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Autore: Argento    12/04/2013    2 recensioni
Conservava ancora, gelosamente, gli abiti che aveva indosso quando si ritrovò nella Città Incantata, compreso il bigliettino d’addio che qualcuno le aveva regalato prima che partisse per il trasferimento.
Le ricordavano Haku, e lei aveva aggiunto il suo nome completo - Kohaku - accanto al suo.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Haku

Haku non aveva mai pianto. Non ne aveva mai avuto bisogno. Non era totalmente umano dopotutto, era estraneo a ciò che potesse riguardare la sfera emozionale di una persona; ma questo non perché fosse cattivo, ovviamente.
Conosceva per esperienza la rabbia, ma non l’amore. Aveva da subito provato affetto per Chihiro, senso di protezione nei suoi confronti, ed aveva provato malinconia e tristezza quando l’aveva salutata per l’ultima volta, ma anche queste sensazioni erano state nuove, per lui. Non aveva capito di amarla. Non sapeva di amare.
Era per questi motivi che lo Spirito del fiume Kohaku piangeva ogni volta che apprendeva i pensieri di Chihiro. In tutti quegli anni, avevano rappresentato il suo unico legame con lei e non ne aveva mai perso uno.
Come Spirito del Fiume, l’acqua era il suo elemento, e ogni volta che si ritrovava a sfiorare la superficie di un fiume, di un lago, o del mare, sentiva la voce di Chihiro nella sua testa, con la voce che ricordava di lei.
Haku proprio non riusciva a spiegarsi il perché di quelle lacrime, ma si emozionava ogni volta, e ne era orgoglioso, in un certo senso. Aveva scoperto il pianto, che aveva visto tante volte sul viso di Chihiro, per la prima volta, grazie a lei, e questo lo faceva sentire più umano.
Non aveva pianto neanche quando Chihiro gli aveva rivelato il suo vero nome ed erano precipitati insieme tra le lacrime di lei e la gioia di lui, che aveva raggiunto il massimo quando aveva avvicinato il suo viso a quello di Chihiro, chiudendo gli occhi. In quell’istante si era sentito completo per la prima volta in tutta la sua esistenza.
Era stato strano per lui prendersi cura di Chihiro, era stato istintivo aiutarla e si era sentito bene nel farlo, e provava riconoscenza per lei, ma ciò non era dovuto solo al ritrovamento del suo nome. In qualche modo, lei l’aveva salvato ancora di più, si erano salvati a vicenda.
Gli mancava tantissimo quella bambina dolce e pasticciona che inciampava ovunque.
*
“Ci rincontreremo un giorno?”
“Certamente.”
“Promesso?”
“Promesso.”
Le aveva fatto una promessa ed aveva intenzione di mantenerla, era una questione personale ed irrisolta, rappresentava un disagio fisico. Niente gli sembrava cosi importante quanto rispettarla. Haku tremava solo al pensiero che Chihiro potesse buttare la sua vita ad aspettarlo invano, arrivando ad odiarlo, magari.
Spesso, pensandoci, si pentiva amaramente di averle promesso qualcosa di così complesso ed improbabile, ma si consolava considerandola come l’unica questione che avrebbe potuto convincerla ad andarsene dalla Città Incantata. Le aveva anche ingiunto di non voltarsi mai, di non guardarlo per l’ultima volta.
L’aveva detto perché altrimenti la magia del luogo avrebbe potuto scatenare l’effetto opposto nelle azioni di Chihiro, quindi attirandola di nuovo a sé? Ma lei aveva vinto con tutti nella Terra degli Spiriti, ormai questa non poteva più avere effetto su di lei.
Oppure poteva averle imposto di non guardare indietro così da non dovere sostenerla con gli occhi?
Per quanto avesse imparato ad emanciparsi, Chihiro si era sempre affidata allo sguardo di Haku, considerandolo un porto sicuro. E se, proprio all’ultimo, egli non fosse stato in grado di fornirle la necessaria sicurezza, perché lui stesso non la provava?
Probabilmente, solo Haku conosce il segreto di questo mistero e, certamente, non lo rivelerà mai ad alcuno.
*
Il giorno stesso in cui Chihiro se ne fu andata, Haku si recò presso Yubaba, con l’intenzione di chiarire il suo apprendistato, che non aveva più intenzione di completare, dopo aver riacquisito la conoscenza del suo nome. Come si aspettava, non venne accolto con entusiasmo.
“Haku. Cosa vuoi?”
“Non voglio più essere il vostro apprendista.”
“L’avevo capito, Haku. Che altro vuoi ancora?”
“Che annulliate il mio contratto.”
La strega sbuffò.
“È già stato annullato, Haku! L’avete già fatto voi! Credevo l’avessi capito, ragazzo.”
“Cosa intendi Yubaba?”
La strega sembrò andare su tutte le furie, ma la sua voce risuonò calma.
“Solo l’amore poteva spezzare il contratto. Corrisponde allo stesso tipo di magia applicata al sigillo di mia sorella.” Notando lo sguardo di Haku aggiunse: “Sì, sapevo che l’avevi preso tu.”
“Capisco.”
“Non avrei mai immaginato di dovermi preoccupare di questo effetto collaterale; anzi, lo consideravo il più improbabile, se non addirittura l’unico impossibile.”
Aggiunse lei stizzita, parlando più tra se che al ragazzo.
Erano parole difficili quelle, per Haku. Non era abituato al concetto di amore. Per lui era una cosa astratta e lontana, non avrebbe mai immaginato di considerarlo talmente potente da spezzare un incanto. Lui ne aveva vista di magia, ne aveva appresa, sapeva che era potente e complessa, a volte impenetrabile. Cosa poteva l’amore con tutto questo?
Nonostante avesse molto altro da chiedere, decise di lasciare l’ufficio della donna, dopo averla guardata un’ultima volta intenta a ricontrollare le sue preziose gemme e a riordinare i numerosi documenti sparsi sul tavolo, provando un desiderio estremo di lasciarla da sola a marcire nei suoi tesori di ghiaccio.
Con la testa occupata da mille pensieri si librò in volo, sperando di riuscire a schiarirsi le idee.                                       
La prima cosa che aveva avuto intenzione di fare dopo aver lasciato Chihiro era stata quella di rendersi libero presso Yubaba, ma sebbene avesse anche desiderato consultarla riguardo una sua possibile forma umana, poiché aveva provato l’impulso di raggiungere la ragazza, dopo quelle spiegazioni che avevano suscitato in lui così tanta confusione, decise di rivolgersi a qualcuno altrettanto esperto nell’arte della magia.                     
Haku non era certamente uno sprovveduto e aveva servito per diverso tempo Yubaba, abbastanza da capire che non gli aveva rivelato tutto ciò che sapeva. Soppesò dunque l’ipotesi di rivolgersi a Kamaji poiché ricordava che egli aveva capito subito come Chihiro fosse riuscita a spezzare la maledizione; ritenne tuttavia più opportuno consultare un mago o una strega nel pieno significato del termine e, concentrandosi sulla persona di Zeniba, decise infine di rivolgersi a lei.
  
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