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Autore: _ayachan_    24/10/2007    1 recensioni
Naruto e Sakura: il giardino dell’Eden; i fratelli Uchiha: il serpente e la mela… Il peccato originale: il tradimento.
"Tutto ciò che credevo sicuro, si sgretolerà tra le mie mani...
Il mio passato, il mio presente, e il mio futuro...
Chi sono io?
Naruto o Kyuubi?"

[Pairing: cambieranno in corso d'opera, anche drasticamente! Threesome, in ogni caso. Molte]
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'eroe della profezia' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Naruto-9

Capitolo nono

Rinforzi






Tsunade trattenne un gemito, mentre apriva la porta del suo ufficio.
Era l’alba.
Aveva sonno.
Aveva fatto un bel sogno ma si era interrotto nel punto migliore.
Tutto perché era arrivato un messaggio di Kakashi.
Certe volte sospettava che i suoi assistenti non fossero umani: come diavolo facevano ad essere sempre svegli e pronti? Probabilmente erano vampiri. Anzi, demoni: non portavano mai buone notizie.
La scrivania si piegava come sempre sotto il peso di mille dispacci, e dalla finestra socchiusa entrava un filo di aria fresca. Ad est, in lontananza, il cielo era grigio piombo.
Tsunade sbadigliò, andando alla sedia e lasciandocisi cadere sopra. Davanti a lei, sul piano di legno lucido, giaceva un singolo foglio che riportava i segni di una piegatura stretta. L’Hokage lo prese e fece scorrere gli occhi nocciola sulla calligrafia familiare di Kakashi. Al termine della lettura corrugò la fronte.
«Maledizione...» mormorò, improvvisamente lucida. «Shizune!» chiamò a voce alta.
«Mi avete chiamata?» disse lei entrando al volo, diabolicamente pronta e scattante.
«Devi andare a chiamare una persona»

La pioggia continuava a scrosciare, fredda e grigia. Le nubi plumbee gravavano come una pesante coperta sul villaggio della Pioggia, sporcando la luce del sole e rendendo il cielo più basso.
Kakashi e la sua squadra avevano passato un giorno intero a elaborare strategie.
Solo e soltanto strategie.
Più volte Naruto aveva sfiorato l’attacco isterico, ma per tutto il tempo si era costretto a tenere la testa bassa, come gli aveva ordinato Kakashi.
E ora, dopo una notte pressoché insonne trascorsa a rodersi il fegato, una nuova cupa alba lo vedeva affacciato alla finestra nell’ansiosa ricerca di un messaggio.
«Non hai dormito?» chiese Sakura avvicinandosi silenziosa, mentre Sai e Kakashi, di nuovo, fingevano di essere assopiti.
«Poco» borbottò Naruto, mostrando nuove e profonde occhiaie. «Stiamo perdendo un sacco di tempo!» aggiunse poi, frustrato. «Itachi e Sasuke potrebbero incontrarsi ad ogni momento, e noi saremmo qui a... giocare a monopoli! Perché è questo che stiamo facendo, niente di più! A che serve progettare strategie e piani d’azione, se poi stiamo seduti a guardare la pioggia? Perché siamo venuti fin qui se abbiamo paura di affrontare Itachi e Sasuke?»
«Non possiamo andare allo sbaraglio» gli fece Notare Sakura.
«Ma non possiamo nemmeno restare immobili!»
«Non siamo immobili. Ci stiamo preparando...»
«Non basta! Così non basta!» Naruto serrò il pugno, trattenendosi a stento dal colpire il muro davanti a lui.
Sakura non ribatté. Sospirando piano, gli posò una mano sul braccio, e avvertì i muscoli tesi sotto la pelle.
«Naruto...» sussurrò, deglutendo. «Tutti noi vogliamo riportare indietro Sasuke il più in fretta possibile...» lo sentì irrigidirsi impercettibilmente sotto il suo tocco. «Ma... non possiamo rischiare di mandare all’aria l’intera missione. Kakashi è stato scoperto, Sai ha rischiato la vita... Non è facile. Sapevamo dal principio che non sarebbe stato facile»
Cadde il silenzio. La pioggia scrosciava sempre uguale, oltre il vetro leggermente appannato. Alla fine, dopo secondi lunghissimi, Naruto si rilassò e sbuffò piano.
«Lo so» disse. «Lo so... sono solo nervoso. Mi sembra di non combinare niente... e non ho nemmeno visto Sasuke...»
Sakura tacque.
Lei invece lo aveva visto, attraverso gli occhi della sua copia.
Lo aveva visto, e aveva incrociato il suo sguardo per un breve istante...
Allontanò la mano dal braccio di Naruto.
«Ce la faremo» mormorò con voce lievemente arrochita. «Vedrai»
Naruto alzò gli occhi alla ricerca dei suoi, ma lei li evitò e gli diede le spalle.
In quel momento udirono un becchettio gentile alla finestra.

