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Autore: Heaven_Tonight    20/04/2013    20 recensioni
“Ikkunaprinsessa”. La Principessa alla Finestra.
C’era lei, Lou, in quel ritratto. C’era lei in ogni suo respiro, in ogni cellula o pensiero.
La sua anima, il suo cuore, le sue speranze mai esposte, il suo amore e la sua fiducia in esso in ogni piccola e accurata pennellata di colore vivido.
C’era lei come il suo caro Sig. Korhonen la vedeva.
Al di là della maschera inutile che si era costruita negli anni.
I capelli rossi e lunghi che diventavano un tutt’uno con il cielo stellato.
L’espressione del suo viso, mentre guardava la neve cadere attraverso la finestra, sognante, sorridente.
Lei fiduciosa e serena. Col vestito blu di Nur e la collana con il ciondolo che un tempo era stata di Maili.
Lui aveva mantenuto la sua promessa: le aveva fatto un ritratto, attingendo a ricordi lontani.
L’aveva ritratta anche senza di lei presente in carne e ossa. Meglio di quanto potesse immaginare.
Cogliendo la sua vera essenza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quindici

"Fade into you"





Rimase per molto tempo sotto il getto caldo, nonostante fosse più che pulita.
Le tremavano le mani e aveva mal di testa: come accadeva sempre quando Andrea era nei paraggi.

Sapeva benissimo che non si sarebbe arreso facilmente: tanto più che era stato rifiutato e ferito nell'orgoglio di uomo, quale pensava di essere.
Mandandolo via non aveva fatto altro che stimolare ancora di più la sua voglia di rivalsa.
Avrebbe dovuto fingere di essere ancora innamorata e persa di lui; per contrapposizione sarebbe sparito per chissà quanti altri mesi, lasciandola in pace... era una stupida!

Lo conosceva così bene: come poteva aver fatto un errore del genere lasciando che la rabbia parlasse e agisse per lei?
Voci concitate provenivano dal salotto, segno che Julian aveva fatto la sua comparsa... con un sospiro rassegnato chiuse l'acqua e uscì, rabbrividendo all'aria fredda del bagno non riscaldato.

Meglio vestirmi, non voglio far scoppiare un putiferio presentandomi in accappatoio.”.

Si vestì stancamente, guardando poi il suo riflesso allo specchio.
Non andava bene.

Il viso raggiante di poche ore prima era sparito, così come la luce vibrante negli occhi... e Andrea non era che apparso per soli pochi minuti.

Raccolse i capelli che ormai le superavano la vita, legandoli sopra la testa: li teneva sciolti il meno possibile da quando Katty aveva scoperto che vi si poteva arrampicare sopra usandole a mo' di liane.
Le aveva staccato ciocche e ciocche con una soddisfazione a dir poco inquietante... la sua micia oscura. Un sorriso le spuntò sul viso, simultaneo e leggero, pensando alla sua adorata felina... ringraziandola mentalmente ogni giorno per essersi smarrita proprio nel suo giardino.

Tanti piccoli segni dal destino.


Uscì dal bagno e subito Julian le fu vicino agguantandola e stringendola in un abbraccio che la stritolò, quasi sollevandola da terra.

«Eva! Che è successo? Dimmi come stai? Ti ha fatto del male?» - la voce preoccupata era esageratamente fuori luogo: sempre melodrammatico il suo pirata.

Alzò il viso per guardarlo e sorridergli cercando di rassicurarlo e al contempo fargli prendere le distanze.
Le stava decisamente troppo vicino e in quel momento lei non voleva essere toccata.

I capelli di Julian erano un po' cresciuti dall'ultima volta che si erano visti e ora gli si arricciavano alle punte, la barbetta incolta dava un' aria meno sbarazzina al suo viso già bello e sembrava più uomo.

«Sto bene Julian, però mollami: mi fai male!» - rise lei.

La mise giù senza lasciarle però le braccia.
Buttò uno sguardo alla sua amica, temendo di vederla contrariata per aver ancora una volta invaso il suo territorio rubandole la scena... ma Nur era ancora agitata e la sua espressione tradiva solo preoccupazione.
La guardava attentamente, scrutandole il viso cercando tracce di pianto o di chissà cos'altro.
Sorrise ad entrambi, nella maniera più serena che riuscì a simulare.

