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Autore: Kilian_Softballer_Ro    30/04/2013    1 recensioni
Una normalissima ragazzina, dal soprannome esotico, prende parte a una gita in montagna altrettanto normale...O forse no?
Verrà catapultata in un mondo che non si sarebbe mai aspettata nemmeno di immaginare, in compagnia di....No, questa è una sorpresa.
Crossover su:
- Sonic
- Il Signore degli Anelli
- Pokemon
E altri che vedremo in seguito. Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non appena aprii gli occhi, tutta la calma che avevo conservato dentro di me svanì. Al suo posto mi fluì nelle vene più adrenalina di quanta ne avessi mai avuta. L’esercito nemico apparve davanti a noi con la stessa rapidità di un battito di ciglia, ma io non aspettavo altro.
Sfoderai la spada e urlai. Non so cosa, il mio grido si perse in migliaia di simili, ma urlai e mi precipitai in avanti seguita dalle mie truppe. Dall’altra parte fecero la stessa cosa, e i nostri eserciti si scontrarono a metà strada, con una cacofonia di metallo. E a quel punto, roteai la mia spada ed esplosi.
La sensazione di potere che mi aveva riempito durante la mia prima battaglia era niente al confronto di questo. Ero carica, elettrica, come se fossi stata un gigantesco maglione dove migliaia di gatti si erano strusciati. La paura, le preoccupazioni, tutto sparito.
Il braccio che brandiva la spada agiva come per volontà propria, attaccando e respingendo. Non avevo nemmeno bisogno di guardare chi stavo affrontando, anche se continuavo a farlo. Ero una furia, una belva, e ridevo.
Dentro di me sentivo un’eccitazione mai provata prima. Più combattevo, più aumentava, più io sghignazzavo abbattendo nemici. Una iena ridens. Sembra crudele a dirsi, ma non potevo fare a meno di ridere, era come un riflesso involontario. Era una conseguenza del potere che si espandeva dentro e fuori il mio corpo. L’aura verde in quel momento mi avvolgeva interamente, ma vi prestavo scarsa attenzione. Anche se il mio corpo agiva quasi autonomamente, io tenevo d’occhio tutto quello che mi circondava e che poteva attaccarmi, e se si avvicinava troppo, beh, era l’ultima pessima idea che aveva.
Ad un certo punto afferrai l’elsa con entrambe le mani e cominciai a combattere così, a tratti infilzando di punta chi mi si parava di fronte, a volte girando su me stessa travolgendo qualcuno che mi stava intorno, altre ancora calando loro sopra dall’alto, colpendoli alla testa.
Non erano solo uomini quelli che dovevamo affrontare. Erano tutto. Animali, bestie orribili, mutanti, persino alcuni esseri di cui era difficile definire la razza. In una frazione di secondo vidi con la coda dell’occhio Beverly che trapassava con la sua lama un grosso lupo con ali di pipistrello, ma non c’era tempo di concentrarsi oltre su di lei. Dovevo continuare a pensare solo a me, alla mia spada, e all’idiota di turno che avevo di fronte.
Ovviamente non si trattava solo di loro che mi venivano incontro. Anche io avanzavo, sempre più verso l’interno delle loro schiere, trovandomi davanti sempre nuovi nemici, e insieme a me veniva tutto l’accampamento. Tutte le truppe amiche della fantasia libera combattevano insieme contro ogni avversario si fosse mai parato davanti a uno di loro. Era una battaglia epica, di quelle che si vedono alla fine di film d’azione. Solo che non era un film, ed ero felice che non lo fosse. Finalmente potevo lottare io.
Era troppo facile, avrei dovuto aspettarmelo. Non era possibile che ci lasciassero avanzare così senza schierare nessuna delle loro armi migliori. Quando si udì l’urlo, un urlo di terrore puro, tutti ci voltammo verso la sua origine, non solo fra noi alleati, ma anche fra i nemici. Solo che loro lo fecero con un ghigno di soddisfazione.
Era di nuovo Bev, ma come non l’avevo mai vista prima. Aveva perso l’elmo e la spada, che le giacevano davanti, abbandonati, e guardava in alto con la mani sulle guance, con un grido strozzato che le usciva dalla bocca aperta. Davanti a lei, c’era un essere spaventoso.
Un mostro alto cinque metri o più, non seppi vedere bene quanto, che sembrava composto da tubi e canali, ricoperto e grondante di sangue. In alto, su su, su quella che doveva essere la testa, due occhi argentati brillavano maligni. L’essere roteava le braccia immense, abbattendo i nostri soldati, e nessuno riusciva a sconfiggerlo. Era troppo potente.
Dallo sguardo di Beverly capii il suo terrore. Quello era il mostro che la assediava. Quello era It.
Dietro di me avvertii qualcun altro urlare. Mi voltai appena. Era Ginny Weasley.
