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Autore: _ayachan_    26/10/2007    2 recensioni
Naruto e Sakura: il giardino dell’Eden; i fratelli Uchiha: il serpente e la mela… Il peccato originale: il tradimento.
"Tutto ciò che credevo sicuro, si sgretolerà tra le mie mani...
Il mio passato, il mio presente, e il mio futuro...
Chi sono io?
Naruto o Kyuubi?"

[Pairing: cambieranno in corso d'opera, anche drasticamente! Threesome, in ogni caso. Molte]
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'eroe della profezia' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Naruto-10


Capitolo decimo

Meteoropatia




A lui e Sai era toccata la zona sud. Naruto sbuffò sonoramente quando si trovò di nuovo a camminare per le strade che aveva perlustrato neanche due giorni prima.
«Qui mi si sottovaluta...» borbottò imbronciato.
«Non credo» ribatté Sai tranquillo. «Sono passati due giorni dall’incontro con Itachi e Sasuke... potrebbero essere ovunque, e farti tornare in questa zona vuol dire semplicemente sfruttare la conoscenza delle strade che hai già acquisito»
«Balle» mugugnò il biondo. «La verità è che Kakashi non vuole che io perda di nuovo il controllo»
«Beh, ma neanche tu vuoi, giusto?»
«Certo che no!» Naruto arrossì, indignato.
«Allora il problema non esiste» Sai inclinò la testa di lato, perplesso, e Naruto distolse lo sguardo sentendosi inspiegabilmente scemo.
Naturalmente pioveva ancora.
Fredde gocce d’acqua simili a lacrime bagnavano muri grigi e asfalto sbiadito, scorrendo in rigagnoli sporchi fino a scomparire nei tombini. Il cielo coperto si rifiutava di lasciar apparire il sole, chiuso nella sua ostinata malinconia, e ancora una volta gli uccelli disertavano l’aria.
«Certo che... questo è un villaggio davvero triste» mormorò Naruto alzando gli occhi celesti verso il cielo che non conosceva quello stesso colore.
«Sembra che negli ultimi anni abbia smesso di piovere soltanto per un giorno, poco tempo fa» disse Sai sistemando meglio il cappuccio sui capelli.
«Davvero?» chiese Naruto sorpreso.
«Sì. Non credo sia passata una settimana da allora... ho captato alcune voci: pare che sia accaduto un pomeriggio, subito dopo pranzo... all’improvviso le nubi si sono diradate ed è spuntato il sole. Tutti gli abitanti della Pioggia sono usciti di casa per ammirarlo, almeno una volta, e hanno sperato che continuasse per un po’, ma inutilmente: la mattina seguente aveva ricominciato a piovere»
«Che brutto...»
«Indubbiamente l’agricoltura ne è danneggiata...»
«Non per quello. Cioè... è un po’ difficile da spiegare, ma prova un attimo a pensare se non dovessi più vedere il sole su Konoha. Sarebbe terribile, no?»
Sai provò a visualizzare uno scenario del genere. In effetti, al di là dei problemi di ordine tecnico e logistico, l’idea della parete degli Hokage sempre bagnata di pioggia gli metteva addosso un sentimento strano, che avrebbe anche potuto classificare come tristezza.
«Il sole... è il sole» proseguì Naruto, la fronte corrugata nel tentativo di trasformare in parole un vago pensiero. «E’ indispensabile, no? Nelle belle giornate ti senti felice, e hai voglia di fare mille cose... se non ci fosse, nessuno avrebbe voglia di fare niente. Nessuno si sentirebbe felice. Guarda noi: siamo qui da tre giorni e già siamo depressi...»
«Depressi?» ripeté Sai.
«Ah già. Tu sei così di tuo» bofonchiò Naruto. «Va beh, comunque hai capito, no? Il sole è importante. Anzi, importantissimo. Io vorrei vorrei vivere in un mondo in cui ci fosse sempre il sole»
Sai esitò un istante. Alla fine sorrise. «Sì, credo di sì»
E nello stesso tempo, un pensiero sfiorò la sua mente: “ancora una volta, Naruto, tu sei l’unico che riesca a farmi capire...

