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Autore: DreamingAdelaide    10/04/2013    2 recensioni
Solite vacanze con i genitori, solito posto, solita vita. Un giorno salvi un coniglio da una trappola per animali e ti ritrovi una fata dei boschi che ti promette il ragazzo dei tuoi sogni. Hai una settimana per farlo innamorare di te e sarà tuo per sempre.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Epilogo- As long as you love me


"«Allyson ti amo! Mi senti? Io ti amo! Sono innamorato di te e ci rivedremo! Te lo prometto Ally. Mi senti? Ti amo da morire»".

Mi svegliai gridando. Avevo il viso ricoperto di lacrime e gli occhi gonfi. Erano passati due giorni e non avevo fatto altro che piangere.
In quel momento, come al solito, piansi. Strinsi forte le gambe al petto e piansi.
Di notte non riuscivo a dormire perché non c'era lui al mio fianco. La mattina non riuscivo a fare colazione. Mi mancavano i pancakes di Liam ed Harry, le facce buffe di Louis, i silenzi di Zayn, che parlava per dire solo cose importanti. Mi mancava Niall, per il semplice fatto che era lui e, se ci ripensavo, aveva fatto tanto per me senza che io me ne accorgessi in quei momenti.
Era quasi ironico: quando vidi New Moon, non feci altro che prendere in giro Bella per il suo comportamento quando Edward andò via e, alla fine, stavo facendo la stessa cosa. Forse era anche peggio perché almeno Edward lo avevano visto tutti. Niall lo conoscevo solo io. L'unica che ne aveva un ricordo ero io.
Aprirono la porta di scatto e accesero la luce. «Allyson»
«Scusa mamma» singhiozzai.
Si mise al mio fianco e mi strinse forte accarezzandomi i capelli. «Non puoi stare così per un sogno»
«Non capisci, mamma. Io sento che era vero. Deve essere vero».
Non le vidi il viso ma ero sicura che era contratto in una smorfia di disappunto.
Restai a piangere fra le sue braccia finché non smisi di tremare. «Vai pure, mamma. Sto bene»
«Vuoi che ti porto una camomilla? Vuoi un tè caldo».
A quelle parole, le lacrime ricominciarono a scendere ma in silenzio. Lei non capiva e non volevo che continuasse a consolarmi pensando che stessi impazzendo. «Non voglio niente».
Sospirò rassegnata. «Chiamami se ne hai bisogno».
Annuii e lei si avviò alla porta. Appena la chiuse, ripresi a piangere.
«You can't go to bed without a cup of tea and maybe that's the reason that you talk in your sleep» canticchiai fra un singhiozzo e l'altro.
"Dannazione mamma! Non potevi offrirmi un bicchiere di vino? Avrebbe fatto più effetto".
Mi rannicchiai nelle coperte che non riuscivano a darmi calore. Era estate e faceva caldo ma io tremavo. Avevo freddo, un freddo che mi entrava fin dentro le ossa.
La mattina non tardò ad arrivare. Terzo giorno, di Niall nemmeno l'ombra.
"Fantastico Allyson. L'ennesima notte in bianco" mi rimproverai.
Bussarono alla porta e una voce maschile sussurrò il mio nome. «Sono sveglia papà»
«Di già?» chiese spalancandola.
«Non ho chiuso occhio»
«Di nuovo? Per quanto ancora deve andare avanti questa storia?»
«Forse hanno ragione quando dicono che sono pazza»
«Hey! Mia figlia è un tipo strano ma non è pazza» mi sorrise e restò in silenzio per un pò, poi riprese. «Sai, una volta sognai di essere l'amante segreto di Angelina Jolie. Ci rimasi cosi male quando mi svegliai che piansi a dirotto per un giorno intero».
Accennai un sorriso. «Apprezzo lo sforzo papà, ma il mio non è stato un sogno»
«Tesoro, è difficile credere all'esistenza di una fata che ha fatto una magia per te»
«Niall mi ha creduto»
«Perché era nel tuo sogno, non poteva fare altrimenti».
Chiusi gli occhi e feci un lungo respiro per evitare di dare di matto. «Ti prego, vai via»
Aprì la bocca per aggiungere qualcosa ma lo fermai prima. «Esci da qui» ripetei scandendo ogni singola parola.
Sospirò e uscì dalla stanza come gli avevo detto.
Poco dopo mi raggiunse mia madre. Aveva portato delle gocce che mi avrebbero agevolato il sonno. Lessi attentamente l'etichetta del flaconcino e sgranai gli occhi. «Vuoi darmi del sonnifero?!»
«È solo un tranquillante. Hai bisogno di dormire, sono tre giorni che non chiudi occhio».
"Tutto sommato, non ha tutti i torni. E poi dormire farebbe passare il tempo velocemente".
Senza esitazioni presi quelle gocce. Iniziai subito a sentirmi rilassata e assonnata.
Mia madre uscì dalla stanza ed io sprofondai nel sonno.
Riuscii a dormire qualche ora prima che Niall tornasse nei miei sogni.

