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Autore: Vampires94    17/04/2013    2 recensioni
Dal Capitolo 1:
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Il cuore mi batte forte eppure non conosco quel ragazzo. Mi fermo vicino alla macchina e rimango lì impalata come una sciocca a toccarmi il polso, ricordando l'attimo in cui la sua mano me lo ha stretto. Scaccio via quel pensiero dalla testa. Che sciocca che sono. Conosco un ragazzo, in un locale solitario e che, per giunta, non conosco nemmeno il suo nome. Eppure non riesco a togliermi quegli occhi così belli e profondi dalla mente.
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Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ian Somerhalder, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1°

 
Mi trovavo in mezzo ad un bellissimo prato fiorito. C'erano piante e fiori di ogni genere ed ero beatamente distesa a pancia in giù. Mi sentivo bene, rilassata come non l'ho ero stata mai prima d'ora. Intorno a me regnava la tranquillità, il silenzio assoluto. Scrivevo sul mio diario, la mia solita routine mentre ascoltavo musica con il mio iPod rosa. La brezza di quel bel vento fresco mi accarezzava la pelle e, quel contatto con la natura e me, mi faceva sentire parte di essa. Stavo ascoltando la meravigliosa canzone di Michael Jackson-You are not alone quando, ad un certo punto, mi soffermai su una frase:
 
" Something whispers in my ear and says,
you are not alone,
I am here with you,
while you are away,
whisper three words I,
I'll come running... and girl you know that,
I will be there, I will be there "
(qualcosa mi sussurra all'orecchio e dice,
tu non sei sola,
io sono io qui con te,
sebbene tu sia lontana,
sussura tre parole ed io,
arriverò correndo... e ragazza tu sai che io,
sarò lì, sarò lì).


 
D'un tratto, vidi una figura sconosciuta davanti a i miei occhi che veniva verso di me. Non riuscivo a focalizzare bene chi fosse lo sconosciuto ma, una cosa riuscii a vedere: in mano aveva una splendida rosa blu, il mio fiore preferito. Lo sconosciuto si faceva sempre più vicino, ancora più vicino...
 
<< Driiiiiiiiiiiiiiiiin... Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiin... >>
Il rumore della sveglia interrompe il mio sogno. La prendo tra le mani e le dò un colpo secco, facendola zittire.
<< Maledetta sveglia delle 07:00 perchè proprio ora mi hai svegliato? Proprio quando stavo cercando di scoprire chi era quel ragazzo >>
Però che strano! Questo sogno sta diventando sempre più frequente e finisce sempre che non scopro mai chi fosse la persona misteriosa. L'ho raccontato anche a Lisa, la mia migliore amica a cui dico tutto quello che mi succede, che faccio di continuo questo sogno e lei mi risponde sempre che, a volte, questi sogni sono delle premonizioni, degli eventi che dovranno accadere nel corso della nostra esistenza. Non solo: lei dice anche che, questa persona, potrà essere colui che cambierà la mia vita. Io, come al solito, mi metto a ridere.
Ho tanta voglia di innamorami ma non ho trovato ancora quella persona che mi travolga, che mi faccia battere il cuore, insomma, che mi ami e mi accetti per ciò che sono.
Questa mattina ho il mio primo esame universitario e spero che vada tutto bene. Ho studiato tutta la settimana e, questa notte dato che non avevo sonno, ho fatto un lungo ripasso tanto che mi si sono formate due occhiaie che sembra sia uscita da una scazzottata.
Sono ottimista: credo che farò un figurone, mi sento preparata al massimo. Vado a farmi una doccia, tanto per scaricare l'adrenalina che ho in corpo.
Esco dalla doccia ed ecco il solito dramma mattutino: come vestirsi e soprattutto per l'evento di un'esame? Non ne ho la più pallida idea ma, cercherò di essere presentabile. Maglietta lunga bianca con spalla scoperta, jeans stretto e bamboline nere con fiocchetto sopra. Bene!
Scendo a fare colazione e saluto mia madre.
<< Buongiorno mamma >>
<< Buongiorno tesoro,dormito bene?! >>
<< Insomma. Stanotte ho passato e ripassato il programma che devo portare all'esame, sperando che vada tutto bene >>
<< Tesoro non preoccuparti, tu sei in gamba e vedrai che farai un figurone, rimarrano tutti a bocca aperta >>
<< Lo spero >>
Mentre faccio colazione, guardo mia madre: nei suoi occhi leggo un barlume di tristezza. Percepivo subito quando qualcosa non andava.
<< Mamma, tutto bene? Ti vedo un po' preoccupata. E' successo qualcosa che non mi vuoi dire? Ti conosco più di chiunque altro >>
<< Beh c'è una cosa che devo dirti >>
Prende un foglio bianco da sopra il mobile della cucina, e me lo porge.
<< Che cos'è? >>
<< E' di tuo padre, sono le pratiche del divorzio. Alla fine, si è deciso... >>
Vedo una lacrima scendere dal suo viso e le vado incontro, abbracciandola.
<< Mamma, ascolta. Ne abbiamo già parlato. Non è stato giusto che ti abbia abbandonato da un giorno all'altro e capisco come tu ti possa sentire in questo momento. E' pur sempre mio padre, ma è arrivato il momento di lasciargli fare la sua vita. So molto bene quello che ti ha fatto passare, lo dico sia per il tuo bene che per il mio. Ho già perso lui non vorrei perdere anche te. Ti voglio bene, mamma >>
<< Anche io te ne voglio, tesoro. Tu sei l'unica ragione che ho per continuare a vivere e non voglio che ti accada nulla >>
<< Questo non succederà. Adesso devo andare c'è un esame che mi aspetta. Ti farò sapere qualcosa appena avrò finito >>
<< Ok tesoro, in bocca al lupo >>
<< Crepi, a dopo >>
Esco dalla porta di casa, prendo la macchina e vado a tutto gas verso l'università.
 
