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Autore: Winry977    21/04/2013    1 recensioni
"You're voice is found, be a saviour now!"
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Sei seria?!- chiesero sbalorditi Alex e Layra, rischiando l'una di far cadere all'indietro il bassista che cercava in tutti i modi di tenerla tranquilla, invano. Ellis prese un lungo respiro.

-Si.- replicò infine. -Si, voglio vedere se qualcosa è cambiato, data la sua fuoriuscita.- continuò alludendo alla madre e alla sua telefonata. -Voglio conoscere lo status attuale della mia famiglia.

Calò un silenzio tombale. Ellis era convinta di sé, e sarebbe tornata in Italia anche in quel preciso momento e da sola. Guardò ad uno ad uno i presenti. Quando si soffermò su Layra, fu proprio lei a rompere quell'oblio.

-Ti ho portata qui per vederti sorridere, per cancellare quell'oscurità che ti aveva trasmesso tuo padre. Ma so che se ora non venissi con te me ne pentirei. Voglio che tu stia bene con noi e con te stessa. Io verrò con te.- dichiarò convinta di sé, poi si volse verso Alex in attesa che lui parlasse. Lui esitò inizialmente.

-Beh... io...- si sentì gli occhi puntati addosso. -E miseriaccia! Vengo anch'io!- alzò un pugno verso l'alto, pensando in contemporanea ed istintivamente a Resurrect The Sun. Christian tirò un sospirò contrariato.

-Ehm...- Layra si schiarì la voce. -Già che ci siamo... anche io ho qualcosa da dire...- volse timidamente lo sguardo ad Ashley, trovandolo premuroso ed accigliato. Sospirò. -Anche io ho da fare una tappetta in Sicilia.- contorse un po' le mani, tenendo lo sguardo su di esse. -Voglio sapere come sta... quel bastardo.- ed d'istinto si portò le dita dove prima c'era uno dei lividi che lei aveva causato suo padre. Respirò a fondo. Uno dei ragazzi stava per aprire bocca, ma Ellis intervenne subito.

-Sei sicura?- Layra respirò a fondo, poi annuì. -E allora andiamo.

 

Bastarono due giorni perché si potessero preparare, con l'aiuto dei musicisti, e prendessero un congedo dal lavoro di un'altra settimana.

-Veramente non è che al mio capo l'idea sia andata tanto a genio...- mugugnò Alex mentre depositava la sua roba sul suo letto. Erano tornati a casa loro, ma i Black Veil Brides non se l'erano sentita di lasciarli soli, nonostante non potessero partire con loro; quindi si erano catapultati a casa di Alex, Ellis e Layra senza pensarci due volte e li seguivano in un qualsiasi angolo della casa in cui andassero.

-Il mio non ha detto nulla. Gli ho spiegato la situazione.- rispose dal bagno Ellis, con Jinxx che la aiutava a trasportare tutte le sue cose nella valigia.

-Idem per il mio!- urlò dalla sua stanza Layra, mentre scrutava perplessa la sua valigia, straripante di vestiti. Si passò una mano tra i capelli. Ashley era dietro di lei e guardava la scena divertito. Mentre Layra si disperava su come fare entrare tutta la sua roba in valigia ed il bassista cercava di non dare a vedere che stava provando a soffocare una risata, Andy entrò nella stanza.

-Ehi Lay...- si interruppe impressionato dalla valigia. Ashley scoppiò a ridere. -Oddio, mi sa che ci vuole il mio aiuto.- si avvicinò al letto. -Per prima cosa...- prese la valigia e la capovolse, rovesciando tutto il contenuto.

-Ehi!

La risata di Ashley si fece più fragorosa, attirando l'attenzione di Layra, stupefatta.

-Poi...- riprese Andy cominciando a riordinare e a rimettere gli indumenti all'interno della valigia. -Questo ti serve? E questo? Sei sicura? Guarda che non starete tanto. Dai, vuoi metterti pure questo? Vedi che bisogna viaggiare comodi. Te lo dice uno che viaggia spesso e volentieri. Dai, vogliamo parlare di questo? Occristo! E questo?!

-Andyyyyy!!!

 

-

 

Una volta partiti, Ellis e Layra erano tutte e due concentrate nei loro pensieri. L'una guardava fuori dal finestrino, mentre l'altra concentrava i suoi pensieri su qualcosa che non fosse il padre e si rinchiudeva nella sua musica. Alex era l'unico che era tranquillo e sonnecchiava tranquillamente. Almeno finché non arrivarono a Milano. Perché, una volta lì, non persero tempo.

