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Autore: Aquarius no Lilith    04/04/2013    3 recensioni
Questa storia è frutto di un sogno che ho fatto circa un anno fa e che ho voluto sviluppare.
La storia è ambientata in un ipotetico post Hades e vede tutti i gold saint tornati in vita, grazie alla dea Atena. La protagonista è Yume, cavaliere d'argento di Cassandra ed ex allieva di Saga dei Gemelli. Ella fa ritorno al Santuario dopo due anni passati a Delfi ad allenarsi alla fine dell'ultima guerra sacra. Si troverà così a dover affrontare la nuova guerra sacra contro la dea Artemide, che metterà a dura prova la sua fedeltà alla dea Atena e il suo amore per Milo dello Scorpione, minacciato da un lontano passato di cui lei non ha colpa.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La maledizione dell' amore eterno'
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Quanto tempo era passato da quando io e Milo c’eravamo visti e parlati l’ultima volta?
Esattamente tredici lunghissimi giorni.
Io ormai ero del tutto guarita e avevo ripreso ad allenarmi quotidianamente nell’Arena con Aglae e gli altri silver saint.
Ero anche tornata ad abitare in casa mia e ogni tanto il mio vecchio maestro Saga veniva a farmi visita, per sapere come stavo.
In questo periodo eravamo stati attaccati tre volte, ma non si erano mai mostrati cavalieri della dea Artemide all’altezza di Danae.
Le mie visioni di notte erano troppo confuse, per essere comprese appieno e la mia stabilità emotiva, che era stata colpita alle proprie fondamenta, mi rendeva facilmente vulnerabile. Avevo nel frattempo scoperto che Aglae si era presa una bella cotta per Kanon...
Infatti, non appena egli le rivolgeva la parola, cominciava a rispondere a monosillabi e a dire frasi, a volte, senza senso.
Mi faceva tenerezza, poichè mi ricordava me stessa prima che Milo mi vedesse in volto e mi confessasse i suoi sentimenti per me...
Era però meglio che non pensassi a lui poiché, quando lo facevo, il cuore mi si stringeva in petto e mi veniva una voglia terribile di piangere.
Il mio pensiero volava tra tutte queste cose, mentre guardavo un libro, che mi era stato prestato dal mio maestro e che trattava la mitologia greca.
Leggendolo, alcuni miei dubbi sui nomi delle armature dei guerrieri nemici furono dissipati: come pensavo, infatti, erano tutti riferiti alla dea Artemide, nel bene e nel male.
Niobe era una regina che, essendosi vantata per aver avuto una stirpe più numerosa di Latona (madre di Apollo e Artemide), si vide massacrare i figli e le figlie dalle due divinità davanti ai propri occhi; Niobe poi venne trasformata in pietra...
Atteone invece era un principe che, mentre cacciava, vide la dea Artemide fare il bagno assieme alle Ninfe del suo seguito; per questo motivo Atteone venne tramutato in cervo dalla dea e sbranato dai propri cani...
Tali miti attribuivano una fine veramente terribile ai propri protagonisti per mano della dea Artemide, mi veniva da chiedermi però perché le armature dei guerrieri di quella divinità avessero preso tali nomi.
Infatti, essi sarebbero dovuti essere scartati a priori, ma allora perché erano stati scelti?
Questo interrogativo ormai mi ronzava in testa da parecchio tempo e sinceramente non riuscivo a dargli una risposta logica.
Chiusi il libro e mi alzai dalla sedia, infatti, avevo bisogno di svagarmi un attimo e per questo decisi di uscire e andare a fare una passeggiata.
Uscii dall’area adibita agli alloggi delle sacerdotesse e mi diressi verso la parte opposta, dove si trovava il passaggio che portava alla spiaggia vicino al Santuario.
Come arrivai in quel luogo, mi sedetti sulla sabbia e, guardando il mare, mi persi nell’osservare le onde che s’infrangevano sugli scogli.
Il suono del mare era così rilassante e mi donava una vera e propria pace interiore, permettendomi così di mettere da parte anche solo per pochi minuti tutto il dolore e la tristezza celati nel profondo del mio cuore.
