domanda di Ukyo gli altri quattro risposero con un ringhio bestiale e sguardi omicidi.

Ukyo deglutì.

“Ne deduco di no...”
Si sentì dispiaciuta per i suoi amici: per una volta lei e Ryoga erano riusciti a rimanere soli senza interruzioni - soprattutto senza la cameriera folle attorno, che a quanto pare aveva deciso di dedicarsi ad altre prede.

“Su su avanti, via quelle facce tristi! Lasciate che l’enka vi consoli!” trillò Ukyo, che non stava più nella pelle.

“Voglio morire...” borbottò Ranma, e per una volta nessuno osò contraddirlo. Ukyo l’avrebbe fatto ben volentieri, se le luci sul palco non avessero attirato la sua attenzione.

“Oddio! Oddio comincia!”
E fu lì che Ranma e gli altri salutarono il cervello di Ukyo Kuonji per almeno due ore.

Il cervello se n'era andato a fare un lungo picnic lontano da lì, sì. Ma il corpo era fin troppo presente per i loro gusti.

Una parte del corpo, nello specifico: i gomiti.

Saltellando come una scimmietta senza la minima restrizione, difatti, Ukyo finiva con lo sgomitare a destra e a manca. Centrando immancabilmente nasi e guance dei suoi sfortunati compagni di (dis)avventura.

Specialmente Ranma venne tempestato, più o meno involontariamente, ma dopo il terzo colpo approntò un efficace sistema di difesa ed evitò i danni peggiori.

Sul palco passò la creme della creme dell'enka: Izuko Yoshi, Teresa Teng, Sarbjit Singh Chadha, Fuyumi Sakamoto, Ayako Fuji. Senza ovviamente tralasciare i pesi massimi come Meiko Kaji e nientepopodimenoche la Divina Yolanda Tasico, forse la preferita di Ukyo. Quando fu il suo turno Akane temette di vederla sciogliersi come un budino scaldatosi troppo, ma Ryoga la rassicurò su come quello fosse del tutto normale.

"Ah, se lo dici tu..." commentò inacidita.

La tortura fu lenta, dolorosa e apparentemente senza fine. I ragazzi escogitarono i più assurdi stratagemmi per sopravvivere, fra cui il prendersi a testate e il giocare a Carta Forbici Sasso. Tutto pur di non farsi trapanare le orecchie da quell'insopportabile lagna per vecchi incartapecoriti.

Poi il mondo ebbe pietà di loro e finalmente finì.

"È stato spaziale!" urlò la cuoca come un'esagitata uscendo dal palazzetto.

"Concordo. Nel senso che avrei preferito stare nello spazio aperto senza ossigeno" disse Ranma, la testa bassa e il fiato corto.

"Morte, che qualcuno mi dia la morte" supplicò Ryoga verso nessuno in particolare. Sperava che i kami, stufatisi di prenderlo in giro, gli concedessero almeno questo desiderio.

"E questa è musica che piace a Ukyo? Mai più" fu il commento di Shan-Pu. Le scappò una smorfia di disgusto.

Akane era troppo sconvolta anche solo per emettere dei suoni inutili. E poi doveva risparmiare le energie in vista dell'ecatombe imminente.

Mousse invece, con suo stesso grande stupore, non aveva del tutto disprezzato. Certo, era musica per persone molto più vecchie di loro e non ci impazziva del tutto ma, alla fin della fiera, dovette ammettere che si aspettava molto, ma molto peggio.

"Ecco paperotto, diglielo. Almeno non sono la sola con un po' di buon gusto in questo sgangherato gruppo" disse Ukyo, confortata dal non essere totalmente isolata.

"Ok ragazzi" fece poi Akane ponendosi davanti al gruppetto e arrestandone l'avanzata, improvvisamente ringalluzzita "adesso è il momento della verità. Stiamo per tornare nella tana delle tigri e non posso affrontare quella bestia da sola. Chi si sente all'altezza del compito?".

Ukyo e Shan-Pu ghignarono, pronte a far volare denti a destra e a manca. Tutte e tre annuirono soddisfatte, decise a far capire alla cameriera folle come stavano le cose.

“E voi tre cosa mi dite?”

Ranma, Ryoga e Mousse si voltarono a guardarle, consapevoli che quel momento sarebbe arrivato. Il miope cinese deglutì rumorosamente e si fece avanti, prendendo parola per tutti e tre.

“Ecco noi... ne avremmo parlato e...”
Le tre ragazze lo studiavano in silenzio, squadrandolo dalla testa ai piedi.

