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Autore: onedirectionsvoices    18/04/2013    2 recensioni
La luce del sole illuminava i lineamenti del suo viso come gemme importate da qualche paese lontano.
I suoi occhi verdi brillavano e la sua bocca si piegava in un sorriso. Nello stesso tempo i miei occhi si sghiacciavano e il mio cuore si indeboliva.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono April Hale,frequento il terzo anno della Oxford University.
Circa due anni fa sono stata presa in giro da un ragazzo.
Strano come una persona che per te è tutto possa diventare con un secondo niente e ti senti cosi piccola tanto da scomparire,cosi invisibile.
Ho diciassette anni e il cuore di pietra.
I miei occhi celesti tendono sempre a guardare fuori la finestra,sia durante le lezioni che a casa,si persono spesso nel vuoto.
Mi piace guardare fuori,osservare il cielo,scrutare ogni minimo particolare con il mio sguardo freddo,quasi come ghiaccio.
I miei capelli,lunghi,castani,non hanno mai una posizione.
O lisci,o ricci,o con la frangia a destra,o con la frangia a sinistra.
Sono il tipo ti ragazza alla quale non piace la discoteca e preferisce restare a casa con il suo adorato piumone a leggere un libro mentre ascolta musica rilassante dal suo i-pod.
Le mie insicurezze potrebbero mangiarmi viva e mi stò impegnando a non innamorarmi.
L'ultima volta mi sono fatta male,tanto.
Sono sempre stata una di quelle persone che consola gli altri,che dice di non essere tristi,perchè non serve a nulla. Sono una di quelle che ti dice ''Resiti,ce la puoi fare!'' e alla fine sono proprio io la prima che si chiude in camera a piangere,come se quello che dicessi agli altri non valesse per me.
 
Giuro che per amare non avevo mai aspettato cosi tanto; 
Era il mio tutto. Lui,lui,lui.
«Rohn,che ci fai qui,chi è lei?»
Avevo sentito il cuore che si stringeva,quasi si induriva,diventava di sasso.
Senza preavviso,mi ritrovai la mia ragione di vita tra le braccia di un'altra ragazza.
Silenizio.
In quel momento pensavo solo al mio sguardo che si abbassava,al mio cuore che si spezzava e alle mie lacrime che iniziarono a scendere. Iniziai a correre,volevo scappare.
Correre,fino a che le mie gambe non sarebbero cedute..correre,scappare via.
Da quel momento,mi ero promessa che non ci sarebbe stato nessun altro.
Nessun altro mi avrebbe spezzato il cuore,ormai di pietra.
Nessun altro sarebbe valso le mie lacrime.
Nessun altro mi avrebbe fatto venire le farfalle nello stomaco,ma subito dopo le lacrime agli occhi.
Avevo promesso solennemente a me stessa che non avrei piu amato.
 
 
Camminavo a testa bassa,passo svelto,con i libri in mano,per i corridoi della scuola,vicino gli armadietti,sola.
Entrata nell'aula di storia,sentivo perfettamente l'odore dei banchi e il rumore delle sedie che si spostavano,il chiacchiericcio di sottofondo ,un astuccio che cadeva e l'ipertensione pre-interrogazione.
Dopo Rohn ignoravo i ragazzi.
Si può avere paura dell'amore?
Ripetevo nella mia mente,la risposta la sapevo ed era affermativa,perchè paura era tutto cio che provavo.
Arrivata al mio banco,prima di poggiare i pesanti libri che mi torturavano le braccia,notai un bigliettino.
''Armadietto.''
Che cosa poteva stare a significare 'armadietto'?
Ignoato il pezzo di carta strappato da un foglio a buchi rigato stavo iniziando a ripassare la lezione.
 
Suonò la campanella.
Rumore assordante ma nello stesso tempo una liberazione.
 
Correvo in corridoio,la merenda mi aspettava. Scivolava un altro bigliettino.
''Cortile.''
Invasa dalla curiosità,volevo sapere chi si stava divertendo a farmi fare la caccia al tesoro.
Stavo uscendo dall'edificio scolastico per raggiungere il cortile e qualcuno mia veva afferrato per il braccio.
Conoscevo quel tocco,conoscevo quella mano.
Avevo identificato la morbidezza di quel palmo e la delicatezza di quelle dita che avvolgevano l'arto.
 
«Harry!» avevo gridato a gran voce voltandomi.
Chi era? Il ragazzo che mi aveva aiutato a mettere i cerotti sul cuore.
«Quanto mi sei mancata» mi sussurrava nell'orecchio destro,con la sua solita voce calda che avrebbe fatto sciogliere qualsiasi ragazza,mi aveva portato a se per abbracciarlo.
«Che ci fai qui?» domandavo mentre sgattaiolavo fuori dalle sue braccia.
«Era da tempo che non ti vedevo,come stai?»
Aveva lasciato la scuola ed era andato a lavorare nella panetteria di suo padre a inizio semestre.
«Sto bene,tu?»
«Bene,ma starei meglio se oggi venissi a fare un giro con me»
«Volentieri,poi ti chiamo.»
La campanella suonava ed io lasciavo il riccio da solo,dopo avergli stampato un bacio sulla guancia,altezza fossetta.
  
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