«Allyson» mi chiamò.
«Hey Niall, hai visto? Te lo dicevo che avrei vinto la scommessa»
«Non arrenderti amore mio, lotta per noi. Io sono più vicino di quanto pensi» mi incoraggiò accarezzandomi poi una guancia.
I miei occhi si riempirono di lacrime. «Non posso combattere da sola, Niall. Ho tutti contro di me qui, mi credono pazza»
«Credimi Ally, fidati di me»
Restammo in silenzio a stringerci le mani. Passò una mano sul mio volto per asciugarmi gli occhi e sorrise.

Le immagini iniziarono a sfumare. Aprii gli occhi e mi misi subito a sedere. «Niall!» chiamai asciugandomi le lacrime.
Nessuno rispose e mi maledii di aver creduto ad un sogno.
Uscii dalla camera e scesi di sotto. Non c'era nessuno in casa e mi sentii quasi sollevata. Tutte le persone che mi circondavano, credevano stessi impazzendo o che lo stress avesse colpito pesantemente i miei nervi.
Meno vedevo gli sguardi impietositi delle persone, meglio stavo.
Vidi un messaggio dei miei genitori appeso al frigorifero. Mi avvertivano che erano andati in spiaggia e che, se volevo dormire ancora, le gocce erano nel mobile dei medicinali.
Uscii di casa e mi addentrai nel bosco fino ad arrivare al ruscello. «Fata» chiamai un pò titubante. «Fata, se esisti, mostrati a me e dimostrami che non sono pazza» gridai con più sicurezza.
Intorno a me sentivo solo il cinguettio degli uccelli e il rumore dell'acqua.
«Dimmi che mi hai mentito, che volevi solo giocare con me. Dimmi che ti annoiavi e cercavi qualcosa da fare. Niall non esiste, non è cosi?».
Quel silenzio iniziava ad innervosirmi. «Ho ragione io, vero? Per questo non ti fai vedere».
La vista si offuscò per le troppe lacrime. Gridai e diedi un pugno contro un albero.
«Lui ha detto che mi ama. Tu non puoi tenerlo lontano da me! Fammi tornare lì, ti prego».
La fata si ostinava a non rispondermi, o forse non poteva perché non esisteva.
Sentivo la mano pulsare dal dolore ma era lieve in confronto al dolore per la rassegnazione che sentii in quel momento. Mi ero rassegnata all'idea di aver sognato ogni singola persona, avvenimento o emozione.
Tornai a casa, salii in camera mia e presi i costumi decisa a raggiungere i miei genitori al mare.
Presi il primo costume che mi capitò a tiro e andai in bagno per fare una doccia e indossarlo.
"Che strano. Non ricordavo di avere un costume con i laccetti. Io li odio" pensai guardandolo. "Prima o poi mi verrà in mente".
Lo indossai, misi un vestito ed uscii di casa. Camminai velocemente per arrivare presto in spiaggia. Chiamai mia madre. «Allyson, è successo qualcosa? Si è fatto vivo?»
«Chi?»
«Ma come chi? Niall».
Scoppiai a ridere. Anche se era una storia da pazzi, lei mi credeva. «No, non si è fatto vivo. Sono all'ingresso del lido, dove siete?».
Mi spiegò il luogo esatto e io li raggiunsi.
«Ti senti meglio?» chiese mio padre.
«No, ma devo abituarmi a questa sensazione. Devo reagire perché Niall non c'è e forse non ci sarà mai. Non posso stare tutta la vita ad aspettarlo».
D'un tratto ebbi un flash. 'Sono più vicino di quanto pensi'.
Mi voltai a guardarmi intorno poi risi di me stessa.
"È l'ora che tu lo capisca, Allyson. È l'ora che te ne faccia una ragione".
«Guarda Allyson» disse mia madre indicandomi un punto alle mie spalle.
Mi voltai e, per un attimo, credetti nell'arrivo di quel qualcuno che non c'era.
«Allora sei viva» scherzò Lee avvicinandosi mentre Jade mi abbracciò.
«Come ti senti?» chiese quest'ultima.
«Sopravvivo».
