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Autore: Belial The MadHatter    03/11/2007    0 recensioni
Un'antologia di storie brevi che vedono coinvolti i mazoku.

Glace: una folle scalata... una ricerca disperata... e alla fine solo il ghiaccio.
Wissen: si possono sacrificare la saggezza, la giovinezza ed, infine, la vita alla conoscenza?
Karantez: un patto col diavolo in nome dell'amore.
Aistra: vivere con passione fino all'ultimo.
Vänskap: amici fino alla fine.
Kairi: a volte può finire solo con una separazione.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dark Lords
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tales of the DarkSide

Kairi


Freddo...

Il freddo la circondava, le limitava i movimenti...

E questo la rendeva furiosa.

Solo la consapevolezza che presto, sì, molto presto, sarebbe giunto il momento della vendetta rendeva l'attesa sopportabile. Schiacciare definitivamente il proprio nemico, rendendolo un semplice ricordo!

Nel frattempo, non poteva che accumulare tutta la propria rabbia e il proprio potere per prepararsi alla guerra.

Freddo...



Si svegliò, rabbrividendo.

Ancora uno di quei sogni... Erano mesi che la tormentavano e ne ricordava solo il freddo... un freddo terribile.

Rabbrividì ancora infreddolita, ma questa volta per la temperatura della stanza. Nonostante le porte e le finestre ben chiuse, il clima gelido dei Kataart era riuscito ad entrare,... e il suo compagno, nel sonno, era riuscito a sottrarle quasi tutte le coperte e a raggomitolarcisi dentro.

Quanto avrebbe voluto immortalare quel momento... era così dolce.

Sorrise. Si sarebbe infuriato se avesse saputo che l'aveva definito "dolce". Era un uomo forte, deciso e con un carattere battagliero, ma che poteva farci? Mentre dormiva senza alcuna preoccupazione, come in quel momento, era dolcissimo.

I lunghi capelli color pece sparsi sul cuscino a formare un'aureola oscura, la pelle chiara... così morbido e caldo... così vivo.

Il suo compagno di vita.

Afferrò un lembo della coperta e tirò delicatamente, cercando di guadagnarne quel tanto che bastava a coprirla. Lui non oppose resistenza e si limitò a mugugnare quando la sua pelle fredda lo toccò. Poi la abbracciò per riscaldarla.

Lei rimase così a fissare il soffitto, avvolta nel suo calore, cercando di dimenticare il freddo.



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- Non andare! -

- Perché non dovrei? - le chiese, infastidito per il dover affrontare quell'argomento ancora una volta.

- Te l'ho già detto: accadrà qualcosa di malvagio su quelle montagne! -

Sollevò gli occhi al cielo per chiedere un aiuto divino. Lei si stava impuntando ancora una volta e solo un intervento diretto del Dio Drago sarebbe riuscito a farle cambiare idea. Era mai possibile?

- Come posso fidarmi di una tua "sensazione"? Non hai mai avuto il dono della preveggenza. -

- Lo so, maledizione! E non guardarmi così! -

La frustrazione nella sua voce era una chiara prova di quanto anche lei fosse stanca di quella discussione.

Era felice che lei si preoccupasse e, al tempo stesso, era infastidito da quell'atteggiamento infantile. Chi avrebbe mai osato sfidare Lei Magnus, il creatore del Dragon Slave e del Blast Bomb? Era perfettamente in grado di difendersi.

Ma lei, pur essendo la sua assistente e la sua compagna di vita, era pur sempre una donna, soggetta a timori inspiegabili e a capricci.

- La guerra fa' sospettare a tutti pericoli che, in realtà, non esistono, persino qui dove non è ancora giunta. Quindi, non devi preoccuparti: non mi accadrà nulla. -

Una spiegazione raffinata e accettabile, che avrebbe convinto chiunque possedesse un minimo di intelletto. Lei rimaneva un'eccezione.

- La guerra è più vicina di quanto tu non creda, ma non è questo il punto. Solo per questa volta, non andare. -

- Perché? -

Non capiva perché avrebbe dovuto farlo. Senza quella guida, l'unica disposta ad accompagnarlo e che presto sarebbe partita per la guerra, non avrebbe più avuto l'occasione per esplorare quelle rovine... e una parte di lui era ansiosa di visitarle perché sapeva che sarebbero state importanti per lui...

Rinunciare sarebbe stato stupido.

- Andrò, ma presterò attenzione. -

Le mise una mano sotto al mento per sollevarle il viso e costringerla a guardarlo negli occhi.

- Vedrai, non mi accadrà nulla, - e si chinò a sfiorarle le labbra con le proprie.