«Sto bene, smettetela di trattarmi come se fossi di cristallo!»
La voce purtroppo tradì il suo stato di agitazione interiore.

«Ho visto come ha conciato la porta: – continuò Julian ignorando il rimprovero di Lou – ha rotto la serratura, non si chiude più bene.»
Anche quello ora!
Si diressero tutti e tre verso l'uscita guardando con aria sconsolata l'opera di Andrea: la maniglia già malandata dall'usura e dal tempo inclemente, pendeva senza più essere fissata alle viti che le tenevano su.

«Quel maledetto! Meriterebbe di essere denunciato! - sbraitò Nur, che batteva nervosamente il piede a terra – Che grandissimo pezzo di merda!»

Lou le prese la mano stringendogliela, tentando di calmarla: era più agitata di quanto pensasse... Le mani della sua amica tremavano ancora, al contrario di lei che pian piano si stava calmando e pensava fervidamente ad una soluzione per poter porre rimedio al danno, ad una scusa da raccontare a Ville nel caso si fosse accorto che c'era qualcosa che non andava e un piano per potersi liberare di entrambi i suoi angeli custodi, di modo da poter stare da sola con il suo principe.

Julian inginocchiato davanti alla porta trafficava con la maniglia pendente, borbottando tra sé in spagnolo.
«Va cambiata, non posso fare niente per la maniglia, mi spiace... - disse sconsolato girandosi a guardale - Forse... forse però posso fare qualcosa almeno per la serratura; se hai un po' di colla e farina, possiamo chiudere la fessura dove va messa la chiave, sigillarla in modo che... se il bastardo vuole entrare di nuovo, non ci riuscirà.»

Lou scrollò le spalle e guardò Nur in attesa della sua risposta.

«Per me va bene, purché quel coglione non provi di nuovo ad entrare in casa nostra! Non ci tengo proprio a ritrovarmelo ancora una volta davanti! Stavolta non risponderei di me!” - rispose questa sempre più agitata e tremante.
«Vado a prendere quello che ti serve, Julian...»- tagliò corto Lou, girando sui tacchi correndo quasi in cucina.

Insofferente. Ecco come si sentiva.
Voleva restare sola, chiudersi in camera e rilassarsi con la sua gatta accoccolata contro, la luce soffusa e un morbido cuscino sotto la testa... le stava scoppiando un'emicrania con i fiocchi!
Prese una tazza di farina e dal suo mobiletto in camera prelevò la colla, portandola velocemente a Julian che parlottava sottovoce con Nur.

Che stavano tramando quei due alle sue spalle?

«Ecco, Julian.» - gli tese ciò che aveva nelle mani e sbirciò Nur che a braccia conserte e un cipiglio minaccioso osservava lo spagnolo che allegramente si metteva al lavoro mescolando la farina con la colla, creando una pappetta appiccicaticcia che spalmò come meglio poteva, usando solo le dita, nella fessura della toppa.

«Ci vorrà un po' perchè si asciughi e diventi dura... - annunciò alzandosi sorridendo – quindi penso che resteremo qui fino a che non saremo sicuri che sia tutto ok!» - gettò uno sguardo in tralice verso Nur, a chiedere conferma.
«Perfetto! - concluse Nur soddisfatta – Aspetteremo qui!»

È una congiura?!
Voglio stare sola... possibile che nessuno ci arrivi?”.

«Ma non è necessario che voi rimaniate qui – iniziò Lou con voce calma – uscite come avevate programmato, vi prego: Ville arriverà fra non molto... e non c'è pericolo che Andrea torni d...»

«Rimarremo qui!»- sbottò Nur in un tono che non ammetteva repliche, freddandola con un'occhiataccia.
«Già! - le fece eco Julian, con un sorriso soddisfatto – Ho fame: ordiniamo qualcosa?»
«Non ho fame... - mormorò Lou tornando in salotto – Voi ordinate pure.»
«Tu mangi.» - decretò Nur, seguendola decisa.