“D-dicevo... ne abbiamo parlato e... r-riteniamo che sia più opportuno non fare n-nulla di avventato, ecco...”
Gli occhi di Shan-Pu erano ridotti a due fessure.

“Starai scherzando spero.”
“M-ma p-pensaci un attimo” balbettò, girandosi di quando in quando a cercare manforte da Ryoga e Ranma “s-se la affrontiamo così apertamente potrebbe... potrebbe succedere qualcosa di brutto...”
“Qualcosa tipo...?”
Lo sguardo inquisitore di Akane gli fece tremare le ginocchia; si chiese come Ranma riuscisse a sopportarlo.

“T-tipo... danni al ryokan. Involontari, eh! M-ma sarebbe grave... voglio dire, poi ci toccherebbe ripagare... e dovrebbe farlo Ukyo perchè la prenotazione è a nome suo!”
La cuoca sgranò gli occhi: l’osservazione del cinese l’aveva colpita in pieno.

“Hai ragione.”
Mousse si concesse di riprendere a respirare normalmente.

“E quindi cosa suggerite?”
Mousse smise di nuovo di respirare.

Per fortuna gli altri due decisero di venire in suo soccorso, o non ne sarebbero più usciti.

“P-per ora non facciamo nulla” suggerì Ranma “perché... perché... perché se attaccassimo noi per primi la padrona del ryokan potrebbe pensare che abbiamo deciso di far casino volontariamente...”
“...mentre invece noi vogliamo che sappia che Kyoko è una squilibrata e noi siamo povere vittime innocenti!”
Le tre ragazze li osservarono in silenzio per lunghi minuti che parvero anni durante i quali i poveretti capirono la definizione di “santa inquisizione”.

“Concordo, non voglio assolutamente che quella ci faccia passare per vandali” decretò infine Akane.

“E io non voglio assolutamente sborsare soldi in più per causa sua” aggiunse Ukyo.

“Ci inventeremo qualcosa sul momento, se necessario” disse Shan-Pu, rilassandosi.

I tre ragazzi tirarono un enorme sospiro di sollievo, augurandosi di non trovare sorprese una volta tornati in camera.


“Bentornati, andato bene il concerto?”

Come volevasi dimostrare, la signorina Kyoko non aveva abbandonato i suoi folli propositi: la trovarono in camera, con i futon già disposti secondo le sue regole.
Allora è guerra.

“Benissimo, grazie” sorrise Ukyo, melliflua. Si avvicinò ai bagagli, prese alcuni oggetti per il bagno e tornò alla porta.

“Io e le mie amiche ci concederemo un bagno serale, tanto per rilassarci prima di dormire. Faccia compagnia ai ragazzi intanto!” disse, e svelta corse verso le terme trascinandosi Akane e Shan-Pu.

Kyoko indugiò per qualche secondo sulle tre figure che uscivano di corsa dalla stanza, poi si rivolse a Ranma, Ryoga e Mousse, ancora in piedi sulla soglia.

Poi sorrise.

E i tre sentirono un improvviso bisogno di scappare.


“Si può sapere cos’è questa storia del bagno? Nessuna di noi ne aveva voglia!”
“Lo so Akane, ma avevo bisogno di tempo per pensare!”
“Pensare a cosa?”

“A un piano, ovvio!” concluse Ukyo, borbottando e sguazzando nell’acqua bollente.

“Non avevamo detto di non fare cose avventate?” ricordò Shan-Pu alle altre due.

“Infatti non voglio attaccarla... ma abbiamo bisogno di mettere su un piano di difesa” rispose Ukyo “soprattutto perché da quei tre conigli dei nostri... uomini non possiamo aspettarci aiuto, stavolta.”
Le tre ragazze annuirono solenni, consapevoli che il peso della battaglia stavoltra gravava solo sulle loro spalle.

Poi Ukyo sgranò gli occhi.

“Ragazze... l’illuminazione!”
“Eh? Serve lampadina?”
“No Shan-Pu, intendo dire che ho un’idea!”


Nel frattempo, in stanza, i tre ragazzi volevano una morte rapida e indolore. Dopo i precedenti supplizi per mano di Kyoko e il concerto non ne potevano più di soffrire come vitelli portati al macello.

Una morte rapida e indolore, sì.

"Gente..." bisbigliò un terrorizzato Ryoga "siamo spacciati... quelle si sono date... alla macchia... lasciandoci con questa psicotica...".