«In piedi. Muovetevi»
Sasuke non aveva mai bisogno di alzare la voce.
Bastava un ordine sussurrato, e l’intero Serpente era subito pronto e scattante. Lo temevano troppo per non stare sull’attenti ad ogni istante.
Anche in quell’alba grigia, nello stesso momento in cui un passero bagnato attraversava la finestra della stanza del gruppo di Kakashi, in un’altra locanda bastava un suo mormorio perché Karin, Suigetsu e Juugo aprissero gli occhi. Anche perché da un paio di giorni Sasuke era davvero intrattabile.
Da quando si erano imbattuti nel ragazzo che era insieme a Naruto, per l’esattezza... da quando avevano intravisto per un istante la ragazza che era venuta a salvarlo.
Karin fu in piedi in meno di un secondo, pronta ed efficiente come la migliore delle segretarie – e con i capelli misteriosamente in ordine. Fu al fianco di Sasuke prima ancora che Suigetsu finisse di sbadigliare.
«Oggi dove cerchiamo?» chiese al volo. «Ci è rimasta la zona sud del villaggio da perlustrare»
«Va bene» disse Sasuke stringato, ignorandola. «Andiamo» ordinò, e le voltò le spalle.
«Yawn...» mugugnò Suigetsu, tirandosi faticosamente in pedi. « E andiamo...»
Uscirono dalla stanza in silenzio, tirandosi i cappucci neri sulla testa, e passarono davanti alla reception in ombra cogliendo solo una brevissima occhiata dall’uomo oltre il banco.
La locanda era in un quartiere tra i peggiori. Scura e malmessa, era incastrata tra due edifici alti che la circondavano quasi opprimendola. Strisce scure si erano formate là dove la pioggia perenne colava lungo le pareti, e in molti punti il legno era gonfio e nero.
Quando uscirono un tuono rombò cupo sulle loro teste, facendo tremare i vetri malmessi degli edifici. Il Serpente percorse la strada con passo veloce e silenzioso, inosservato. I quattro ragazzi scivolarono nel primo vicolo scuro che incontrarono, e lì si fermarono per un istante.
«Allora a sud?» chiese Juugo in tono neutro. Tutti gli sguardi si rivolsero istintivamente a Sasuke.
Lui fece un impercettibile cenno del capo, e il Serpente scattò.
Quando correvano così le cose andavano bene. A quella velocità non erano più che semplici macchie scure, un’ombra in un battito di ciglia... erano un gruppo ma erano anche soli, ognuno con sé stesso.
E a Sasuke faceva piacere.
Aveva dei compagni per necessità, non per un vero desiderio.
Perché la sua era una vendetta personale, necessaria al suo orgoglio.
E poi... perché aveva già avuto dei compagni in passato... gli unici compagni...
...e li aveva persi.
Ho una vendetta da compiere, si diceva. Un compito che posso portare a termine solo io.
Eppure... ogni tanto, se ci ripensava... ricordava un Sasuke diverso.
Un ragazzino.
Che lottava per conservare il poco che gli era rimasto.
Degli amici.
Un fratello...
...Sì, ma quale dei due?