Non era la prima volta, che andavo in quel luogo per rilassarmi, infatti, fin da bambina, quello era stato uno dei miei luoghi preferiti e lì avevo passato moltissimo tempo da sola, quando il mio maestro era appena scomparso nel nulla.
Era anche il luogo però, dove avevo rivisto Milo dopo il suo ritorno dall’isola di Milos...
Quell’incontro aveva sancito in me il sorgere di quel mio affetto nei suoi confronti, che negli anni seguenti si sarebbe trasformato in amore.
Ripensando così ad allora, mi rividi scorrere davanti agli occhi il ricordo di quel pomeriggio primaverile di otto anni prima, così a me caro e che mai avevo dimenticato.
Avevo passato tutta la mattinata in Arena ad allenarmi e subito dopo pranzo, mi ero rinchiusa in biblioteca a leggere qualche libro in greco antico, per tenermi in esercizio con tale lingua.
A metà pomeriggio, poiché era una bellissima giornata primaverile, decisi di non stare tutto il pomeriggio sui libri e di andare a prendere un po’ d’aria fresca sulla spiaggia vicino al Santuario.
Come vi giunsi, m’incantai alla vista del mare, infatti, in me che ero cresciuta in una città dell’interno, tale elemento provocava ogni volta che lo vedevo, un senso di meraviglia.
Mi sedetti dunque sulla spiaggia e cominciai ad osservare il mare e ad ascoltare il rumore delle onde.
Non so quanto tempo passai così, ma la magia del momento fu interrotta improvvisamente da un suono di passi dietro di me.
Feci finta di niente e continuai a osservare il mare, infatti, non avevo molta voglia di parlare con alcuno.
Quando però sentii qualcuno sedersi alla mia destra, mi girai da quella parte e vidi un ragazzino della mia età, ma quando incrociai il suo sguardo da sotto la maschera, andai letteralmente in tilt.
Era Milo, appena tornato dal suo luogo di addestramento e in quei cinque anni passati lontani dal Santuario, era diventato veramente carino.
Ora aveva i capelli blu, che gli arrivavano a metà schiena e, gli immensi oceani turchini, cioè i suoi occhi, erano ancora più belli ed espressivi di quanto non ricordassi.
Tutte le emozioni che mi travolsero alla sua vista, mi confusero a tal punto, che non riuscii nemmeno a spiccicare una parola.  
<< Ciao, Yume.
Come stai? >>
Quando lo sentii parlare, rivolgendosi a me, uscii dal vortice dei miei pensieri e tornai alla realtà, riuscendo a eclissare per un po’ le emozioni che la sua comparsa mi aveva suscitato, grazie alla mia maschera.
O almeno così speravo...
<< Sto bene, Milo.
E tu? >>
<< Bene.
Sono tornato stamattina da Milos e, poiché non avevo voglia di stare rinchiuso nella mia nuova casa, sono venuto a respirare un po’ di sana aria marina.
Tu invece, che mi dici?
Come sono stati questi cinque anni, mentre non c’ero? >>
<< Di rilevante posso solo dire che due anni fa ho ricevuto l’investitura di cavaliere d’argento e che ho migliorato la mia conoscenza del greco antico e di quello moderno.
Tu piuttosto, come mai hai deciso di passare due anni in più a Milos, nonostante ti avessero dato già l’investitura di cavaliere d’oro? >>
A quella domanda Milo mi rispose, diventando serio:  << L’ho fatto, perché non mi sentivo ancora all’altezza del grado di cavaliere che mi era stato assegnato e ho preferito allenarmi ancora per un po’.
Comunque sono felice che tu sia riuscita a diventare un cavaliere d’argento, perché te lo meriti.
E sono certo che se Saga ti vedesse come sei ora, sarebbe orgoglioso di te.
A proposito, nessuno l’ha più visto in questi cinque anni? >>
<< No, non si è più fatto vedere.