Non avevo voglia di parlarne, in particolare con loro che non riuscivano a capirmi. Soprattutto Lee, con la sua crudezza e i suoi modi spigliati, mi feriva quando mi prendeva in giro insensibilmente.
Guardai il mare calmo ed ebbi un'idea. «L'ultima che arriva, paga pegno» esclamai mentre correvo verso riva seguita da loro.
La prima ad arrivare fui io, naturalmente, poi Lee e infine Jade. Le dicemmo di chiedere il nome e cognome ad un ragazzo li in acqua e lei lo fece. «Speriamo solo che Jake non lo scopra»
«Scoprire cosa?» chiese il ragazzo sbucando all'improvviso insieme a Matt, il ragazzo di Lee.
Mi sentivo cosi in imbarazzo con loro perché ero sempre stata l'unica single fra noi tre, cosi mi allontanai. Restai da sola in acqua a galleggiare guardandomi intorno. "Certo che non si è mai visto uno che galleggia ma non nuota" mi presi in giro.
Trattenni il respiro e mi immersi per bagnarmi i capelli. Sott'acqua non sentivo nulla. Non ero più costretta a sentire le parole di nessuno, non ero più costretta a vedere i loro sguardi saccenti. Non dovevo più essere derisa.
Per un momento pensai di lasciarmi andare e chiusi gli occhi. "Non arrenderti amore mio, lotta per noi" riecheggiò nella mia testa e reagii.
Tornai in superficie e feci un lungo respiro. Il fiocco che avevo sul fianco sinistro si slacciò ed io per poco non rimasi nuda.
Ringhiai dal nervosismo. «Odio questi lacci di merda! Solo Zayn poteva» mi fermai all'istante, colpita dalle mie stesse parole.
"Questo è il costume che mi ha regalato Zayn!".
Saltellai nell'acqua, per quanto mi era possibile, poi corsi ad abbracciare le mie amiche. «Sei proprio lunatica, Ally» Lee scosse la testa.
«Lascia perdere, Lee» sorrisi.
Tornai sulla terra ferma e mi stesi al sole al fianco di mia madre. «Cosa darei per avere la connessione a internet!» esclamai a un tratto.
«Ma infatti c'è. Il lido offre il wi-fi free» spiegò mio padre.
Presi subito il mio cellulare e digitai il nome della loro band. Uscirono molteplici risultati e fu un'ulteriore conferma. Loro esistono.
Era quasi sera quando tornammo a casa. Mi chiusi in bagno a fare una doccia. "Non ho mai fatto due docce nel giro di sei ore" pensai mentre toglievo il costume per fiondarmi sotto il getto d'acqua.
Mentre l'acqua mi scivolava sulla pelle, ripensavo alla pace che avevo provato al mare sott'acqua e quasi mi pentii. Scossi la testa per allontanare quel pensiero. "Devi essere forte".
Mi avvolsi in un asciugamano e mi diressi nella mia stanza. indossai una canotta e dei pantaloncini e mi lanciai sul letto.
Mia madre mi venne a chiedere se volevo cenare ma ancora una volta rifiutai. Anche se avevo avuto delle certezze, la fame ancora non tornava. Dopo aver assaggiato la cucina di Liam ed Harry, era difficile.
Provai a dormire e ci riuscii ma duro poco perché poi ricominciai a sognare.

«Perché lo stavi facendo?»
«Cosa?»
«Perché volevi morire?»
«Non lo so».
Mi guardò serio. «Ti amo, Ally»
«E se io un giorno smettessi di amarti?»
«Cercherei in tutti i modi di conquistarti»
«E se non ci riuscissi?»
«Bè, ti lascerei libera di essere felice anche senza di me, perché io ti amo e voglio solo la tua felicità».
Sospirai. «Sai che non potrei mai essere felice senza di te».
Lui annuì. Restammo in silenzio a guardarci, poi la sua bocca si contorse in un sorriso e scoppio a ridere. «Ricordami di insegnarti a nuotare appena possibile»
«Se sarà possibile».
Chiuse gli occhi e sbuffò. «Insomma Ally, io ho vinto la scommessa e tu devi capirlo»
«Ma se hai vinto, ora dove sei?»
«Molto vicino»

