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Autore: Beatit    15/04/2013    0 recensioni
Delusione, consapevolezza e stanchezza. Il mix che nella mia storia fa risorgere il vero "ripper": Damon Salvatore. Lontananza, fratellanza, umanità. Il mix che tenterà di riportarlo indietro.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sentì una mano sfiorargli la testa, d’impulso l’alzò e la vide sorridere.
Quel sorriso confermò il suo sospetto, era di nuovo lei, la ragazza di cui si era innamorato.
Sentì di nuovo il profumo di vaniglia e rose bianche, sentì il battere ritmico del cuore, il sangue fluire in tutte le cavità arteriose e non, vide la sua pelle prendere il colore della primavera e lasciarsi alle spalle quello gelido dell’inverno.
La fissò per cinque secondi o per cinque ore, questo non riuscì a capirlo, ma non gli sembrò importante definirlo.
La vide mettersi seduta sul letto e fissarlo, il suo braccio alzarsi e accarezzargli il viso.
-          Strano, la ricordavo in modo diverso. – disse quasi corrucciata.
Il bel vampiro non riuscì a proferire parola, nessuna articolazione lessicale poteva esprimere quello che provava in quel momento, un insieme di emozioni che pensò bene di chiudere in un silenzio surreale.
Uno di fronte all’altro, immobili e impassibili, si studiarono, poi Damon convincendosi della realtà dei fatti, le strinse la mano e l’attirò a sé, circondandola con un abbraccio che la lasciò senza fiato.
La testa appoggiata sulla sua grande e possente spalla, le braccia che circondavano il corpo del vampiro di ghiaccio e una lacrima che le rigò il viso per tutto quello che aveva detto e fatto da vampira.
Prese coraggio e:
-          Dobbiamo parlare. – esordì lei.
La lasciò andare, la fissò per un secondo e affermò:
-          Chiamo Stefan, vorrà vederti.
-          Preferirei parlarti.
-          Tranquilla, niente drammi o piagnistei. Non c’è bisogno che mi spieghi nulla. E poi ho bisogno urgente di una doccia.
In effetti, non era il solito ed impeccabile Damon, sembrava che non si cambiasse i vestiti da almeno tre giorni, poi si domandò per quanto tempo fosse rimasta distesa su quel letto.
-          Per quanto tempo ho dormito prima di …
-          Tre giorni.
La risposta confermò il suo presentimento, era rimasto lì per tutto quel tempo.
Uscì dalla stanza, portando con sé anche il buon umore di Elena, perché ad un tratto tutti i sentimenti persi si ammassarono sulla sua anima, per entrare prepotentemente.
Jeremy.
Sentì il suo cuore perdere un colpo e un dolore profondo ritornare e prendere vigore. Con stupore e con un pizzico di gratitudine, si rese conto di quanta differenza ci fosse fra il dolore umano e quello vampiresco.
Il ballo.
Si sforzava di ricordare, era successo qualcosa, ma non ricordava bene cosa.
La porta si aprì e il fratello minore entrò incrociando il suo sguardo, un flashback la riportò indietro e vide i pezzi mancanti del puzzle.
“Non sento più niente per te” ricordò di aver detto al vampiro di ghiaccio.
Poi Stefan e gli occhi consapevoli di Damon quando li aveva trovati insieme.
-          Elena, stai bene? – disse il ragazzo preoccupato, quando lo sguardo perplesso di Elena continuò a persistere.
-          No … ehm si. – Era evidente che ora il suo pensiero era Damon, a come si sentisse, era rimasto su quella sedia ad aspettarla, nonostante quello che aveva fatto.
-          Non so cosa ricordi e cosa no …
-          Ricordo tutto … - disse con un malcelato dispiacere.
-          Sei umana, quindi si dovrebbe essere ridimenzionato tutto. Voglio solo sapere se …
-          Si è ridimenzionato tutto, tranne quello …
-          Me l’aspettavo.
-          Mi servirebbe la verbena al più presto.
-          Nel cassetto affianco a te, perché?
-          Ho dimenticato troppe cose in questi anni, devo stare attenta a non perdermi più niente.
-          Avevamo già chiarito prima, avevo bisogno solo di una conferma.
-          Mi dispiace, in questo periodo ho sbagliato tanto, spero solo che le cose potranno sistemarsi.
 
La stanchezza emotiva che aveva accumulato in quei tre giorni ad un tratto l’assalì, sperando di disfarsene preparò una doccia bollente, poi i suoi sensi si acuirono.
“Elena stai bene?”  Sentì dire.
Non volendo ascoltare oltre, Damon accese lo stereo a tutto volume, il getto della doccia al massimo e si lasciò trasportare dalla consapevole sensazione che ci era ricascato un’altra volta.
Si era fatto calpestare per la seconda volta.
Katerina, Elena, sempre lo stesso gioco, ma ogni volta che ci giocava, perdeva.
Si passò le mani fra i capelli, mai più, giurò.
 
Non si era asciugato bene né i capelli, né il corpo, aveva indossato velocemente maglia e jeans, per rifugiarsi nel vento del giardino dei Salvatore.
La sensazione di essere trapassato da qualcosa che non si vedeva e che poteva solo sentire, lo eccitava.
Sorrise, ora sapeva cosa fare e come farlo.
       Si accorse di non essere più da solo.
-          Dovresti stare ancora a letto!
-          Volevo uscire... – Damon si voltò per guardarla – ma sei bagnato!
-          Avevo voglia di uscire in fretta anche io!
-          Sono stata una stronza e non parlo solo di questi mesi, ma di questi quattro anni.
-          Ricordi? Niente drammi!
-          Non sai cosa voglio dirti!
-          Forse si, forse no. Ma ora come ora, non ho bisogno di saperlo. Vado via.
-          Non puoi, non adesso. E Bonnie? Abbiamo bisogno di te, ho bisogno di te.
-          No, non è vero. Hai bisogno dei tuoi amici, di Stefan e di una speranza. Non hai bisogno di me.
-          Lo fai per quello che è successo al ballo?
-          Lo faccio per me. Devo ritornare di nuovo Damon Salvatore, quel Damon che ero prima di conoscerti.
-          Quel Damon non mi piace.
-          Lo so, ed è per questo che non potremmo mai stare insieme. Non riuscirai mai a dirmi ti amo, dopo che io abbia ammazzato una persona, non riuscirai mai a baciarmi, sapendo che con quelle labbra, ho morso una madre che tornava da suo figlio.
-          So cosa significa, ora so perché lo fai, anzi facevi. La verità è che hai paura, paura di come puoi sentirti, di come puoi diventare stando insieme a me.
-          Vieni con me!
-          Sai che non posso farlo. Bonnie è sparita e Caroline ha bisogno di me.
-          Ecco perché vado via. Ci sarà sempre qualcuno che metterai prima di me. Io non riesco a farlo con te. Ecco il Damon che devo ritrovare.
-          C’è solo un modo per riaverlo e non lo farai!
-          Guardami. – ad un tratto i suoi occhi luccicarono meccanicamente. Era andato.
 
Una Ford blu sfrecciava lungo le strade roventi di fine giugno, la radio ad alto volume passava Sympathy for the Devil e il diavolo, sorridendo, puntò Las Vegas.
  
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