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Autore: brightclaude    09/04/2013    0 recensioni
Cherry Bloom viene da Bloomington, Indiana.
E' la classica ragazza di provincia: fidanzata da una vita, genitori particolari, attaccata alle proprie origini, devota a Gesù e molto ma molto ingenua.
Per il padre è "usignolo", per la madre è "pulce", per il fidanzato Harry è "ciliegina", per l'amica Adrie è "tonta".
Ma per lei? Chi è Cherry Bloom?
Riuscirà a scoprirlo partendo da Bloomington per andare all'università di Stanford, in California?
E soprattutto, la partenza per Stanford con il suo primo amore Harry finirà come lei l'aveva prevista?
Da Cherry Bloom a Cherry BOOM. Tra una tapioca e l'altra.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Rivelazioni

 
 



Ed eccoci qua in aula di fisica. Ma è enorme! Tutta in legno brillante…ci saranno almeno 350 posti. E 350computer! Sembra di essere in uno di quei film polizieschi in cui c’è un brillante professore che chiede aiuto ai suoi studenti sottoponendoli a dei test intuitivi per risolvere un misterioso caso di omicidi… com’è che si chiama? “88 ore” con Al Pacino, ecco. Ho letto che anche lui abita qui vicino, a Los Angeles. Beh, non l’ho letto io, l’ha letto mamma tempo fa su “Casalinga perfetta” e poi me lo ha raccontato durante una delle nostre merende a base di tapioca. Resta il fatto che mi sembra di essere in uno di quei film… chissà che non ci facciano risolvere qualche formula strana che ci faccia scoprire un importante verità nel mondo della fisica! Dio, come mi sento estranea a tutto questo. Qui sono tutti in shorts e canottiera, alcuni in infradito, sciolti, sorridenti, liberi, che camminano parlando e scherzando. Io mi sento frenata. Mi sento un pesce fuor d’acqua. Mentre tutti passano e mi buttano addosso un’occhiata veloce…chissà… lo capiranno che sono dell’Indiana? Mi vedranno strana per i loro standard? Mi guardo dal basso verso l’alto. Mocassini marroni di pelle vissuta, abito a balze con una fantasia di fiori rossi e arancioni, giacchetto a righe marrone e rosso con un grande fiore rosso e velato sul lato sinistro. Concludo sfiorandomi la collana di ambra che si era impigliata in mezzo alla treccia destra. Dai, sto bene! E poi mi sono cresciuti tanto i capelli! Meno male. Arrivano quasi a toccare il sedere (sempre se tiro indietro le trecce). Ritorno a osservare quello che mi circonda.

- Ahhh...

Vanessa e “quell’altro” si girano verso di me con la faccia di chi non ha capito.

- Ehm, l’aula. È enorme! È più grande del nostro salone delle fiere!
- Ah, è vero. Tu vieni dal Kentucky.
- Veramente vengo dall’Indiana.
- Vabbè, è uguale.
- No, non lo è! Brutto maleducato. A proposito di maleducazione, non mi hai ancora detto come ti chiami.

Si avvicina verso di me. Perché a un certo punto della conversazione si avvicina? Mmm. Profuma. Sento… del muschio… e del fumo! Bleh, che schifo! 

- Per ora ti lascerò col dubbio.

E mi da un bacio sulla fronte. Ma mi ha preso per una bambina?! Ah, lo odio!

- Allontanati che puzzi!!
- Strano. Stamattina ho fatto la doccia.
- Sì, nella mia doccia, confermo!

Ehi. Aspetta un attimo… nemmeno ci penso troppo, e esclamo:

- …Ti sei lavato nella nostra doccia?!
- Non mi sembra che tu ti sia mai fatta dei problemi, Van…

E ghigna. Grrr... ...momento. Si è fatto la doccia nel nostro bagno. Vanessa non è sconvolta che lui si sia fatto la doccia nel nostro bagno. Lui afferma che lei non si sia mai fatta problemi quando lui si faceva la doccia nel nostro bagno. Quindi… si è fatto la doccia CON Vanessa nel nostro bagno?! Okay. Devo trovare un altro bagno in cui lavarmi. Quante volte ho detto “nostro bagno”?!

