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Autore: HuldraxVilia    01/05/2013    0 recensioni
Una ragazza riesce finalmente a fuggire dal suo oscuro passato che sembra perseguitarla ovenque.
Si ritoverà in inghilterra e si sentirà finalmente al sicuro e protetta.
Ma è davvero al sicuro?
Uno strano susseguirsi di eventi farà ricredere Amber.
Lei non è al sicuro. Nessuno di loro lo è.
Un esperimento genetico. Otto ragazzi. Verità minacciose incombono su di loro.
Potranno Amber, Adam, Beth, Moon, Gareth, Lily, Mattew e Johnathan uscire vivi da quella casa, conosciuta anche come Blay House? E se sì, avranno ancora delle certezze nella loro vita?
***dai capitoli***
Poi, successe qualcosa di assurdo, ed Amber dovette guardare molte volte per assicurarsi di essere sveglia e lucida: la ferita si stava rimarginando da sola. Gli ultimi rivoli di sangue si ritiravano di nuovo all’interno della ferita. La pelle si rimarginava ad una velocità impressionante.Era guarita.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Arrivati alla Blay House, i ragazzi scoprirono che Cece ancora non c’era, così Lily decise di andare a parlare con il preside, mentre Amber e gli altri aspettavano in sala comune. Amber cercava di trovare una spiegazione all’assenza di Cece, quando sentì un urlo.
 < Ahi! >. Moon si alzò di scatto dalla poltrona su cui si era seduta.
 < Cosa c’è? >. La voce di Amber era preoccupata, il grido di Moon non sembrava auspicare nulla di buono.
 < La schiena mi fa malissimo, in alto verso le scapole. Amber, ti dispiace dare un' occhiata? >. Amber fece come richiesto: andò verso Moon e le tirò su la maglietta. Con uno sguardo veloce non notò niente di strano, ma con una seconda occhiata notò due piccoli tagli, ormai cicatrizzati, all’interno delle scapole, come se qualcosa spingesse per venire fuori. Provò a toccare una cicatrice, appena il suo dito la sfiorò, Moon lanciò un altro grido:< Ahi! Mi hai fatto male! >. Disse ad Amber.
 < Moon, ti ho a malapena sfiorata. Comunque hai due piccole cicatrici all’altezza delle scapole, lo sapevi? >.
 < Davvero? >. Dalla voce si capiva che Moon era spaventata.
 < Sì ma, tranquilla, te le sarai fatte da piccola. Ti sarà venuto mal di schiena perché hai dormito male o cose così >. Le disse Amber per rassicurarla.
 < Si probabilmente hai ragione >. Disse Moon, ma la sua voce trasudava paura.
In quel momento arrivò Lily:< Ragazzi, niente pranzo a meno che non ce lo prepariamo da soli >. Esclamò seccata varcando la soglia.
 < Ci penso io >. Disse Amber, un po’ seccata.
 < Ti aiuto >. Si offrì Moon, ma mentre si alzava una smorfia di dolore le distorse i lineamenti.
 < No. Tu non stai bene. Adesso ti risiedi o ti sdrai, come preferisci, e  aspetti che il pranzo sia pronto >. Disse Amber in tono autoritario.
 < Va bene, mamma >. La prese in giro Moon. Scoppiarono tutti a ridere.
 < Ti aiuto io! >. Esclamò Adam.
 < Umh... Ok >. Amber acconsentì solo perché non aveva voglia di fare tutto da sola, ma in realtà non le era mai piaciuto condividere la cucina con qualcuno.
Amber e Adam si avviarono in cucina mentre Mattew e Lily apparecchiavano la tavola.
 < Sai, non sono molto bravo a cucinare, ma volevo parlarti >. Disse Adam.
 < Ok >. Rispose Amber mentre affettava un peperone.
 < Non ti sembra strano che a Moon sia venuto male alla schiena, cos’ì, all’improvviso? >.
 < Non lo so, a me sembra un comune mal di schiena. Però, il fatto che sia concentrato intorno alle scapole non mi convince >. Disse Amber preoccupata.
 < Infatti. Deve esserci qualcosa sotto, ne sono sicuro >. La voce di Adam era calda e suadente, e Amber si perse nelle parole di lui mentre tagliava i peperoni. Era così concentrata sulla voce di Adam che si accorse di essersi tagliata solo quando Adam le scosse una spalla:< Amber, sanguini >. Disse Adam agitato.
 < Oh, davvero? >. Ad Amber bastò un rapido sguardo al suo indice per comprendere l’agitazione di Adam: dal suo dito usciva sangue ininterrottamente, e sembrava non volersi fermare:< N-non preoccuparti, c-ci penso io >. Amber cercava di stare calma, ma le tremava la voce.
