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Autore: lady hawke    31/10/2007    8 recensioni
Una nascita è sempre un evento particolare, un'emozione, un momento topico. E' anche un bel problema, se vogliamo dirla tutta; soprattutto se parliamo della famiglia Weasley. Piccola storia sulla piccola Ginevra e il suo arrivo su questo mondo. Ecco la prima bambina marca Weasley da generazioni, una notivà su cui indagare.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Ginny Weasley | Coppie: Arthur/Molly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Weasley Family'
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Passarono i giorni e presto questi divennero settimane. Arthur aveva continuato a fare tardi per diverse sere, ma Molly aveva smesso di arrabbiarsi: sapeva che accettava incarichi e commissioni straordinarie per il bambino in arrivo, anche se questo significava essere schiavizzati da un Malfoy perfettamente reintegrato. Di tutto questo gliene era grata.
Già, Malfoy: ci aveva messo davvero poco a conquistare il suo prestigioso posto di lavoro. Il tribunale sembrava aver creduto ai suoi pigolii riguardo la storia della maledizione Imperius. Probabilmente si erano fatti lobotomizzare il cervello in massa e si sentivano pronti a credere a qualunque favola.
Smettila di pensare a certe sciocchezze,ora! Si disse mentre preparava la cena, cercando di non vomitare sentendo il profumo che usciva dal pentolone. Aveva ben altri problemi al momento. Tanto per cominciare era appena entrata nella terribile fase delle nausee. Le era difficile tentare di cucinare se nove volte su dieci l’odore del cibo le faceva venire voglia di chiudersi in bagno e passarci dentro anni. E poi, aveva conservato abbastanza vestitini? Ne aveva buttati un paio di troppo? No, certi erano davvero lisi. E, ultimo ma non meno importante, come dire ai ragazzi dell’arrivo dell’ennesimo fratellino? Ronnie era ancora così piccolo… potevano prenderla bene o molto male, a seconda dei casi. I figli sono pur sempre una benedizione!
La donna non potè che ringraziare quando sentì Ron urlare nella sua culla, perché riuscì a distrarla dai suoi pensieri per un po’.

E venne il fatidico giorno: il momento della rivelazione alla prole. La strega aspettò nuovamente la sera prima di parlare, in modo da poter usufruire dell’appoggio e dell’aiuto del marito in caso di sollevazione popolare.
- Un altro fratello? Ma ne abbiamo già uno piccolo! – sbottò Charlie appena presa la notizia. Per lui già era schifoso vedere quei pannolini vagare per la casa, ma in quantità doppia erano davvero troppo. Tutto ciò era peggio dell’arrivo della coppia di gemelli. E poi aveva già dei fratelli con cui giocare, a cosa gliene serviva un altro?
- Perché?
- Perché cosa, caro?
- Perché un altro, mamma? – insistette Fred.
Molly capì che c’erano guai in vista. Le cose stavano prendendo una brutta piega; i bambini non le sembravano per niente entusiasti, e Arthur non era di alcun aiuto. Sembrava caduto vittima di un Incantesimo Impagliatore.
- Tesoro non me l’aspettavo nemmeno io – rispose sorridendo – in fondo è una bella sorpresa.
- Si prenderà la mia stanza quando andrò via?
- Ma certo che no Bill! – lo rinfrancò il padre – nessuno toccherà la tua camera . – “Forse” aggiunse poi tra sé e sé.
- Magari questa volta nascerà una femmina.
- Lo dici sempre, ma però nasce sempre un maschio – fece notare Percy stancamente sedendosi in braccio alla madre a poggiando la testa sul suo petto.
- Già – pensò Molly soprappensiero. Se fosse nata una femmina ne sarebbe stata davvero felice; la sognava da tanto. Doveva ammettere, inoltre, che non sarebbe stata in grado di sopportare un altro uragano stile Fred e George. Non c’era nulla di male nel volersi affidare alla sorte.

