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Autore: hipster    22/04/2013    3 recensioni
Kurt Hummel è un ragazzo come tanti: fuma, è il bullo della scuola, tutti lo temono e lo rispettano insieme al suo migliore amico Sebastian. Ma quando una notte sua madre gli farà visita, capirà che la sua vita ha bisogno di una svolta. Per riuscire a salvare la sua vita futura e la sua anima, dovrà servirsi dell’aiuto di un ragazzo, Blaine Anderson.
“Per redimerti completamente dovrai ottenere il perdono da qualcuno puro di cuore che hai ferito e per te ho scelto Blaine Anderson. Avrai il compito di renderlo felice e di esaudire tre dei suoi desideri più profondi. Ma la cosa più importante è che tu ti penta delle tue azioni passate, Kurt. Sii felice, piccolo mio.”
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«... E questo è tutto. Mi aiuterai?»


Kurt si interruppe, tremando vagamente ed espirando; detta ad alta voce a qualcuno quella storia sembrava ancora più assurda e lui sembrava davvero uno psicopatico. Blaine non aveva  detto niente mentre lui parlava, lo aveva solo guardato con interesse mentre Kurt gli raccontava della morte di sua madre dieci anni prima, della sua vita scombussolata fino a quel momento, della “visita” di sua madre e della “missione” che aveva davanti a sé. Non lo stava ancora guardando come se fosse pazzo e per questo Kurt lo ringraziò dal profondo del cuore. Non avrebbe tollerato lo sguardo di Blaine in quel caso.

«So che è difficile da credere, ma-» cominciò di nuovo, mentre i minuti passavano e il silenzio diventava sempre più pesante tra di loro. «Io ti credo.» lo interruppe Blaine sincero, guardandolo negli occhi. «Deve essere stato terribile per te, portarti tutto questo dentro da solo per così tanto tempo.» disse.

«Blaine, è successo solo ieri sera-»

«Mi riferivo alla morte di tua madre.» lo interruppe ancora, mentre Kurt abbassava gli occhi. «È successo tanto tempo fa, Blaine, non è importante adesso.» mormorò. «Mi aiuterai?» ripeté a voce un po’ più alta, sollevando lo sguardo per poterlo guardare intensamente negli occhi: odiava che alle sue orecchie sembrasse una preghiera. Odiava dover dipendere da Blaine. Ma quella era la realtà, lui aveva bisogno di Blaine.
Il ragazzo annuì deciso, sorridendo vagamente. «Anche se io non ho tre desideri, davvero.» disse pensieroso. Kurt roteò gli occhi infastidito: «Vedi che sei irritante? Mi stai praticamente sbattendo in faccia il fatto che tu hai tutto e che la tua vita è perfetta.» disse sarcastico. Il viso di Blaine si adombrò a queste parole e il ragazzo si morse il labbro inferiore, improvvisamente a disagio. «Non è così, Kurt.» disse mortalmente serio e con un tono così triste che Kurt si pentì per quello che aveva detto.

Quelle sensazioni che gli faceva provare Blaine erano... fastidiose. Strane. Inusuali. E non erano del tutto piacevoli.

«Scusa, non avrei dovuto dirlo.» disse sincero, più sincero di quanto fosse stato mai. Era la seconda volta che si scusava in venti minuti, wow. Era un record. Blaine si costrinse a sorridergli e annuì.
«Credo di avere il primo desiderio.»  annunciò dopo pochi minuti di silenzio, durante i quali avevano continuato a passeggiare fianco a fianco.  «Se vuoi che la smetta di prenderti in giro credo di potercela fare, ma se ti aspetti che non mi sfoghi sui tuoi amichetti camerieri...» disse Kurt ironico, trattenendo una risatina, sebbene fosse preoccupato per quello che Blaine avrebbe potuto chiedere: non era esattamente pronto a fare di tutto. Aveva ancora dell’amor proprio.

Blaine roteò gli occhi: «No. Voglio che tu ci aiuti a vincere le Regionali.» disse entusiasta, evidentemente soddisfatto di se stesso per aver chiesto una cosa del genere. Kurt ci restò di sasso. «E io cosa dovrei fare, scusa?! Non posso certo sabotare le altre squadre o corrompere i giudici o-»
«Sai cantare?»
 

******

 
Non posso credere di aver accettato.