La sua meta, l’oggetto della sua venerazione infantile e del suo odio maturo... o il ragazzo che aveva salvato e da cui era stato salvato tante volte e in tanti modi...? La persona che doveva uccidere o il suo eterno rivale?
Itachi o Naruto?
Quale dei due poteva chiamare fratello?
Non importava.
In fondo non importava davvero.
Un tempo aveva detto di avere un unico legame, quello con Itachi... e aveva intenzione di lasciare le cose in quello stato.
Un legame è un peso.
Una zavorra che ti porti appresso, che ti rallenta, che ti frena.
La sua zavorra era la vendetta, ed era troppo pesante perché potesse essere accompagnata da qualcos’altro.
Lui... aveva una missione.
Era un vendicatore.
Non esisteva se non in quanto tale; non aveva ragioni per vivere se non quella.
Non esitava.
Aveva aspettato troppo, troppo a lungo... e aveva odiato altrettanto intensamente. Ora doveva trovare Itachi e ucciderlo, ora ne aveva la possibilità, ora sentiva che poteva raggiungerlo... Karin aveva avvertito la sua presenza, le voci che circolavano lo dicevano lì, e anche lui sentiva che erano giunti all’agognata resa dei conti.
L’ultimo atto.
Non poteva lasciarsi sfuggire la meta... non ora.
Non alla sua ultima occasione.
Non poteva permettersi distrazioni.
Soprattutto ora che anche Naruto sapeva della sua presenza... e lo cercava.
Avrebbe voluto uccidere il ragazzo che era con lui, per spaventarlo e creare confusione tra le sue fila... ma poi aveva visto Sakura, o meglio la sua copia, e aveva capito che ormai era troppo tardi. Uccidere il ragazzo sarebbe stato inutile, avrebbe solo aumentato il suo desiderio di trovarlo.
Dovevano accelerare le ricerche di Itachi.
Il giorno prima avevano lavorato per un giorno intero, setacciando metà del villaggio sotto il temporale, eppure sembrava scomparso. Nemmeno Karin era riuscita a localizzarlo – e si era fatta abbastanza insopportabile, per questo.
Sasuke aveva la sensazione di essere a un passo da qualcosa... e di rischiare di lasciarselo scivolare dalle mani.
Era insopportabile.
Doveva agire.
Corrugò la fronte, e accelerò il passo.
Tanto per dirne una: come mai anche il gruppo di Kakashi sembrava tanto tranquillo?
«Sasuke!» chiamò all’improvviso Karin, e lui la degnò appena di un’occhiata. Ma, a sorpresa, questa volta la kunoichi aveva notizie utili: «Sono comparsi quattro nuovi ninja nel villaggio! Sembrano forti... potrebbero essere una squadra di sostegno della Foglia?»
Ora la liscia fronte dell’Uchiha dovette corrugarsi impercettibilmente.
Sostegni dalla Foglia?
Dannazione... c’era il rischio che diventassero pericolosi.
«Karin» disse freddo, senza rallentare. «Dobbiamo fare una deviazione»
Mentre l’intero Serpente scartava bruscamente, avvolgendo le sue spire invisibili attorno al gruppo di Kakashi, le nubi si fecero più dense sul villaggio, cupo presagio degli avvenimenti che sarebbero accaduti di lì a poco...