***
 
Entro nell'aula dell'università, mi siedo e un ragazzo comincia a chiamare ognuno di noi in ordine alfabetico. Nel frattempo, ripasso un po' il programma. Ho paura di dimenticare qualcosa e rimanere lì, come un pesce lesso facendo scena muta.
Dopo aver aspettato un bel po' e ripassato tutto, arriva il mio turno.
<< Nicoletta Pandolfi >>
Odio il mio nome per esteso. Preferisco essere chiamata Niky ma non voglio cominciare a polemizzare. Putroppo, è quello il mio nome scritto all'anagrafe. Mi alzo e mi avvio alla cattedra dove ci sono 4 professori. Mi siedo.
<< Prego, signorina quando vuole può cominciare >>
Comincio a parlare. Ognuno di loro mi guarda fiero e soddisfatto fino a quando uno dei professori mi ferma dopo che avevo parlato per ben 30 minuti.
<< Molto bene, signorina Pandolfi. Lei ha spiegato tutto alla perfezione >>
Gli porgo il blocchetto dei voti e, dopo aver scarabocchiato qualcosa, me lo restituisce.
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<< La ringrazio, professore >>
<< Ci vediamo al prossimo esame, signorina Pandolfi e continui così che siamo sulla strada giusta >>
<< Grazie ancora. Arrivederci >>
Esco dall'aula e, la prima cosa che faccio, è quella di chiamare mia madre per dirle dell'esame.
<< Ciao mamma. Non ci crederai ho preso 28. Capito 28! Caspita, sono così emozionata >>
<< Oh, tesoro ma è meraviglioso. Te l'avevo detto che c'è l'avresti fatta. Adesso dove sei? >>
<< Sono appena uscita dall'aula. Ci vediamo più tardi, mamma. Scappo. Ti voglio bene >>
<< Va bene, mi raccomando non correre con la macchina >>
<< Tranquilla, non preoccuparti a dopo >>
Riattacco con mia madre e chiamo la mia amica Lisa.
<<  Pronto? >>
<< Ciao Li, tutto bene? >>
<< Hey Niky, come è andato l'esame? >>
<< Non ci crederai: ho preso 28 >>
<< Ma è meraviglioso. Bisogna festeggiare. Stasera facciamo un bel pigiama party a casa mia, ti va? >>
<< Certo! E' un'ottima idea >>
<< Grandioso! Allora passo io a prenderti a lavoro ok? >>
<< Va bene. A stasera >>
Mentre esco dall'università, chiamo di nuovo mia madre per digli che la sera starò da Lisa. Nel frattempo, vado a mangiare un boccone prima di andare a lavoro. Entro in un piccolo locale, mi siedo al tavolo e si avvicina un ragazzo, prendendo la mia ordinazione: un panino con prosciutto e insalata e un acqua liscia.
Mentre mangio, mi soffermo a guardare alcune persone, ognuno con un stile diverso. C'è n'era uno che aveva un'aria tristissima, vestito tutto di nero e con qualche piercing qua e là. Di sicuro doveva essere uno di quei ragazzi stile Emo; c'era una ragazza che sicuramente doveva avere la mia stessa età, ed aveva un'acconciatura molto particolarte: rasati da un lato e dall'altro un ciuffo fucsia che le scendeva sul viso, i leggings fucsia e nero con sopra una gonna cortissima di jeans stracciato e una maglia cortissima nera dove si intravedeva un piercing. Quello doveva essere sicuramente uno stile Punk.