Kurt si sentiva un pesce fuor d’acqua mentre attorno a lui quei ragazzi discutevano delle canzoni da portare alla competizione. La maggior parte delle loro proposte era troppo scontata o di cattivo gusto e Kurt pensò seriamente che sarebbe stata un’impresa da titani far vincere i Fringuelli.
Aveva tentato di convincere Blaine a cambiare desiderio, ma dopo si erano accorti che nella Lista era già stato inserito come primo desiderio da realizzare (si era scritto da solo, per giunta, in quella calligrafia tonda ed elegante che Kurt stava già cominciando ad odiare ed ammirare insieme), quindi non poteva far altro che accettare di entrare nel gruppo e sperare per il meglio.

Prima di entrare in sala aveva dovuto aspettare dieci minuti fuori, seduto a terra contro il muro mentre Blaine convinceva tutti ad ammetterlo dentro la stanza e solo dopo aveva potuto fare una pseudo-audizione. Anche se non cantava da quando aveva chiuso con il Glee al McKinley, la sua versione di “Don’t cry for me Argentina” era stata spettacolare, un’esibizione emozionante e coinvolgente: non si era mai sentito così fiero di se stesso. Molti lo avevano guardato con stupore e ammirazione, mentre altri erano solo infastiditi dal fatto di non poterlo cacciare perché non era abbastanza bravo.

Si era seduto accanto a Blaine e il ragazzo gli aveva sussurrato entusiasta all’orecchio che era stato bravissimo. A quel commento lo stomaco di Kurt si torse con doloroso piacere: era da tanto che non riceveva complimenti del genere e doveva ammettere che la parte di lui più “Diva” stava facendo i salti di gioia all’idea di tornare su un palco, sebbene fosse costretto a dividerlo con quei ragazzi che detestava. Dopo la votazione con la quale entrava a far parte definitivamente degli Usignoli, avevano cominciato a discutere delle canzoni da proporre.

E lì Kurt temette di esplodere per davvero, perché quegli incapaci non riuscivano a proporre canzoni nemmeno lontanamente decenti, figuriamoci appropriate, per una competizione tanto importante. Avrebbe voluto urlare per la frustrazione. Ma essendo l’ultimo arrivato, scoprì, non aveva alcun diritto di parola.

Alla fine della riunione era nervoso e teso come una corda di violino: da quell’esibizione dipendeva il suo futuro, letteralmente. Era come se se ne stesse rendendo conto solo in quel momento, ma la verità lo aveva colpito come uno schiaffo sul viso mentre ascoltava quei ragazzi discutere. «Dobbiamo parlare, vieni.» disse nervosamente a Blaine, prima di allontanarsi senza nemmeno assicurarsi che il ragazzo lo seguisse. Si diresse verso il campo da football: gli atleti si stavano ancora allenando alla luce del tramonto, mentre lui e Blaine si sedevano, ma sapeva che non avrebbero dato fastidio.

«Così non va.» esordì in tono critico, mentre prendeva un quaderno su cui aveva scribacchiato durante tutta la riunione. Blaine poté vedere che erano appunti e lo guardò stupito: «L’hai presa sul serio questa cosa, vero?» chiese ridacchiando divertito.
«Ne va della mia salvezza a quanto pare, genio.» ribatté Kurt ironico, anche se nel momento in cui pronunciò quelle parole si accorse che non era poi propriamente vero. Sì, c’entrava anche la sua salvezza, ma... era felice di essere di nuovo in gioco. Al McKinley partecipare al Glee club era stata l’esperienza più bella della sua vita e non si era accorto di sentirne la mancanza. Cantare era sempre stato importantissimo per lui, fin da quando era bambino e guardava musical con sua madre: era stata lei a farlo avvicinare al mondo del teatro, a quell’universo a sé stante pieno di emozioni e magia; era stata lei ad insegnargli il potere della musica, con quanta forza e prepotenza le note scavino dentro gli ascoltatori lasciando impronte e marchi incancellabili di emozioni e sentimenti, come fosse semplice e facile e naturale piangere o ridere o semplicemente vivere grazie alla musica. Quando era stato costretto a lasciare il McKinley, Kurt non era ancora pronto a rinunciare a tutto questo – all’affetto dei suoi compagni, alla gioia del cantare insieme, all’emozione che gli bloccava la voce in gola quando doveva salire su un palco e affrontare la platea – ma aveva dovuto; e adesso si presentava davanti a lui una seconda chance, grazie al desiderio di Blaine, e non l’avrebbe sprecata come se non contasse nulla: gli Usignoli dovevano vincere.