L’entusiasmo per la novità finì subito, anche perché non lo si poteva definire tale. Ognuno di loro aveva vissuto l’esperienza dell’attesa di un nuovo fratello ad eccezione di Ron che, sfortunatamente, era troppo piccolo per rendersene conto.
Nessuno nominò più la cosa nei giorni successivi; nessun riferimento, domanda, curiosità: assolutamente niente. Beh no, qualcosa, o meglio qualcuno, era cambiato: Percy.
Il bambino sembrava del tutto intenzionato a non lasciar respirare la sua povera mamma (in senso metaforico, ovviamente), e il tutto per una semplice questione di gelosia. Non era stupido e sapeva bene che, in quanto figlio di mezzo, sarebbe stato presto ignorato da tutti. Bill e Charlie erano presi dalle loro lezioni e dai giochi per “bambini grandi”, Fred e George non facevano che mettere a repentaglio la loro incolumità e quella di chi gli stava intorno, senza contare i due poppanti: Ronnie e quello in arrivo. E lui?
- Mamma? Posso salire in braccio?
- Tesoro, sto facendo i compiti con i ragazzi, vai a giocare con i gemelli.
- No, non mi va. Voglio stare qui! – piagnucolò lui aggrappandosi alla sua veste come un ramo d’edera.
Sospirando sonoramente la donna sollevò il piccolo e lo fece sedere sulle sue ginocchia sotto lo sguardo scocciato dei due fratelli maggiori.
- Che piantagrane. – bisbigliò il primo
- Deve stare qui per forza? – mormorò l’altro.
- Avete detto qualcosa?
- No mamma! – mentire sfacciatamente non è così difficile, nemmeno se a farlo sono due teneri ed innocenti bambini.
- Bene allora. Charlie mi fai vedere le tue divisioni?
- Non le ho finite. – biascicò mortificato.
- Ti aspetto – rispose Molly, conciliante.
- Ma non sono capace! – pigolò lui imitando la fastidiosa voce del fratello, usata poco prima per implorare attenzioni.
La strega parve non notare questo dettaglio e si alzò pigramente lasciando Percy sulla sua sedia. Facendo il giro del tavolo raggiunse il figlio e con calma si mise a spiegargli, per la quarta volta, le divisioni; di certo non avrebbe mai avuto grandi voti in Aritmanzia.
Con attenzione Charlie approfittò di un momento di distrazione della madre, intenta a correggere la sua pergamena, per fargli la linguaccia. Bill nel frattempo borbottava come una pentola sul fuoco dicendo qualcosa di poco udibile che suonava, più o meno, come un “Sparisci, tappo!”.
- Mamma – ululò immediatamente Percy senza muoversi – mi fanno le linguacce e mi dicono “sparisci tappo”!
Per un breve momento Molly si chiese se era normale odiare i figli, a volte.
- Davvero un comportamento maturo da parte vostra. Ho già abbastanza cose a cui badare senza che voi vi mettiate a litigare! Che fastidio vi dava poi, vorrei sapere!
In quel momento Fred fece il suo ingresso, sembrava parecchio agitato.
- Mamma, George si è fatto male!
- Cosa? – chiese la donna allarmata.
- Giocavamo, è caduto.
Preoccupata agguantò la bacchetta e si precipitò su per le scale, seguita dal bambino. Gli altri tre rimasero in silenzio, a fissarsi.
- Chissà che hanno combinato…- disse Charlie.
- Fanno sempre danni. – si lamentò Percy.
- E’ vero – concordò il fratello – ma almeno non sono capricciosi come te – aggiunse lanciando sul tavolo la piuma che teneva fra le mani.
Il piccolo rimase senza parole, offeso. Forse aveva esagerato, giusto un pochino.
- Vado di sopra – annunciò Bill, stanco di sentire le stupide lamentele di quei due.

