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Autore: elelove98    01/05/2013    1 recensioni
Questa è una storia banale,come tutte,ma ogni storia è uguale solo a se stessa. Ad ognuno di noi l'amore ci sconvolge,cogliendoci impreparati e non sapendo cosa fare. L'amore è così: se rischi puoi bruciare e viverlo,oppure resti in disparte e soffri. Sta a te scegliere. La mia storia parla di una ragazza fredda per proteggersi e un ragazzo orgoglioso per esperienza. Può l'amore unire due persone così diverse?
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                                                                                                                                                     Nessuno può farti più male di quello che fai tu a te stesso.
                                                                                                  - Gandhi

                                                                                                                                                                                                

 

 

 

Mi stacco appena dopo un bel po' di baci e lo vedo fissarmi dolce. Perché mi guardi così? Vuoi vedermi arrossire? Mi viene da pensare ingenuamente. Insomma,non mi può guardare così..così.. cazzo! Non riesco neanche a formulare una frase di senso compiuto,sto letteralmente impazzendo e tutto per il suo sguardo. Ma chi voglio prendere in giro,è la vicinanza tra i nostri corpi che mi fa disconnettere il cervello e immaginare cose non del tutto caste.
Vedo Leo riavvicinarsi con il viso,ma non mi bacia: fa sfregare dolcemente i nostri nasi e nel frattempo sento il suo respiro sul mio viso. Una sensazione mai provata,non tanto di piacere,ma più felicità per la nostra vicinanza; lo stomaco popolato farfalle che mi fa il solletico alla pancia e per poco non rido,ma mi fa sentire così calma e leggera che per un momento mi è sembrato veramente di staccarmi dalla realtà,per avere la sensazione che questo fosse solo un sogno o uno scherzo delle mie fantasie.
Ma non è così.
Lui è qui,sopra di me,che mi bacia e mi accarezza,facendomi sentire unica e anche amata. Wow,che strana parola per me! Non so come ci si sente ad essere amati,ad essere particolarmente importanti per qualcuno,che quella persona abbia paura di perderti o che tu te ne vada. No,non ne ho la più pallida idea,ma sto cominciando a capirci qualcosa.
Poi,mi lascia un bacio a stampo-magnifico-e si stende vicino a me,di fianco per potermi guardare. Sta diventando un vizio questo?
Mi giro anche io di fianco e lo vedo guardarmi sorridendo,ma so che vuole chiedermi qualcosa,i suoi occhi esprimono molta curiosità e voglia di sapere qualcosa.
-Su forza,cosa vuoi chiedermi?-dico con tranquillità,incoraggiandolo a parlare.-Se mi puoi uccidere?-.
Spalanca gli occhi,forse non si aspettava che lo conoscessi così bene; e poi si scioglie in un sorriso.-Sì.-.
-Ah bene,mi vuoi uccidere?-mi fingo indignata,guardandolo di sottecchi.
Ride appena.-No no. Però sì,ti volevo chiedere una cosa.-risponde imbarazzato,guardando le lenzuola.
-Spara.-.
-Ecco...perché hai pianto? Non mi dire per il fatto che ti evitavo perché non ci credo.-mi guarda timoroso ed insicuro,come se potesse ferirmi con questa domanda.
Per ora no...
-Ho incontrato uno sconosciuto che si spacciava per mio padre.-dico con tranquillità. Tanto vale dirglielo,prima o poi dovrò affrontare questo argomento e allora tanto vale farlo subito. So perfettamente che anche se l'ho detto così,ha capito che ero ironica e ho incontrato veramente quel tizio.
Non ci riesci proprio a chiamarlo con quel titolo di stretta parentela che ti lega a lui,eh?
Cara coscienza,ho smesso di voler bene a persone che mi hanno fatto male. E poi no, lui non si meriterebbe neanche di chiamarmi con il mio nome.
Ma è tuo padre!
Sta zitta. Taci.
Mentre io litigo con quell'idiota della mia coscienza-sono da ricovero-Leo si è irrigidito e la domanda che sta per farmi,la pronuncia a fatica.-Perché..? Cosa è successo...?-mi guarda ancora in maniera insicura e questa volta mi ha centrato proprio,ha preso un tasto dolente. Tale domanda mi ha sempre ferito.