«Prima di tutto, i cantanti: Blaine, sei bravissimo, dico davvero. Ti sai muovere sul palco con naturalezza e sicurezza e non ho mai sentito nessun ragazzo con una voce così straordinaria ed emozionante e coinvolgente - ti stai lasciando trasportare troppo dal discorso, Hummel, torna al punto si rimproverò Il ragazzino non deve montarsi troppo la testa - e alle Provinciali avete vinto perché avevate te come solista. Ma dubito che ce la farete alle Regionali. Lì non puoi farcela da solo. Abbiamo tante voci nel gruppo, dobbiamo solo sfruttarle tutte nel modo migliore, ma non sfruttarle per far risaltare la tua. So che è dura scendere dal piedistallo e condividere il palco con qualcuno, ma-»

«Non è un problema per me “scendere dal piedistallo”; e poi mi fido di te.» lo interruppe Blaine annuendo, sollevando le mani come per fermare il fiume in piena che erano le sue parole. Kurt fu stupito dalla sua reazione accondiscendente, ma non commentò: Blaine non faceva che stupirlo, qualsiasi cosa facesse o dicesse.
Semplicemente Blaine non era la persona che si aspettava. Era... Blaine.

«Okay, affrontato il primo punto, passiamo al secondo: le canzoni. Blaine, non possiamo andare alle Regionali con delle canzoni orribili di Katy Perry, ti prego.» disse in tono quasi implorante, dato che alla riunione molti avevano optato per ‘Firework’ – e lui non avrebbe mai permesso che gli Usignoli si presentassero con quella canzone così commerciale.

«Cos’hai contro Katy Perry?» chiese Blaine risentito, aggrottando le sopracciglia e guardandolo malissimo – e Kurt ricordò che era stato proprio lui a proporla. «Niente, per carità, le sue canzoni sono anche carine. Ma andare alle Regionali con Katy fa molto bambini delle elementari, secondo me. Dobbiamo stupirli i giudici, dargli qualcosa che gli altri non possono dargli!» rispose entusiasta, gesticolando e sorridendo; le guance quasi gli facevano male per aver sorriso così tanto. Era felice, si accorse con stupore; era felice dopo tanto tempo e non riusciva a credere di dover ringraziare Blaine – sono il più perfetto dei perfetti damerini – Anderson per questo.

Blaine sorrise a sua volta, come se anche lui fosse felice, e questa era davvero una novità per Kurt: a parte Sebastian e suo padre, pochi sembravano felici della sua presenza; alla Dalton riceveva solo occhiate diffidenti e di rimprovero da parte dei professori e anche dei suoi compagni. Era piacevole il pensiero che finalmente qualcun altro stesse cominciando ad apprezzare la sua presenza; era bello che fosse Blaine ad apprezzarlo.
«Sembra che tu sappia proprio quello che fai. Come se tu l’avessi già fatto prima...» disse il riccio sovrappensiero, scuotendo Kurt dai suoi pensieri. «Credevo che non ti interessassero queste cose, e invece...»

«Blaine Anderson, quante cose non sai di me.» scherzò il ragazzo, abbozzando una risata divertita. «Facevo parte del Glee alla mia vecchia scuola – confessò, facendo una smorfia, come se stesse raccontando un aneddoto imbarazzante – e sì, ero anche tra i più bravi, quindi so esattamente ciò che faccio.» aggiunse, facendogli la linguaccia e facendolo ridere.
«Ma andiamo avanti adesso. Per quanto riguarda le coreografie...»
 

******

 
I giorni si susseguivano e la data delle Regionali si avvicinava sempre di più tra riunioni e prove. Kurt quasi non aveva più tempo per studiare e stare con Sebastian, poiché era sempre con Blaine o con i ragazzi: a pranzo si sedeva con gli Usignoli per poter discutere delle prove di quel giorno, nel pomeriggio andava alle prove che potevano durare dalle due alle quattro ore e dopo, spesso, andava sul campo di football con Blaine per poter chiacchierare o esercitarsi o studiare o semplicemente stare insieme.