-         E’ un Molliccio! – Gridò. – Deve sconfiggerne la forma che ha in testa, deve farlo, ma non ce la fa.
Aveva ragione, It era un vero e proprio Molliccio. Assumeva la forma che più impauriva chi aveva davanti. Ma Bev non aveva una bacchetta,  aveva solo la sua mente. Ma finché qualcuno non l’avesse distratta da quella visione, non sarebbe mai riuscita a tornare in sé e abbatterlo.
Stavo per slanciarmi in avanti ad aiutarla, ma un’ombra ci sorpassò tutti dall’alto. Un pensiero raggelante –un Nazgù- Mi attraversò la mente ancora più in fretta, ma era errato.
Saphira piombò sul mostro, ruggendo. Esso barcollò, poi i due possenti esseri cominciarono a lottare corpo a corpo. Nonostante la dragonessa fosse più piccola di lui, gli teneva testa con eccellente bravura. Batteva le ali, si manteneva in aria, lo sferzava con coda e artigli.
Intanto, Eragon era sulle sue spalle, e li fissava assorto. A un certo punto alzò la mano destra e urlò una lunga serie di parole nell’Antica Lingua, mentre il suo palmo si illuminava in corrispondenza del gedwey ignasia. Il coso sanguinolento vacillò, come colpito da una forza invisibile, sembrando sul punto di cadere.
-         Ora, Beverly Svit-Kona!!- Urlò il Cavaliere, con la voce amplificata dalla magia. – Dillo ora! Sai cosa fare!! Fallo!
Allora Bev prese fiato, chiuse gli occhi e gridò con tutte le sue forze.
-         Vattene, mostro! Tu non sei reale! Il tuo sangue non è di bambini! E’ il sangue della donne ogni mese! Non è il sangue della morte! E’ il sangue della vita! Vattene!
It si voltò verso di lei. I suoi occhi lampeggiarono, poi sembrò cominciare a liquefarsi. Pareva un gelato al sole, un gelato orrendo.
-         Vattene! – Ribadì la ragazza. – Sparisci! Torna nelle fogne!! Ti ho ucciso tante volte e ti ucciderò ora! Non farti più vedere!
L’essere era ormai completamente sciolto. Di lui era rimasta solo un’immensa pozzanghera rossastra. Si udì un verso inumano, un grido da bestia, e anche questa sparì, in una nube di fumo.
Ci fu un secondo di immobilità. Il tempo si era fermato. Poi Beverly raccolse la sua spada e la levò urlando ancora. – Mooooorte!!
Tutto si sbloccò. Mi catapultai sul primo nemico che avevo davanti al naso, finendolo in due fendenti precisi, poi alzai appena lo sguardo.
Eragon era atterrato, e dall’alto della sella di Saphira lui e…Beverly, ora arrampicatasi, combattevano senza tregua. Mi slanciai anch’io, non potevo fermarmi, non volevo farlo.
 
Non avevo più tenuto il conto degli avversari che avevo abbattuto, né del tempo che era passato, ma era stato un lungo, lungo periodo. Il sole ora si levava alto sopra le teste di tutti, accecando e scottando.
Nonostante fossi ancora in grado di lottare con la stessa velocità di prima, ora avvertivo sempre di più un senso di spossatezza, che mi prendeva piano piano le membra e tentava di offuscarmi anche la mente. Ma l’adrenalina era come una droga. Ero lucida e vedevo ancora tutto, come se mi fossi iniettata una dose di eroina.
Tanti però non resistevano. Intorno a me cadevano corpi su corpi, molti delle truppe del Nemico, ma anche parecchi delle nostre. Quella battaglia stava esigendo troppe vite come prezzo, e chissà quanti ancora avrebbero dovuto pagarlo. Mi chiesi in un attimo di panico quando tutto questo sarebbe finito, ma scacciai quel pensiero prima che potesse farsi strada e insediarsi di fisso nella mia mente. Non potevo pensarci ora. Intercettare, colpire. Intercettare, colpire. Parare il colpo, intercettare, colpire. Il meccanismo non poteva fermarsi.
Ma sembrava che fosse destinato a non avere davvero una fine. Combattevamo da ore, e migliaia di nemici si stendevano ancora davanti ai nostri occhi. Quanto ancora avremmo resistito? Abbastanza per ucciderli tutti?
Un soldato con un lungo becco ricurvo mi si parò davanti distogliendomi da questi pensieri. Roteava una mazza ferrata. Lo schivai a velocità sovrumana e gli piantai la spada nella fessura fra il becco e l’elmo, trapassandogli la testa. Cadde senza un rumore.
Mi asciugai la fronte col dorso della mano, prestando appena attenzione alla luce verde che ancora mi avvolgeva. Lanterna Verde. Avrebbe quasi fatto ridere.
