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Autore: plateau_    28/04/2013    3 recensioni
Modern!Au, Parigi 2012/2013, liceo. JehanxBahorel, con leggeri accenni a EnjolrasxGrantaire, MariusxCosette, JolyxMusichetta, CombeferrexEponine.
Bahorel, tipico ragazzo che non ha niente da perdere: alcol, risse e ragazze sono il suo pane quotidiano. Jehan, tipico ragazzo che ha tutto e niente: non amici, ma dei fogli bianchi, una penna e un flauto traverso.
Un incontro nel cortile della scuola in una situazione burrascosa; cosa nasce di buono dall'unione di un cardo e un'orchidea?
La storia si sviluppa sulle note del primo cd dei Mumford and Sons, "Sigh no more": un capitolo per ogni canzone.
Spero la storia possa piacervi, malgrado il pairing non sia uno dei più considerati dal fandom... in ogni caso, buona lettura!
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Serve God, love me and mend
this is not the end
live unbruised we are friends
and I’m sorry."
Mumford and Sons, Sigh no more.

 
Bahorel.

Lunedì, prima ora, chimica. Preferirei camminare sulle braci ardenti, piuttosto.
È una materia abbastanza pesante da seguire, specialmente quando non apri libro più o meno dall’inizio dell’anno. Come se non bastassero a motivarmi il mio non-studio e l’inizio tragico della settimana, un mal di testa martellante mi sta divorando vivo.
Perché? Perché ieri sera ho avuto la felice idea di seguire Grantaire al pub; non l’avessi mai fatto! Come al solito, non ha fatto altro che parlare di quell’inquietante e strano rappresentante d’istituto tanto fissato con le manifestazioni e quant’altro – Enjolras, forse? Continua a sfuggirmi il suo nome. Questo perché Grantaire si riferisce a lui sempre e solo con Apollo. Che poi, perché Apollo? Non credo di voler sapere quale sia l’origine di questo nomignolo, effettivamente.
«Non mi considera.» Diceva tutto triste, mentre scolava l’ennesimo cocktail dalla dubbia provenienza.
“Chissà perché…” pensavo, fra me e me.
In ogni caso, tanto ha parlato e tanto ha fatto che ho alzato il gomito anch’io. Pessima decisione, davvero, perché poi ovviamente è finito tutto in rissa con dei tizi che erano lì al tavolo accanto – Théo e la banda. Un tempo andavo in giro con loro, poi ho rivisto le mie priorità. Fortunatamente per me e per il mondo, mi sento in dovere di aggiungere.
Non che mi dispiaccia infondo prendere a pugni gente a caso e/o idioti di mia conoscenza – che ho da perdere dopotutto? –  ma l’aria da comatoso e il labbro spaccato non sono esattamente il meglio per rimorchiare di lunedì mattina.
Eccolo il mio regno, la scuola: gli occhi sono tutti puntati su di me, mentre faccio il mio giro trionfale per i corridoi; il sole che mi bacia il volto, la leggera brezza di fine settembre che mi scompiglia dolcemente i capelli– no, sto esagerando adesso.
In ogni caso, gli occhi sono tutti puntati su di me… e poi spunta fuori Joly da qualche parte vicino agli armadietti facendo un fracasso tremendo. Mi afferra per la collottola e, agitandomi quasi fossi un delizioso frappè alla fragola, mi urla in pieno volto con aria scossa e disperata: «Ho il vaiolo, Bahorel, ho il vaiolo!»
«Il va… cosa?»
«Il vaiolo! Guarda, guarda! Sta iniziando, si diffonderà in pochissimo tempo! Oh, Dio, morirò presto. Forse dovrei andare da Musichetta… devo dichiararmi prima di morire, Bahorel, o non dirle niente al fine di non farla disperare una volta che sarò morto e sepolto? Aiuto Bahorel, sono troppo giovane per morire!»
Spesso mi chiedo quale sia la droga che gira in quella pseudo associazione politica dove tutti i ragazzi si incontrano la sera, quella gestita dall’Apollo di Grantaire. So solo che è molto pesante, perché Joly sta urlando in mezzo a centinaia di persone di avere il vaiolo, mentre si indica un minuscolo brufolo sulla fronte. Forse dovrei iscrivermi anche io, e prendere quel che passa il convento.
«Joly, per l’amor del cielo, è un brufolo.» Bossuet che arriva in mio soccorso. Santo, bravo, dolce e caro Bossuet.Cosa farei senza di te, che tieni sotto controllo questo pazzo giovane schizzato ipocondriaco?
«Ho appena visto Courfeyrac correre in cortile, mi ha detto che c’è rissa fuori. Suppongo questo possa interessarti.» Dice Bossuet, con un sorriso ironico, mentre tappa con una mano la bocca di Joly che non vuole calmarsi.
Lunedì, prima ora, chimica, e fuori c’è rissa. La mia giornata è appena diventata divertente.
Con molta calma mi sfilo giacca e zaino, e deposito ai piedi del giovane – inutile provare a parlare con Joly, che si tortura istericamente le mani in preda alla disperazione più nera, bofonchiando contro la mano di Bossuet parole come “vaiolo”, “morire” e “Musichetta”.
Una ragazza ci passa accanto con delle orchidee fra le braccia, e Joly starnutisce.