Lui e Blaine, aveva scoperto, avevano molte cose in comune: gli piacevano le stesse cose e avevano lo stesso senso dell’umorismo. Entrambi amavano i musical di Broadway – anche se Blaine preferiva la versione londinese di Evita, come era possibile?! Entrambi veneravano J.K. Rowling e tutti i libri da lei scritti – e spesso si perdevano in discussioni del genere “Preferisci la coppia Drarry o Dramione?” che non si concludevano mai e Kurt le amava così tanto. A Blaine piaceva ascoltare le vecchie storie del McKinley e a Kurt piaceva sentirlo parlare di pranzi e cene dell’alta società frequentata dagli Anderson. Si ritrovarono ad aprirsi l’uno con l’altro, a confessarsi cose che nessun altro sapeva: Kurt gli raccontò del bullismo che aveva subito, della difficoltà di essere gay e di non avere la possibilità di nasconderlo, del dolore per aver perso sua madre e dell’amore che provava per Burt; Blaine, di rimando, gli parlò della sua situazione familiare, della sua sessualità, – Kurt non avrebbe mai immaginato che Blaine potesse essere gay – del motivo per cui si era trasferito alla Dalton: anche Blaine aveva sofferto tanto per il bullismo; era stato picchiato e preso in giro e si era rifugiato alla Dalton proprio come lui.

Kurt era felice di aver trovato in Blaine un amico con cui stendersi sulle gradinate e chiacchierare, semplicemente chiacchierare senza pretendere niente.
Spesso quando era lì ricordava quando era solito andarci da solo con la sua sigaretta, ma quando guardava il viso sorridente di Blaine non gli mancava affatto. Blaine era un ottimo amico. Era speciale.
 

******

 
Quella mattina, quando Kurt si svegliò, Sebastian si era appena alzato. «’Giorno» lo salutò cordialmente, come sempre, ma il ragazzo non rispose. «Che fine hai fatto, Kurt?» disse invece in tono scontroso. «Non ti vedo quasi più, e io e te viviamo insieme, cazzo. Non sembri più tu.» borbottò irritato, sembrava quasi arrabbiato. Kurt si sentì in colpa, perché era vero: non aveva più passato molto tempo con Sebastian, anche perché, in tutta sincerità, non aveva più molta voglia di riprendere a fare cazzate con lui. Gli piaceva essere uno studente modello; gli piaceva essere preparato in classe e telefonare suo padre quando riusciva a passare un test con il massimo dei voti; gli piaceva passare il suo tempo con gli Usignoli e soprattutto con Blaine.

«Mi dispiace.» disse sincero, e anche se non sapeva come continuare, come spiegargli, voleva che Sebastian sapesse che gli dispiaceva davvero, ma non era pronto a svelare il suo segreto: era sicuro che Sebastian non sarebbe stato comprensivo come Blaine. «Non so- io sto provando ad essere migliore, ‘Bas. Mi piace- Mi piace essere così. Sono stanco di fare cazzate a destra e a manca. Mio padre non si merita un figlio così e io- io voglio essere una persona migliore per me e per lui.» ammise, nonostante le parole uscissero fuori con difficoltà. Come puoi spiegare a qualcuno che il tuo intero essere sta cambiando, anzi, che forse il tuo vero essere sta venendo a galla e tu non puoi far altro che accoglierlo a braccia aperte e accettarlo?

Sebastian sbuffò con aria di sufficienza e scosse la testa: «È colpa di quel Blaine Anderson, vero? Da quando esci con lui sei diverso. State insieme?» chiese seccamente, incrociando le braccia al petto. «No! Cavolo, no, io e Blaine- siamo amici. Solo amici!» esclamò Kurt con voce acuta, spalancando gli occhi. Non sapeva perché stava reagendo così, come se fosse un sacrilegio il solo pensiero di lui e Blaine insieme; sarebbe stata una situazione tanto tragica e disperata? Blaine era bello e gentile e divertente e lo faceva sorridere. Lo faceva sentire il benvenuto, speciale. Cosa c’era di male in tutto quello? Perché vergognarsi di un legame così?

Scosse la testa per scacciare quei pensieri stupidi, perché non aveva mai pensato a Blaine in quel modo e non avrebbe permesso che a causa di una provocazione di Sebastian quell’idea gli si installasse nel cervello e non andasse più via, rovinando la sua amicizia con Blaine. Perché di questo si trattava, semplice amicizia.
«Okay, solo amici, ho capito.» sospirò Sebastian. «Però non ignorarmi, brutto stronzo, o te la faccio pagare.» aggiunse con un sorrisetto, avvicinandosi a lui per scompigliargli i capelli. «Come va con Hunter?» chiese Kurt sorridendo vendicativo.
«Io e lui non stiamo insieme!» esclamò Sebastian esasperato, prima di chiudersi in bagno.  «Oh, sicuro, come no...» ribatté Kurt, ridendo divertito.
«Smettila!»
 

