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Autore: risakoizumi    03/05/2013    1 recensioni
La mia breve vita è stata un susseguirsi di momenti di gioia e infelicità.
La sofferenza è quella che ricordo meglio e che è stata al centro delle mie giornate per lungo tempo.
Una volta ero soltanto l’ex ragazza di Sam dal cuore spezzato e che nessuno sopportava.
Adesso mi sento una persona diversa.
Sono più forte, sento che niente può distruggermi. Sono padrona della mia vita. La triste e collerica ragazza di La Push si è trasformata in una persona nuova.
Osservo il ragazzo che sta in piedi accanto a me. I suoi occhi sembrano sorridermi, come sempre.
"Sei pronta?" mi chiede, prendendomi per mano.
"Sì". Ricambio la sua stretta sicura e familiare.
Il momento è arrivato, ma non ho paura. Santo cielo, sono Leah Clearwater! Dovrebbero essere loro ad avere paura di me!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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In realtà non sono una che si arrende facilmente, sono combattiva e tenace. Il fatto è che sono anche realista e quando capisco che non c’è niente che io possa fare per perorare la mia causa mi arrendo: continuare una battaglia ormai persa non ha senso, è soltanto nocivo. E’ questo ciò che penso razionalmente. Allora perché il cuore non vuole sentire ragioni? Perché non si può sottomettere a ciò che razionalmente penso sia giusto? E’ davvero strano come la mente e i sentimenti a volte vadano in direzioni opposte. Vorrei semplicemente riuscire a ordinare al mio cuore di non amare Sam e di vivere la mia vita, ma non posso. Vorrei che Bella mi fosse simpatica e vorrei esserle amica, ma non ci riesco e la cosa mi ripugna ancor di più ora che è una succhiasangue. Vorrei essere una ragazza sensata, matura e riflessiva, ma riesco solo a essere brusca, antipatica e scostante. A volte guardando indietro mi chiedo se quella ragazza felice e spensierata che ero un tempo sia ancora nascosta in qualche parte dentro di me.
<< Leah! Mi stai ascoltando?! >>. Sono sdraiata accanto a Seth, sul comodo e consunto divano verde della casa in cui sono cresciuta. Stiamo vedendo un film, ma in realtà Seth russa e io sono immersa nei miei pensieri. Quando sento quella voce aspra chiamarmi mi giro. Mia madre, ferma e immobile, mi guarda torva, con le mani sui fianchi.
<< Sì mamma, ti sto ascoltando >> dico con tono annoiato, tornando a fissare lo schermo del televisore.
<< Sei in ritardo! Devi andare con Bella a ritirare i vostri vestiti per il matrimonio! >>.
<< Cosa?! >> esclamo inorridita, balzando in piedi.
<< Lee lee, non stavi ascoltando allora, eh? >> dice sbadigliando mio fratello dal divano su cui è spaparanzato. << Ehi hai finito tutte le patatine >> aggiunge, mostrandomi il pacchetto vuoto.
<< Seth! Non chiamarmi in quel modo! Non stavi dormendo? >>.
<< Sì, ma poi ti sei alzata di scatto dal divano e mi hai fatto svegliare e … >>.
<< Preparati e esci immediatamente! >> strepita mia madre, interrompendo mio fratello.
<< Non ho intenzione di andare da nessuna parte! >> urlo di rimando, stringendo le mani in pugno.
<< Lee Lee, se batterai anche i piedi per terra sarai una perfetta bambina di cinque anni >> dice Seth sogghignando.
<< Zitto tu! Solo perché tu adori i succhiasangue non vuol dire che debba farlo anche io e che debba essere felice di fare il loro cane da guardia >> dico a denti stretti.
<< Proprio questa volta non devi fare il cane da guardia! Devi solo andare a ritirare il vestito! >> protesta Seth. << Edward ed io ci siamo già andati >>.
<< Tuo fratello è più maturo di te >> mi provoca mia madre incrociando le braccia al petto.
<< E’ possibile che ogni volta sia sempre la stessa storia? >> mi lamento. << Meno voglio avere a che fare con i succhiasangue, più sono costretta a stare in loro compagnia? >>.