Hinata Hyuga era l’importantissima erede del migliore clan della Foglia. E in quel momento si aggirava per le strade della zona ovest di un villaggio nemico vestita solo di stracci e alla ricerca di un avversario potenzialmente letale.
Probabilmente alla sua elegantissima nonna materna sarebbe venuto un colpo, se lo avesse saputo. Fortunatamente per lei, il colpo c’era già stato e l’aveva stroncata, risparmiandole quella terribile notizia.
Per amor di verità, c’è da aggiungere che l’erede non viaggiava sola: con lei c’era un cavaliere senza scintillante armatura né nobile destriero, ma dotato di coraggio e fiuto. E di un cane ninja, che all’occorrenza può rivelarsi infinitamente più utile di un misero cavallo bianco.
Sfortunatamente, l’avversario letale era molto peggio del drago delle favole: era un Serpente, nero, immenso, le cui spire si avvolgevano lente e silenziose attorno alla vittima... una minaccia nascosta e subdola, ma quanto mai reale.
Eppure la principessa non sembrava troppo turbata.
«Non credo che lo troveremo noi due» disse Kiba guardandosi attorno, nella zona est del villaggio. «Insomma, c’è solo una probabilità su quattro. Stai tranquilla, Hinata»
«Non dire così, Kiba» rispose lei con leggero rimprovero. «Siamo ninja. Non possiamo aver paura di incontrare Sasuke o Itachi Uchiha... è la nostra missione»
«Ah, non possiamo avere paura di incontrarli?» ripetè l’Inuzuka, accigliato. «E allora perché hai quella ruga sulla fronte?»
Involontariamente Hinata portò una mano alla fronte, arrossendo, ma la scoprì liscia come sempre.
«Scherzavo» Kiba si strinse nelle spalle. «Però è vero che sei agitata, bastano gli occhi per dirlo»
Lei distolse lo sguardo.
«Non... Non è per la missione» mormorò impercettibilmente.
«Cos’hai detto?» fece lui, senza capire. «Non ho sentito»
«Sei un impiccione» rispose lei, rialzando il mento.
«Oh beh, forse è vero. Quando torniamo ti offro un takoyaki per farmi perdonare, ci stai?»
Hinata arrossì di nuovo.
Ultimamente Kiba le faceva spesso quel genere di inviti... e lei non sapeva mai come prenderli.
«Mmh... vedremo» disse evasiva. «Ora concentriamoci»
L’Inuzuka sbuffò, e lanciò un’occhiata contrariata ad Akamaru, che camminava al suo fianco.
Quando si deciderà a lasciar perdere Naruto, accidentaccio?”

Ad est c’erano Sakura e Kurenai, in un clima discretamente teso.
La kunoichi più giovane aveva la testa piena di pensieri, nomi, volti, e trovava difficile concentrarsi sulla missione; la più vecchia le gettava occhiate corrucciate, perplessa.
Cosa le prende oggi? Perché è così distratta?” si interrogava.
«...Posso chiederle una cosa?» domandò all’improvviso Sakura, senza alzare gli occhi dall’asfalto che percorreva.
«Cosa?» rispose Kurenai colta alla sprovvista.
«Co...com’è avere una famiglia di cui occuparsi?»
Silenzio allibito.
«Perché mi fai questa domanda?»
Sakura arrossì leggermente. «Me... me lo chiedevo» balbettò vaga. «Perché lei ha un figlio, eppure continua ad andare in missione... e... come ha fatto a...»
...a sapere che Asuma era l’uomo giusto?”
«...a conciliare le due cose?»
«Non sei un po’ giovane per questo genere di discorsi?» Krenai sorrise, leggermente confusa. «Tu e Naruto avete ancora tanto tempo...»
«Mh... sì...» mormorò Sakura, pentendosi di aver fatto la domanda; alla menzione del nome di Naruto una fitta di rimorso le aveva perforato lo stomaco.
Perché i volti che si alternavano nei sogni sul suo futuro erano sempre due?
«A meno che...» Kurenai si accigliò, e per un terribile istante Sakura temette che avesse capito. «...Non sei incinta, vero?»
Sakura inciampò e per poco non finì lunga distesa sull’asfalto.
«C-Che cosa?!» sbottò avvampando. «No, certo che no!»
«Oh, scusa...» fece Kurenai, sinceramente dispiaciuta ma anche vagamente divertita. «Sai, la tua domanda sul piccolo Tobi mi aveva impensierita...»
Sono un’idiota” si disse Sakura passandosi una mano sul viso. “Perché perdo tempo a pensare a stupidaggini simili quando ho una missione potenzialmente mortale da portare a termine? Anzi, ora che lei ha menzionato suo figlio... mi viene in mente che c’è un altro Tobi nell’Akatsuki. Dovremmo stare attenti anche a lui. E in futuro devo ricordarmi di chiudere questa mia stupida bocca”

