Harry pensa molto a Scarlett ultimamente.

Non che prima non lo facesse, ma ora sembra che lei sia nella sua mente molto più di quanto Harry riesca a ricordare esserlo fino a un paio di mesi fa.

Si lasciò cadere sul suo letto, gettando la testa contro il cuscino e intrecciando le dita insieme sul suo stomaco, fissando poi il soffitto. E tutto ciò che vedeva era lei. Poteva ancora sentire il suo odore impresso sulle sue lenzuola. Poteva ancora sentire le sue dita tirare i capelli alla sommità del suo capo e modo in cui lei aveva afferrato la sua camicia, constringendolo a tornare su di lei. Le loro labbra infrangersi le une sulle altre.

Le cose erano cambiate in fretta.
Le cose erano cambiate troppo in fretta. Ricordava tutto come se fosse stato il giorno prima e non aveva idea di come fosse finito fuori controllo così rapidamente.

Allungò le mani e seppellì il suo viso tra le mani, gemendo frustato quando lei tornò nei suoi pensieri.

Si chiese se lei pensasse ancora a lui. Perché lui lo faceva, sicuro come l'inferno. Lui pensava ancora a quella notte, quando lui la teneva stretta al petto strofinando il viso nell'incavo del suo collo, proteggendola e, in qualche modo, facendola sentire al sicuro e al caldo quando la pioggia divenne più forte.

Ricordava ancora come barcollando verso di lei nei suoi vestiti bagnati e gocciolanti gli aveva chiesto se avesse rubato quello stupido pezzo di vetro dal pub o meno.

Si ricordava di come lei lo implorasse per un suo bacio premendo la punta delle sue dita sulla parte posteriore del collo, mentre lo approfondivano. Ricordava la sua lingua premere dolcemente contro la sua e che fottutamente bella risatina emise quando si allontanò, voltandogli le spalle per dormire.

Lui ricordava come lei guardò sorprendentemente verso di lui e di come i suoi occhi seguirono tutte le curve del suo corpo. Non lo aveva mai detto, ma era assolutamente ipnotizzato da lei in quel momento. Era come se non potesse credere che stava accadendo realmente. Amava il modo in cui aveva reagito, il modo in cui lei aveva soffiato un respiro proprio attraverso i suoi denti, dopo aver scoperto il suo punto debole, diritto alla sua clavicola.

Lei, gemendo il suo nome, lo aveva perseguitato per delle notti.

Lui era stanco. Era stanco perché la voleva indetro e sapeva quanto fosse difficile.

Lui vorrebbe baciarla e stringerla tra le sue braccia e non lasciarla andare di nuovo.
Lui vorrebbe che lei lo ascoltasse scusarsi e vorrebbe che poi annuisse dicendo che è tutto okay e che lei non sarebbe mai potuta andare via da lui.

Vorrebbe toccarla lentamente e farla sentire come se fosse l'unica persona che avesse mai sognato.

E così si girò sulla pancia, seppellendo il viso nel cuscino dove il vago odore del suo profumo e del suo shampoo indugiava ancora.

Quella notte, si addormentò con il suono della sua voce nella sua mente.