E comincio a pensare, che probabilmente non lo rivedrò più... >>
Dopo aver detto quello, la mia mente andò al mio amato maestro e pensai che, nonostante egli non fosse più vicino a me fisicamente, lo sarebbe sempre stato nei miei ricordi...
Mentre mi perdevo in quei pensieri, mi sentii all’improvviso inondare completamente d’acqua e, guardando davanti a me, vidi che era stato Milo.
Allora mi alzai e come due bambini piccoli, giocammo a gettarci l’acqua addosso, per tutto il resto del pomeriggio.
Quale fu il risultato finale di quel gioco da bambini?
Un bel raffreddore colossale per me e Milo, con febbre molto alta e naso colante, per ben due settimane.
Quando finii di ripercorrere mentalmente quel ricordo così dolce, mi venne spontaneo sorridere e ritrovai un po’ di serenità.
Non essendoci nessuno in vista, mi sfilai la maschera e mi beai della sensazione del vento marino sul viso.
Dopo un po’me la rimisi e feci per andarmene, ma mi ritrovai davanti Milo.
Non appena cercò di parlare, lo sorpassai e feci per proseguire, però mi sentii tirare per un braccio e mi ritrovai stretta tra le sue braccia.
Fui veramente attratta dal suo calore a me troppo famigliare, segno del fatto che nonostante tutto, il mio cuore non era riuscito a dimenticarlo.
<< Yume, rimani qui con me e ascoltami, per favore >>, disse Milo, fissandomi intensamente.
<< D’accordo >>, gli risposi e dopo che Milo sciolse l’abbraccio, mi tolsi la maschera e lo guardai in volto.
<< Ti prego di scusarmi per il modo in cui ho reagito alle spiegazioni che mi hai dato su di te e la tua famiglia.
Cerca però, di capire che una notizia del genere, avrebbe sconvolto chiunque e ... >>          
<< Posso anche capire che la notizia vi abbia sconvolto, ma da lì a mettere in discussione un amore che durava da sei anni, ci passa un abisso >>, gli risposi piccata.
<< Yume non ricominciare a darmi del voi, sennò mi arrabbio seriamente >>, mi rispose con tono alterato.
<< E se continuo cosa mi farete, nobile cavaliere d’oro dello Scorpione? >>
A quel punto mi ritrovai con le braccia piegate all’indietro da Milo e in ginocchio sulla sabbia assieme a lui.
<< Che cosa pensi di farmi ora? >>
Glielo dissi con un’espressione stizzita e incavolata allo stesso tempo, per il suo comportamento poco gentile.
<< Voglio che ricominci a ragionare e nient’altro, Yume.
E vorrei anche, che tu tornassi a essere la ragazza di cui mi sono innamorato e che continuo ad amare >>, affermò Milo.
Rimasi stupita a quelle parole, ma non per questo la sofferenza che avevo dentro di me si attenuò.
Non avendogli dato risposta ed essendosi accorto di avermi messo in una posizione non proprio comoda, Milo smise di tenermi piegate in quella posizione le braccia e, dopo avermi girato dalla sua parte, mi stese sotto di lui sulla sabbia.
Non riuscii a fare niente per impedirglielo, infatti, mi sentivo come se fossi stata succube della sua presenza.
Ricominciammo a guardarci così negli occhi e potevo ora leggere nel suo sguardo una tristezza immensa e il grande amore che provava per me.
<< Milo, io... >>
Non finii mai di parlare, poiché chiuse le mie labbra, unendole alle sue in un bacio profondo e appassionato.
Quando lo fece, rimasi interdetta, infatti, non mi aspettavo una cosa del genere, da parte sua.
Dopo un po’ però, a causa del contatto delle sue labbra con le mie, il mio cervello si scollegò completamente e risposi al suo bacio, cercando di fargli capire quanto lo amassi e quanto tenessi a lui.
Non so quanto tempo passammo su quella spiaggia da soli a confessarci con i nostri baci e gesti l’amore che provavamo, ma di una cosa ero certa: avrei voluto che quel momento non finisse mai.