- Ah, non mi sono mai fatta problemi perché ormai sono abituata a vederti nudo! Poi tutte le volte che ti ho messo a letto ubriaco…
- Ah ah ah, la stiamo traumatizzando, guardala!

In effetti è vero. Io non penso di essermi mai ubriacata in vita mia. 

- Scommetto che non hai mai neanche bevuto un bicchiere di birra!

Come ha fatto a leggermi nel pensiero?

- Ehm… sì invece! E anche parecchio, se proprio vuoi saperlo!!

Gesù, perdonami se ho mentito, stasera pregherò di più!

- Ehm, immagino…
- È vero, brutto antipatico!
- Mmh. Non me lo sarei aspettato da un esserino come te.
- Esserino? Non sono mica un cane!
- Ah ah ah, come sei permalosa…
- Vanessa, ma anche con te fa così?? Non capisco! Oppure mi ha preso di mira! O gli sto antipatica! O vuole farmi venire un esaurimento nervoso! Nessuno è mai stato così maleducato con me… beh, tranne quella volta alle elementari quando Mary Trestin mi tirò una dozzina di lego in testa. A pensarci mi fa ancora male!
- Ma quanto parli, Cherry?
- Zitto! Parlo con lei!
- In effetti parli un pochino tanto, cariña.
- …Uffa…

Mi guarda. Intendo lui. Che stress senza sapere il suo maledettissimo nome. Mi guarda, è seduto accanto a me e mi guarda. Prende la penna e inizia a giocarci con la bocca. E continua a guardarmi. Rabbrividisco. … Riprenditi, Cherry! È proprio un peccaminoso. Già immagino quante ragazze avrà fatto cadere ai suoi piedi facendo questo giochetto… Muovo le labbra come per dire “cosa vuoi”. Lui replica allo stesso modo ma non riesco a comprendere le parole mimate. Ero troppo presa dal movimento delle labbra senza coglierne il senso. Come fa ad essere così odioso e allo stesso tempo… come si dice… mah!

- Cosa hai detto??

Sento qualcuno da dietro:

- Shhhh!!

Silenzio. 

- Seguiamo, va.
- Una volta che sento qualcosa di sensato uscire dalla tua bocca puzzolente.
- Ecco, così mi piaci, bambolina. Aggressiva. 
- Ti odio…

Sorride soddisfatto. Se non fosse così odioso e puzzolente di fumo sarebbe anche molto carino. Si veste un po’ trasandato, eh, ma comunque riesce ad avere classe e leggerezza nel camminare e nel muoversi. Poi ha due meravigliosi occhi verdi. Veramente meravigliosi. Ti tolgono il fia…basta! Lo odio. Santi numi, quanto lo odio.
 
 

Fa caldo. Fa veramente caldo. È fine settembre, si stava in maglione, lì in Indiana. Qui invece sembra ancora estate. La piazza centrale del campus è molto spaziosa, sembra il centro di una cittadina di mare: aiuole verdi dove sdraiarsi circondate da piante fiorite, palme altissime, panchine e chioschetti dove poter mangiare. Tutt’intorno la circondano i vari edifici delle facoltà, quelli dove si frequenta, si studia, con biblioteche e tutto. I dormitori invece sono immersi nelle stradine interne, verso le mura delimitanti il perimetro del college stesso. Sono all’incirca quattro o cinque e ospitano una miriade di studenti, non saprei dire quanti esattamente. Il tutto è incredibilmente dispersivo, tanto che circolano piccole golf cars elettriche che ti permettono di spostarti con velocità. Ad averne una… costano troppo! E comunque c’è tantissima gente. Troppa. Uno ci si perde, se non conosce ancora il posto! Ragazzi che vengono, ragazzi che vanno, ragazzi che giocano a football o basket in mezzo alla piazza. Ma dico, ci sono i campi (li ho visti sulla cartina, ecco perché mi sento così esperta), perché non li usano! Potrebbero far male a qualcuno, dico io. Gesù santo, guarda come volano quei palloni! Poi ci sono quelli che suonano. C’è addirittura un’impalcatura in costruzione con una batteria sopra. Forse stanno preparando un concerto. Magari una festa. Quelli laggiù cantano, dall’altra parte ci sono le cheerleaders della squadra di football  che fanno le prove per la prossima partita(stavolta sono esperta solo perché ho letto il depliant del college all’ingresso), e dall’altra ancora gente che… non capisco che cosa stiano facendo sinceramente. Uno è a terra, l’altro parla da solo, il terzo fa finta di filmarli…

