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Autore: Lykill_Hole    20/04/2013    3 recensioni
Semplicemente una raccolta di Fact sui nostri amati SHINee.
Li possiamo trovare su Internet, ovunque, ma questa sarà-- il mio punto di vista.
Su ognuno di loro, una piccola storia. Nessuna pretesa.
A volte potrebbero non coincidere con qualcosa di reale, e spero che qualcuno me lo faccia notare.
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Coppie: In base al Fact, cambieranno.
Probabilmente compariranno tutte.
Il rating lo metto giallo per precauzione, ma potrebbe variare. ❤
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo decenni, eccomi a pubblicare un capitolo.
Non è granché, anche perché non ho avuto modo di revisionarlo come si deve a causa di esami e roba varia, ma... Voilà.
Ho in progetto un'altra fanfiction, quindi non so quando potrei pubblicare un altro capitolo, anche perché non penso piaccia granché quest'idea. :c

Fa nulla, vi lascio alla lettura. <3







" Vi dico che è così! "

" Certo, Tae, e la maestra è un maschio. "
 
Un bambino dalle morbide guance, in quel momento gonfie per l'irritazione di non essere creduto, lanciò un'occhiataccia al ragazzo più grande di fronte a sé; eppure era sicurissimo!
 
" Minhoo. Ti giuro che papà mi ha portato a cavalcare un gorilla ieri, al circo! "
 
Il bambino chiamato Minho, di due anni più grande dell'amico, aggrottò la fronte nel tentativo di capire cosa esattamente l'altro volesse dire.
Perché perfino in un circo cavalcare gorilla non era fattibile.
Si avvicinò al più piccolo curioso, scompigliandogli con calma i capelli, ottenendo un borbottio offeso che lo fece ridere divertito.

" Taemin, i gorilla non si cavalcano. Al massimo un cavallo. "
 
" E non è la stessa cosa? "

Okay, qui qualcosa di certo non quadrava.
L'espressione di Minho, sempre così serio, si fece ancora più corrugata, osservando attentamente il viso del bambino per controllare che non lo stesse prendendo in giro.
Sembrava convinto.
Sospirò, strascicando leggermente un piede come ogni volta che doveva spiegare qualcosa ad uno dei suoi amici, cosa che purtroppo per lui capitava spesso.

" ... No. Il gorilla è-- una scimmia. "
 
" ... "
 
Taemin lo fissò per una manciata buona di secondi, scuotendo lentamente il capo come se non potesse assolutamente credere a quello che gli si stava dicendo.
Insomma, era sicuro. Davvero.
Si ricordava di averlo persino cercato su uno dei suoi libri a casa. Anche se...

" ... "
 
" ... La figura del cavallo era accanto a quella del gorilla vero? "

" ... Sì. "

Non poté trattenersi: scoppiò a ridere, posandosi le mani sullo stomaco e cadendo sull'erba per il troppo riso; come faceva a non farlo, quando l'espressione che l'altro gli stava rivolgendo, un misto tra il deluso e l'imbarazzato, era così divertente!
Al contrario suo, a Taemin il fatto che stesse ridendo alle sue spalle non gli piaceva assolutamente, e dopo un urletto alla " Lo dirò a Bummie! " scappò nell'edificio poco distante da loro.
Minho rimase per un secondo lì, immobile, registrando le parole appena pronunciate dall'altro.
Bummie.. Dire... Era fregato.

" No, a Kibum no! "

Si alzò di colpo, inseguendolo, non volendo ricevere l'ennesimo rimbrotto da parte della 'umma' di Taemin.
Chi era questo Kibum?

" HO DETTO CHE NE VOGLIO UN'ALTRA. "
 
Ecco chi.
Kim Kibum era un ragazzino della stessa età di Minho, se non di un paio di mesi più grande..
Si era subito affezionato a Taemin, sin da quando l'aveva conosciuto, e da quel momento si era proclamato sua "umma", appoggiato dal piccolo e per grande sfortuna di Minho.
Non gli era antipatico, solo che era troppo testardo, esattamente come lui; a causa di ciò finivano per litigare almeno una volta al giorno, e ciò che più dava fastidio al bambino era che quasi sempre l'aveva vinta l'altro.

In quel momento, suddetta forza della natura era alle prese con un addetto della manutenzione, sotto gli occhi di tutti quelli che erano presenti nella mensa, soprattutto di maestre che non sapevano se ridere o sospirare con esasperazione.
Kibum fissava astioso il poveretto, mani sui fianchi e posizione impettita, come a cercare di aumentare vanamente la sua piccola statura.
La realtà era che assomigliava più ad un gatto a cui avevano pestato la coda.
 
" Piccolo, non puoi averne un'altra, servono anche per gli altri... "

" Ma io non sono gli altri. Voglio un'altra fetta di pane, ORA! "
 
L'uomo si guardò attorno, cercando appoggio da qualcuno, almeno dalle insegnanti, che purtroppo erano troppo impegnate a ridacchiare od a lamentarsi tra loro per prestargli soccorso.
Ci pensò Taemin, avvicinandosi al piccoletto furibondo ed appendendoglisi ad un braccio, a calmarlo con un sorriso dei più dolci.

" Kibum-umma, lascia stare il pane! Che ne dici se andiamo a trovare Jonghyun-hyung? "
 
Aveva detto le parole magiche..
Il ragazzino si girò verso di lui, distogliendo l'attenzione dall'addetto che lanciò un sospiro di sollievo e tornò al proprio lavoro.