Lei non rispose, rimanendo a fissarlo, quasi a volerlo punire con il suo sguardo e farlo sentire colpevole, un errore che lui non era tanto sciocco da compiere. Ma presto, ne era sicuro, lei avrebbe dimenticato la sua rabbia e sarebbe tornata a sorridergli.

Raccolse il proprio bagaglio e si diresse verso la porta.

- Aspetta! Io... io sono... -

Si girò verso di lei.

- Sei cosa? -

- ... preoccupata. Non andare. -

Sospirò.

- Tornerò presto. -

Uscendo, udì un sussurro.

- Non prometterlo. -

L'aveva detto veramente o era solo la sua immaginazione? Ma non si voltò e salutò la sua guida. Solo dopo essersi incamminato, le fece un gesto con la mano.

Fu certo che lei rimase a guardarlo mentre si allontanava sul sentiero con Xelloss.



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Poteva solo avere fiducia in lui e attendere il suo ritorno, ma era difficile ignorare quella sensazione di gelo che le attanagliava il cuore e quel presentimento che la tormentava e le impediva di concentrarsi. Doveva pensare al futuro e trovare qualcosa da fare... e tanto valeva impiegare il tempo in modo utile, come sistemando il materiale che avevano raccolto fino a quel momento. E solo il Dio Drago sapeva se quei documenti avevano bisogno di essere suddivisi per argomenti e ordinati.

Doveva aveva messo quella pergamena sulle abitudini dei draghi? Era sicura che ci fosse...

Bussarono alla porta e, quando aprì, si ritrovò davanti la guaritrice del villaggio. Non perse nemmeno tempo con i convenevoli: entrò, si sedette su una sedia, sopra una pergamena con disquisizioni sul Piano Astrale, e le domandò:

- Allora, glielo hai detto? -

Già, non sprecava proprio tempo... nemmeno per salvare il frutto del lavoro di due maghi di grandissima fama.

- La pergamena su cui ti sei seduta è preziosa!. -

La guaritrice si alzò, prese una pergamena decisamente più piatta di prima e gliela porse.

- Non hai risposto. -

Riuscire ad evitare quella domanda fino al ritorno di lui era impensabile... ma aveva sperato. Però, a quanto sembrava, doveva accontentarsi di esserci riuscita per tre giorni.

Fece sparire rapidamente la pergamena in un cumulo sul tavolo prima di rispondere, per prendere un altro po' di tempo e decidere cosa dirle... ma non poteva che ammettere la verità: quella donna sembrava in grado di informarlo della faccenda prima che lei avesse avuto il tempo e il modo di farlo... ad esempio, correndogli incontro quando l'avesse visto scendere dal sentiero.

- ... Avrebbe pensato che si trattasse solo di una scusa per impedirgli di andare. -

Un "Oppure sarebbe andato comunque" aleggiava pesantemente nell'aria, non detto. E non era stata sua intenzione porgli una scelta del genere, perché, cosa ben peggiore, non era sicura della sua risposta.

- Avresti dovuto dirglielo: ha diritto di sapere. -

- Non è detto che sia contento di diventare padre. Un figlio potrebbe essere una responsabilità troppo grande per lui. -

- O forse è tutta una scusa? -

Guardò esasperata quella stramaledettissima guaritrice.

Poteva anche aver ragione sull'argomento, ma aveva preso la sua decisione e non era sua madre. Quindi avrebbe fatto meglio a starsene un po' zitta.

- Glielo dirò quando tornerà, va bene? -

Sempre se fosse tornato... ma scacciò in fretta quel pensiero e quel presentimento che l'attanagliava. Aveva promesso, no?

- Se glielo... -

Perché faceva finta di essere sorda? Non aveva voglia di litigare per qualcosa che non aveva il potere di cambiare. Era uno sforzo inutile.

- Basta così. Credo che farò una passeggiata. Qui l'aria è irrespirabile. -

Ignorò le proteste mentre l'accompagnava alla porta e la chiudeva alle sue spalle. Ma non si rimise al lavoro: l'aria nella stanza era diventata veramente irrespirabile e non aveva più la pazienza di mettersi a riordinare quelle noiose pergamene. Prese il mantello, per coprirsi prima di uscire e incamminarsi sul sentiero che scendeva a valle.

Faceva così freddo...

Maledetti Kataart.



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Resistere è inutile.

- Non riuscirai a vincere! -

Si appoggiò pesantemente al bastone, utilizzando ogni energia, mentale e fisica, per tenere prigioniero l'essere dentro di sé. Se fosse arrivato al villaggio, lei avrebbe potuto aiutarlo. Insieme ci sarebbero riusciti!

Illuso.