Ora sì che un pezzo del mio cuore si è rotto....
Non è colpa sua,è mia perché mi è difficile raccontare cosa è successo,cosa ho vissuto come se nulla fosse,come se non mi avesse per niente toccato.
Una lacrima mi scappa,ma la asciugo subito e gli sorrido debolmente.
-Non devi raccontare se non vuoi..-.
-No,voglio dirtelo ora. Non voglio nasconderti nulla.-prendo un respiro profondo e lo guardo negli cercando forza per parlare,che sembra tutto d'un tratto diventato una fatica.-Dunque,io all'età di 8 anni avevo un fratello maggiore,che si chiamava Andrew. Gli era stato dato un nome straniero perché mio padre era americano. Aveva 14 anni,era dolce,gentile e geloso dei miei amici maschi,ma era anche testardo ed orgoglioso proprio come me. Eravamo una famiglia felice,fino a quando l'impresa di mio padre fallì e incominciò l'inferno. Iniziò a bere e quando tornava a casa,mia madre lo accoglieva,ma lui la picchiava come se nulla fosse. Poi,iniziò a prendersela con mio fratello perché era convinto che lui non si impegnasse a fondo a scuola e non dava il meglio di sé. Poi,però proprio quando stavo per compiere 10 anni,un giorno di novembre mio padre prese un coltello e si diresse verso la mia stanza.-sospiro incapace di continuare. Mentre parlo,i ricordi mi sono riaffiorati alla mente come un fiume in piena,anzi un uragano,travolgendomi completamente.
-E poi,cosa è successo?-sussurra Leo,rimasto a metà del racconto.
-Io stavo facendo i compiti. Mio fratello lo vide e quindi lo fermò. Avevo la porta aperta,quindi li sentii chiaramente. Andrew gli chiese espressamente di lasciarmi in pace,di non torcermi neanche un capello,altrimenti gliela avrebbe fatta pagare a mio padre. Gli chiese anche di andarsene per sempre di casa e dalle nostre vite. Mio padre accettò a una condizione: che se ne andasse anche lui. Lo odiava e tutto ciò che voleva era far sparire per sempre mio fratello dalle nostre vite. E così il giorno dopo sparirono entrambi,lasciando solo una lettera a mia madre con scritto che se ne andavano ognuno per sé perché erano stanchi di noi e delle nostre lamentele. Mia madre soffrì moltissimo e solo qualche anno fa ha trovato il sorriso,mentre io ci ho sofferto,ma poi sono diventata fredda come il ghiaccio con la promessa di non provare alcuna emozione. Ecco perché ero fredda,mia madre è così attaccata a me e perché ho pochi amici.-concludo sospirando ancora e cercando una qualunque reazione sua.
Mi accarezza una guancia,guardandomi intensamente.-Mi dispiace per tutto quello che hai passato, che tuo padre sia stato così cattivo e che tuo fratello non sai dov'è,ma ti prometto che insieme troveremo una soluzione. Non permetterò mai più a nessuno di farti del male,ne hai già passato abbastanza. Poi,alla fine ti sbagli. Non sei fredda,sei una ragazza dolce e buona che ha paura di mostrarsi agli altri; non hai pochi amici perché ci siamo noi e molte persone che ti vogliono bene, altre che ti amano,come me. Capito?-.
Annuisco.-Mi piaci quando sei dolce con me.-.
-Lo so,lo so. Sono fantastico,meraviglioso,bellissimo...-elenca gli aggettivi che lo possano descrivere, gonfiando il petto orgoglioso,cercando così anche di farmi ridere. E ci riesce. Io infondo sono d'accordo con lui,ma non voglio aumentare troppo il suo ego.
-Modesto,egocentrico,coglione...Devo continuare?-chiedo sorridendo.
-Cattiva.-e mi mette un broncio dolcissimo.
Mi metto sopra di lui e poggio la testa sul petto.-Davvero?-chiedo stendendomi a mo' di coperta.
-No.-.
Sorrido contenta. Mi dice sempre la verità e questo mi sta bene,anche perché sennò gli stacco la testa.
-Azzurra?-.
-Sì?-.
-Sei una delle cose più importanti e belle della mia vita.-e un sacco di fuochi d'artificio scoppiano nel mio cuore,mentre un chiaro pensiero mi si forma nella testa.
Mi sono innamorata follemente di lui.
Un piccolo spiraglio di gioia si fa largo nel mio cuore,non solo perché ho Leo,ma anche perché ho la speranza di poteri rivedere mio fratello,in modo da riportare tutto come era quando eravamo una famiglia felice.

  
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