Stava per rimbrottare la sua amica, quando Julian si intromise leggero nell'alterco che stava per nascere.
«Ragazze so che dovete mantenere la linea, anche se siete già stupende così... - le abbagliò con un sorriso da pirata – Ma io ho una fame da lupi e devo nutrirmi, quindi – afferrò il suo cellulare tirandolo fuori dalla tasca dei jeans, scorse rapidamente la rubrica con un dito affusolato e scuro – Io ordino cibo.»

«Io mi stendo un po'... mi è venuto mal di testa.»
Lou non aspettò la risposta della sua combattiva acidissima amica e velocemente si rifugiò nella sua stanza, seguita da Katty che fino a quel momento si era tenuta nascosta sotto il divano.

Povera tesorina! Chissà come si era spaventata.

Si chiuse la porta alle spalle e senza neanche accendere la luce si tolse tutto di dosso e si infilò dentro la sua magliettona larga, sformata e che lei adorava perchè la faceva sentire al sicuro e si stese sul letto.
La testa le pulsava dolorosamente e le faceva male il collo a causa dei muscoli troppo contratti dalla tensione.

Katty si sistemò sotto il suo braccio ripiegato dandole leccatine affettuose di tanto in tanto.
Lou la strinse a sé, affondando il viso nel setoso manto nero, confortata dal suo calore e il rumore lieve delle fusa.
Impedì con tutta se stessa alle lacrime di trovare la via attraverso le palpebre, tracimando.
Andrea non meritava tanto disturbo.
Rabbrividendo si tirò sul corpo il piumone e tornò a raggomitolarsi.

Voleva Ville. Solo Ville.




******




«Lasciala stare... - sussurrò Julian alle spalle di Nur che fissava con aria contrariata la sua amica che si nascondeva in camera, chiudendosi la porta dietro – È solo un po' scossa dall'accaduto, anche se cerca di rassicurarci che sta bene.»

«Lo so perfettamente! Non sono mica stupida: ricordati che è mia amica e ci vivo insieme da tre anni!»
Julian sorrise dolcemente sentendo il tono di voce alterato di Nur: era quasi più spaventata e scossa di Lou.
Le accarezzò le spalle, massaggiandole piano la braccia.
Nur era tesa come una asse da stiro e rimase rigida tra le braccia dello spagnolo.

«Va tutto bene ora, rilassati...» - la voce calma e serena di Julian insieme al suo abbraccio caldo la sciolsero improvvisamente.
Con sua grande rabbia, Nur scoppiò a piangere.
Per tutta risposta lui la girò verso di sé continuando a tenerla stretta, accarezzandole i lunghi capelli scuri e sussurrandole di stare calma.

«Ho avuto paura che le potesse far del male ed io ero chiusa fuori dalla porta, senza che potessi far nulla...»- singultò Nur, tra un singhiozzo e l'altro.
«Ma non è successo nulla di tutto questo, quindi ora calmati...» - rispose Julian alzandole il viso con un dito sorridendole intenerito.

Nur tirò su col naso seccamente, il trucco che colava dagli occhi, sbirciò lui che le sorrideva; non sapeva cosa pensare, se la stesse prendendo in giro o meno.
A corto di parole sensate, tornò a nascondersi tra le sue braccia.
Era confortante essere toccate da qualcuno senza che questi provasse ad andare oltre... da quanto tempo non veniva abbracciata e tenuta stretta in quel modo dolce?
Nur non lo ricordava... Lasciò che quel momento durasse ancora un po'.
In cuor suo desiderò che non finisse mai...




******





Il sogno era sempre lo stesso.
Lei che camminava in un lungo corridoio che si stendeva all'infinito davanti a lei, con innumerevoli porte chiuse.
Sentiva il suo bambino piangere.
Sapeva che era lui così come era certa del proprio nome, sapeva che il pianto che sentiva era del suo bimbo mai nato... lo cercava disperata aprendo tutte le porte.
Il sogno che di solito si interrompeva con lei che si svegliava urlando, questa volta continuò a torturarla.
Inconsciamente una parte di lei sapeva che si trattava di un sogno e voleva svegliarsi.
Una figura alta e sottile era in penombra molto più avanti, quasi alla fine del corridoio, di cui ora riusciva a vedere la fine.