 < Se hai bisogno di aiuto posso... >. Adam iniziò la frase ma Amber lo interruppe bruscamente.
 < No. Faccio io. Tu finisci i peperoni >. Detto questo corse in bagno, sperando di passare inosservata. Arrivata in bagno usò della carta igienica per pulire la ferita, poi, con molta calma si mise il dito davanti gli occhi per costringersi a guardare la ferita: un taglio netto, non molto profondo, due o tre millimetri al massimo. La cosa più sconcertante era il fiotto di sangue che fluiva dal dito di Amber. Dopo dieci minuti, in cui Amber tamponava il dito con la speranza di interrompere la fuoriuscita di sangue,
Amber vide, con suo grande sollievo, che il sangue aveva smesso di scorrere. Poi, successe qualcosa di assurdo, ed Amber dovette guardare molte volte per assicurarsi di essere sveglia e lucida: la ferita si stava rimarginando da sola. Gli ultimi rivoli di sangue si ritiravano di nuovo all’interno della ferita. La pelle si rimarginava ad una velocità impressionante. Era guarita. Amber si tappò la bocca per non urlare, ma si concesse un piccolo fremito. Stava riflettendo sulla possibilità di chiamare Adam e raccontargli tutto. Ma lo conosco poi così bene?. Pensò. Si disse che ormai erano buoni amici, anche se lei sperava in qualcosa di più che una semplice amicizia. Decise di provarci:< Adam! >. Urlò più forte che poté. Dopo pochi secondi vide un Adam spaventato e preoccupato al tempo stesso, spalancare la porta del bagno:< Cos’è successo? Perché hai urlato? >.
 < Devi farmi un favore enorme >. Disse Amber supplichevole.
 < Certo, dimmi. Aspetta un attimo, come sta il tuo dito? >.
 < Te lo dico dopo. Adesso vai a prendere un temperino e un cacciavite. Veloce >. Chiese Amber.
 < Un temperino e un cacciavite? A cosa diavolo ti servono? >. Adam era visibilmente confuso, ma Amber non aveva assolutamente il tempo di spiegargli cosa era successo, non finché fosse stata certa di non aver sognato:< Te lo spiego dopo. Ora vai! >. Gli disse sbrigativa, e lui fece come richiesto. Circa un minuto dopo tornò con temperino e cacciavite. Amber lo fece entrare e lui si sedette sul water:< Allora mi spieghi a cosa ti serve questa roba? >. Chiese Adam impaziente.
 < Zitto e guarda >. Disse Amber scocciata.
Prese il cacciavite e svitò la lama del temperino, per estrarre la lama. Prese la lama con molta cautela per non tagliarsi, perché come lei ben sapeva, le lame dei temperini erano molto affilate e bastava una minima pressione per aprire un taglio netto e profondo. Quando Amber si tirò su la manica e posizionò la lama sul suo avambraccio, Adam strabuzzò gli occhi. Sapeva quello che aveva passato Amber, lei, sotto suo incitamento, gli aveva timidamente raccontato tutto della sua vita in Italia. Adam sapeva della violenza subita, dell’alcol, dell’autolesionismo. Non voleva che Amber si facesse di nuovo del male, non gliel’avrebbe permesso. Bloccò il polso di Amber nella sua stretta.< Amber cosa stai... >. Amber scacciò innervosita la mano di Adam:< Tranquillo, so quel che faccio. Tu guarda >. Detto questo Amber incise due o tre volte il suo avambraccio, mentre Adam, sempre più sconcertato, cercava di capire cosa avesse in mente.
 < Ok, adesso guarda i tagli >. Gli disse seria. Adam obbedì. Dai tagli scendevano dei rivoli di sangue che le colavano lungo il braccio posizionato orizzontalmente. Passati cinque minuti Adam iniziava a sospettare che fosse tutta una messa in scena per attirare la sua attenzione.
 < Cosa dovrebbe succedere di preciso? >. Le chiese, leggermente irritato.
 < Aspetta un attimo >. Rispose Amber, impaziente di mostrare ad Adam ciò che il suo corpo riusciva a fare:< Ecco! Guarda! Guarda i tagli >. Adam assecondò le richieste dell’amica. E vide una delle cose più sconcertanti e straordinarie che avesse mai visto: i rivoli di sangue poco a poco si ritiravano dentro i tagli che Amber si era fatta. Poi i tagli si richiudevano e lasciavano, al posto delle solite croste, un nuovo strato di pelle, roseo come quello di un bambino. 
  
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