Mentre tornavamo al Santuario, ci prendemmo per mano, fregandocene degli sguardi puntati insistentemente su di noi.
Accompagnai Milo fino alla scalinata che portava alla prima casa e mi fermai.
Lui allora mi guardò con uno sguardo interrogativo ed io feci lo stesso, da sotto la mia maschera.
<< Non sali su con me all’ottava?
Vuoi già andartene?>>
<< Scusami, ma pensavo di tornare a casa mia... >>
<< Preferiresti la compagnia di un libro di mitologia greca alla mia presenza? >>
<< Ma come fai a sapere, che stavo leggendo un libro? >>
A quella domanda mi rispose, sorridendo sornione.
Probabilmente allora, doveva avermi visto uscire con quel libro in mano dalla terza casa, oppure avermi in qualche modo spiato, pensai.
Lo seguii per tutto il tragitto, che ci separava dalla sua casa, tenendo stretta la sua mano nella mia.
Quando arrivammo all’ottava, seguii Milo nei suoi appartamenti e andai in sala, dove potei osservare come l’anello che mi ero tolta due settimane prima, fosse ancora lì.
Lo presi e rimasi a fissarlo per lungo tempo, pensando alla promessa che c'eravamo reciprocamente fatti e che aveva rischiato di essere infranta per sempre.
<< Quando te lo sei tolto, ho pensato di averti perduto per sempre >>, mi sentii dire alle spalle da Milo.
<< Io invece l’ho pensato, quando mi hai detto quelle parole >>, gli risposi, guardandolo negli occhi.
<< Quello che mi hai detto alla terza casa riguardo alla tua prova finale era vero? >>
<< Sì, ma non pensare che tu mi abbia ucciso per chissà quale motivo.
Infatti, lo facesti per rendermi di nuovo me stessa e per salvarmi.
Proprio per questo ti chiedo di promettermi una cosa, Milo >>
<< Qualsiasi cosa, amore mio >>, mi rispose, guardandomi stupito.
<< Se un giorno io non dovessi essere più me stessa, promettimi che sarai tu a farmi rinsavire, anche se fosse necessario lanciarmi contro il tuo intero Scarlet Needle >>, affermai seria.
<< Perché mi chiedi di farti una cosa del genere, anche se sai che su di te non alzerei mai un dito? >>
<< Te lo chiedo, perché non ho idea di come finirà questa guerra e ho paura che mi accada qualcosa, che mi allontanerà da te, forse per sempre >>, affermai, mentre un velo di tristezza, mi scendeva sugli occhi.
<< Te lo prometto Yume, ma prima di arrivare a colpirti con la mia mossa più forte, tenterò qualsiasi modo per farti tornare in te, senza doverti attaccare fisicamente >>, mi rispose Milo, abbracciandomi.
Milo poi mi lasciò libera di fare ciò che volevo, mentre lui si accingeva a preparare la cena per entrambi.
Andai allora in bagno e mi feci una lunga doccia rilassante.
Come ebbi finito, mi avvolsi in un asciugamano sia il corpo sia i capelli e andai in camera di Milo.
Aprii il suo armadio e presi alcuni degli indumenti di ricambio, che avevo lasciato lì.
Mi misi una maglia rosa a maniche corte e un paio di pantaloncini da ginnastica lunghi fino a metà ginocchio.
Passammo la serata in tutta tranquillità e rimasi a dormire lì.
Il giorno seguente, di prima mattina, mentre ero in cucina a preparare la colazione, sentii bussare alla porta d’ingresso e feci appena in tempo a mettermi la maschera in volto, che entrò Camus con una pergamena in mano.
<< Milo dov’è? >>
<< È ancora a letto, ma se la cosa è importante, lo vado subito a svegliare >>, gli risposi con la stessa voce neutra, che lui aveva utilizzato.
Sentii poi dire alle mie spalle dal diretto interessato: << Come mai sei qui, amico mio? Che cosa ti ha mai fatto scendere dalla tua dimora? >>
<< È appena stato indetto dalla dea Atena un nuovo Chrysos Synagein, tra poco più di un’ora.