Ville!” - urlò chiamandolo, ma dalla sua gola non uscì alcun suono.

Cercò di correre incontro a quella figura amata, ma anche i suoi piedi non riuscivano a muoversi rimanendo incollati al pavimento.
Lacrime di frustrazione le scorrevano sulle guance.

Aspetta, ti prego!” - urlò ancora disperata, vedendo la figura girarle le spalle e camminare in senso contrario al suo e allontanarsi da lei.
Con un ultimo sforzo riuscì a muoversi, correndo in direzione di Ville che diventava sempre più piccolo...
Sentiva dentro di sé un bisogno assoluto e devastante di trovarsi tra le sue braccia, stretta al petto magro di lui, riempirsi le narici del familiare, amato, inebriante odore della sua pelle...

Dio! Ti prego, lasciami andare da lui” - singhiozzò ancora, arrancando faticosamente lungo il corridoio infinito, faticoso come una salita.

Andrea apparve all'improvviso davanti a lei, piazzandosi al centro del corridoio per impedirle di passare.
No! Vai via, per favore...”.
Ma già le sue braccia muscolose la stringevano, impedendole di muoversi.
Sei mia. Non puoi amare nessun altro che me. Sei mia!” - la voce di lui era crudele quasi come la stretta che la soffocava.

Non riusciva più a muoversi, a respirare; un senso di impotenza e di abbandono la stavano sopraffacendo.
La sua voce ormai era solo un sussurro e Ville diventava sempre più piccolo, finché svanì nelle ombre.
Sprofondò sempre di più nel buio più totale, lasciandola sola.

Qualcuno le sussurrava all'orecchio di calmarsi... Andrea!
Si divincolò furiosamente dalle braccia che la stringevano, ansimando; ma tornarono a serrarsi intorno a lei.
Odiava quella voce, la stretta e il calore di quel corpo che si stringeva al suo.

«'Prinsessa' è un sogno, svegliati... *pikku kulta... minun rakas, Prinsessa...» - la voce era carezzevole e roca.
Piccoli baci piovevano sul lobo dell'orecchio.


Non era Andrea e le braccia che la stringevano non erano le sue... Ville!
Era di nuovo con lei... Ville.

«Su... svegliati, mia 'Prinsessa'...» - la voce la accarezzava, la cullava, la coccolava.

Tornò nel mondo reale, con il cuore che ancora batteva velocissimo.
Odiava quel sogno, odiava come si sentiva persa, debole e inerme.
Le braccia però erano ancora lì, intorno a lei e la voce di Ville le accarezzava i sensi, così come le sue labbra le sfioravano i capelli e la pelle sensibile intorno al suo orecchio.

Non stava sognando: lui era davvero lì con lei.
Quando era arrivato? Perchè nessuno l'aveva svegliata?
«Ville... - mormorò con la voce incrinata – sei qui...»

Si rintanò ancora di più nel suo abbraccio, curvando il corpo di modo che quello di lui racchiudesse il suo, come due piccoli cucchiaini.

«Devo sempre svegliarti a furia di coccole e baci?” - le bisbigliò all'orecchio con voce sensuale.
Il solo movimento della sua bocca così vicino al lobo le diede brividi lungo la schiena, facendole arricciare le dita dei piedi e venire la pelle d'oca.

Le mani di lui avevano catturato le sue, intrecciando le dita e tenendola imprigionata, con le stesse che di tanto in tanto le accarezzavano il dorso in modo languido.

«Sì... - si lagnò lei liberando le mani da quelle di Ville per abbracciarlo, girandosi per trovarselo a pochi centimetri dal viso - ciao...»

La bocca gli si piegò lenta in un sorriso e gli occhi... dio, gli occhi!
Anche nel buio della stanza erano due calamite che la attiravano, tenendola incatenata.

«Ciao...» - le rispose soffiandole sul naso.
Passò febbrile la mano libera sulla sua schiena perfettamente modellata, mentre l'altra bloccata tra i loro due corpi si mosse appena, per posarglisi sulla pancia piatta.