L’accoppiata Shino-Kakashi era indubbiamente la più silenziosa. Muti ed efficienti, i due jonin avevano perlustrato metodicamente quasi metà della zona nord del villaggio, peraltro senza trovare nulla ad eccezione dei resti del combattimento tra Naruto e Itachi di due giorni prima.
Procedevano veloci, senza perdere tempo, e ogni pochi minuti Shino riferiva la situazione complessiva, che spesso era riassumibile con un semplice “tutto a posto”. Eppure ad ogni rapporto Kakashi si innervosiva sempre più.
Il fatto che tutto fosse tranquillo garantiva che Sasuke non avesse ancora incontrato Itachi, ma allo stesso tempo indicava che il maggiore degli Uchiha stava combinando qualcosa; e quasi sicuramente non era nulla di bello.
A un tratto, tuttavia, Shino si fermò.
«Che c’è?» chiese Kakashi imitandolo.
Lui corrugò la fronte, in ascolto... e all’improvviso alzò lo sguardo verso l’alto.
«Accidenti!» si lasciò sfuggire, mentre il suo compagno realizzava cosa lo avesse messo in allarme: sui tetti della strada, tutt’intorno a loro, non meno di dieci ninja della pioggia vestiti di nero e mascherati li fissavano.
Erano circondati.
Non ebbero quasi il tempo di stupirsi, e sicuramente non quello di reagire in qualche modo, che entrambi avvertirono il lieve pizzicore di una puntura minuscola, sul collo, e capirono che non c’era nulla che potessero fare.
Mentre cadeva in ginocchio, e sentiva il sonnifero agire e correre attraverso il suo sangue, Kakashi vide i ninja della pioggia saltare a terra e raggiungerli. Prima di perdere conoscenza, vide quello che sembrava il capo avvicinarsi, e lo sentì gridare un ordine.
Con sua grande sorpresa, si accorse che la sua voce era quella della donna che aveva incontrato due giorni prima su un tetto.
Poi ci fu solo silenzio.