- È il gruppo di teatro. Sono strani, lasciali perdere.

Ecco la risposta. Grazie, Van! E poi c’è… lui. Chi è? Cammina, va chissà dove e ha una chitarra. Magari è un bravo musicista, magari suonerà lui sull’impalcatura. Magari è amato da tante ragazze perché sa suonare bene e magari, dico magari, suona addirittura country! Dio, magari. Poi sembra un tipo a posto…

- Chi è quello?
- Quello quale?
- Quello roscio con la canotta blu!
- No dirme que te gusta el roscio.
- Ehm, no, dico solo che è carino. Sembra dolce.
- Dolce? Es moscio como un burrito!
- Vanessa! Ma cosa dici!!
- Ah ah ah, l’hai provato quel burrito, Van?

Mi giro verso quell’essere ridondante. Ancora fuma! Morirà per quel fumo, santissimi numi!

- No, es scaduto, me lo siento!
- Ah ah ah, poveraccio…

Che cattivi. A me piace. Lo trovo carino. Ha un’espressione dolce, comprensiva… cammina da solo, con la chitarra dietro la schiena, la canotta blu, i jeans slargati e un paio di scarpe da ginnastica anonime. I capelli rossi sono il tocco magico. Di un rossiccio sbiadito tendente all’arancione, scompigliati, che quasi gli coprono gli occhi grandi e spalancati. La pelle è bianchissima ma arrossata per tutto quel sole che la tocca. Non si può definire bello, ma soggettivamente può piacere!

- Beh, dai, poverino, non insultatelo così! Magari è anche simpatico! Come si chiama?
- Insultarlo? Zucchero, se questo è insultare dovresti partecipare a qualche festa con rissa inclusa. E comunque, questo è uno di quei casi in cui si può dire “sensibilità fra rosci”!
- Ah ah ah, aquì si esta raggiungiendo l’apice del divertimento!
- “Raggiungendo” non “raggiungiendo”, Vanessa…
- Raggiungendo! Y io que ho detto!
- Mmm… vabbè. Insomma, come si chiama?
- Se llama Eduardo.
- Per noi inglesi/americani, Edward, Cherry cara.
- Edward…

. . . . . 

- Ehi, ti sei fissata?

Sento una botta dietro la nuca.

- Ma che modi sono di trattare una ragazza??
- Come sei noiosa… meno male che hai una compagna di stanza come Vanessa, almeno lei potrebbe aiutarti un po’ con la socializzazione, anche se non ho molte speranze, sembri un caso umano..
- Cosa vorresti dire?
- Che sei una giovane vecchia, cazzo.

Credo che abbia avvertito il mio sguardo tra il perso e il dubbioso.

- Sei lenta, vedi? Non ci arrivi. Sei troppo ingenua, innocente... non dici una parolaccia, ti sconvolgi se ne senti una…parli con delle parole a volte veramente assurde, da bimba …per non dire poi che sei una credulona… ecco, sei una bambina. Cresci, cazzo!