L’ex palazzo dell’Akatsuki non era un luogo sicuro. Ma dal suo terrazzo si godeva la migliore vista sulla città: non era troppo in alto né troppo in basso, era al riparo da sguardi indiscreti ma permetteva di vedere ogni cosa... e, soprattutto, per la gente comune era soltanto un edificio abbandonato. Nessuno alzava gli occhi fin lì.
Per questo, in quella grigia mattina, nessuno vide la figura ammantata di nero e d’alba che si stagliava contro le colonne di cemento, e osservava... nessuno vide lei, e nemmeno l’ombra che la raggiunse, indossando gli stessi abiti.
«Credevo che avessi una missione» disse Pain con voce neutra, avvicinando Itachi.
L’Uchiha distolse appena lo sguardo dal villaggio.
«La sto portando a termine» mormorò. «Nella zona est del paese c’è qualcuno di promettente»
«Davvero? Ma un bacino di ricerca ristretto diminuisce le probabilità di trovare veri geni. Non dovresti stare fermo qui»
Itachi non rispose, né si mosse.
Pain gettò un’occhiata distratta al paesaggio davanti a loro.
«Sembra che due giorni fa a nord ci sia stato un certo tafferuglio...» mormorò. «Tu che osservi sempre da quassù, sai di cosa si tratta?»
Itachi non rispose subito. Senza muovere neppure un muscolo, ponderò attentamente la risposta.
«No» rispose poi, in tono neutro. «Quel giorno non sono venuto qui»
«Ah. Capisco» fu la bassa risposta di Pain.
Alzò lo sguardo, e Itachi incontrò i suoi occhi. Rimasero entrambi immobili per alcuni lunghi secondi, poi il capo dell’Akatsuki distolse il volto.
«Non restare sempre qui» si raccomandò, girando sui tacchi e allontanandosi silenzioso. «O hai forse paura di poche gocce di pioggia?»
Itachi lo seguì con lo sguardo da sopra la spalla, senza ribattere.
Lo sa” realizzò, senza particolare turbamento.
Tra le nubi grevi, un tuono rombò.
Eppure quella pioggia... era strana. Strana e sospetta.


