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Autore: Call_me_James    25/04/2013    2 recensioni
«Ti amo»... oh diamine l'ha detto! «È uno scherzo?!» chiesi istericamente. Lui corrugo la fronte:«No. Ti amo. Da quella sera in cui ti vidi al pub. Perchè dovrei scherzare?» Inutile dire che ero al settimo cielo. «Perchè io ti amo da quando avevo tredici anni, genio!»
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Mi svegliai assonnata. Come ogni mattina andai in cucina; la stanza era stranamente ordinata: di solito il mio appartamento faceva schifo. Presi la bottiglia di latte dal frigo e feci per versarne un po' nella tazza... Vuota. Mi fermai, la mano sospesa a mezz'aria: come potevo aver finito tutta la bottiglia? Mi venne in mente una scena della sera precedente, in cui versavo tutto il suo contenuto dentro ad un pentolino, per preparare la cioccolata calda, mentre dall'altro lato del tavolo... Harry Styles mi guardava sorridendo?! Mi sedetti e cercai di ricordarmi quello strano sogno (perchè non poteva che essere frutto della mia immaginazione): ero uscita dal pub, avevo incontrato Harry, che mi aveva riportato a casa e, una volta entrati ci eravamo preparati una cioccolata calda. Sapevo che avevo sognato tutto ciò eppure... La sua voce, le sue risate, persino il suo tocco lieve sul mio fianco quando mi aveva fatto salire in macchina... Sembrava tutto così reale e concreto. Sospirai: speravo di essermi lasciata alle spalle quelle fantasie da ragazzina. Pur rimanendo sovrappensiero mi preparai per andare a lavoro; avevo trovato un impiego come stilista presso un atelier di moda, non lontano dal centro di Londra. Impiegai più tempo del solito a vestirmi e truccarmi quella mattina: quel diamine di sorriso mi tornava alla mente in continuazione. Quando finalmente uscii di casa ero clamorosamente in ritardo. Dovevo fare tutto il tragitto a piedi, poichè non avevo la macchina: non sono mai riuscita ad abituarmi a guidare sul lato sinistro della strada, come fanno gli inglesi. In Italia si guida a destra ed è tutto il contrario. Sentivo i nervi a fior di pelle: un'altra giornata iniziata male. Voltai le spalle alla porta, inspirai profondamente e chiusi gli occhi. Quando li riaprii mi accorsi di una grande auto grigia parcheggiata in fondo al vialetto. Strizzai gli occhi per vedere chi fosse alla guida quando quel genio (chiunque fosse) suonò il clacson, facendomi sobbalzare e mi fece cenno di raggiungerlo. "E mo questo chi è?!" fu la mia elegante reazione. Tuttavia mi avvicinai e, non appena scorsi chi c'era alla guida ebbi la tentazione di chiamare subito uno psicologo ed entrare in terapia per minimo dieci anni: fossette, ricci ribelli, occhi di ghiaccio, sorriso provocante... Eh no, non di nuovo! Harry mi fece cenno di salire e adesso vi chiedo: "chi di voi se lo sarebbe fatto ripetere?" Io no di sicuro! E allora mi sedetti sul sedile e lo scrutai sospettosa. Lui mise in moto e io trovai il coraggio di chiedere: «che è successo ieri sera?» lui emise un suono buffo, una specie di risatina sommessa: «non credevo fosse possibile ubriacasi con la cioccolata, ma a quanto pare, tu puoi». Probabilmente notò il mio imbarazzo, perchè sorrise e continuò: «dopo la seconda tazza di cioccolata ti sei addormentata e ti ho portata a letto. Poi ho riordinato la cucina e me ne sono andato». Notai che mentre parlava mi lanciava occhiate fugaci, forse nel tentativo di comprendere la mia reazione. Io, molto semplicemente non sapevo cosa dire. Non era un sogno, allora. Eppure gli somigliava tanto. Sorrisi: ero la ragazza più felice del mondo. Lui se ne accorse e sorrise di rimando, prima di parcheggiare di fronte ad un alto edificio a vetri: la sede dell'atelier. Sganciai la cintura imbarazzata: non sapevo se scendere o aspettare; fosse stato per me non mi sarei mossa di un millimetro per i successivi venti anni. Fu Harold a rompere il silenzio: «Allooooora» esordì con un tono di voce che però tradiva la sua emozione «che ne dici se dopo ti passo a prendere e ti porto un po' in giro?».... Oh mio Dio! Questo rischiava decisamente di farmi andare in modalità fangirling. «O-Ok» fu tutto quello che riuscii a dire. Ma so che lui capì quanto ero felice... Insomma avevo un sorriso a centocinquanta denti! «Allora ci si becca dopo!» e detto questo partì, lasciandomi come una pera cotta lì sul marciapiede, con l'aria da cannata in estasi: Avevo un appuntamento con Harry Styles.
  
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