" Da Jjong? Davvero? "

"Certo! Su, andiamo! "

Non gli diede tempo di cambiare idea e di riprendere l'assalto, che fu preso sottobraccio da Taemin; il quale acchiappò senza farsi troppi problemi anche Minho, che non ci stava più capendo nulla, e con loro scappò dall'edificio.
Era il più piccolo, ma anche quello che non si faceva scrupoli ad usare la 'forza' quando serviva.
Corsero tutti e tre verso un parchetto lì vicino, Kibum più di tutti, e quest'ultimo ad un certo punto saltò letteralmente addosso ad un ragazzo che non poteva avere più di un anno di differenza.

" Jjong-! " Urlò, stringendo le braccia esili attorno al collo dell'altro, che rise e gli scompigliò i capelli, guadagnando un miagolio infastidito.

" Bummie! Oh, ci siete anche voi. " Concluse, sorridendo ampiamente anche agli altri due.
Lasciò andare il più piccolo, e sotto i loro sguardi perplessi tornò a sdraiarsi di pancia in giù sull'erba, faccia verso dei fiori, l'aria concentrata; la stessa posizione in cui era prima di venir assalito dal ragazzino.
 
" Ehm... hyung, cosa stai facendo? " Provò Taemin, inginocchiandosi vicino a lui e fissando anch'egli il fiore colorato.

Per tutta risposta, Jonghyun afferrò con indice e pollice lo stelo della pianticella, portandosela al livello degli occhi e scrutarla ancora più attentamente, come se non fosse del tutto sicuro su quello che vorrebbe fare.
Poi, sotto lo sguardo allibito di Kibum, ammaliato di Taemin, e rassegnato di Minho cominciò a succhiarlo.
 
“ … JONGHYUN. “

Urlò il bambino, correndogli vicino e togliendogli il fiore dalle mani, mentre l’interpellato prendeva a sputacchiare schifato, tenendo la lingua a penzoloni e rafforzando in questo modo la sua somiglianza ad un cucciolo di cane.
Mentre Minho bloccava Taemin dal tentare di fare lo stesso, Kibum guardava Jonghyun come se non potesse credere a quello che aveva cercato di fare, ed alla sua risposta sul perché, ossia “ Volevo essere un’ape. “ aveva buttato il fiore a terra e pestato senza pietà alcuna.
 
“ Comunque, hyung, oggi non era il giorno in cui tuo padre partiva? Perché non sei a salutarlo? “
 
Dopo aver posto quella domanda, Minho si sarebbe aspettato di tutto, da un borbottio ad un pianto vero e proprio.
Insomma, non era un segreto che Jonghyun volesse bene al padre, e che ogni partenza a causa del lavoro lo mettesse di malumore e gli dispiacesse così tanto da farlo piangere.
Soprattutto, lo facevano arrabbiare. Molto.
Ci fu quella volta…
 
 
“ Jonghyun, tesoro, saluta tuo padre. “
“ No! Non voglio! “
Il piccolo guardava male la madre, che esasperata cercava di convincerlo a perdonare il padre per l’ennesima partenza; suddetto genitore indossava un’espressione dispiaciuta, ma decisa, mentre chiudeva una delle poche valige che si sarebbe portato in viaggio.

Era stato persuasivo. Aveva cercato di calmarlo in vari modi.
Per tutta risposta, lo sguardo fulminante del piccoletto aumentò se possibile ancora di più. Si liberò dalla presa della madre, correndo vicino alla scrivania del padre, e prima che qualcuno potesse anche solo pensare a cosa volesse fare afferrò il telefonino posato su di essa e lo lanciò dalla finestra.
“ VOLA-! “
“ ……. “

“ ……. “
“ Ah-Ah! Ora non puoi partire, appa. ~ “
 
 
… Si era beccato una lunga punizione dopo ciò, ma le conseguenze di questo episodio non gli avevano impedito di continuare a cercare di evitare ogni partenza del povero genitore, che si ritrovava a dover avere a che fare con metodi sempre più fantasiosi e creativi.
Premesso ciò, fu normale da parte del piccolo Minho arretrare quando vide il sorriso che era comparso sul viso dell’amico più grande.
 
“ Jonghyun-hyung, cosa hai fatto stavolta? “
 
 
 
 
“ Allora caro, mi raccomando, fai attenzione, e- “
Il marito sorrise alla donna, zittendola con un bacio che la lasciò con un sorriso leggero, ma malinconico.
Non si sarebbero visti per un po’, e pur con tutta questa dolcezza il pensiero della lontananza ormai prossima le impediva di rallegrarsi.
“ Passeranno presto queste settimane. E ti chiamerò sempre. “
La guardò per un lungo istante, prima di entrare nel veicolo parcheggiato lì accanto, sedendosi sul posto del guidatore; inserì velocemente le chiavi, girandole tranquillamente.
BOOM.
Il rumore di qualcosa che scoppiettava spaventò sia lui che la moglie, la quale aveva lo sguardo sgranato fisso sulla marmitta della macchina, da cui proveniva del fumo di un non così allegro color nero.
 
“ Ma cosa-… “

Entrambi i coniugi osservavano con un sopracciglio inarcato qualcosa che fuoriusciva dal motore della macchina.
Qualcosa che non doveva esserci.

“ … “
 
“ Cosa ci fa un pesce intero nel…? “

“ … JONGHYUN! “





“ Minho-ah, non vuoi saperlo, fidati. ~ “
 

 
๑ Quando Taemin era piccolo, credeva che il gorilla fosse un'altra specie di cavallo.
๑ Quando Key stava alle elementari (sistema americano), ha discusso con un addetto alla manutenzione perché voleva assolutamente un'altra fetta di pane e loro non volevano dargliela.
๑ Quando Jonghyun era piccolo e suo padre doveva andare all'estero per un viaggio di lavoro, Jonghyun non voleva che se ne andasse. Così, il giorno prestabilito per la partenza del padre, Jonghyun ha infilato un INTERO pesce crudo nel motore della vettura, così da fare in modo che la macchina non partisse.
  
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