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Autore: AccioIdee    01/05/2013    0 recensioni
"lui era li disteso, io piangevo, non sapevo cosa fare senza di lui il mio cuore era diviso a metà. lui li disteso a terra io in piedi con le lacrime che scendevano calde sul viso, e continuavo a pensare "perché non a me? perché a lui e non a me?"
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, George Weasley, Hermione Granger | Coppie: Angelina/George, Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La mattina dopo il matrimonio eravamo tutti un po’ scossi. io mi svegliai presto, avevo dormito male tutta la notte per via degli avvenimenti del giorno, non ero riuscito a produrre un Patronus difronte a un Dissennatore che cercava di attaccare me e Ginny. Ero devastato sempre di più. Ormai pensavo solo alla terribile sensazione di vuoto che avevo dentro di me. Un buco, come se un lupo mannaro mi avesse aggredito e rubato il cuore. Quella notte il mio cervello aveva prodotto strani incubi, dove spesso mi ritrovavo solo a piangere. Decisi di alzarmi. Mi alzai in fretta e andai in cucina. Anche Ginny era sveglia e stava facendo colazione con Harry che era rimasto a dormire alla Tana. Stavano parlando di cosa era successo il giorno prima: “ c’era d’aspettarselo, insomma era ovvio che ci sarebbe stato qualcosa che non andava, i Malfoy sono Purosangue da anni e di certo Lucius avrebbe cercato di fermare il matrimonio.” Diceva Ginny ,“in effetti non capisco come Hermione abbia sottovalutato questa possibilità… mi sarei aspettato che prendesse precauzioni” rispondeva Harry, mentre entravo in cucina. Ginny mi fissò. Harry fece un cenno con la mano. “tutto bene? A che ora siete tornati ieri sera?” chiesi quasi con voce normale. “Poco dopo di te veramente, eravamo un po’ scossi dal dissennatore che ha attaccato, cosi siamo venuti via.” Mi rispose Harry. “ e Ron? L’ho perso di vista, prima che andassi via ho provato a cercarlo ma non sono riuscito a trovarlo così me ne sono andato” “in realtà neanche io sono riuscita a vederlo dopo l’attacco…” Ginny non sembrava preoccupata : “ma l’ho sentito rientrare in tarda notte… e era con qualcuno..”  Sia io che Harry ci guardammo come se non credessimo alle ultime parole che aveva detto mia sorella. Ron aveva trovato qualcuno con cui passare la notte. “sei riuscita a sentire chi fosse?” chiedemmo io e Harry nello stesso momento, cosa che mi porto alla mente in una manciata di secondi tutte le volte che Fred e io parlavamo all’unisono. “No, ma aveva una voce famigliare…” rispose Ginny che non sembrava dargli tanta importanza quanto me e Harry. Stavamo per risponderle quando qualcuno entrò in cucina con un sorriso smagliante, mano nella mano con Ron che sembrava al settimo cielo. Tutti noi ci girammo increduli nel vedere questa scena abbastanza insolita. Ron sorrideva. Non lo faceva da molto tempo, era diventato un po’ come me, teneva sempre il broncio e aveva i capelli di un rosso sbiadito, quella mattina invece, fu la prima cosa che notai, aveva i capelli rosso fiamma, che davano un contrasto incredibile in confronto a quelli neri della ragazza vicino a lui. Harry si alzò in piedi e Ginny non faceva altro che guardare da Harry a la ragazza in modo quasi isterico. Ron si era fermato sulla porta e aveva trasformato il suo sorriso , ormai sembrava preoccupato per la reazione di Harry e Ginny. “Ciao Harry” disse la ragazza che era diventata rossa quanto i capelli di Ron. “Non ci posso credere, Ron!” Disse Ginny infuriata, talmente tanto che non diede neanche il tempo di rispondere a Ron e scappò in giardino. Harry fissava la ragazza che era con Ron e lui cercava di non incrociarlo con lo sguardo. “ciao Cho” rispose Harry al saluto della ragazza.
Cho Chang era nella nostra cucina, mano nella mano con mio fratello Ron dopo che avevano passato la notte insieme. Harry corse da Ginny in giardino e Cho prese le sue cose,  per paura di altri incontri imbarazzanti, salutò Ron con un bacio e andò via. La cucina era deserta, c’eravamo solo io e Ron. Ci scrutammo per qualche secondo. Fu lui a parlare per primo: “Pensi che Harry si arrabbierà?”
 “No, credo solo che sarà un po’ scosso, tutto qua, insomma era la sua ragazza è normale!”
“e Ginny? Come pensi l’abbia presa?”