Periferia nord del villaggio della Pioggia.
Una strada stretta tra palazzi fatiscenti era bloccata da un nastro giallo teso tra due muri, e l’asfalto, ridotto a frammenti scomposti, giaceva abbandonato al suo destino. Quelli erano i quartieri più poveri del villaggio: ci sarebbero voluti mesi prima che qualcuno si accorgesse del danno e decidesse di prendere provvedimenti.
Sotto la pioggia incessante, i vagabondi stavano seduti per la strada. Si gettavano occhiate opache. Qualche parola. Una risata roca ogni tanto.
Poi quattro persone incappucciate di bianco comparvero silenziose da un vicolo, per un breve istante.
Qualcuno le degnò di uno sguardo. La maggior parte delle persone notò a malapena il loro passaggio. E loro si infilarono in un’altra stradina stretta e umida, al riparo da occhi indiscreti.
Camminarono per qualche minuto, con passo silente e misurato, finché non raggiunsero una porta malandata e socchiusa. Uno dei quattro si fermò, e fece cenno agli altri di imitarlo. A quel punto, con cautela, spinse l’anta; quella cigolò lievemente, aprendosi su uno spazio completamente buio e odoroso di muffa.
Il primo uomo sembrò scrutare nell’oscurità per qualche secondo, e finalmente si fece avanti, seguito dai compagni. L’ultimo richiuse la porta.
Passò un istante, in cui tutti trattennero il respiro...
Poi una luce si accese in un angolo, illuminando la stanza spoglia e coperta di muffa.
Da un lato c’erano i quattro incappucciati di bianco. Dall’altro altri quattro vestiti allo stesso modo, e uno di loro teneva in mano una torcia.
Impasse.
Chi avrebbe iniziato a parlare?
«Il primo principio ninja...» mormorò una voce bassa, indefinibile, sotto il cappuccio della figura che stringeva la torcia.
«...non è affatto una parola d’ordine» disse quello dell’altro gruppo che aveva aperto la porta.
Simultaneamente entrambi abbassarono il cappuccio, con un sorriso impercettibilmente teso.
«Kakashi...» mormorò il capogruppo appena arrivato.
«Kurenai...» ribatté Kakashi con un cenno del capo. «Avete fatto in fretta»
«Sì...» rispose lei nervosamente. «Per questo non sono affatto sicura che nessuno ci abbia notato... dobbiamo muoverci con cautela»
Mentre lei parlava, anche Hinata, Shino e Kiba abbassarono il cappuccio, prontamente imitati da Sai, Sakura e Naruto.
«Loro?» chiese quest’ultimo, perplesso. «Maestro Kakashi, pensi che il fiuto di Kiba e Akamaru possa servire con questa pioggia? O che Hinata riesca a perlustrare tutto il villaggio con il byakugan?»
«No, naturalmente» rispose il jonin.
«E allora perché quando è arrivato il messaggio ha detto ‘nessuno avrebbe potuto andare meglio’?»
«Perché mi riferivo a Shino»
Silenzio.
Ancora silenzio.
E poi un incredulo: «Ehh?!»
Shino sistemò gli occhiali sul naso, la fronte aggrottata. Sembrava leggermente offeso.
«Naruto!» sussurrò Sakura con una gomitata.
«Come può lui essere ciò che ci serve?» protestò Naruto a bassa voce.
«Là dove il fiuto fallisce...» spiegò Shino schiarendosi la voce. «...possono essere utili altre... qualità»
«Cioè?» chiese Naruto piatto.
Shino ghignò appena.
«Il numero» sussurrò, lievemente inquietante.
Mosse a malapena un dito, e all’improvviso, nel silenzioso mormorio della pioggia, si udì un lieve fruscio... come di migliaia, milioni di zampette in movimento...
Con orrore, Sakura e Naruto videro minuscoli insetti neri sgorgare dalle fessure dei muri come lava dalla terra. Creature minuscole, impercettibili, che raggruppate insieme assumevano una consistenza quanto mai reale... Erano tante da invadere l’intera stanza, rigurgitate dalle pareti e dal pavimento, brulicanti tutt’attorno a loro.
Naruto deglutì.
«E le tenevi tutte dentro il tuo corpo?» chiese incerto.
Shino gli elargì un minuscolo ghigno di superiorità – evento quanto mai raro. «Naturalmente no» rispose freddo.
«Va bene, basta chiacchiere» intervenne Kurenai brusca. «Non abbiamo tempo da perdere, siamo pur sempre in territorio nemico... iniziamo subito, se per voi non è un problema»
Kakashi annuì.
«Ha ragione» confermò. «Suggerisco di dividerci in coppie, e riprendere l’esplorazione. In caso di pericolo o di avvistamento degli obiettivi, gli insetti di Shino fungeranno da tramite e avviseranno gli altri. Ci sono domande?»
Com’era prevedibile, la mano di Sakura scattò verso l’alto.
«Gli insetti faranno tutto da soli?» chiese scettica.
«Ho fornito loro precise istruzioni» rispose Shino. «Sono estremamente intelligenti»