Molly arrivò di sopra in un baleno e lì trovò George, in lacrime, aggrappato allo stipite della porta della sua camera; evidentemente la stava aspettando. Sembrava tutto intero, ma gli sanguinava un labbro.
- Tesoro come hai fatto? – chiese lei piombandogli addosso come un condor e cominciando a sommergerlo di domande.
- Stavo giocando e sono caduto – continuava a ripetere il bambino, come incapace di dare altre risposte.
Esaminando la ferita la strega constatò con sollievo che si tagliava di un taglio superficiale; era stato fortunato. Per quanto ne sapeva lei suo figlio poteva essersi lanciato giù dal letto imitando l’agile mossa di un giocatore della nazionale di Quidditch. Non sarebbe stata nemmeno la prima volta.
- Che si è fatto? – chiese Bill entrando nella stanza.
- Oh, niente. – rispose la madre – Come al solito questi due non hanno alcuna cognizione, e sono riusciti a farsi male. – mormorò un semplice incantesimo di guarigione per fermare la lieve emorragia e riprese a parlare – tu non mi davi tanti problemi alla loro età.
- Io non sono mica come William – disse solennemente Fred pronunciando il nome del fratello per intero. Per lui quelle erano quasi delle ferite di guerra di cui andar fiero.
- Ed è un vero peccato – fu il laconico commento della donna. – Tutto bene caro, sei sicuro, vero?
- Tutto ok, mamma – rispose Fred in un sorriso.
- Hai bisogno di qualcosa? – domandò il primogenito.
- Sì, potresti farmi un gran favore. Cosa preferisci: impedire a questi due di autodistruggersi o spiegare le divisioni ad un recidivo?
- Rimango qui! – disse Bill prima che la madre finisse di parlare.
- Lo immaginavo – sorrise lei. – Tienili d’occhio per davvero.
- D’accordo.
Dopo la rapida salita Molly decise di prendersela comoda. Dal piano inferiore non provenivano urla, quindi Charlie e Percy erano ancora interi. O almeno lo sperava. Per la prima volta in dieci anni avrebbe voluto essere ovunque tranne che lì. Come poteva pensare di sopravvivere a quei mostri? Li amava con tutta se stessa, ma l’avrebbero uccisa. Passava metà della giornata a fare l’arbitro dividendo i litiganti, e l’altra metà ad assicurarsi che qualcuno non si fosse fatto male. Le si prospettava davanti una gravidanza abominevole.
Arthur poteva fare l’ottimista quanto voleva, ma quella che sentiva gli strilli da una parte all’altra della casa era lei.
Il lato positivo in tutto questo era che aveva talmente tanto da fare che non poteva permettersi di far caso alle sue nausee.

Stranamente trovò i duellanti nella stessa posizione in cui li aveva lasciati. Charlie scriveva alacremente sulla sua pergamena e Percy lo osservava come un gatto in agguato.
- George?
- Sta bene, non si è fatto nulla.
- Guarda mamma! Gli gnomi in giardino. – fece notare il piccolo indicando la finestra.
- Possiamo andare a cacciarli via? Posso prenderli a calci per te? – chiese Charlie sperando di avere una pausa dall’orribile programma di studi previsto per la mattinata.
La donna ci pensò su. Non aveva voglia di perdere tempo con le lezioni, ma non poteva farsi invadere la proprietà; prima se ne liberava meglio era.
- D’accordo, ma fai attenzione.
- Vieni Percy! – urlò il bambino prendendo il fratello per mano e trascinandolo fuori.
Poco dopo sentì provenire le insopportabili urla delle creature che venivano lanciate oltre il recinto tra le risate dei figli.
- Brutti puzzoni! – urlava Percy inseguendone un paio per volta.
Quelle parole, che in casi normali l’avrebbero spinta ad infiniti rimproveri e tirate sul linguaggio scurrile, la misero di buon umore. Approfittando del momento di pausa si mise alla finestra ad osservarli. Era lo spettacolo più buffo e divertente a cui avesse mai assistito.


Note: Volevo aspettare ancora un po' prima di pubblicare il secondo capitolo, ma la tentazione di pubblicare il giorno di Halloween è stata troppo forte. D'altronde Mr Wilde raccomandava di cedere alle tentazioni, quindi mi sento a posto. Dicevo? Ah sì... la mia fissazione infentile.
Ringrazio Nonna Minerva per la sua lettura/betaggio di questa storia in tempi rapidissimi. Senza dimenticarci di Alektos che ha visto questa storia nascere.

Ringraziamenti ai recensori:
Elly: Felice di sentire che ti piacciono le storie con protagonisti Arthur e Molly. Purtroppo qui il signor Weasley non è molto presente ma avrà modo di rifarsi più avanti, lo prometto!

anna weasley: Grazie mille per i tuoi complimenti! Felice di sapere che non mi sono abbandonata troppo nella sdolcinatezza, davvero. Mi fa molto piacere leggere che i personaggi sono molto in canon!!

Nonna Minerva: E Ginny si suicidò XD. In effetti è un finale esilarante per ogni storia ad alto contenuto di minchiate. Davvero grazie per la tua opera di beta, rapida ma inesorabile!

EDVIGE86: Grazie per i complimenti. Non trovi anche tu che le piccole pesti Weasley siano adorabili durante la loro tenera infanzia? Questo capitolo dovrebbe averti fatto piacere.

Aurora: Famiglia Weasley e molto di più! Spero ti sia piaciuto questo capitolo, aspetto i prossimi commenti.

Grazie anche a tutti coloro che hanno letto. Commentate pure, io non mordo quasi mai.
Ladyhawke
  
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