«...Sono loro?...»
«...Solo due?...»
«...Non so cosa dirti. Lì abbiamo trovato solo questi»
«Mph. Mi aspettavo di meglio... due miseri ninja della Foglia. Probabilmente sono spie, vogliono impossessarsi della nostra tecnologia. Uccidiamoli»
«No»
Kakashi aprì lentamente gli occhi.
La prima cosa che vide fu un pavimento bianco, di piastrelle linde. E il suo travestimento da mercante che giaceva in un angolo insieme a un altro, presumibilmente quello di Shino.
Poi si accorse che già da qualche secondo sentiva delle voci.
«Interroghiamoli, invece» disse una donna, e suonò stranamente familiare alle sue orecchie. «Potremmo anche scoprire qualcosa di interessante, e poi vendere l’informazione alla Roccia»
«Mh... che palle. Occupatevene tu e Yota, allora. Io non ho voglia di perdere tempo qui. Chiamatemi se dovete ucciderli»
Rumore di passi, leggeri, che si allontanano.
Kakashi si sforzò di riprendere coscienza di sé stesso, e alzò faticosamente la testa; l’effetto del sonnifero si faceva ancora sentire... quanto tempo era passato? Dov’era?
Sentì i polsi legati tra loro da corde strette, e avvertì contro la schiena un muro gelido.
Era in una stanzetta piastrellata troppo illuminata. Probabilmente lì venivano interrogati i prigionieri.
«Uno si è svegliato» disse una voce di uomo leggermente nasale, e davanti all’occhio offuscato di Kakashi comparve un viso coperto da una maschera. «Iniziamo da lui?»
«Va bene» ribatté la voce di donna, più in là.
Kakashi si sentì tirare in piedi a forza, e per un attimo ebbe un giramento di testa. Fu trascinato attraverso la stanza fino a un tavolo nero, e una volta lì lo spinsero su una sedia scomoda.
«Allora...» disse l’uomo con la maschera, frugandosi in tasca. «Foglia, eh?»
La donna era alle sue spalle, appoggiata al muro, e teneva le braccia incrociate sul petto. Anche lei aveva il volto coperto.
«Senti, ti spiace se fumo una sigaretta?» continuò l’uomo, sarcastico, stringendo un pacchetto di cicche nella sinistra. Si tolse la maschera e la posò sul piano nero della scrivania, rivelando lineamenti spigolosi e una barba rossiccia di almeno due giorni.
«Yota» lo richiamò la donna. «La faccia»
«Uff, credi davvero che sopravvivrà per raccontarlo a qualcuno?» sbuffò lui, stringendo la sigaretta tra le labbra e facendo scattare la pietra focaia. Una fiammella guizzò verso l’alto e il tabacco prese fuoco. «Allora...» cominciò, espirando lentamente. «Perché tu e il tuo giovane amico siete qui?»
Kakashi rimase in silenzio.
Brutta, bruttissima situazione... non solo Shino era ancora privo di sensi, e quindi non avevano notizie degli altri, ma erano nelle mani del nemico, e soprattutto... non sapeva quale fosse lo scopo della donna mascherata. Era pressoché certo che si trattasse della stessa persona che due giorni prima lo aveva quasi ucciso e poi salvato, ma mai avrebbe pensato che fosse un membro della squadra speciale della Pioggia.
«No, non dirmi che sei uno di quelli che vogliono essere torturati!» gemette Yota, con una smorfia. «Senti, tanto alla fine parli, no? Tu puoi risparmiare un sacco di dolore e io un sacco di tempo. Avanti, è spionaggio tecnologico, giusto?»
Kakashi non aprì bocca.
L’uomo davanti a lui inspirò ed espirò una volta. Poi sospirò.
«Che palle... devo andare a prendere la roba? Tutti quegli aggeggi sono pesanti»
Silenzio.
Il manrovescio fu veloce, dovette ammettere il jonin della Foglia. Veloce e preciso, e gli fece voltare la testa di scatto. Sentì il sapore metallico del sangue in bocca.
«Allora?» sibilò Yota afferrandolo bruscamente per i capelli, con un ginocchio sulla scrivania. «Devo andare a prendere la roba per la tortura o mi fai il favore di sputare tutto quello che sai adesso? E cos’è questa moda di nascondere la faccia, eh? Sei troppo bello per farti vedere?» Mentre ancora parlava scostò secco il coprifronte, rivelando la palpebra coperta dalla cicatrice di Kakashi. Ghignò. «No, con questa non sei di certo bello... Forse è meglio se rimettiamo a posto il coprifronte, eh?» lo riabbassò brusco. «E questa maschera? Cosa te ne fai?»
Le dita ruvide dell’uomo artigliarono la stoffa, ma un attimo prima che potesse abbassarla la donna aprì bocca.
«Yota!» disse dura. «Smetti di giocare!»
Lui sbuffò contrariato. «Magari potresti fare qualcosa anche tu, invece di stare lì a girarti i pollici, che ne dici?»
Lei tacque. Nonostante la maschera che le copriva il viso, Kakashi ebbe la netta sensazione che fosse nel bel mezzo di un travaglio interiore.
«Hn» fece alla fine, staccandosi dal muro. «Hai ragione»
Raggiunse la scrivania, sotto il ghigno divertito del compagno, e sfilò di tasca un coltello dalla lama lucente e affilata.
«Oho... passi già a quel giocattolino?» chiese Yota in un gorgheggio.
«Non sai quanto mi dispiace sporcarlo di simile sangue...» mormorò lei.
«Certo, è comprensibile...» ribatté lui. «Per un ninja di questo liv...»
La sua carotide fu recisa di netto.
Il sangue schizzò dalla ferita e andò a macchiare le piastrelle bianche del muro, mentre il corpo dell’uomo cadeva a terra con un elegante parabola. La sigaretta si spense nel sangue, sfrigolando appena.
Kakashi inarcò le sopracciglia, mentre la donna si strappava la maschera dal volto e la gettava nell’angolo in cui giacevano i costumi da mercanti.
«Abbiamo poco tempo» sibilò rapida, chinandosi a pulire la lama sugli abiti dello sfortunato Yota. «Vi farò uscire di qui... ma tu dovrai conciarmi un po’ male prima di andartene, okay?» si rialzò, e per la seconda volta Kakashi incrociò i suoi occhi, scoprendoli di un blu denso e quasi nero. Dal cappuccio stretto che le incorniciava il volto delicato sfuggivano ciocche rosse.