- Taci! - urlò.

Ce la poteva fare. Doveva solo crederci. Ancora pochi chilometri... Superata quella curva, avrebbe potuto vedere il villaggio...

E poi cosa farai, umano?

- Ti sigillerò di nuovo, mostro! -

Pochi chilometri...

Finalmente raggiunse la curva. Da lì, si sarebbe trovato di fronte solo una ripida discesa, ma lei lo avrebbe visto e sarebbe corsa da lui, ad aiutarlo...

Il villaggio... stava bruciando.

I tetti della maggior parte degli edifici erano crollati, ma non c'era nessuno che cercasse di spegnere gli incendi...

Dei cavalieri ne percorrevano le strade ed un mago gettava FireBall dentro alcuni edifici...

Le uniche figure che riuscì a scorgere correvano verso il sentiero su cui si trovava... ma non percorsero molta strada prima che dei cavalieri arrivassero al galoppo e... li schiacciassero sotto gli zoccoli o li falciassero con le spade...

- Non può... -

Non poteva distogliere gli occhi da quelle figure a terra, immobili, da quel rossore che non era conferito dalle fiamme...

- No. -

... dall'ultima immagine di lei che lo fissava seccata e quel rossore che iniziava a scorrerle dagli occhi senza vita e dalla bocca...

È morta.

Non aveva mai provato tanta rabbia e tanto odio. Avrebbero distrutto i fragili legami che imprigionavano quel mostro... ma non faceva più differenza.

- Chi è il mostro ora? -

Si lasciò accecare dal dolore e dalla voglia di vendetta.



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Si era allontanata dal sentiero abbastanza da non essere scorta da qualcuno di passaggio... con le gonne alzate! Altrimenti, per la vergogna, si sarebbe nascosta nella caverna più profonda della zona... e lui, dopo averla finalmente trovata, le avrebbe chiesto perché aveva dovuto scegliere proprio quella più umida e gelida quando non faceva che lamentarsi del freddo dei Kataart.

Il motivo non era più tanto importante.

Un lampo scarlatto.

Solo un lampo scarlatto e gli alberi si erano contorti e seccati. E il fuoco... era riuscita a sfuggirgli solo per pura fortuna.

L'aria era divenuta irrespirabile tanto il miasma era forte. Malvagità, odio, rabbia... non aveva mai avvertito un groviglio di emozioni così forte.

Aveva cercato di raggiungere il villaggio per prendere il necessario per arrampicarsi sulla montagna e raggiungerlo... per sapere che stava bene... per aiutare gli abitanti. Aveva percorso pochi metri prima che davanti a lei si parasse una distesa bruciata, ancora fumante dove prima c'era una foresta e un villaggio.

Al centro di tanta distruzione, tanto distante perché non lo distinguesse bene, c'era lui.

Stava per correre da lui ed abbracciarlo, chiedergli se stesse bene... ma una vocina dentro di lei le aveva domandato come potesse essere sopravvissuto a tanta distruzione e perché il miasma sembrasse provenire da lui. Avrebbe voluto ignorarla, avrebbe... ma lui si era girato e ne aveva visto gli occhi, anche a quella distanza, perché risplendevano di un terribile color rubino.

Poi comparve Xelloss, togliendole ogni dubbio. Per quante conoscenze un umano potesse avere, non avrebbe mai potuto teletrasportarsi.

- Lord Shabranigdo...-

Furono le uniche parole che ascoltò prima di mettersi a correre per fuggire lontano.



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Una donna camminava lungo la strada, sola, con i vestiti impolverati di chi viaggiava da tempo.

Avrebbe potuto superarla ed andare avanti senza voltarsi a guardala, ma quando la vide inciampare e rialzarsi faticosamente, quasi fosse sfinita... beh, se i deboli non si aiutavano tra di loro, chi altro l'avrebbe fatto?

Quando la raggiunse, fece fermare il carro vicino a lei.

- Dove vai? Ti serve un passaggio? -

Lei lo guardò prima spaventata e poi confusa. Cercò di rassicurarla con un sorriso incoraggiante e sembrando il meno aggressivo possibile.

- Non lo so. -

- Non sai cosa? -

- Non so dove andare... -

Era il suo turno di essere confuso. Come poteva non sapere dove stava andando?

La guardò meglio. Capelli color ametista lunghi fino alle spalle, occhi azzurri, pelle chiara coperta di lentiggini. Era coperta di graffi, come se avesse corso tra i rovi, e i vestiti erano strappati in più punti... l'aspetto di qualcuno che fosse sopravvissuto, fuggendo, ad un attacco. Però tutti gli altri fuggiaschi che aveva incontrato avevano una meta... a meno che non avesse perso tutto.