Nessuno mi stava attaccando in quel momento. Voleva forse dire che si erano resi conto che avrei finito chiunque mi si fosse parato davanti e che ora puntavano a nemici un po’ più facili? Non mi importava il perché, ero soltanto grata di poter finalmente riprendere fiato. Cominciavo a sentirmi davvero stanca.
Ma ovviamente era destino che non riuscissi a riposare più di qualche secondo. Avvertii la mano di qualcuno che afferrava la mia, e quel qualcuno che mi trascinava via incitandomi a correre.
-         E’ il momento di essere elfi – sentii sussurrare Legolas mentre sgusciava fra i combattenti, tirandomi via con sé. Io non so come riuscii a stargli dietro. La prima volta che avevo tentato di seguirlo ero quasi morta di fatica, ma adesso mi veniva quasi naturale. Benedetti poteri.
Riuscimmo a uscire dalla mischia. L’elfo mi portò sul versante di una delle colline che circondavano la valle dove ci trovavamo. Da lì vedevo la battaglia dall’alto, ma distinguevo ancora la differenza fra nemici e compagni.
-         Perché diavolo mi hai portata qui? – Esclamai rivolta a Legolas. Per tutta risposta lui sfilò una freccia dalla faretra e la incordò sul suo arco.
-         E’ il momento di essere elfi. – Ripeté. Tese la corda e scagliò la freccia nel mezzo della battaglia, colpendo un soldato avversario.
All’improvviso capii. Estrassi a mia volta l’arco e una freccia e lo imitai. Non presi nemmeno la mira, quel potere che ancora mi riempiva e avvolgeva mi diceva che non era necessario, ma  riuscii a spedire il dardo esattamente dove volevo: nella testa di uno dei nemici.
Ero euforica. Se ricordate, solo l’idea di sfiorare il bersaglio, all’inizio, mi avrebbe resa felicissima. Ma questo….questo era troppo!
Io e Legolas continuammo a scagliare frecce giù nella mischia, abbattendo nemici dietro nemici. Mi accorsi con la coda dell’occhio che altri elfi e arcieri di vario tipo  avevano seguito il nostro esempio e scalavano le colline per prendere la mira. Ma non erano solo delle nostre schiere…
Vidi con sgomento molti dell’esercito avversario puntare i loro archi contro i combattenti liberi….E contro di noi.
-         Coprimi! – Urlai all’elfo biondo al mio fianco. Mi appostai dietro di lui e cominciai ad attaccare a mia volta quegli arcieri infami. Funzionò. Cadevano come pedine del domino.
Stavo per esultare, quando un suono ci raggelò tutti.
Era come se la mano di un gigante grattasse sulla lavagna più grande del mondo. Un rumore atroce. Tutti, di entrambi gli eserciti, si tapparono le orecchie, ma io e Legolas d’istinto alzammo gli occhi al cielo. Conoscevamo quel verso, e da parte mia pregai di essermi sbagliata. Ma ovviamente avevo ragione.
Esseri alati riempivano il cielo, oscurando il sole e facendo calare il buio su tutta la battaglia. Nazgul. Maledetti Nazgul. Erano otto (mancava quello ucciso dall’elfo) e sembravano disposti quasi in formazione, in cerchio, il loro Re davanti a tutti, mentre nel mezzo della schiera si estendeva una nube color piombo, come lo smog delle città in cui ero cresciuta.
Poteva essere solo un trucchetto per spaventarci, ma io non ci credevo. Sentivo l’aria di Male che emanava quella nebbia, quasi fosse un odore.
Non ebbi tempo di pensarci. I mostri calarono sull’esercito e mi ritrovai a correre giù per il pendio per affrontarli, seguita da molti altri.
Peccato che molti stessero facendo tutto l’opposto. Sgomenta, vidi soldati su soldati abbandonare le armi e fuggire, terrorizzati da quelle bestie e dai loro versi. Anch’io avevo la tentazione di scappare, il gelo che i Nazgul mi facevano montare dentro era quasi insopportabile, ma mi costrinsi ad avanzare. Non ero un semplice soldato. Avevo un DOVERE verso tutti loro, da quando avevo accettato di essere la Predestinata, e l’avrei compiuto a tutti i costi.
Così corsi, e vidi che anche se i fuggitivi erano un gran numero, tanti erano rimasti a combattere. Molti elfi, e con mio gran compiacimento, molti Estel. Chissà se i loro Creatori stavano vedendo la battaglia e indicando loro cosa fare. Non sapevo se funzionasse così, ma lo speravo. In alto, tre draghi stavano attaccando due mostri in volo. Gli altri Nazgul erano a terra, e facevano strage.
Sapevo cosa fare. Se il Signore dei Nazgul fosse stato ucciso, avremmo avuto un notevole vantaggio, ed esso poteva essere annientato solo da una donna.