«Chi sei?» le chiese. «Perché fai tutto questo?»
«Mi chiamo Haruka Muto» rispose lei rapida, aggirando la scrivania per raggiungerlo. Prima di recidere le corde che gli bloccavano i polsi scostò un tratto della stoffa che le copriva il collo, appena dietro l’orecchio. Lì, prima dell’attaccatura dei capelli rossi, c’era un piccolo tatuaggio sbiadito, del colore di una voglia: una piuma. Kakashi corrugò la fronte.
«Un’infiltrata?» chiese sbalordito mentre lei gli liberava polsi e caviglie. «Ma la piuma... quel marchio risale a diciassette anni fa! Da quanto tempo...?»
«Esattamente diciassette anni» lo interruppe lei. «Ora ascoltami: tu mi concerai male, e porterai con te questo coltello» glielo mise in mano. «Prima ti aprirò la porta, così, quando sarò moribonda in un angolo, tu e il ragazzo potrete darvela a gambe. Fuori di qui c’è un corridoio con una serie di porte, e in fondo dovrete girare a destra. Prendete poi la prima a sinistra e arriverete alle scale... salitele, percorrete ancora un corridoio, svoltate a destra e vi troverete nell’atrio del palazzo del capo villaggio. Da lì purtroppo dovrete cavarvela da soli, e state attenti alle guardie all’ingresso, va bene?»
Kakashi ingoiò le domande che premevano per uscire dalla sua gola, e si limitò ad annuire.
«Io me la caverò» continuò lei. «Mi rimprovereranno, forse degraderanno... non potrò più inviare informazioni come prima, probabilmente, ma sarò a posto. Non so quale sia la vostra missione, ma se hanno inviato il celebre Kakashi dello sharingan deve essere importante; quindi ha la priorità su tutto»
Kakashi annuì, alzandosi dalla sedia; raggiunse Shino, colpendolo per farlo svegliare e liberandogli mani e piedi. Mentre il ragazzo apriva gli occhi confusi, Haruka andò ad aprire la porta. Le chiavi scattarono nella serratura stridendo leggermente, e in quel momento la terra tremò.
«Cos’era?» scattò Kakashi.
La kunoichi alzò gli occhi verso il soffitto, corrucciata. «Un’esplosione» rispose inquieta. «A una certa distanza...»
«...Ahh... maledizione...» bofonchiò Shino portandosi una mano alla testa. Un insetto corse lungo il suo dito fino a scomparire nella manica. «Siamo nei guai... in guai grossissimi... il peggio che potesse capitarci!»
«Cosa?» chiese Kakashi ansiosamente.
«Le spiegazioni a dopo! Ora dovete muovervi!» intervenne Haruka pressante. «Qualcuno potrebbe decidere di venire qui!»
«Dannazione...» imprecò Kakashi. «Shino, riesci ad alzarti?»
«Sì...»
Mentre il ragazzo si tirava su, Haruka tese l’orecchio ai suoni al di là della porta, e un altro tremore scosse il pavimento.
«Troppo tardi!» esclamò lei con disappunto, sentendo avvicinarsi dei passi rapidi. Rifletté rapidamente, frenetica, e alla fine giunse all’unica soluzione possibile. «...Non avrei mai voluto arrivare a questo...» mormorò, spalancando la porta davanti agli occhi allibiti di Kakashi.
Lungo il corridoio all’esterno tre ninja mascherati correvano nella sua direzione, ma si bloccarono vedendola apparire.
«Lascia perdere i prigionieri» le ordinò uno. «Di sopra sta succ...»
Le parole gli morirono in gola: aveva visto il corpo di Yota sul pavimento.
Haruka approfittò del suo attimo di confusione per scagliare uno shuriken dritto verso il suo collo. Nel momento in cui la stelletta si conficcava nella carne del ninja, lei si lanciò contro gli altri, kunai alla mano. Il primo parò a mezz’aria, rimediando solo un graffio leggero sul polso, e il secondo fece per intervenire in suo aiuto.
«Chiama gli altri» gli gridò però il compagno.
Il ninja esitò un istante, poi si voltò e corse all’impazzata lungo il corridoio.
Haruka estrasse un altro shuriken e lo lanciò di nuovo, ma colpì soltanto un braccio dell’ora nemico, che scomparve oltre una curva. L’attimo dopo si sentì spingere contro il muro dall’uomo che stava affrontando, e si abbassò un attimo prima che un pugno la colpisse tra gli occhi. Da sotto, si aggrappò alla gamba del ninja e gli fece perdere l’equilibrio, buttandolo a terra, e a quel punto conficcò un kunai nella sua coscia, recidendo il quadricipite. L’uomo lanciò un urlo, che si diffuse amplificato lungo il corridoio, ma a soffocarlo intervenne Kakashi. Con un rantolo flebile il ninja smise di agitarsi.
«La copertura è saltata» ansimò Haruka rialzandosi. «Vengo con voi» Nella lotta la cuffia nera sulla sua testa era scivolata, e ora una massa di folti capelli color del rame cadeva sulle sue spalle in onde regolari. «Il ragazzo?»
«Ci sono» rispose Shino raggiungendola, ancora un po’ stordito. «Dobbiamo muoverci... gli insetti sono nel panico, là fuori sta succedendo il finimondo...!»
«E’ Naruto?» chiese ansioso Kakashi, affrettandosi lungo il corridoio con gli altri.
Shino fece una smorfia, mentre gli insetti correvano frenetici lungo il suo corpo, e sul pavimento, attraverso le fessure dei muri.... «Magari il problema fosse solo quello» rispose amaro. «Le cose sono molto peggio... l’Akatsuki... entrambi i fratelli Uchiha... che cosa? Un altro Uchiha? E...» si bloccò all’improvviso, subito dopo una svolta.
«Cosa?» chiese Kakashi bloccandosi poco più avanti.
«Dobbiamo muoverci!» premette Haruka.
Ma Shino era immobile, a bocca aperta. Con lentezza esasperante, deglutì.
«Mi dispiace dirglielo...» mormorò, con voce roca. «Ma sembra che... Naruto Uzumaki... sia morto»

