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Autore: shelovesHG    06/04/2013    7 recensioni
Questi sono i 22esimi Hunger Games, raccontati dal sadico punto di vista del tributo femminile del distretto1.
Dal testo (3 cap)
''Ucciderò, so che lo farò. Non ci penserò due volte, pianterò l’ascia in testa agli alleati inutili e fastidiosi, smembrerò i tributi che mi ritroverò davanti.
Metterò fine alla vita di Mason.
Da domani, tutto tornerà alla normalità. Tornerò la ragazza che ha picchiato il suo mentore prima della mietitura, la ragazza che ama uccidere, quella che vede il sangue sgorgare da ferite altrui e prova un senso di benessere. Tornerò la Maya di sempre.
La forza dell’1."
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Non sono riuscita a mettere in atto la mia idea, io volevo fuggire e invece…  invece ho ucciso ancora.
Mi tiro su dal corpo del ragazzo inerme lì a terra e lo guardo, lo fisso sconvolta.
Sono un mostro.
Mi gira la testa, non riesco a stare in piedi ed inizio a respirare a fatica. Mi fa male la schiena e mi formicolano le gambe. Il diaframma si contrae più volte velocemente, come quando trattieni il fiato per tanto tempo, la vista diventa scura  e cado a terra a peso morto contorcendomi affianco al corpo del ragazzo che i pacificatori stanno portando via ignorandomi.
-Jos! JOS!- urlo disperatamente –NON RESPIRO!
Continuo ad urlare stringendomi con le mani la pancia all’altezza dello stomaco per il dolore.
-AIUTO! VI PREGO AIUTATEMI!
Continuo ad urlare sfruttando la poca aria che riesce a penetrare nei miei polmoni, ma non arriva nessuno. I pacificatori hanno sgombrato l’area dalla gente, hanno portato via il ragazzo che ho ucciso, sono andati via loro stessi e mi accorgo, girandomi dall’altro lato, che sono andati vi anche con Joseph.
Mi rotolo a pancia sotto emettendo urla che mi fanno bruciare la gola, poi le urla disperate si trasformano in uno straziante pianto a singhiozzi e le mani sporche di terra che prima premevano sul mio stomaco ora stringono le mie guance che vengono graffiate a sangue dalle unghie.
Sto morendo? Mi hanno lasciata qui perché sto morendo?
Il mio cuore batte fortissimo, tanto da farmi male al petto e da sentir pulsare il sangue in ogni singola vena del mio corpo.
Cerco di trascinarmi con le mani lungo la strada ma è faticosissimo, così cerco almeno di alzarmi carponi per poter gattonare e riesco ad arrivare in un vicolo disabitato, allestito da case in rovina dove mai nessuno ci ha vissuto. Il Distretto 1 ne ha tanti di posti del genere.
Una di queste case ha un vuoto sotto le scalette all’entrata mi ci infilo faticosamente e poi mi rannicchio.
Il battito del cuore ha rallentato ed ora riesco a respirare meglio, ma mi fanno male tutti i muscoli dell’addome e non ho la forza di mettermi in piedi, così chiudo gli occhi e lentamente prendo sonno.
Improvvisamente mi sveglio e vedo le gambe dei miei pantaloni bagnate. Ha iniziato a piovere e poi si è fatta sera se non addirittura notte.
Per strada ancora non c’è nessuno, oltre il rumore della pioggia c’è un silenzio inquietante. Guardo fuori dal mio ‘rifugio’ e vedo che non ci sono neanche pacificatori. Sono sola.
Mi trascino per la strada e mantenendomi al muro faccio fatica per mettermi in piedi ed un volta riuscitaci sento di nuovo la mia testa girare, ma solo per pochi istanti.
Cammino silenziosamente tra i vicoli del Distretto 1. Non voglio che qualcuno mi scopra. Cammino ancora fino ad arrivare al centro di addestramento.
Spingo piano la porta ed entro in quell’enorme palestra completamente bianca. Si nota il suo colore nonostante sia tutto quasi completamente al buio. Salgo le scale, ci sono tre piani più una terrazza, le salgo tutte fino alla fine e poi esco all’aperto, sotto la pioggia e al vento del quarto piano dell’edificio. C’è una panca sulla quale mi accomodo ed inizio a pensare. Intanto smette di piovere.
Perché mi hanno lasciata sola per la strada non riesco a capirlo. Non ha avuto senso, per niente. Forse pensavano che non avrei avuto la forza di muovermi da lì e sarebbero tornati dopo a prendermi?
