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Autore: Egwene    27/08/2004    2 recensioni
** Prima di leggere questa storia, vorrei dire che si riferisce al periodo in cui i genitori di Harry andavano a scuola, ma non racconta di loro. Ho pensato di scrivere di Remus Lupin perché è il mio personaggio preferito insieme a Sirius Black. Lo spunto mi è venuto leggendo la fanfict di Emily Silvia Doe (bellissima, complimenti! ^___^) Perciò mi scuserete, anche lei naturalmente, se ho preso un personaggio (peraltro poco inportante) dalla sua, perché non sapevo che nome inventare! Ovviamente i personaggi sono inventati tranne i soliti quattro malandrini! Vi ringrazio tutti in anticipo...ho appena aggiornato...mi raccomando!! Buona lettura(o divertimento ?)Baci, Egwene => **
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black, I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3° La donna è mobile… Si sedettero tutti e tre vicini mentre Jillian li guardava ancora con fare inquisitorio, soppesando la pergamena ora un po’ bagnata, che aveva incominciato a recitare altre frasi di basso tenore che non sto a ripetere. “ Allora?! Vi divertite a prendere in giro la gente, insultandola o facendole proposte di questo genere?!” e sbatté il figlio sul tavolo con forza, tanto che gli studenti vicino si girarono a guardare cosa succedeva. “ Non è come credi…” aveva iniziato a spiegare Peter. “ E’ un po’ complicato…” aveva continuato James. “ Complicato un corno!” sbraitò Jillian mentre gi occhi le diventavano piccoli piccoli “Pensavo che in fondo foste persone serie, invece mi ritrovo con questa cosa in-in mano…” sul finire la voce le si era smorzata. Solo ora si era ricordata che a Pozioni avevano chiamato Remus Lunastorta. Questa significava che gli altri tre nomi erano degli altri tre. Li guardò strabuzzando gli occhi. “ Voi volevate solo prendermi in giro…siete voi quattro che l’avete fatta! Bhe, pensavo vi importasse di più un’amicizia che una stupida pergamena che insulta la gente!!” e senza neanche ascoltare le loro spiegazioni uscì fuori dalla sala da pranzo, seguita da molti sguardi, senza neppure aver mangiato. Salì velocemente le scale nel caso qualcuno l’avesse seguita e arrivata davanti al ritratto della signora grassa pronunciò la parola d’ordine “Betulla cremisi!” ed entrata si precipitò subito nel suo dormitorio. Solo ora si accorse che aveva avuto una reazione davvero esagerata. Avrebbe potuto prenderla sul ridere. Invece no. Si era lasciata trasportare troppo. Aveva pensato che forse davvero sarebbe potuta diventare una di loro. Che forse sarebbe successo qualcosa di più. Invece no. Aveva rovinato tutto con una sfuriata che non aveva senso, per una cosa che non sapeva cos’era, con delle persone che voleva tenere care. Ecco dove sta la stupidità dell’essere umano. Si gettò sul letto e affondò la testa nel cuscino, pensando, pensando…e si addormentò. Si svegliò qualche ora più tardi con la testa che le girava, mentre tentava di ricordarsi perché era triste. Il tempo sembrava in tinta col suo umore, il cielo era scuro e ancora pesanti gocce di pioggia cadevano fitte. Chissà che ora è?si chiese, cercando l’orologio sul comodino. Erano le cinque, e date le condizioni che c’erano fuori tutti i grifondoro saranno sicuro nella sala comune. Non voleva scendere e vedere loro quattro, non sapeva cosa le avrebbero detto, come avrebbero reagito? Emarginandola? Andando li a chiederle se prima aveva avuto un esaurimento? Da una parte voleva scendere proprio per vedere questo, ma dall’altra non voleva perché non sapeva se le sarebbe piaciuta…Qualcuno bussò alla porta. Per un attimo credette che potesse essere uno di loro, ma poi si ricordò che se un maschio metteva piede sulla scala che conduceva al dormitorio femminile, diventava uno scivolo… Fu Lisa ad aprire la porta, una compagna di dormitorio. “ Tutto bene?” le chiese esitante “ Non ti vedo da pranzo e mi sono preoccupata…” “ No, tutto bene” e le sorrise sforzatamente “ Senti…” si schiarì un po’ la voce “di sotto ci sono delle persone che vorrebbero parlarti” “ Che genere di persone?” la scrutò attentamente per vedere se mostrata qualche cambiamento nel comportamento. Infatti… “ Mi hanno detto solo che tu venga giù, dai…” era arrossita e si era sistemata un po’ il vestito e sorrideva insistentemente. “ Dimmi chi sono.” Anche se lo aveva già capito. “ Uffa!” le rispose imbronciata “Non sai stare proprio al gioco! Sono Sirius, james, Remus e Peter. Gli ho chiesto se magari potevo dirti io a te ma hanno detto”No, assolutamente. Convincila a scendere!” Ti prego non voglio fare brutte figure!” “Mmm…e va bene! Digli che arrivo…” Mentre Lisa scendeva riferire Jillian si guardò allo specchio. Aveva i capelli arruffati e gli occhi rossi, anche se non aveva pianto. Oddio, pensò, mi prendono per scema se scendo in queste condizioni. Si sistemò alla meglio, anche se uno dei due occhi non voleva proprio saperne di sgonfiarsi. Scese le scale una alla volta, più lentamente possibile, mentre