«Sei vestita... - la rimproverò ridacchiando – piccola peste... non esaudisci mai i miei desideri...»
La mano scendeva lenta fermandosi sul bordo dei jeans... gli sollevò la maglia per toccargli la pelle bollente.
Ville aveva la pelle più calda, liscia e voluttuosa che avesse mai toccato...
Risalì lungo la schiena, sfiorando con la punta delle dita la pelle sensibile.

«Non sono vestita...» - gli rispose a bassa voce sussurrando le parole sul mento ispido di barba in ricrescita.
«In ogni caso, hai troppa roba addosso, per i miei gusti...» - borbottò cercandole le labbra.

La mano posata sulla pancia di Ville si mosse cercando uno spazio nei pantaloni, spazio abbondante vista la sua magrezza, sondando curiosa... disegnando ghirigori striminziti.
Lou tirò indietro la testa negandogli le labbra e premendo allo stesso tempo i propri fianchi contro quelli di lui.

Lui ridacchiò divertito dal gioco.

«Mi stai provocando, 'Prinsessa'? - borbottò, muovendole ancora di più i fianchi contro - Perché in tal caso, questo gioco - la mano che prima era posata innocuamente sulla vita sottile di Lou si mosse veloce prendendole un gluteo tondo nella mano enorme, facendola aderire completamente a lui – ... è bello se giocato... e goduto, da ambedue le parti...»

Bastava il tono della sua voce, unito al suo sguardo a farla accendere, facendole scorrere come lava incandescente il sangue nelle vene... se la toccava poi perdeva del tutto la lucidità e l'unica cosa che voleva era perdersi in lui... con lui.

La mano di Lou scese giù lenta sulla schiena graffiandogli leggermente la pelle delicata con le piccole unghie corte, fermandosi più volte per tornare su, facendolo spazientire, trattenere il respiro, contorcere e infine si infilò lì dove sembrava fosse di casa.

«Allora il tuo è un vizio... - la voce gli si arrochiva di minuto in minuto – pessima idea, 'Prinsessa'... non ho fatto altro che immaginarti nuda da quando sono uscito da questo letto stamattina...
È stata una tortura crudele, sentire il tuo odore incollato alla mia pelle e non poterti toccare... baciare...» - il braccio su cui lei aveva posato la testa la avvicinò al viso di Ville, che le sfiorava leggero il viso con le labbra morbide e lisce, gli occhi... il naso, la linea della mandibola, il mento.

Lou sentiva che le orecchie le sarebbero andate a fuoco da un momento all'altro.

Altro che scena di seduzione!
Con lui era tutto vano: bastava che la sfiorasse ed era già come cera molle fra le sue mani, pronta a fare tutto quello che lui le avesse chiesto.

Tratteneva il fiato, persa nel sortilegio della sua voce meravigliosa, sensuale.

Con un ultimo barlume di lucidità tornò a negargli il viso, esultando quando lo sentì grugnire contrariato.
Si allontanò dal suo pericoloso corpo, che seppur magro era capace di ispirarle un'eccitazione smisurata, sensualità oscura, irresistibile.

«Dove credi di andare?” - sibilò Ville cercando di riprenderla tra le sue braccia.
«Stai fermo... - gli rispose sorridendogli – Non muoverti...»

Gli occhi gli mandarono bagliori verdi; divertito e curioso si riadagiò contro i cuscini con le braccia infilate dietro la testa, lo sguardo fisso al viso accaldato di Lou.
Gli salì a cavalcioni stando attenta a non toccarlo con nessuna parte del corpo.

«Mi sei mancato... - gli sussurrò guardandolo negli occhi, il bellissimo viso illuminato dalla sola luce bianca della luna che filtrava attraverso la finestra – ti ho pensato anch' io tutto il giorno, non ho smesso un secondo di volerti accanto a me... - toccò con la punta delle dita la pelle scoperta dell'addome, sorridendo sentendolo sospirare – di sentire la tua pelle contro la mia...» – posò entrambe le mani premendo percorrendo tutto il lungo busto di lui, sfiorandogli i capezzoli.
Ville sollevò i fianchi automaticamente gemendo piano.

« 'Prinsessa'... - sospirò rauco indeciso se tenere gli occhi chiusi o aperti – mi stai torturando...»
«Mi è mancato il tuo odore...» - continuò Lou ignorandolo chinandosi a sfioragli la pelle con la punta del naso.