A quel punto Ranma, al contrario di tutto quello che aveva predicato fino a quell'istante, decise che la situazione si era fatta del tutto insostenibile.

Guardò i compagni e trasmise loro, senza parole, l'intenzione di farsi sotto e porre fine alla loro odissea.

Quel muto "Io vado" fu preso dagli altri due come il testamento di Ranma Saotome. Cercarono di trattenerlo ma invano, ormai aveva deciso.

Si avvicinò alla fonte di tutti i loro guai, che non si era ancora mai mossa dalla sua posizione.

O la va o mi spacca. Più facile la seconda.

"Si-signorina Kyoko..." azzardò per rompere il ghiaccio.

"Mi dica, signor Saotome" rispose con assoluta calma.

"Io... io... mi rendo conto che siamo... partiti col piede sbagliato... e vorrei, se... se fosse possibile... raddrizzare la situazione...".

"Cosa va cianciando? Suvvia, non mi faccia perdere tempo. Devo ancora finire di sistemare la vostra stanza prima che vi corichiate". Così dicendo si alzò le maniche, nel classico gesto da "ora di metterci l'olio di gomito".

E fu lì che battito, respirazione e qualsiasi funzione vitale di Ranma si azzerarono.

Intravide, appena sopra il polso, un tatuaggio.

Gentile lettore, devi sapere questo: in Giappone quella pratica è esclusiva di una singola categoria di persone.

Gli yakuza.

Kyoko Sakura, cameriera fuori di melone del ryokan che avevano sfortunatamente deciso di usare, portava sulle braccia un tatuaggio molto particolare. Ranma riuscì a scorgere la sagoma di un uomo biondo che rideva con ai suoi piedi un cadavere con pugnali conficcati ovunque, dalla testa ai piedi.

"Ops" si lasciò scappare lei, conscia di aver fatto vedere troppo.

"Lei... lei...".

"A questo punto non ha senso tacere. Mi chiamo Kyoko Sakura e sono la wakagashira dell'Inagawa-kai".

Ranma soffocò una bestemmia. Era addirittura il primo tenente di uno dei più grandi gruppi criminali dell'intero Giappone.

"Ma... ma...".

"Perché lavoro come cameriera in un ryokan, dice? Oh, la vita da gangster non fa per me. I colli si spezzano troppo facilmente e dopo un po' mi sono annoiata. Pertanto ho chiesto al mio oyabun un periodo di relax e lui, da brava persona qual è, me l'ha concesso".

Il codinato cascò all'indietro, prendendo una sonora culata.

Un metro più indietro Mousse guardava stranito Ryoga, non avendo le basi per capire cosa fosse appena successo. Alla richiesta di chiarimenti il disperso si limitò a dire che non c'era nulla da fare per loro.

Quella donna se li poteva gestire come ne aveva voglia e loro sarebbero dovuti solo stare zitti.

Ranma tornò silenziosamente al suo posto con la morte nel cuore.

“Mi spieghi che succede? Ryoga sta piagnucolando in un angolo e io non ho capito niente di quello che tu e la signorina Kyoko vi siete detti.”
“Faresti meglio a seguire l’esempio di Ryoga se vuoi assicurarti la sopravvivenza.”
“Che cosa stai blaterando?”
“Hai mai sentito parlare della yakuza?”
“La... mafia giapponese?”
Ranma annuì, solenne.

“La qui presente Kyoko” sussurrò per non farsi sentire “è il braccio destro del più pericoloso boss del Giappone.”
Mousse sbiancò.

Non è possibile, è uno scherzo, qualcuno ci prende per il culo e si diverte anche...

“...e le ragazze non sanno nulla.”
“E se fossero ancora intenzionate a...”
“Non possiamo nemmeno avvertirle!”

I tre si trovarono raggomitolati in un angolo, il più lontano possibile, mentre la signorina Kyoko sistemava con fare professionale i loro futon.

“Siamospacciatimoriremotuttinoncèsperanzapernoi!”
“Ryoga smettila di mettermi ansia! Come se non ne avessi abbastanza di mio!”
“Maiononvogliomorire!” pigolò l’eterno disperso, aggrappandosi al codino di Ranma; il quale, pur non apprezzando particolarmente il gesto, lasciò correre perché sentiva la necessità di tenersi stretti i suoi due nemici/amici: se doveva morire per mano di un membro della yakuza, se li sarebbe portati dietro.