<< E’ possibile che ogni volta che tu debba fare qualcosa per questo matrimonio sia necessario fare anche una scenata? >> mi chiede di rimando mia madre.
La fisso arrabbiata. << Facile dirlo per te. Tu non senti la puzza che fanno >> borbotto.
<< Cosa? >>.
<< Niente. Sto andando >>.
Prendo una sacca nera e esco sbattendo la porta.
<< Bella sta passando a prenderti, ti aspetta proprio al confine del territorio! >> urla mia madre da dietro la porta.
<< Non ho bisogno di passaggi! Vado direttamente lì! >> le rispondo, strillando.
Non riuscirei a sopportare l’ennesimo viaggio in quella Volvo puzzolente.
Sento mia madre urlare il mio nome, anche se ormai sono lontana. Merito del mio udito perfetto. Inizio a correre verso gli alberi, cerco un posto appartato e mi spoglio. Poi metto i vestiti dentro la sacca e la lego alla gamba. A questo punto inizio a tremare e dopo pochi istanti ho cambiato forma. Sento la voce di Jacob nella mia testa, sta cacciando con Nessie.
<< Buona caccia >> gli auguro sarcasticaOdio cacciare: mangiare gli animali crudi mi disgusta.
<< Grazie. Cerca di comportarti bene >> risponde, usando il mio stesso tono.
Non ribatto e inizio a correre. Sono veloce, la più veloce. Adoro la sensazione del vento sulla mia pelliccia e delle zampe che affondano nel terreno.
<< Leah, la mamma è infuriata. Ha dovuto chiamare Bella e scusarsi, le ha detto che vi vedrete là >>.
<< Ti sei trasformato solo per dirmi questo? >>.
<< Sì. La mamma ha insistito >>.
<< Idiota >>.
<< Come te >>. La voce di Seth scompare. Deve essere tornato umano. Dopo molto meno tempo di quello che avrei impiegato in macchina, arrivo all’estremità della foresta vicina al negozio. Mi ritrasformo, mi vesto e esco dagli alberi camminando con disinvoltura.
Bella deve ancora arrivare. Aspetto venti minuti davanti al negozio e finalmente vedo la Volvo svoltare e fermarsi davanti a me. Si apre la portiera ed ecco la bellissima succhiasangue. Indossa un paio di pantaloni blu e una blusa bianca. Faccio una smorfia soffermandomi sui suoi occhi arancioni. Si avvicina.
<< Aspetti da molto? >> mi chiede educata con la sua voce melodiosa.
<< Da un po’ >>.
Entriamo nel negozio. La commessa si ricorda di noi e ci dice che i nostri vestiti sono pronti. E’ una donna civettuola, insopportabile, a stento rispondo alle sue ridicole domande. Ci dà i vestiti e li proviamo. Sono abiti color blu scuro da damigella, con un corpetto pieno di strass che formano motivi floreali e una gonna di taffetà lunga fino ai piedi. Io avrei preferito degli abiti più semplici in realtà. Indosso il mio senza alcun entusiasmo e poi esco dal camerino. La sarta ci fa girare, parla dello strascico, dell’orlo, del corpetto, eccetera, eccetera. Bella sembra una fotomodella con quella carnagione pallida e i capelli mossi lunghissimi. Io mi guardo allo specchio e in confronto sembro una profuga. Mi accorgo di avere una foglia in mezzo ai capelli e la tolgo sospirando. Ho i capelli un po’ più lunghi, superano di poco le spalle. Quando finalmente la sarta e la commessa sono soddisfatte, mi cambio. Paghiamo e usciamo dal negozio. Oh, cavolo. Ora come faccio a portare la scatola con il vestito? Questo sì che è un problema. Perché non ci ho pensato prima?!
<< Vuoi un passaggio? >> mi chiede Bella.
<< No >> rispondo brusca. Uffa, perché sono così? Leah, sforzati di essere un po’ più gentile, mi dico. Riprovo. << Voglio dire no, grazie, devo … fare delle cose per Jacob. Puoi portare tu il mio vestito? >>. Il mio tono non è proprio gentile, diciamo solo meno brusco del solito.