Niall iniziò a scomparire e io aprii gli occhi. Rimasi immobile per un paio di secondi, poi respirai profondamente. "Sei pazza Ally, ora ne hai la prova. Il tuo cervello fa di tutto per convincerti. Ma forse...".
Mi alzai dal letto e aprii l'armadio alla ricerca di qualcosa che mi dicesse "Vedi? Non sei pazza".
Cercai ovunque ma di indizi non ne trovai traccia. Sbuffai portandomi le mani ai fianchi. Provai di nuovo a cercare. Spostai un maglione blu e sentii qualcosa cadere producendo un rumore metallico. Feci luce col cellulare per terra e vidi una collana. La osservai bene, poi la raccolsi.
Un sorriso si stampò sul mio viso. "Il ciondolo a forma di cuore che mi ha regalato Niall! Allora non sono pazza".
Un pezzo di carta sul fondo dell'armadio, nascosto dai vestiti appesi, attirò la mia attenzione. Non sapevo nemmeno io come avevo fatto a notarlo ma lo presi subito.
"Potente Fiore di uno sgargiante colore, mostrami la Natura nel suo immenso splendore" lessi.
Iniziai a saltellare per la stanza perché sapevo almeno che non avevo sognato tutto.
Perlustrai l'intera stanza alla ricerca della foto con Louis e del vestito della festa ma non trovai nulla. «E no, eh! Se ci sono il costume, la collana e la filastrocca, ci deve essere anche il resto» dissi fra me.
Corsi a cercare nella cesta dei vestiti da lavare. Iniziai a svuotarla finché non vidi un lembo di stoffa blu elettrico. Tirai quel pezzo di stoffa e ne uscì il mio vestito.
Dalla mia bocca uscì un grido soffocato. "Non sono pazza! Oddio, sto cercando delle prove quando è notte fonda, ma non sono pazza!".
Tornai nella mia stanza in punta di piedi e col vestito stretto forte al mio petto.
Mi stesi a letto e misi il vestito al mio fianco. "Non è Niall, ma la consapevolezza per sta notte potrà bastarmi".
Chiusi gli occhi e crollai in un sonno profondo dopo notti insonni e sporadici pisolini.

Giorni: quattro.
Niall: zero.

