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Autore: Cleo2010    25/04/2013    1 recensioni
John e Sherlock hanno litigato. Questa è la mattina dopo e le parole che non dicono ad alta voce.
Traduttrice: RossKL
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note : Chiedo scusa per il ritardo! In realtà questo capitolo era già tradotto e betato da un pezzo, ma poi son dovuta partire, e sono tornata da poco.  Grazie a coloro che hanno seguito questa mini long *_*

 

 

 

Words Left Unsaid

 

 

Stavano andando così bene. Non solo avevano trovato il deposito d’armi e una quantità d’oro significativa. Avevano trovato lo Scrigno Reale che una volta apparteneva alla famiglia reale Polacca, completo con molti pezzi di gioielleria, opere d’arte che si pensava che esso contenesse. Fu un ritrovamento incredibile. Entrambi erano ritornati in hotel al massimo della soddisfazione e prendendo in considerazione di fare carriera nel recuperare oro nazista.

Poi Nicola aveva chiamato.

Erano nel bar dell’hotel quando il suo telefono aveva vibrato nella tasca. John trovò una scusa per continuare la telefonata fuori ma Sherlock sapeva chi era, e la loro discussione irrisolta poteva benissimo non essere finita. Quando John ritornò al bar, Sherlock se n’era andato. John pensò che fosse meglio così. Prese un drink da solo per rinforzarsi i nervi e si azzardò verso la loro camera doppia. John non aveva intenzione di farsi trascinare in una replica della scorsa notte.

Gli ci volle solo un commento sarcastico prima che fossero di nuovo al punto di partenza. Le suppliche di non litigare furono presto dimenticate con ogni parola malevola, insulto pungente e  osservazione sarcastica. Finì quando Sherlock si rinchiuse in bagno e cercò di usare tutta l’acqua calda nella doccia. John aveva intenzione di farsi una doccia, ma ci rinunciò e stette furioso sotto le coperte finché il sonno non solo gli si avvicinò silenziosamente, ma gli colpì il cranio con una roccia. Era stanco, non solo della giornata, ma di questo.

 

John si sveglia nel buio pesto, nemmeno una luce in strada o la luna a gettare luce nella stanza, quando lo spazio nel letto dietro di sé si abbassa. “Sherlock?”

Una mano si stende, cauta, circospetta, e gli tocca la spalla. Calda, soffice, molto delicata, non ciò che John si aspettava. Mi dispiace. Di nuovo.

John si volta per guardare in faccia Sherlock, ma indietreggia finché la schiena non tocca il muro freddo tappezzato con carta da parati. La mano di Sherlock si ritira. A me no. Va’ via.

Sherlock si avvicina, la sua bocca si apre e John percepisce l’inalazione come prima di parlare, ma scompare nel nulla, persa nel silenzio della stanza. Sto cercando di dirtelo ma non ci riesco.

John chiude gli occhi e sospira. Ti sto dando l’opportunità di dire qualcosa ora, non posso continuare così.

Sherlock si allunga ancora, mettendo deliberatamente una mano sulla spalla di John. John si irrigidisce ma non si allontana. John. La mano scende sul muscolo che si estende dalla spalla di John, lenta, sul bicipite, lenta, molto lenta, dolorosamente lenta, verso il gomito. John trattiene il respiro e lo lascia fare. John, io … Più giù, le dita si chiudono gentilmente attorno all’avambraccio, lente, attorno al polso, finché si fermano sulla mano di John. La stringe. Capiscilo, sono nel tuo letto, ti sto tenendo la mano. Più o meno. Capiscilo.

John si ricorda di respirare, è stordito. Per favore, parla, Sherlock, per favore.

Sherlock si spinge in avanti, il letto cigola, e annulla la distanza ancora un po’, ancora tenendo un solo punto di contatto tra loro. John si lascia ancora prendere la mano da Sherlock passivamente, la spoglia intimità di un gesto così semplice che ha troppi significati da comprendere. Il pollice di Sherlock sfiora il dorso del polso di John avanti e indietro, mandando calore al corpo di John che non sa come gestire. Fermami. Non mi fermerò finché non sarai tu a fermarmi.

John si lecca le labbra, la bocca riarsa e asciutta. Non può essere … Tu non … Io?

Sherlock ritira la mano e John si sente disperso nel buio, vuole sporgersi, reclamare ciò che aveva finché non sente lo sfioramento di quelle stesse dita contro il suo petto coperto dalla maglietta. Voglio di più di ciò che sto prendendo, voglio di più da te.

Le dita premono più fermamente, insicure ma ferme, scivolando sulla clavicola e lungo la curva del collo creata dal cuscino. Gli occhi di John si chiudono brevemente al tocco della pelle contro pelle prima di aprirsi di nuovo, vede poco ma sente tutto. Non lo ferma, non si muove per paura che Sherlock si ritragga. Va tutto bene, Sherlock. Voglio di più anch’io.

Sherlock appoggia con cautela le mani sulle guance di John a titolo di prova la guancia di John, le dita lunghe raggiungono i capelli scompigliati dal letto. Voglio baciarti. Non mi fermerò.

Gli occhi di John si chiudono. Okay. Sì. Non ti fermerò.

Sherlock avvicina lentamente il viso finché John non sente il respiro di Sherlock mischiato al proprio. Il vino che hanno bevuto insieme, gli anacardi[1] del bar, le risate e la gioia per il caso. Sherlock continua così finché il suo labbro superiore sfiora quello di John, neppure un bacio, a malapena un tocco. Ultima possibilità.

John annuisce.

Sherlock preme le labbra contro quelle di John, infine, quasi troppo nervoso per muoverle finché John si sporge e afferra la vita spoglia di Sherlock. Sherlock inclina un po’ verso l’alto la testa di John, la differenza di altezza che ha bisogno solo di una piccola sistemazione, e lo bacia come se stesse testando John, muovendosi contro di lui, vedendo come il labbro inferiore di John si incastra col suo e come le bocche imparano a lavorare insieme mentre trovano un ritmo gentile e intossicante di desiderio e appartenenza. Lento, semplice, intenso, come il momento quando inizi a cadere e non puoi raddrizzarti, ma hai ancora i piedi ben piantati a terra. Sai che sei perduto, ma sei tu quello che si è sbilanciato in primo luogo. John lo bacia in risposta ma prende solo ciò che gli viene offerto, il suo cervello ancora venti passi dietro di lui. Non sapeva che ci fosse qualcosa di suo da reclamare.

Sherlock interrompe il bacio ma non si allontana molto, appoggiando la fronte contro quella di John, le mani ancora allacciate nei suoi capelli. Capisci ora? Scegli me.

“Sherlock”. John massaggia gentilmente la striscia di vita che ha reclamato con nessun’intenzione di spezzare quell’abbraccio in qualche modo distante. Capisco, capisco tutto ora. Perché non l’hai detto prima?

Il pollice di Sherlock sfiora la guancia di John. Ora lo sai. Me o lei?

Giacciono nel buio in silenzio. John prende una decisione. Si muove in avanti e tira Sherlock verso di sé così che i loro corpi si incontrano e le ginocchia si intrecciano. Riesce a sentire il sorriso di Sherlock nel buio. Tu.         

 

 

 

 

 

 

 

[1] Gli anacardi, o noci di acagiù, sono un tipo di frutta secca. (Ho scoperto un nuovo tipo di frutta secca, yeah!)

  
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