Finito di mangiare, prendo il diario dalla mia borsa che porto sempre con me. Non appoggio nemmeno la penna sul foglio che sento un gruppo di ragazzi ridere dando fastidio ai pochi clienti che c'erano. La cosa che mi colpisce è che non sono italiani: parlano inglese. Questa lingua oltre che comprenderla so anche gestirla, e quindi prendo coraggio e mi avvicino a loro.
<< Ragazzi, non credete che state un po' esagerando con le vostre risatine squillanti? >>
Uno di loro si gira e mi guarda con aria di sfida.
<< Avete sentito? La signorina qui presente trova le nostre voci... squillanti! >>
<< A dire la verità state dando troppo fastidio, qui c'è gente che vuole staccare un pò la spina dal mondo esterno e rilassarsi >>
<< Davvero? Non vedo nessuno qui che da fastidio o... ride >>
I tre ragazzi ridono all'unisono e mi accorgo che lo sconosciuto mi fissa tanto da infastidirmi ancor di più.
<< Volevo solo dirvi che, se volete continuare a fare tutto questo tranbusto, potete farlo a casa vostra, ma non qui in un luogo pubblico >>
Lui mi guarda divertito.
<< Sai andrei volentieri a casa mia ma è molto lontana da qua. Mi vorresti ospitare nella tua, tesoro? >>
<< Sai a casa mia potrei ospitare chiunque... tranne gli sbruffoni come te >>
Gli altri due ragazzi, si mettono a ridere ed uno di loro si intromette nel discorso.
<< Amico, la ragazza è tosta. Hai trovato pane per i tuoi denti >>
Sto per andarmene quando all'improvviso mi sento prendere il polso.
<< Aspetta, posso sapere almeno il tuo nome? >>
Mi giro per poi guardarlo dritto negli occhi. Wow! Non ci avevo fatto caso in tutta la discussione che avevamo avuto poco fa ed adesso, averlo lì davanti, erano di una bellezza sorprendente.
<< Te lo dirò solo quando te lo meriterai >> gli dico lentamente, cercando di rimanere lucida.
<< Sono stato molto scortese signorina. Le chiedo scusa a nome anche dei mie due amici presenti... ora posso sapere qual'è il suo nome? >>
<< Mi chiamo Niky >>
<< Niky. E' davvero molto carino >>
<< Grazie. Ora che hai saputo il mio, posso sapere il tuo? >>
<< Forse è meglio che tu non lo sappia >>
Strano! Un ragazzo che non vuole dirmi il suo nome dopo che ha saputo il mio, ma non mi arrendo ed insisto nel saperlo.
<< Perchè? Il tuo nome non è abbastanza carino? >>
Da divertente e giocoso, il suo viso diventa d'un tratto serio.
<< Mi basta conoscere il tuo >>
<< Come vuoi, ora devo andare. Ciao... ragazzo misterioso?! >>
<< Ragazzo misterioso... mi hanno chiamato in mille modi ma, questo, mi è nuovo >> ride.
<< Dovevo pur chiamarti in un modo >> gli sorrido ed esco dal locale.
<< Beh allora... ci si vede, Niky >>
Il cuore mi batte forte eppure non conosco quel ragazzo. Mi fermo vicino alla macchina e rimango lì impalata come una sciocca a toccarmi il polso, ricordando l'attimo in cui la sua mano me lo ha stretto. Scaccio via quel pensiero dalla testa. Che sciocca che sono. Conosco un ragazzo, in un locale solitario e che, per giunta, non conosco nemmeno il suo nome. Eppure non riesco a togliermi quegli occhi così belli e profondi dalla mente.
   
 
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