sentiva il brusio della sala comune crescere man mano che si avvicinava. Arrivata in fondo, guardò in giro per cercarli. Non l’aveva mai vista così affollata. Piena di studenti che studiavano, anche se erano in pochi, che giocavano a gobbiglie, a sparaschiocco, a carte, a scacchi. Sembravano tutti divertirsi molto. In un angolo che parlavano concitati tra loro, li adocchiò. Non era normale vederli calmi e tranquilli quando sarebbe stata la giornata ideale per fare baldoria. Si avvicinò lentamente a loro che si accorsero di lei e smisero di parlare. Avrebbe voluto dire “Sono proprio stupida, scusate!” e farsi una risata insieme a loro, invece rimase seria ad aspettare che parlassero per primi. “ Qui c’è troppa confusione, andiamo di sopra.” esordì James. Nonononono. Non le andava proprio di seguirli di sopra dove sarebbe stata sola con loro, dove non avrebbe potuto far finta di non sentire per la confusione… Ma le sue gambe si mossero da sole. Come un automa senza espressione li seguì fino al loro dormitorio, dove le femmine potevano accedere, e si sedette su uno sgabello che c’era li, in mezzo alla miriade di vestiti, libri e chi più ne ha più ne metta, buttati alla rinfusa sui letti e sui comodini. “ Ci dispiace, si insomma…non avremmo voluto che tu scoprissi così la sua esistenza.” Disse Sirius. Noooo…Proprio lui, il duro del gruppo che faceva le sue scuse?! Non lo poteva permettere. “ No. Ho sbagliato io. Non so perché, ma mi sono arrabbiata come una sciocca. Mi dispiace tanto,…forse è perché tutto questo periodo è stato strano ma io non voglio perdervi come amici e…” ma non riuscì a finire la perché si era messa a piangere. Avrebbe voluto farlo prima, da sola, nel suo dormitorio, ma non le erano uscite. Invece ora, quando non avrebbe voluto, le sembrava di essere un fiume. “ Ma perché piangi, adesso?!” chiese Remus agitato, mentre gli altri tentavano di farla rinsavire. “ Perché sono felice…perché mi volete ancora con voi nonostante tutto…” “ Fatela smettere, vi prego…sennò piango anch’io…” Peter aveva incominciato a versare grossi goccioloni sulla moquette. Dopo un po’ si fu ristabilita la calma, tutti si erano più o meno commossi, e tutti si erano più o meno chiariti e Jillian sembrava riaver conquistato quel coraggio che prima aveva perso. “ Allora” disse allegramente attirando l’attenzione “Mi volete spiegare cos’è quella pergamena, si o no?” “Oh…lo vuoi ancora sapere?” chiese James impacciato gettando un’occhiata sugli altri “Ovvio. Credo di aver capito un’unica cosa. I nomi che sono apparsi sono i vostri soprannomi. Lunastorta è Remus, una volta vi ho sentiti chiamarlo così.” La guardarono sbalorditi. “ Ci ho azzeccato, vero?” chiese sorridendo sempre di più “E poi? Com’erano gli altri? Flippato? Rametto? Scodacriscia?” domandò a se stessa mordendosi il labbro inferiore. “No…erano Felpato, Ramoso e Codaliscia…. Cioè sono…”aveva iniziato a dire Remus “Ahhh! Non dirlo! Voglio indovinare! Vediamo…” e li squadrò uno ad uno “ Sirius potrebbe essere Felpato?eh, già…sa di cane. Ramoso? Bhè, James ovviamente. Perché non mi sa di un Codaliscia che sarà Peter!” concluse soddisfatta. “ Li hai indovinati tutti. Ma come fai? Dovrebbero essere dei nomi in codice!” esclamò sorpreso Sirius “ E’ tutta una questione di intuito…” disse lei battendosi sul naso con l’indice. “ MA ve la siete inventata per offendere la gente?” continuò con tono canzonatorio. “ Come ti dicevamo prima” disse James con tono saputo “è una cosa molto complicata. Vedi risponde così solo se non è usata nel modo corretto…” e sogghignò divertito La tirò fuori dalla tasca del mantello. Era senza alcuna scritta. Sirius si schiarì la voce e colpendola con la bacchetta tuonò “ Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!” All’improvviso, così come era successo prima, apparvero le stesse scritte, solo che ora intorno, sotto, per tutta la pergamena migliaia di righe si univano per andare a formare una… “ Pianta dettagliata di tutta Hogwarts, compresi passaggi segreti!” esclamò compiaciuto Remus. Jillian si era avvicinata tanto che il suo naso quasi toccava. Era affascinata da tutto questo. Non era una semplice piantina. Dei piccoli cartigli si muovevano insieme ad un minuscolo puntino e mostravano l’esatta posizione della persona indicata, di tutte le persone presenti ad Hogwarts, per l’appunto. Jillian non riusciva ad esprimersi. Avrebbe potuto dire ‘fantastico’, ‘meraviglioso’, ‘superbo’, ma non sarebbe bastato. Gli occhi le brillavano come ad una bambina che vede per la prima volta il mondo, e la bocca si muoveva senza riuscire a spiccicare parola. “ Come…come avete fatto?!” “ Siamo stati cinque lunghi anni per farla, ma ne siamo orgogliosi!” esordì Peter. “ E ‘stato mooooooooolto difficile!” sorrise James. Jillian la guardò di nuovo, in ogni su a parte, sempre più emozionata. Il suo sguardo si posò però su una persona che non avrebbe dovuto esserci. Su una persona che non avrebbe potuto esserci.
  
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