Baciò l'ombellico seguendo i contorni del suo Heartagram con le labbra, le mani che continuavano ad accarezzargli il petto e il collo; gli sfiorò le labbra con le dita che lui prontamente prese tra i denti, mordicchiandole piano.
Seguendo il suo esempio morse la carne sul fianco ricevendo un grugnito a gratificarla.

«Ti prego... - sussurrò alzandosi improvvisamente a sedere prendendole il viso tra le mani, baciandola impetuosamente, tirandosela addosso – Lou... posso... baciarti... per favore...?»

Sentire la bocca di Ville sotto la propria, la lingua che accarezzava languida la sua, fece andare a monte tutti i suoi piani di Lou-Che-Gioca-a-Fare-la-Femme-Fatale.
«Lasciami fare, Ville... - gli mormorò contro la bocca tra un assalto e l'altro – Per favore, lascia che io ti ami...»
Lui lasciò a fatica che si allontanasse, fissandole rapace le labbra.

«Va bene... – gracchiò a voce strozzata – Vuoi farmi lentamente morire stanotte? Mia piccola, crudele, incantatrice...»

Tornando in sé quel tanto che bastava per non buttarglisi addosso senza ritegno, Lou si sollevò sistemandosi di nuovo a cavalcioni su di lui.
Sorrise al movimento impercettibile dei suoi fianchi che si muovevano sotto di lei.
Era adorabile e impaziente, il suo bellissimo e oscuro principe.

Gli sfilò lentamente la maglia seguendo il risalire della stoffa con le labbra.
Si fermò a baciare, mordicchiare, succhiare ogni centimetro del suo addome tatuato, esaltata dal potere che sentiva di avere su di lui, gioendo della risposta di Ville ad ogni suo cambiamento, ad ogni omaggio che faceva al suo corpo.

Quando toccò il bordo dei jeans sbottonando il primo bottone lui la aiutò quasi strappandoli via dalla fretta di rimanere nudo, togliendoglieli dalle mani e lanciandoli fuori dal letto.
«Come mai sei “vestito”?» - ridacchiò Lou tirandogli l'elastico dei boxer neri che aderivano perfettamente intorno ai suoi fianchi magri.

«Non potevo andarmene in giro tutto il giorno a fare interviste con il pisello ciondolante, 'Prinsessa'... - le rispose afferrandole le mani per spingergliele sul sesso, chiaramente e visibilmente eretto – data la mia prepotente eccitazione che è durata tutto il giorno, non sarebbe stato bello da vedere...»

Lou rise, allontanandogli le mani, sfiorandogli le cosce.
«Non sono così sicura che sarebbe stato un brutto spettacolo, anzi...»

«Toccami...» - la implorò sfidandola con gli occhi.
Le labbra schiuse e gonfie.

Adesso gli faccio male se non la smette di guardarmi così... e al diavolo le buone maniere!
E anche i preliminari!”.

«Hai fretta, Valo? - si sedette sulle cosce prendendosela comoda. Tolse con gesti lenti e studiati la sua maglietta sbrindellata e vecchia, lanciandogliela sulla faccia.
«Me la paghi...» - minacciò Ville stringendo gli occhi verdi in due fessure, senza staccare gli occhi dai seni nudi di Lou.

Quasi quasi continuo ancora per un po'...mi piace questo gioco...”

Si sciolse i capelli che le stavano facendo male tenuti troppo stretti dentro l'elastico e li scosse facendoli piovere intorno a sé, talmente lunghi che finivano quasi sulle ginocchia di Ville.
«Mi piacciono i tuoi capelli – sussurrava Ville – mi piace sentirli addosso... vorrei che fossi sempre vestita solo dei tuoi capelli...»
Allungò una mano prendendole una ciocca lisciandola per l'intera lunghezza.

Si piegò di nuovo baciandogli ancora una volta il torace, lentamente e senza alcuna fretta... sentendolo trattenere il fiato, borbottare quando lei si fermava.
Gli fermò le mani che dai fianchi salivano su a cercarle il seno.
«Sta' buono, Valo...»