E Jos? Cosa gli staranno facendo?
Un brivido percorre la mia schiena ancora dolorante, poi mi alzo dalla panca e mi avvicino alla ringhiera.
-MAYA!
Urla una voce dietro di me.
Mi giro e vedo Joseph in lacrime che mi fissa.
-torna indietro.
-sono un mostro Jos, non vedi?
-Maya, ti prego!
-stareste tutti meglio senza me!
-non farlo!
-POTREI UCCIDERE ANCHE TE E NON VOGLIO!
Inizio a piangere come sta facendo il ragazzo. Il vento mi porta i capelli davanti al viso e vengono bagnati dalle lacrime.
-tu non lo farai, io lo so.
-no Jos, tu non lo sai. Io non controllo più niente di me.
Mi giro di spalle al ragazzo e inizio a scavalcare la ringhiera.
-Maya, fermati.
-ti amo.
Sussurro, poi lascio il peso del mio corpo andare in avanti e mentre precipito sento le dita di Joseph che cercano di afferrare la mia maglietta, ma il suo tentativo di salvarmi fallisce.
Gli occhi li tengo chiusi, e non appena tocco terra, sento formicolii per tutto il corpo.
Il calore sta andando via da me, ma non è brutto, non sento dolore, sta andando via anche quello. Tutto quel peso che avevo dentro, sta svanendo. Tutti gli incubi escono fuori dalla mia testa.
Il rumore ovattato di passi viene verso me, ma tanto, sto morendo, non può succedermi nulla.
Qualcuno si china affianco a me e afferra la mia testa per poggiarla sulle sue ginocchia.
Una goccia d’acqua calda bagna la mia guancia, in un primo momento penso sia la pioggia, però è troppo calda per esserlo, così mi accorgo, quando la gocciolina raggiunge il mio labbro, che è salata, allora è una lacrima, non mia però.
Apro gli occhi e guardo davanti a me. Mi si presenta, il viso sfocato di Joseph, muove la bocca, starà parlando con me, ma io non lo sento, e non lo sentirò più né lo vedrò più. Questa è l’ultima volta.
Un’altra gocciolina d’acqua calda bagna la mia guancia. Stavolta è mia.
Si agita, gira la testa a destra e sinistra, guarda nel buio, ma non c’è nessuno. Probabilmente starà urlando per attirare l’attenzione, ma lo so, so che non c’è più nulla da fare.
Quando torna a guardarmi, accenno un sorriso, come se lo stessi salutando, come se lo stessi incoraggiando, come se gli stessi dicendo che va tutto bene, che la mia vita, come quella di chiunque, doveva finire ed è stato un bene che sia successo ora, senza dover sopportare anni pieni di tormenti, ma lui non riesce a capirlo. Così altre piccole, ormai fredde anche loro, lacrime bagnano il mio volto, e sento ancora il suolo sotto di me, sento ancora le ginocchia di Jos sotto la mia testa, sento un sussurro ‘non lasciarmi’ mi dice. È come un’illusione, come se stessi dormendo, ma infondo so che non è così.
Non sento e non vedo più  niente, ma i miei pensieri in quella così meravigliosa quiete sono chiarissimi, e non c’è traccia della paura che ho provato in questi giorni, non c’è traccia dei ricordi dell’arena, sono solo io, che sto morendo e non ho nessuno intorno, ed è meglio così, non avrei sopportato di avere ancora in testa tutte quelle persone che mi hanno aiutata, che non mi hanno lasciata morire, i miei amici, che io della loro morte, sono stata la causa. Non meritano di essere ricordati da me.
Forse, alla morte non si scampa, quando dovrà succedere succederà, ma puoi decidere tu stesso se andarla a trovare prima, puoi stringerci amicizia, può esserti così amica da portarti via da tutto ciò di cui hai paura, e poi, poi senti il cannone sparare ancora, o forse no? Forse, quello, era l’ultimo battito del tuo cuore.
 
CHIEDO UMILMENTE SCUSA ancora.
Alloooora. È tutto finito.
Non so cosa dire, solo voglio ringraziare tutti voi che avete seguito la storia (anche se nessuno ha recensito il capitolo precedente a questo ma me lo merito! Carico un capitolo al mese, cosa voglio?) spero che questa fine vi sia piaciuta.
Un bacione a tutti e grazie tantissimo ancora.
Mi scuso ancora una volta (è già la terza volta che uso la parola ‘ancora’) per il tempo che è trascorso prima della pubblicazione del capitolo.
-Gà :)
   
 
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