Lo individuai. In effetti, a fronteggiarlo c’erano tre ragazze. Un’elfa dai capelli d’oro, una Estel con ali da pipistrello…E Blaze.
Negli occhi della gatta c’era furia cieca, che doveva essersi accumulata dopo la morte di Silver. Spediva palle di fuoco contro il nemico, che le schivava agilmente e tentava di colpirla con il uso Flagello, la mazza ferrata, mentre le altre due cercavano di infliggere alla bestia alata colpi di spada, senza successo.
Mentre mi avvicinavo, vidi il Flagello colpirle entrambe con un unico movimento e farle piombare a terra lontano, col collo spezzato.
Ero terrorizzata da ciò che avevo appena visto, ma continuai ad avanzare. Ero dietro di lui, la spada stretta con entrambe le mani sudate, silenziosa nel fragore della battaglia.
Da sopra la spalla del Signore, Blaze mi notò. Gocce di sudore le imperlavano la fronte, ma era ancora una belva. In un attimo ci scambiammo un messaggio con gli occhi. Annui e strinsi ancora più forte la spada, avvicinandomi di qualche altro passo, lentamente, aspettando che la gatta facesse la sua parte distraendo il nemico.
-         Tu hai ucciso il mio ragazzo, bastardo! – Urlò infatti, recitando alla perfezione. O forse non recitava. In ogni caso funzionò. Il Signore dei Nazgul scoppiò in una risata malefica e terribile da sentire.
-         Stupida. Molti ho ucciso, e te ucciderò fra poco. Non penarti. Fra poco raggiungerai il tuo amato. – E con una mossa fluida, calò il Flagello su di lei. Blaze lo schivò, ma non abbastanza velocemente. La mazza le colpì il braccio destro, mandandoglielo in frantumi.
Avrei voluto gridare dall’orrore, ma non potevo. Nonostante non avessi mai voluto che accadesse questo, dovevo attaccare, ora o mai più.
E attaccai. Approfittando del momento, calai la lama con tutte le mie forze sulla coda del mostro, mozzandogliela.
Animale e padrone si voltarono di scatto verso di me, con un unico urlo di rabbia. Avrei giurato di vedere lo scintillio di due occhi nel nulla sotto l’elmo del Signore. La mazza si alzò, minacciosa.ù
-         Ora, Blaze! – Urlai.
La gatta, faticosamente, alzò il braccio sinistro. Il Signore dei Nazgul e la sua cavalcatura presero fuoco, ardendo come una pira. Udii uno stridio lacerante, e una colonna di fiamme si alzò da loro.
Poi più nulla. Del Re e della bestia non rimaneva altro che un mucchietto di cenere.
Ansimando, corsi da Blaze. Era ancora a terra, rantolante, e si teneva il braccio disastrato. Di nuovo…Ancora una volta, ancora un’altra coincidenza. Il Signore aveva già rotto un braccio alla donna che aveva ucciso. Possibile che fosse solo un caso?
Mi chinai su di lei, scacciando il pensiero. – Stai bene?
-         Stavo meglio prima.
-         Andiamo, ti porto dove potranno curarti.
-         No! – Urlò. – Tu devi restare, devi combattere, devi…
Non sentii la terza cosa che dovevo fare. Una voce mi riempì le orecchie, assordante.
-         Vieni.
Alzai di scatto la testa. – Hai sentito?
-         Cosa? – La gatta mi guardò corrucciata. –Cosa dovrei sentire?
Stavo per risponderla, quando la Voce tornò a farsi sentire.
-         Vieni.
Mi guardai intorno. Non c’era nessuno abbastanza vicino da parlarmi così forte, eppure…quel suono era familiare….
Poi gli occhi mi caddero sulla nube grigia. Era atterrata coi Nazgul e ora era non molto distante da noi, che ruotava su sé stessa, placidamente ma sempre emanando quell’aria di male. La Voce non poteva che venire da lì.
E all’improvviso capii. Capii chi o cosa si trovava lì dentro.
Il Nemico. Il Nemico era nascosto nella nebbia.
E mi stava chiamando.

Wow. Seriamente. Wow.
Ragazzi, scusate se ci ho messo tanto. E' stato un capitolo alquanto complesso.
Ma a prescindere di come è venuto (male, come sempre XD), beh, wow.E' decisamente il capitolo che mi è piaciuto scrivere di più di tutta la storia, e parlo sul serio. Era tanto che volevo scrivere una scena di battaglia così. Sperando che vi sia piaciuta....
Tra parentesi c'era qualcuno che mi stressava ab saecula saeculorum (chissà se almeno il latino riesco a metterlo giusto) per vedere il suo vecchio amico il Re Stregone....contento del cameo? L'ho messo appositamente pour toi :)
Con le migliori speranze di ricevere recensioni, vi saluto. A presto!
Ro =)
  
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