Ignorando il fuso orario, che li stava già stremando, recuperarono le valige e accompagnarono Ellis alla sua ex casa.

La trovarono come l'avevano lasciata, con un solo dettaglio fuori posto: sua madre. Era seduta sugli scalini fuori il portone e reggeva tra le mani una bottiglia di vino. Ellis contrasse la mascella. Fece cenno ai due amici di tenersi un po' in disparte, e le si avvicinò cautamente. Prima che la donna si accorgesse di lei ci mise un po', mentre fissava la strada.

Ellis tossicchiò, e lei si voltò di scatto.

-Oh, sei venuta alla fine.- non aveva l'accento di una che stava attraversando una sbronza, ma la cosa non andava a genio alla figlia. Un po' titubante si sedette accanto a lei.

-Si, ciao mamma.- si zittì quasi subito, scrutandola. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che l'aveva vista senza che fosse inghiottita dalle ombre di quella camera lugubre in cui passava le giornate e le notti? Aveva gli occhi scavati da grige occhiaie, arrossati e gonfi da un pianto recente. La carnagione pallida e olivastra, i capelli mori poco scompigliati e raccolti in una coda fatta a casaccio. Le labbra secche nonostante bagnate dal vino della bottiglia.

Quando lei si accorse che la figlia la guardava, si girò mostrandole tutto il viso. Lì Ellis trasalì e un'ondata di ricordi dolorosi le tornarono in mente. La guancia della madre era rossa, quasi violacea, e squarciata da un graffio obliquo. Una cascata di dolore le si riversò addosso. Gli occhi le si inumidirono, liquidi, e le lacrime scesero quasi subito.

-Pensavi scherzassi, quando ho detto che tuo padre è impazzito?

Ellis non rispose. Tra un singhiozzo e l'altro, frugò nella sua valigia, e ne tirò fuori un disinfettante, per le emergenze, e dei fazzoletti candidi. Prese a disinfettarle la ferita, senza dire nulla, mentre il viso della donna si incupiva e tirava in smorfie di dolore alternativamente.

-Voglio divorziare, Ellis.- dichiarò ad un tratto, quando la figlia stava per finire il proprio lavoro. Tirò su col naso.

-Beh, era ora.- era la seconda frase che aveva detto da quando si era accorta della sua presenza.

-Tsè, penserai che ci sia voluto solo questo gesto per convincermi vero?- Ellis annuì sommessamente. La madre sospirò. -Mi spiace ammetterlo... ma è così. Non mi ero resa conto di nulla, eh?- calò di nuovo il silenzio. Ellis si voltò alla ricerca dei suoi amici.

Erano chiusi nella loro macchina: Alex faceva su e giù con il capo, a tempo di musica, probabilmente, mentre Layra si faceva un pezzo di sonno, col cappuccio della felpa tirato giù fino al naso. Rimase per un po' a fissarli. Ad un tratto Layra si tirò su di scatto, volgendosi verso l'amico e rimproverandolo di qualcosa. Ellis sogghignò. “Probabilmente stava ascoltando di nuovo The Legacy”

-E tu che farai?- riprese la madre, facendola girare verso di sé. -Resterai qui? Vuoi vedere tuo padre?- Ellis la guardò scettica.

-Ti sembra che io voglia avere a che fare con quell'uomo? Dopo tutto quello che mi ha fatto? No, mamma. Io me ne sono andata e così rifarò dopo che avrò accompagnato i miei amici e coinquilini in Sicilia. Ho chiuso con questo posto.- la madre le lanciò un'occhiata significativa. -Ma tu potrai chiamarmi. Tanto il mio numero ce l'hai.- si forzò a dirle. Ed il silenzio si insinuò di nuovo tra loro. “Quant'è difficile avere a che fare con la donna che ti ha creata e che non ti fila da una vita in pratica...” pensò seccata. Alzò gli occhi verso il cielo. Cominciava ad imbrattarsi di un timido arancione.

Si alzò. -E ora di andare.- annunciò, voltandosi verso la madre.

-Ah. Di già.- lo sguardo le si perse di nuovo nel vuoto.

-Si. Tra un po' dobbiamo prendere un aereo per la Sicilia e dobbiamo precipitarci in aeroporto.- osservò la sua figura accucciata sul cemento ancora caldo. Le tese una mano. La madre la osservò, poi la strinse, ma non per salutarla, per alzarsi ed abbracciarla. Sotto le sue braccia, Ellis si mostrò abbastanza ostile.

-A presto.

Ellis si raddolcì. -Si. A presto. E buona fortuna.

Si staccò e si avviò verso la vettura, senza guardare indietro.

  
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