«Allyson, cosa ci fai con un vestito nel letto? Più che altro, da dove l’hai preso?» mi svegliò improvvisamente mia madre.
Grugnii. «Diamine mamma! Non lo vedi che stavo finalmente dormendo?» bofonchiai guardando il display del cellulare per vedere l’ora: 10:45.
«Questo lo vedo. Ciò che non capisco è da dove hai preso quell’abito blu»
«Mi aiuta a non sentirmi sola. È un regalo»
«Un regalo?»
«Si, di Niall» spiegai.
«O Santa pazienza!» esclamò alzando gli occhi al cielo.
«Senti, se devi farmi un’altra predica sull’esistenza o meno di Niall, puoi anche andartene»
«Non ti azzardare a parlarmi cosi! Sei un’ingrata! Ho lasciato credere a tutti che mia figlia fosse pazza! Me ne sono fregata e ti ho creduto. Io ti ho aiutato e tu mi ripaghi cosi?».
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai dandole le spalle. «Stavo meglio da orfana» sussurrai abbracciandomi il vestito.
Spalancò la bocca stupita dalle mie parole. Fu sul punto di controbattere quando mio padre irruppe nella stanza. «Ally, il postino ha appena portato una cartolina per te. Non c’è nessun mittente».
Scattai dal letto per prendere la cartolina dalle mani di mio padre. Guardai l’immagine attentamente cercando di cogliere qualche indizio sul mandante.
«Ti dice niente la Cattedrale di San Paolo?» chiese mio padre incuriosito.
Scossi la testa e girai la cartolina. “Ci vediamo lì il venti Agosto. Indovina chi sono? NJH”.
“NJH? E chi cazzo... Niall James Horan!”.
Gridai di gioia saltando sul letto e stringendo la cartolina forte al petto.
«Allora?» si spazientì mio padre.
«Devo andare alla Cattedrale di San Paolo, domani»
«Ma sei matta? Come ci arrivi fin lì?» chiese mia madre.
Era arrabbiata e si vedeva. Mi avvicinai a mio padre. «Ti prego, papà. Ci devo andare assolutamente, dammi il permesso. Non importa come ci arriverò: treno, autobus, aereo, a piedi, non m’importa» presi una pausa, poi lo guardai negli occhi. «Ti prego papà, è importante».
Restò a fissarmi, poi distolse lo sguardo e guardò mia madre. Lei si alzò in piedi, cammino avanti e indietro per la stanza, poi si fermò. «Preparatevi, si parte».
Le saltai al collo e la tempestai di baci. «Perdonami per quello che ti ho detto. Non sai quanto ci ho pianto quando mi avevano detto che ero orfana».
Mio padre fece le corna con entrambe le mani. «Non è che porti sfortuna, amore? Perché altrimenti in macchina non ci metto piede».
Gli diedi un pugno ad una spalla e lo spinsi fuori dalla stanza per potermi vestire. Ero di buon umore e volevo uscire di casa. Chiamai Jade e Lee e andammo tutte insieme in spiaggia.
La sera poi andammo in un pub per festeggiare. «Cosa festeggiamo?» chiese Lee.
«La mia ritrovata voglia di vivere».
Ci arrivarono le nostre birre e facemmo un brindisi alla felicità.
Tornai a casa quando la mezzanotte era passata da un pezzo.  Avevo bevuto qualche birra di troppo e la testa mi girava ma ero al settimo cielo e non m'importava. Mi lanciai sul mio letto e senza accorgermene mi addormentai.
Il giorno dopo, mia madre venne a svegliarmi in un modo un pò insolito. «Ally»
«Mamma, l’hai fatto di nuovo: mi hai svegliata » risposi.
«Scusami, ma si è presentato un ragazzo alla porta e chiede di te. Dice di essere Niall»
Mi sollevai di scatto. «Niall è qui?!» chiesi spalancando gli occhi.
Scoppiò a ridere. «Scherzetto!».
Scossi la testa con disappunto. «Mamma» dissi quasi come se stessi cominciando un rimprovero.
«Scusami ma mi frullava per la testa da quando mi sono svegliata» continuò a ridere, poi si fermò togliendosi le lacrime dagli occhi con le dita.
Guardai il display del cellulare: 11:16.
«Dai su, alzati. Dovresti inizare a prepararti che dobbiamo partire presto» disse sedendosi sul letto.
Mi sollevai dal letto e mi avvicinai all'armadio. Lo aprii e iniziai a guardarlo come se i vestiti potessero improvvisamente saltare fuori da soli.
“Diamine! E meno male che era l’altra me ad avere problemi di look”.
«Vorrei sembrare carina ma non ho nulla da mettermi»
Mia madre si schiarì la voce. «Credo di avere ciò che fa al caso tuo».
Uscì dalla stanza per tornare poco dopo con un vestito rosa cipria. Aveva il colletto e i bottoni da camicia, si stringeva alla vita e scendeva poi morbido fin sopra al ginocchio. «Dici che è la tua misura? Volevo farti un regalo per sollevarti il morale. Ecco perché sono venuta a svegliarti ieri mattina».
Rimasi senza parole e allora la abbracciai. «È bellissimo mamma, grazie».
Lo indossai e cercai poi le scarpe col tacco e la borsa a tracolla beige che avevo messo per il compleanno di Jade.
Sistemai i capelli e scesi di sotto dove i miei genitori mi aspettavano. «Tesoro, sei bellissima» si complimentò mio padre.
«Sembra quasi che avessi il presentimento quando ho comprato questo vestito» scherzò mia madre soddisfatta dal suo acquisto per me.
«Andiamo dai, prima che la gelosia mi faccia cambiare idea».
Risi. «Gelosia, papà?»
«Hey, sei pur sempre la mia piccolina!».
Salimmo tutti in macchina e mio padre cominciò a guidare.
Guardavo fuori dal finestrino mentre mi torturavo le mani per l’agitazione. “E se non fosse lui? E se fosse solo uno scherzo di cattivo gusto?” pensai.
In quel momento, non furono gli unici pensieri che mi passarono per la testa. Nella mia mente c’era un susseguirsi di se che mi torturavano.
D’un tratto ricordai le parole di Liam: “Allyson, oggi non è il quindici Agosto, è il venti”.
Capii il perché di quella data e fui sempre più sicura fosse Niall.
Chiusi gli occhi per quello che mi sembrò un momento e mi addormentai.

«Te l’avevo detto che sarei venuto»
«Hey, ancora non è certo»
«Chi può mai essere NJH se non io?»
«Forse un ammiratore segreto» sorrisi.
«Si deve solo permettere di avvicinarsi a te e poi se la dovrà vedere con me» disse stringendo i pugni.
Sorrisi. «Geloso?»
«Si, perché tu sei mia»
«E tu sei mio».