Sembra sul punto di crollare per la stanchezza e lui non aveva mai sopportato gli indecisi e di essere indeciso.

Le porse la mano per aiutarla a salire.

- Verrai al villaggio di Zephilia con me. -

Lei fissò la mano per un lungo momento prima di decidersi a prenderla e a salire di fianco a lui, ma non rifiutò ed era già qualcosa.

- Come ti chiami? -

- Non ho più un nome. L'ho lasciato alle mie spalle assieme a ciò che ero... Non ho più nulla. -

La sua voce era così triste... e lui era solo un vecchio patetico che non sapeva farsi gli affari suoi e che aveva un debole per le persone che soffrivano. Perché quella voce e quello sguardo così mesto non potevano appartenere che a qualcuno che soffriva terribilmente... qualcuno che aveva perso tutto e non aveva più nulla a cui tornare... qualcuno che non era interessato a proseguire la sua vita. Qualcuno che aveva bisogno di cure e affetto e lui conosceva qualcuno disposto ad aiutare.

- Io e mia moglie abbiamo sempre voluto dei bambini, ma il nostro desiderio non si è realizzato... e invecchiare da soli non è bello. Diventa mia figlia! -

Almeno sembrò considerare l'idea.

- No. Come giustificheresti la mia presenza? -

- Mia moglie è così in gamba a raccontare frottole che nessuno dubiterà! -

- Dovrebbe anche spiegare il bambino. -

La guardò estasiato.

- Diventare padre e nonno lo stesso giorno! E Zephilia è un villaggio così piccolo e insignificante che i pettegolezzi sono già vecchi dopo un'ora. La tua presenza farebbe impazzire quelle vecchie pettegole delle nostre vicine che credono di conoscerci meglio di quanto non facciamo noi. -

Era chiaramente sorpresa di tanta accoglienza.

Lui era solo un contadino ignorante e, spesso, un po' codardo che stava diventando vecchio, lo sapeva, ma non avrebbe abbandonato quella donna al suo destino. Non poteva.

- Un posto vale l'altro... -

Era ancora dubbiosa, ma lui non si lasciò scoraggiare.

- Fantastico, allora è deciso... e il tuo nome? -

- Te l'ho già detto: non ho più un nome... e, se ora sono tua figlia, tanto vale che lo scelga tu. -

Ci pensò su un momento, mentre lei si sistemava nel mantello per proteggersi dal freddo e dal vento.

- Ti chiamerai Kairi Inverse, come la vecchia zia che abitava a Sailarg... Quanto nascerà il mio nipotino? Quanto vorrei un maschietto, ma sarà comunque benvenuto. E mio genero? ... -

Il mezzo sorriso che si stava formando sulle labbra di Kairi scomparve alle parole "mio genero".

- Non tornerà più, - e la sua sicurezza era quella di coloro che vedevano morire le persone a loro care di fronte ai loro occhi.

Rimase in silenzio qualche minuto prima di rendersi conto che...

- Avrò un nipote! Avrò un nipote! Diventerà un potentissimo mago... -

- No! -

Le sue fantasie furono interrotte dalla violenta protesta di Kairi.

- Né lui, né i suoi figli! Altrimenti lo troveranno... mi troveranno! -

- Chi? - chiese timoroso, ma rifiutò anche solo di pensare di abbandonarla. Era diventata sua figlia e l'avrebbe protetta.

Lei scosse la testa. Era indecisa, lo vedeva benissimo e la capiva: come poteva fidarsi di qualcuno incontrato a quel modo? Poteva solo sperare che, col tempo, si fidasse e glielo dicesse...

- Sui Kataart è accaduto qualcosa di malvagio... e che non mi deve trovare. -

Zephilia era un villaggio minuscolo. Nessuno avrebbe mai potuto trovarla lì.

- D'accordo. Allora diventerà un contadino come me... oppure un mercante... o meglio uno spadaccino... o uno studioso... -

E, mentre proseguiva il suo elenco, la donna al suo fianco si addormentò.



Tutto ciò che è fatto per amore è sempre al di là del bene e del male.
(Friedrich Nietzsche)



Dizionario dei nomi

Glace: Ghiaccio (francese)

Wissen: Conoscenza (tedesco)
Sabedoria: Saggezza (portoghese)
Jeunesse: Giovinezza (francese)
Zoe: Vita (greco)

Forgabelse: Infatuazione (danese)
Karantez: Amore (bretone)

Aistra: Passione (lingua lituana)

Vänskap: Amicizia (gallese)
Mizu: Acqua (giapponese)

Kairi: Separazione (giapponese).

  
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