«Aiuto! Morirò per l’allergia ai fiori! Polline, polline ovunque!» Urla, ma nessuno dei due lo considera più di tanto.
«Bossuet, ho del lavoro da fare. Ci vediamo in classe.» Gli dico, mentre mi avvio senza ulteriori spiegazioni verso il cortile.
Nessuno a scuola, nessuno si azzarda ad iniziare una rissa degna di essere chiamata tale senza di me; è una regola fondamentale. Ergo, qualcosa non va.
E infatti mi rendo conto che qualcosa di sbagliato c’è davvero una volta giunto fuori. Non c’è nessuna rissa.
I bastardi della sera prima – e qui mi congratulo con me stesso per non essere stato così tanto fuori e ubriaco fradicio da riuscire ricordare effettivamente di aver preso a pugni Théo & Co. – se la ridono meschinamente mentre uno di loro sbatte un ragazzo con veemenza contro il muro. Questo se ne sta in silenzio, senza dire una parola, accusando il colpo.
Non lo conosco di persona, ma l’ho visto qualche volta in giro. Jehan, o qualcosa del genere. Se ne sta lì con aria tranquilla, libri in mano e lo sguardo attento. Sembra così fragile, comparato ai quattro armadi che lo stanno prendendo in giro. “Fragile, bello, roseo”, sono le prime parole che mi saltano in mente guardandolo.
Sento una delle scimmie senza cervello chiedere: «Niente coroncina di fiori, finocchio?»
Inizio a sentire la rabbia crescere, specie perché nessuno interviene: decine di ragazzi e ragazze stanno assistendo alla scena, ma sono tutti in silenzio. Non sono una delle persone migliori a questo mondo e ne sono cosciente, ma non sopporto quelli che se la prendono con i più deboli.
«Niente coroncina di fiori. Tuo padre l’ha presa come souvenir quando ha lasciato casa mia l’altra sera, e non ho avuto il tempo di farne un’altra. Magari posso farne una anche per te se vuoi… Sai, solitamente si dice “tale padre, tale figlio”. Per quanto mi riguarda io amo le orchidee, tu hai per caso un fiore preferito?»
Sono così spiazzato che quasi non mi rendo conto del pugno che il poveraccio si becca in pieno volto. Neanche io sarei riuscito a tirare fuori una frase così… fantasiosa. Forse debole non è la parola più adatta a quel giovane dai capelli rossicci.
Fragile, ma coraggioso.
Cerco lo sguardo di Courfeyrac fra la folla, e gli faccio un piccolo cenno di assenso.
Pochi minuti dopo i quattro stronzi sono in fuga con Courfeyrac alle calcagna, ed io sto aiutando il ragazzo ad alzarsi. Gli porgo alcuni dei libri caduti.
Non c’è nessuno: la campanella è suonata, e tutti sono corsi in aula. Un altro ritardo a chimica, perfetto. Come se non ne avessi già fatti abbastanza.
“Ma questa volta”, mi dico “è per una buona causa”.
«Ti conviene cercare del ghiaccio, o ti ritroverai un bel livido sullo zigomo.» Gli dico, osservandolo. Da quando si è rialzato non ha fatto altro che trarre dei profondi sospiri, tenendo lo sguardo fisso altrove. Sta forse per piangere? Lo osservo meglio.
No, i suoi occhi sono asciutti.
«Jehan, ti chiami Jehan vero?» Improvvisamente due occhi azzurri mi scrutano. «Sono Bahorel, piacere di conoscerti. Ora, se vogliamo essere amici, devi fare una cosa. Non sospirare più, perché la cosa mi irrita. È strano vero? Eppure odio i sospiri, e odio sospirare. Quindi, fai qualsiasi altra cosa, mmh?»
È sicuramente la cosa migliore da dire ad uno sconosciuto che è reduce da un’aggressione e che probabilmente sta avendo un crollo nervoso o roba del genere.
“Sei stupido, Bahorel. Ma anche tanto”.
Ma l’intrepido Jehan non se lo fa ripetere due volte, e mi sorprende con un sorriso inaspettato. 






Da dove iniziare? Saaaalve a tutti, e grazie per aver avuto il coraggio di arrivare a leggere fin qui! 
Premettendo che questa è la prima storia che scrivo su Les Mis, e la primissima storia a più capitoli che sono riuscita a completare, mi sento in dovere di ringraziare in primo luogo Giues_ (la mia migliore amica) per avermi spinta a scrivere questa cosa che nasce da un pomeriggio noioso, un post su tumblr e l'ascolto di qualche canzone, e in secondo luogo Iamsherlocked, per avermi sopportato in tutto questo tempo.
Sono molto debitrice ai Mumford and Sons (non si era capito?) pur non essendo una loro fan: semplicemente, ascoltando le canzoni del loro primo cd ho avuto un colpo di genio e ho deciso di basarci la mia storia: ogni capitolo porta almeno un sottile riferimento ad una canzone del cd.
Cercherò di essere quanto più puntuale possibile nel pubblicare i capitoli, che dovrebbero essere caricati all'incirca ogni tre giorni - salvo complicazioni.
Non mi dilungo più di tanto: sperando che la storia possa davvero piacere a qualcuno, mi dileguo. Grazie di nuovo per aver letto, al prossimo capitolo! :3

Erica.

  
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