 “pensavo tu l’avessi capito! Le da fastidio avere Cho in casa perché pensa che possa portarle via Harry di nuovo, è gelosa. Vorrei tanto sapere com’è successo, si come vi siete trovati nella stessa camera”
Ero curiosissimo di sapere come aveva fatto a sorridere ancora, forse avido di un trucco che mi avrebbe fatto tornare felice, che mi avrebbe fatto amare ancora. Lui si schiari la voce e disse : “ero arrabbiato e frustrato, il dissennatore era andato via e quindi Hermione aveva sposato quel cretino di Malfoy, tutti erano felici per lei ma io non ci riuscivo,  l’ho amata per tanto tempo, e non ho avuto mai il coraggio di rivelarglielo. Erano presenti tutti, Malfoy aveva invitato un sacco di persone che non conoscevo, quindi ero abbastanza solo. Fino a quando Hermione non mi si avvicina portandosi dietro Malfoy, e mi dice che era veramente felice che fossi venuto. Le ho dato un bacio sulla guancia e ho rivolto un ghigno non troppo disprezzante a Malfoy e me ne sono andato a prendere da bere. Poi l’ho vista. Era lì completamente sola, non c’era nessuno accanto a lei cosi mi sono avvicinato e le ho chiesto di ballare.
“prima di andare via ho incontrato Angelina, il nostro adorato capitano di Grifondoro, dice che le piacerebbe vederti, mi ha detto che se vuoi, puoi andare a trovarla giovedì mattina prima degli allenamenti della sua squadra di Quiddich, dice che ti aspetta davanti all’entrata dello spogliatoio alle 10. Il campo è a Londra, lo possono vedere solo i maghi quindi tranquillo lo riconoscerai. ”  Non ci potevo credere, Angelina, voleva vedermi.
Era giovedì mattina quando decisi di dover incontrare Angelina. Mi ero vestito meglio degli altri giorni, ero più elegante del solito. Mi guardai un’ultima volta allo specchio, il cuore si strinse. Succedeva ogni volta che lo facevo. Ero troppo uguale a Fred, ma non volevo cambiare, era come se volessi rendergli onore portando il suo aspetto, era strano ma mi faceva sentire meglio. Sistemati i capelli, mi smaterializzai e dopo qualche secondo di mancanza d’aria mi trovai davanti agli spogliatoi della squadra di Angelina. Lei arrivo poco dopo. Era sempre bellissima. “George!” urlò con il suo solito tono autoritario “sei venuto!” io la guardai e mi resi conto che mi sembrava assurdo non essermi mai reso conto di lei a scuola.
 “si ecco, Ron mi ha detto che ti andava di vedermi, dimmi tutto”
“ho un’ora prima degli allenamenti, ti va di prendere un succo di zucca insieme?”
 “ok” .
 Ero perplesso, perché voleva parlarmi? Ci sedemmo ad un tavolo al bar dentro lo stadio, entrambi ordinammo succo di zucca. Questa volta parlai prima io:
“allora, di cosa volevi parlarmi?” ero abbastanza nervoso.
 “lo sai di cosa voglio parlarti, di Fred”.
 Aveva pronunciato il suo nome e in quello stesso momento il mio cuore si era stretto. “Cosa vuoi sapere? Come sto? Sto male! Malissimo, non riesco a riprendermi” avevo alzato la voce un po’ troppo e lei sembrava essersene resa conto. “Veramente volevo dirti che mi manca tanto. Non so, ci scrivevamo spesso, adesso ho un vuoto, un po’ come te.”
 La sua ultima frase mi fece arrabbiare molto, lei non poteva capire cosa veramente provavo, non aveva idea dello strazio che era quel periodo, come se ogni persona che sorrideva mi lanciava la Maledizione Cruciatus con gli occhi, no lei non poteva sapere. “ Angelina, tu non hai idea di quello che sto passando, credo si meglio che vada.” Finita quella frase successe qualcosa di strano. Molto velocemente prima che potessi andare via, mi afferrò la mano e mi disse “George, lo capisco e come, lui era il mio migliore amico, gli avevo confidato tantissime cose, compreso che mi piaci.” Non ci stavo capendo più niente. Sapevo che Angelina era una ragazza forte, ma mai mi sarei aspettato che dicesse una cosa del genere con così tanta calma. “ Si hai capito bene, mi piaci, e vorrei che iniziassimo a frequentarci.” Ero bloccato su quella sedia, la fissai e le risposi: “Si lo vorrei anch’io, magari riesci a farmi stare meglio.”
   
 
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