“Il problema rimane” proseguì Mousse, senza scollare gli occhi di dosso alla donna “come le avvisiamo di non fare nulla di avventato?”
“Non lo so, non ne ho idea! Sto pensando!”

“E pensa più in fretta!”
Stava per rispondere a tono quando si accorse che nella stanza cominciava a fare freddo.

Chi diamine ha spento il termostato...

“Bingo.”
“Cosa?”
“Ho un’idea. È disperata ma... possiamo tentare.”
Mousse e Ryoga ascoltarono il piano di Ranma e convennero entrambi che era una cretinata colossale, ma non avendo idee migliori da proporre decisero di seguirlo.

“Certo che fa freddo in camera, eh?”

La signorina Kyoko, intenta a sistemare gli ultimi futon, inarcò un sopracciglio in direzione di Ranma.

“Le spiace se alzo un po’ il termostato?”

“Io continuo a dire che è un’idea stupida.”
“Hai forse idee migliori, Shan-Pu?”
“No, ma provare a cogliere donna pazza di sorpresa, legarla come salame e nasconderla in sgabuzzino non è piano intelligente.”
“Perché non proponi qualcosa tu, o saggia amazzone?”
“Ragazze per favore, non è il caso di litigare!”
Akane si intromise nel battibecco tra Ukyo e Shan-Pu, riuscendo a calmarle. In effetti l’idea di Ukyo era assolutamente folle e pericolosa, ma nessuna aveva di meglio da suggerire... e la loro pazienza aveva raggiunto il limite.

“Sentite, ormai siamo in ballo e ci tocca ballare” proseguì Akane con fare battagliero “quindi entriamo come se niente fosse e vediamo come si comporta. Se insiste nei suoi modi di fare assurdi partiamo al contrattacco, ok?”
Le altre due annuirono, pronte a sfidare la cameriera squilibrata. Akane annuì a sua volta compiaciuta, poi si voltò verso la porta scorrevole della loro stanza e la splancò.

“Wah!”
Quando aprì venne investita da un getto d’aria caldissimo: qualcuno doveva aver alzato al massimo il riscaldamento.

“Si può sapere perché i termostati sono al...” disse, ma la frase le morì in gola quando si accorse della scena che si stava svolgendo in quel momento: i ragazzi, rannicchiati in un angolino in silenzio; la signorina Kyoko seduta vicina ai futon delle ragazze. Quest’ultima, data la temperatura elevata, aveva arrotolato le maniche del kimono.... svelando ciò che avevano nascosto fino a quel momento.

Tatuaggi.

Lungo le braccia. E probabilmente anche sul resto del corpo.

Akane e Ukyo, le uniche a capire il significato di quei disegni, si voltarono verso Ranma e Ryoga, che solenni annuirono.

La signorina Kyoko è un membro della yakuza.

È la fine, ha vinto lei.

“Bentornate signorine, è stato un bagno rilassante?”
































***
(1) e (2) Nella terza oneshot di questa raccolta, The Rest is still Unwritten.
(3) Successo nel capitolo 11 di Two-Part Secret Heart, ampliato in Tutto Quello che Avreste Voluto Sapere sul Sesso di Joketsuzoku (e non Avete mai Osato Chiedere) e ripreso nella seconda oneshot di questa raccolta, Accidentally in Love.




***
Quinto capitolo di questa raccolta, che vede il ritorno in grande stile della cameriera psicolabile Kyoko, apparsa nella terza oneshot della raccolta (The Rest is still Unwritten) e tornata per incutere ancora terrore al povero Ryoga - e a tutto il resto della combriccola :D 
Il personaggio in sé, pur essendo un OC, è basato su Kyoko Sakura di Puella Magi Madoka Magica, personaggio e anime che entrambi amiamo. Diciamo che è un voluto omaggio a un personaggio badass che adoriamo :D
E visto che ero particolarmente ispirata, io (Mana) ho deciso di farne un piccolo ritrattino che trovate in calce alla storia: come potete vedere anche esteticamente somiglia a "quella" Kyoko, solo con dieci anni in più e i tatuaggi da yakuza :D 
Anche stavolta tutti i cantanti enka citati sono realmente esistenti - anche Sarbjit Singh Chadha, si. Non ce lo siamo inventati, giurin giurello.
Per questi ultimi si ringraziano Elio e le Storie Tese e la loro La Follia della Donna, da cui abbiamo tratto titolo e citazione.
Speriamo vi abbia divertiti tanto quanto noi durante la stesura :D
Alla prossima!

Kaos & Mana
   
 
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