******

 
Il week-end era arrivato e Blaine era partito per tornare a casa dai suoi genitori. La politica della Dalton poteva essere molto restrittiva, ma durante i week-end lasciavano andare tutti via in “libertà vigilata”. Un tempo Kurt non vedeva l’ora che arrivasse il fine settimana per poter tornare a Lima da Burt e dai suoi amici, ma poi aveva perso l’abitudine di tornare quando aveva legato con Sebastian e approfittava dei week-end per uscire con lui e altri amici e andare in giro per locali a Columbus. Anche quella sera Sebastian era andato fuori, ma Kurt aveva approfittato della serata tranquilla per stare con gli Usignoli che non erano tornati a casa. Erano stati nella stanza di David per tutta la sera a guardare film, a ridere e a mangiare pizza: in tutta sincerità non credeva si sarebbe divertito così tanto, visto che aveva l’impressione di aver legato profondamente solo con Blaine, ma gli altri lo avevano accolto bene nel gruppo. Era stata davvero una piacevole sorpresa che lo aveva reso felice ed euforico all’idea di essersi finalmente integrato alla Dalton, di essere uno di loro, di far parte di nuovo di un gruppo. Aveva sperimentato quella sensazione solo l’anno prima con il Glee club al McKinley, mentre dopo aveva allontanato tutti, tranne Sebastian.

Stava tornando nella sua camera quando decise di cambiare direzione e andare verso il campo da football. Era diventata una strana abitudine andarci con Blaine prima di andare a letto per chiacchierare un po’, e anche se Blaine non era alla Dalton sarebbe stato piacevole stare lì per un po’ per assaporare un po’ il silenzio e la pace del luogo, magari fumando un po’, visto che da quando aveva scoperto che a Blaine dava fastidio l’odore aveva smesso di fumare in sua presenza.

Salì le gradinate per raggiungere il loro solito posto, quando notò che era già occupato da qualcuno. Aggrottò le sopracciglia, cercando di capire chi fosse nonostante la luce fioca e spalancò gli occhi quando lo riconobbe. «Blaine, che ci fai qui? Credevo fossi tornato a casa!» esclamò sorpreso.

Il ragazzo si voltò verso di lui, sobbalzando, e sebbene fosse buio Kurt poté distinguere chiaramente le lacrime sulle sue guance brillare alla luce pallida e bianca della luna. «Hey, Blaine...» mormorò, avvicinandosi a lui per inginocchiarsi al suo fianco e accarezzargli una guancia umida con affetto. «Cos’è successo?» disse con voce dolce, in un modo in cui non aveva mai parlato con nessuno se non forse con suo padre, quando era più piccolo.

Blaine non rispose, semplicemente si lasciò andare contro il suo petto, affondando il viso nella sua maglietta di cotone morbido e bagnandola con calde lacrime. Un singolo singhiozzo gli scosse le spalle, facendo tremare anche Kurt nel profondo del cuore.
«Hey... è tutto okay, B. Sono qui, è tutto okay...» mormorò Kurt dolcemente, abbracciandolo istintivamente e cullandolo come se fosse un bambino piccolo. Prese ad accarezzargli teneramente i capelli – erano ricci, Blaine aveva i capelli ricci, era assurdo essere stato così tanto tempo con lui e non essersene mai accorto – e a mormorargli cose senza senso nell’orecchio per calmarlo mentre il ragazzo piangeva e singhiozzava e tremava contro di lui. Si sentiva come se qualcuno stesse stringendo il suo cuore in un pugno, soffocandolo e impedendogli di battere, a vederlo piangere in quel modo scomposto e così dolorosamente disperato.


«Ho un nuovo desiderio, Kurt.»




Note: Ci tengo a precisare che non ho nulla contro Katy Perry, perciò non mi uccidete XD
Questo capitolo è stato il mio preferito da scrivere, soprattutto perché è quasi il vero "inizio": qui cominciano davvero KurteBlaine e io sono metà entusiasta metà terrorizzata perché non so se riuscirete ad apprezzare i miei ragazzi, qui. 
Perciò vi sarei infinitamente grata se mi lasciaste un piccolo commento/recensione/quello che vi pare in cui mi dite cosa ne pensate. Per la scienza. 

Detto questo vi saluto, a lunedì prossimo!
Allie <3




Modificato il 04/01/2014

   
 
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