Per questo sono venuto a portarti l’avviso >>, gli rispose, dandogli il foglio di pergamena, naturalmente ancora sigillato.
Milo lo prese e dopo aver rotto il sigillo, cominciò a leggere il messaggio.
A un certo punto però, sul suo viso apparve un’espressione di sorpresa e, guardandomi, disse:
<< Questo messaggio non invita alla riunione soltanto me, ma anche te Yume >>.
<< Io?
Ma non sono un cavaliere d’oro e non posso partecipare … >>
<< Se tale è il volere della dea Atena, non puoi sottrarti.
E poi non sarai un cavaliere d’oro, ma sei direttamente coinvolta in questa nuova guerra sacra, a causa delle tue origini >>, mi rispose Camus con tono, a dir poco, da prenderlo a schiaffi.
<< Parli come se io avessi deciso di essere discendente di Cassandra, cosa assolutamente non vera.
Sarò anche la sua reincarnazione, ma io ho vissuto la mia vita fino poco più di due settimane fa, non sapendone nulla.
Ora se non vi dispiace, vado a cambiarmi >>, dissi e me ne andai.
A volte quel cavaliere mi dava proprio sui nervi con quel suo comportamento altezzoso e da saputello, che si ritrovava; di lui non soffrivo anche il fatto che non credesse ai miei sogni premonitori.
Come facesse Milo a sopportarlo, per me rimaneva un mistero.
Tra me e me però, continuavo a chiedermi come mai avessero convocato anche me, un silver saint, a un Chrysos Synagein.
A quanto ne sapevo non era mai successo nella lunga storia del Santuario...
Mi rimisi gli abiti da allenamento e cercai con lo sguardo il contenitore della mia armatura, per vedere se poteva essere indossata, ma non lo trovai.
Uscii dalla camera da letto, per chiederne notizie a Milo, ma vidi che era uscito.
Andai dunque nella sala, dove si trovava il contenitore della sua armatura e vidi lì anche il mio, ciò però mi sembrò un po’ sospetto.
<< Prima che tu apra il tuo contenitore, sappi che ti ho fatto riparare l’armatura da Mu e che ha usato il mio sangue per tale riparazione.
Non essere però in collera con me per quello che ho fatto >>, sentii dire da Milo alle mie spalle.
<< Grazie allora, Milo.
E ora muoviamoci a indossare le armature, sennò arriveremo in ritardo >>, gli risposi, sorridendo.
Dopo aver indossato entrambi le rispettive armature e io, nuovamente la mia maschera, ci dirigemmo verso l’uscita e con Camus, ci dirigemmo alla tredicesima casa.
Non incontrammo nessuno degli altri cavalieri d’oro, poiché dovevano già essere saliti tutti all’ultimo tempio.
Prima di varcarne la soglia, mi strinsi a Milo ed entrammo assieme in quel luogo.
Purtroppo però il mio sesto senso mi diceva, che quanto stavo per ascoltare mi riguardava in parte e che probabilmente avrei dovuto rivelare la verità su di me e sulla mia famiglia d’origine.
 

Nota dell'autrice: scusatemi se non ho potuto aggiornare prima, ma una serie di problemi scolastici quali compiti in classe e interrogazioni a valanga non mi hanno lasciato tregua alcuna.
E durante le vacanze ero pienissima di roba da studiare e compiti da fare ( la maturità si avvicina purtroppo)
Finalmente c'è stata la riappacificazione tra Milo e Yume e le cose sembrano andare per il meglio...
Ma non è detto...
Comunque nel prossimo capitolo scoprirete il perchè Yume è stata convocata per il Crysos Synagein e posso solo dire che c'è una motivazione importantissima.
Comunico a miei lettori che, a causa di tempo mancante per scrivere, pubblicherò d'ora in poi un solo capitolo al mese.
Una pubblicazione meno saltuaria riprenderà non appena finita la maturità a luglio.
Ringrazio come sempre tutti coloro che leggono e recensiscono o fanno solo la prima cosa.
Ciao e al prossimo mese,
Lilith
  
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