Non ci credo che una persona che mi conosce da meno di cinque ore mi abbia detto una cosa del genere. Come si permette di giudicarmi così crudelmente? Cosa sa di me e della mia vita? È solo un arrogante e da arrogante si comporta… non devo crederci… non posso crederci…

- Come ti permetti di giudicarmi così? Tu non sai niente di me!! Niente!!
- Dove scappi? Mierda, Zayn, que has hecho? Hai exagerado!
- Non ho esagerato, le ho solo detto ciò che penso. E se sono arrivato a pensarlo io che la conosco da quattro cazzo di ore, pensa chi la conosce da una vita.
- Vado io. Tu quedas aquì! Hai ya fatto troppi daños.
- Ora corri anche tu?! E smettila di parlare spagnolo quando ti incazzi!



- Ehi… ci ho messo mezz’ora por trovarti…
- Non ci voleva molto a capire che fossi in camera.
- Non sierve che t’asciughi le lacrime. Jo posso capirti…anche io da niña ero un poco come ti.
- Da “niña”? Davvero? E quanto tempo fa era?
- Beh... avevo tredici anni.
- Ah. Grazie per avermi paragonato ad una tredicenne. Ora mi sento molto meglio.
- Ehm… muñequita... quello che vorrei spiegarti è che le parole che lui ha usato sono sbagliate ma forse il concetto è giusto...ti stava solo suggerendo, ripeto, nel modo meno appropriato, di analizzarti e renderti conto che magari dovresti maturare un poco...

Allora sa parlarlo l’inglese…e anche bene…

- Io non lo so… secondo te sono una niñ...ehm...una bambina?
- Secondo me dovresti renderti conto che non sei più in Indiana con tua mamma che ti fa la tapioca, mi amor. Ora sei una studentessa che è al college e per di più sei in California… se continui così ti mangeranno tutti en la cabeza!
- Allora forse per questo mi ha lasciata Harry…. Perché si era accorto che non ero abbastanza matura… non ero più abbastanza matura per lu-u…..

Lacrime. Come potevano essersi accorti di questa “me” di cui non mi ero mai accorta neanche io? Perché nessuno mi ha mai parlato in modo così schietto e sincero? Adrie aveva ragione. Dovevo essere “cazzuta”… non lo ero mai stata. Sono sempre stata ciò che volevano mamma e papà. Sono sempre stata “pulce” per mamma, “usignolo” per papà, “ciliegina” per Harry, “tonta” per Adrianna, la “piccola Bloom” per tutti… Ma non sono mai stata ciò che volevo per me. Non ci avevo nemmeno mai pensato. Devo diventare quello che voglio, devo pensare a ciò che voglio e ciò di cui ho bisogno. Devo ritornare ad essere Cherry. Anzi, devo diventare Cherry e basta. Perché Cherry e basta non lo sono mai stata. 

- Non piangere… sii forte, dolce muñequita...

Mi tampono le lacrime con le maniche del giacchetto a rombi che mi comprò mamma due anni fa al mercato. Dopo di che me lo slaccio e lo getto per terra.

- Hai ragione, Van… basta piangere.
- Così mi piaci, sorridente! Saremo care amiche, me lo siento dientro la cabeza! E, se puedo, hai fatto muy bien a iettare quella giacca! Sembravi la mia cara nonna Carmencita!
- “Gettare”, niña, non “iettare”...
- Jettare! Y io che ho detto?

Sorrido guardando quel sorriso rilegato da morbide labbra ricoperte di rossetto rosso shock, che, nonostante la folta chioma scura e spettinata e quegli occhi verdi smeraldo truccati pesantemente di nero, non la rendono assolutamente volgare. È di una bellezza sconvolgente. Sono certa che stia dicendo la verità, benché la conosca da cinque ore, benché non la conosca affatto. Ma posso dire una cosa: lei e l’arrogante senza nome in queste dannatissime cinque ore, al contrario di me, sono riusciti a conoscermi come nessuno era mai riuscito. E, soprattutto, sono riusciti ad esumarmi. Ad esumare il mio vero lato, quello mai adoperato, quello all’angolino della mia testa, con ancora l’etichetta sopra.
Cherry e basta”.
Confezionata il: 27 settembre 2012. Da consumare preferibilmente il…
  
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