In un istante il sogno cambiò, ma stavolta non sognai Niall, bensì Harry.
Eravamo al concerto di Ed Sheeran e stavano cantando una canzone insieme. Ed mi salutò con una mano e io ricambiai mentre canticchiavo una sua canzone.

I don’t know when I lost my mind. Maybe when I made you mine, whoa.
I don’t know when I lost my mind. Maybe it was every time that you said, you said, you said… That I miss you, more than I let on. I kissed you, far too long. I’ll let go, as soon as you do. See I know, we’re not through

Aprii gli occhi piano perché mi dava fastidio la luce del sole. "Che strano sogno" pensai. I sogni su Niall delle scorse volte erano stati davvero strani, ma quello li superava perché io non conoscevo le canzoni di Ed. "Chissà se anche lui esiste davvero".
Guardai lo scenario fuori dall'auto che era finalmente cambiato. Dopo ore interminabili in cui i miei genitori avevano parlato quasi fossero logorroici, mentre io ero rimasta in silenzio a martirizzare le mie unghie per il nervosismo e a dormire, eravamo a Londra.
Quando arrivai alla Cattedrale, mi guardai intorno. "Non c'è".
Sentii gli occhi pungermi e un senso d'ansia mi assalì.
Restai ad aspettarlo per quasi un'ora. Ero sul punto di arrendermi e andarmene, quando sentii delle note provenire da una chitarra.
Mi fermai all'istante e mi voltai in direzione di quella musica. Era lì, in tutto il suo splendore. Aveva i capelli un pò più lunghi e tirati all'insù, la pelle più scura ed era un pò più alto ma i suoi occhi non erano cambiati. Conservavano quella luce unica che li faceva brillare. Lo guardai immobile, incapace di fare qualsiasi movimento mentre suonava degli accordi, poi iniziò a cantare.

"I'm under pressure, seven billion people in the world trying to fit in.
Keep it together, smile on your face even though your heart is frowning. 
But hey now, don't know girl, we both know what to do.
But I will take my chances.
As long as you love me, we could be starving, we could be homeless, we could be broke.
As long as you love me, I'll be your platinum, I'll be your silver, I'll be your gold.
As long as you lo-lo-lo-lo-lo-lo-love me. As long as you lo-lo-lo-lo-lo-lo-love me.
I'll be your soldier, fighting every second of the day for the change girl.
I'll be your Hova, you can be my Destiny's Child on a stinger.
So don't stress, don't cry, oh we don't need no wings to fly.
Just take my hand.
As long as you love me, we could be starving, we could be homeless, we could be broke.
As long as you love me, I'll be your platinum, I'll be your silver, I'll be your gold.
As long as you lo-lo-lo-lo-lo-lo-love me. As long as you lo-lo-lo-lo-lo-lo-love me"


Fermò le corde con una mano e posò la chitarra per terra. Corsi verso di lui e lo strinsi forte tra le mie braccia piangendo mentre lui mi sollevava e mi faceva girare. «Sei stupenda con questo vestito, ma ancora di più perché l'hai indossato per me» mi sussurrò in un orecchio.
«Mi sei mancato da morire, amore mio. Ogni giorno aspettavo che ti facessi vivo e, nel frattempo, combattevo contro tutti perché sapevo che tu c'eri e che dovevo solo aspettare. Alcuni mi hanno allontanata, altri sono rimasti pur credendo che fossi pazza, ma io non ho fatto altro che aspettarti e sperare che tu arrivassi»
«Ora ci sono io e non devi pensarci più. Non ho mai smesso di pensarti in queste settimane e ti prometto che  non lascerò mai più che qualcuno ci separi».
Sorrisi. «Ti amo, Niall»
«Anch'io e puoi credermi se ti dico che sarà per sempre».
Mi strinse a se e mi baciò dolcemente. Le lacrime bagnavano il mio viso, ma stavolta erano di felicità.
Ci avevo creduto fino in fondo, come pochi sanno fare, come si fa con i sogni, o meglio con Dio, e lui era arrivato rendendomi la persona più felice dell'universo.
Forse non sarebbe durata davvero per sempre, ma lui aveva toccato punti della mia anima dove nessuno era mai arrivato e l'aveva resa migliore. Lui mi rendeva migliore.

Writer's corner
E siamo arrivati alla fine! 
Non so che dire, mi mancherà questa fanfiction. Mi ci ero affezionata!
È stato bello finché è durato! :')
Vi lascio carissime lettrici :')
Alla prossima fan fiction (sperando che voi ci siate) ♥
Vi voglio bene ♥
  
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