«Se lo dici tu...» bofonchiò Naruto.
«Altre richieste?» domandò ancora Kakashi. «No? Allora informo il gruppo di Kurenai sugli ultimi sviluppi, poi facciamo le coppie e partiamo»
Non ci vollero più di cinque minuti per spiegare ciò che era successo due giorni prima e qual era la situazione attuale. Gli insetti erano di nuovo scomparsi nelle viscere della terra, spie silenziose e assolutamente invisibili, e la pioggia era tornata a riempire il silenzio.
Naruto ancora non si capacitava della situazione.
Shino?
Shino?
Quel maledetto freddo asociale era la loro arma segreta?
Inconcepibile!
E lui, invece, che era davvero forte... doveva
tenere la testa bassa.
Che rabbia...!
«N-Naruto...» mormorò la familiare voce di Hinata a un tratto.
Lui si distrasse e alzò lo sguardo su di lei.
«Uh?» fece, riscuotendosi. «Che c’è?»
«E-ecco, io...» sussurrò lei, guardando con infinita attenzione un angolo sporco e torcendosi le mani. «V-volevo solo dirti c-che... mi impegnerò al massimo! R-riporteremo indietro Sasuke!»
Naruto la fissò confuso.
«Ehm... sì...» ribatté incerto. «Ti senti bene?»
Involontariamente Hinata incontrò i suoi occhi.
Per un attimo ci fu un pesante silenzio.
Ma alla fine sulle labbra della kunoichi spuntò soltanto un sorriso mesto.
«Sì. Si, mi sento bene» disse piano. «B-Buona fortuna...!»
A qualche passo di distanza, inosservata, Sakura scrutava la coppia con un misto di ansia e apprensione a tormentarle lo stomaco.
Lei e Hinata non avevano mai parlato molto.
All’Accademia erano state su due livelli diversi, e una volta terminati gli studi in gruppi differenti... ma tutti a Konoha, tutti, sapevano che da sempre l’erede degli Hyuuga era stata molto più che attratta da Naruto – tutti tranne il diretto interessato, naturalmente.
Sakura stava con lui da mesi. Quasi un anno. Era una notizia che tutti conoscevano, diffusa in lungo e in largo, e lei presumeva che Hinata se ne fosse fatta una ragione. Da quando lei e Naruto erano insieme, la Hyuuga si era vista poco...
...Ma...
...In quel momento... in quel luogo... in quella situazione...
...C’era una nota stonata.
Sakura, Naruto, Hinata e Sasuke riuniti insieme.
Un accordo sbagliato.
Una distorsione.
Un terribile presentimento...
Sakura si torse involontariamente le mani, accigliata.
Naruto incrociò il suo sguardo, e le rivolse un mezzo sorriso interrogativo. Lei non rispose.
«Bene» disse Kakashi all’improvviso, richiamando l’attenzione di tutti. «Siamo pronti»
«Io e Kakashi abbiamo optato per queste coppie...» continuò Kurenai svelta. «Naruto e Sai. Kiba e Hinata. Shino e Kakashi. Io e Sakura»
Gli interessati si scambiarono uno sguardo veloce.
Naruto si accigliò leggermente: stare con Sai voleva dire avere un rotolo di Jiraya sempre a disposizione...
«Ci sono obiezioni?» chiese Kurenai. Silenzio. «Bene. Allora possiamo andare»
Quello che non sapevano, e che nessuno di loro poteva immaginare, era che in quello stesso momento, al centro del villaggio, una squadra ninja speciale si stava preparando.
Qualcuno li aveva informati della presenza di intrusi nel villaggio, e di dove si trovavano... e quel qualcuno si era firmato con un minuscolo Serpente.








Nel prossimo capitolo:

Brutta, bruttissima situazione... non solo Shino era ancora privo di sensi, e quindi non avevano notizie degli altri, ma erano nelle mani del nemico, e soprattutto... non sapeva quale fosse lo scopo della donna mascherata. Era pressoché certo che si trattasse della stessa persona che due giorni prima lo aveva quasi ucciso e poi salvato, ma mai avrebbe pensato che fosse un membro della squadra speciale della Pioggia...














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  ȣ    *   *     *      *


Spazio autore


Capitolo abbastanza inutile, mi serve per introdurre il nuovo team,
e perché capitoli del genere esistono sempre.
(mettiamola così: per ognuno di questi, ce n'è uno in cui succede di tutto)
Ah, piccola nota:
ho cambiato l'introduzione della fan,
perché mi sono resa conto che ciò che c'è scritto ora accadrà solo fra mille anni...
e poi, come mi succede sempre, in corso d'opera ho inserito altri elementi.
Ma vi chiederete: è a noi che frega?
Niente, rispondo.
Solo, tendo a dare spiegazioni inutili ogni volta che NON sono richieste! XD

Post Scriptum: questo era il vostro ultimo "capitolo di calma"...
(almeno per un po')

Aya
  
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