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Autore: Riry_Bara    08/04/2013    0 recensioni
Adoro stare li, in quella panchina isolata all'angolo del parco. Con le cuffie nelle orecchie.
Penso e mi sento come la protagonista di un film, una di quelle che alla fine della storia si innamora del ragazzo perfetto.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ sempre difficile iniziare la scuola, anche se questa volta non la inizio, la continuo.
Da poco mi sono trasferita a Londra, e oggi per la prima volta inizierò la scuola, la cosa mi turba parecchio.
Sono le 3.24 di mattina, mi giro e mi rigiro nel letto, fisso il soffitto ma non mi addormento non riesco davvero a rilassarmi.
Insomma, nuova scuola, nuove abitudini, ma soprattutto nuovi pregiudizi.
Ora sono le 3.44, fra meno di tre ore mi dovrò svegliare.
La mia scuola è abbastanza lontana, per arrivarci devo andare alla stazione, che poco dista da casa mia, poi devo prendere un autobus, e dopo mezz’ora arrivo.
Sento il bisogno di dormire, ma è più forte di me, non riesco.
Mi alzai, accesi la luce, aprii l’armadio ed iniziai a fissare i vestiti, non sono mai stata una che badava a queste cose: trucchi, scarpe, accessori.. Ma l’indomani volevo sentirmi a mio agio, e non essere guardata da quegli occhi pieni di disprezzo degli altri compagni.
Scelsi un paio di jeans attillati, una canottiera, una felpa con la zip e le mie air force (scarpe da ginnastica alte e bianche).
Preparai anche un ombretto azzurro abbinato a due orecchini ad anello.
Poi sospirai, erano le 4.02. Mi stesi sul letto e senza accorgermi mi calai nel sonno più profondo.
DRIIN! Scatto in piedi, rifaccio il letto, mi lavo, mi vesto, mi trucco, e sono pronta per uscire.
Mia mamma mi fissa incredula, non sono mai stata così veloce nel scendere da letto, anzi.
Non faccio colazione, potrei vomitare tutto, e non credo sia il caso di essere ricordata per tutto l’anno come la ragazza del vomito.
L’autobus mi porta davanti a scuola con dieci minuti di anticipo.
Scendo, e trascino i piedi uno dietro l’altro sorpassando il cancello dell’entrata. E’ pieno di persone.
Una ragazza con un cellulare all’ultimo modello in mano mi fissa, e io odio essere fissata.
Dopo due minuti esatti cammina verso la mia direzione ma guardando fissa davanti a se.
Mi urta, e la mia borsa cade, la ragazza la pesta ma non presta alcuna attenzione a ciò che ha appena fatto; mi chino per raccoglierla quando un ragazzo me la allunga.
La mia testa si alza, ma non abbastanza per vedere il suo volto.
  
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