Gliele strinse, intrecciando le dita a quelle di lui... amava le sue mani.
Calde, eleganti, enormi... il modo in cui le muoveva quando la toccava...
Rabbrividì.
Prese a baciarle: dapprima sul dorso, poi ognuna delle lunghe dita, infine il palmo...
La mano si chiuse sul suo viso, per poi scendere sulla gola.

Premette il pollice ai lati del collo sorridendo sentendo il battito accellerato del cuore di Lou.

«**Pikku noita...» - bisbigliò ad occhi chiusi.

Gli sorrise estatica.
La voce di Ville era già magica, erotica e sexy normalmente: quando parlava nella sua lingua lo diventava ancora di più, se questo fosse mai possibile.

La mano si spostò dietro la nuca bloccandola, infilò le dita tra i capelli attorcigliandole intorno ai ricci, tirandola inesorabile, senza via di scampo verso le sue labbra.
L'altro braccio la strinse alla vita tenendola ferma.

«Presa...» - alitò sulle labbra dischiuse di Lou.

Maledetto, lui e la sua voce!

«Non vale...» - disse Lou baciandogli le labbra tese in un sorriso da satiro.

«Mi hai provocato tu... non scherzare col fuoco, 'Prinsessa'...»
«Che paura... che vuoi far...» - iniziò a prenderlo in giro prima di ritrovarsi sulla schiena, con lui a cavalcioni sopra.

Lesto come un giaguaro... altrettanto pericoloso, pensò con un brivido di eccitazione.

«Adesso farai tutto quello che ti dico.» - con gli occhi mandavano lampi divertiti le prese le mani posandosele sul petto.
«Non ci penso neanche, Valo! Mi hai rovinato la scena di seduzione...» - si lagnò Lou pizzicandogli il piccolo capezzolo maschile.

Ridacchiò mordendosi le labbra.

«Non hai bisogno di sedurmi, 'Prinsessa', né di stupirmi con gli effetti speciali per portarmi a letto... - le si strofinò addosso lentamente - O farmi eccitare...» - con un unico movimento fluido le passò la lingua calda dall'ombellico fino al collo, dove iniziò a mordicchiarla esattamente lì, nel punto che aveva scoperto. E che non mancava di stimolare senza pietà ogni volta che voleva piegarla al suo volere...
Quando lui la baciava, o semplicemente la sfiorava lei iniziava a tremare perdendo il controllo, lasciandosi andare.

«Sei sleale...» - mugolò Lou reclinando il collo all'indietro lasciando che lui facesse esattamente ciò che più desiderava.
«Sì... e scommetto che a te piace, piccola strega...»

Ci puoi giurare... ciao cervello. Ciao.”

Si contorse impaziente sotto il corpo di Ville, agguantandogli il sedere ancora costretto dentro i boxer.

«Fai la brava, Zarda...» - la prese in giro smettendo di baciarla per strofinarle le labbra sull'orecchio, torturandole il lobo, succhiandolo voluttuosamente.

Che dolce vendetta...”
Stava per andare a fuoco.

«Non muoverti...»
Fermò le braccia di Lou sopra la testa tenendogliele con una sola mano mentre le baciava il collo, scendeva giù in mezzo ai seni. La mano libera le tirava giù l'elastico dello slip bianco con una lentezza snervante... Prima una gamba e poi l'altra, fermandosi a baciarle i fianchi.

«Ville... per favore...»
«Cosa? - le chiese con un ghigno la voce roca e bassa, gli occhi socchiusi, passandole le dita lungo le gambe – cosa vuoi, 'Prinsessa'?»

Lou allungò una mano tentando di tirarlo versò di sé.
Lo desiderava da impazzire, sarebbe morta in quell'istante se lui non si fosse deciso ad andare avanti.

«Volevi giocare, mia piccola incantatrice... - le si stese addosso catturandole le mani che lo toccavano, tenendogliele allargate sulle lenzuola. - ora giochiamo, ma decido io come...»

Tutto ciò che vuoi...»

«Stai ferma,  'Prinsessa'...» - le bisbigliò prima che il mondo iniziasse a vorticarle intorno.