...Altrove, a sud, sotto un cielo che lentamente si schiariva...
...un corpo giaceva immobile tra frammenti di palazzi e strade.
L’acqua non lavava il sangue che gli impregnava i capelli dorati.
E neppure quello che sgorgava dalla profonda ferita sul petto, in corrispondenza del cuore.
La pioggia aveva smesso di cadere.










Il sole... è il sole.

E’ indispensabile, no?
E’ importante. Anzi importantissimo.
...Vorrei vivere in un mondo in cui ci fosse sempre il sole...


Sarò Hokage.
Sarò felice.











Meteoropatia:
s. f. (med.) insieme di disturbi psichici e neurovegetativi conseguenti a determinate condizioni e variazioni meteorologiche; (dal dizionario Garzanti online). In parole povere, la tendenza a cambiare di umore con i cambiamenti climatici.











Nel prossimo capitolo
:


«Mi aspettavo qualcosa di diverso» commentò Pain, illeso, dalla cima di un alto palo della luce. «Qualcosa dotato di... code»
«Non mi serve la volpe» ribatté Naruto, in piedi tra gli occhi di Gamabunta. «Posso batterti da solo!»
Per la seconda volta in quella giornata, Pain sorrise.
«Quel rospo...» mormorò. «Mi riporta davvero indietro nel tempo»













*      *     *   *    ȣ    *   *     *      *

Spazio autore


Prima che vi illudiate che nel prossimo capitolo tutto si sistemi, a causa dell'anticipazione ambigua,
sappiate che in realtà il capitolo 11 tornerà indietro nel tempo, a prima del rapimento di Shino e Kakashi.
Comunque, ecco a voi un capitolo discretamente traumatizzante (spero),
che darà inizio alla serie di eventi che caratterizzano una delle parti centrali di questa storia!
Ahh, non vedo l'ora di regalarvi il 12 e 13...

Post Scriptum, successivo al capitolo di diversi giorni:
come dire... ma vi siete presi male?
Giù i forconi, e aspettate...
...il più delle volte, ciò che dico e ciò che scrivo sono malefiche menzogne...
(e, giusto per la cronaca, Naruto è il mio personaggio preferito!)

Aya



  
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