Lento... così lento...
Struggente... dolcemente doloroso...
Arcobaleni in fiamme, cadiamo insieme, camminiamo nel fuoco senza bruciarci...
Non siamo più corpi, siamo dissolti, vorticanti anime in fiamme...
Non fermarti... non farlo...
Continua a toccarmi, continua a consumarmi, continua finché non ti svanisco fra le dita, continua... continua...



I respiri ancora affannosi, la fronte di Ville sulla sua, tremanti e senza più forze, il piacere che ancora scuoteva i loro corpi.
Le braccia e gambe di Lou lo stringevano con forza, tenendolo schiacciato sopra.
Voleva essere una cosa sola con lui... baciò la spalla ossuta che gli aveva morso poco prima, gli baciò i capelli sudati scostandoglieli dal viso.

«'Prinsessa'...» - il tono di voce tremante.
Ville si mosse per liberarsi dal groviglio di braccia e gambe.

«No! - lo strinse ancora di più – ti prego, non toglierti... voglio sentirti ancora... rimani dentro di me, Ville...»
«Non voglio pesarti addosso...»- le bisbigliò sul collo.
«Non mi fai male... non muoverti ti prego... rimani... voglio tenerti dentro di me...»

Per sempre”.

Ma non glielo disse.



******


*Piccolo tesoro, mia preziosa Prinsessa
** Piccola strega




ADA: Saaaaaaaaaaaaaaaaaalveeeeeee!!^-^
Sì, sono viva. e sì, sto benissimo!
Ultimamente siamo state (plurale Majestatis: segno di delirio di onnipotenza? Naaa... è che la superficie da gestire è vasta...Ps: Sì sto delirando. Di nuovo. )
Da dove inizio? Beh, la primavera è alle porte... sono arrivate le rondini perfino nella mia fredda landa deserta!
Si risvegliano i sensi (non che i miei si fossero mai assopiti... xD).. ci sono i fioooori, le farfaaaalle, la gente si denuda e scopre le beltààà... e io non potevo non farmi trascinare da questa frenesia generale nella smania da sindorme da riproduzione, vi pare? Quindi, eccovi Ville, eccovi il miele, eccovi la copulation! Evviva l'ammoooore!
Qualcuno mi aveva rimproverato di non vedere Ville da ben due capitoli e ora vi faccio venire il diabete! Spero che siate pronte per i prossimi capitoli, perchè la mia vena romantica è venuta fuori in ogni sua sfaccettatura!
Quindi portatevi barili di acqua e anche un secchio... non si sa mai!xD
Mi preme ringraziare come sempre la mia preziosa Beta Deilantha, senza la cui vista acuta questa storia sarebbe piena di strafalcioni! xD
E tutte quelle dolci donzelle che hanno commentato il capitolo precedente: katvil (Fava-Pisella n°2), IlaOnMars6277, arwen85, apinacuriosaEchelon, Villina92, Lady Angel 2002, _TheDarkLadyV_, FloHermanniValo (Fava-Pisella n°1), Izmargad, x_LucyW,
Inoltre un enorme grazie anche a Sara aka LaReginaAkasha, che le sue recensioni me le fa in privato, alle mie due socie: cla_mika Claudia e *Venus_Doom* Giulia, che hanno da poco inziato a leggerla, e a Madda del nostro gruppo finferlesco "Tears for HIM": Grazie mie finferlesse! <3
Grazie infinite per l'affetto costante!
Spero che la Musa sia sempre così generosa come in questo periodo felice! E che questo capitolo vi sia piaciuto.. vaneggi dell'autrice a parte! XD
Il titolo di questo capitolo, è ovviamente stato ispirato da quella splendida canzone che il nostro Ville ama tanto: "Fade Into You"- Mazzy Star.

Sono in fissa con innumerevoli canzoni di questo duo, tanto che vanno in loop fisso sul mio Spotify...( per la gioia dei miei seguaci!!) Conoscevo questo gruppo solo per un'altra loro song, legata anch'essa ad un periodo altrettanto bello della mia vita: ("Into Dust": cercatela da voi sul tubo!). Fatto sta che trovo che questo testo, oltre che essere stupendo si sposi benissimo con quello che Lou prova per Ville e che piano piano (promesso, al prossimo vedrete...) lei sta accettando e vivendo come merita...


Un bacio a tutte!
*H_T*


   
 
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