Fisso Bella in quei disgustosi occhi arancioni. << Oh certo, dallo a me >>.
Glielo porgo e per una frazione di secondo le nostre pelli vengono a contatto. Rabbrividisco e quasi ringhio.
<< Scusa >> mi dice. Perché deve sempre fare la gentile?
<< Non importa >> dico fredda. << Allora io vado. Ciao >>.
<< Ciao, Leah >>.
Mi giro e mi allontano in fretta. Il tremore, incominciato quando Bella mi ha sfiorato, aumenta sempre di più e riesco a stento ad arrivare in mezzo agli alberi che mi trasformo. Perfetto, i vestiti sono andati a brandelli. Inizio a correre verso casa. C’è qualcosa in Bella che non mi convince.
 << Leah >> mi rimprovera subito Jacob.
<< Sei ancora a caccia? Perché non lasci la mia testa e vai a farti una bella passeggiata umana? >>.
<< Non voglio ascoltare questi pensieri >>.
<< Ok, cercherò di non pensare male di tua suocera! >>.
Alla parola “suocera” Jake fa una smorfia. Rido mostrando i miei denti appuntiti e inizio a correre veloce. Davvero cerco di non pensarci, ma c’è qualcosa dentro di me che sta provando a mettermi in guardia. Non mi fido di Bella, che posso farci?
<< Leah! >>. Mi rimproverano in coro Quil ed Embry. Ecco i rinforzi!
<< Jake, che razza di beta hai scelto >>. Seth.
Bene siamo tutti al completo. Addio privacy.
<< Seth, taci! >> lo rimbrotto.
<< Se vuoi la privacy trasformati >> mi dice Embry.
<< Non posso sto cercando di tornare a casa! >>.
Sospiro, rassegnata. E’ inutile. Sono la pecora nera del branco.
 
I giorni scorrono veloci. Stiamo traslocando a casa di Charlie: l’ha fatta ingrandire in questi mesi e ora è più spaziosa della nostra. In realtà io preferirei stare a La Push, tra le pareti di legno della confortevole casa dove mio padre ci ha cresciuti. Mi manca mio padre. A volte penso ancora che sia morto a causa mia. Vedere una figlia trasformarsi sarebbe troppo per chiunque; tuttavia so che non è giusto addossarsi colpe di cui non mi posso fare carico: il gene è sempre stato in me e l’arrivo di tutti questi vampiri l’ha inaspettatamente attivato. Vorrei tanto tornare indietro, ai tempi felici in cui questo mondo fatto di mutaforma e vampiri non esisteva, quando potevo arrabbiarmi senza rischiare di spezzarmi le ossa e di trasformarmi improvvisamente in un animale. Forse se non fossero arrivati così tanti vampiri io sarei ancora umana. Forse papà sarebbe vivo. Forse.
<< Leah, lo prendi o no questo scatolone? >> dice una voce esasperata. E’ Seth: è arrampicato sul nostro pick up nero, mi sta passando gli scatoloni e io li sto posando a terra, nel giardino di Charlie. Anzi, nel nostro giardino. Ero così immersa nei miei pensieri che ho rallentato il ritmo, forse. Prendo l’enorme scatolone marrone che mi porge e lo poso sull’erba verde senza alcuna fatica. Ne prendo altri ancora e ricomincio a lavorare a ritmo sostenuto.
<< Stai diventando una rammollita >> mi prende in giro Seth, tra uno scatolone e l’altro.
<< Zitto piccolo lupacchiotto >>.
<< Ricorda che sono più alto di te! >> protesta mio fratello.
<< Sì, ma resti sempre il più piccolo del branco >>.
<< Solo di età. Sono più alto e più forte di te >>.
<< Non darti tante arie: io sono la più veloce >>.
<< Solo perché sei minuscola. Sembri un piccolo cane bianco >>.
<< Cosa?! >>. Con un balzo niente affatto umano mi arrampico sul pick up per saltare addosso a Seth. Lui ridacchia e con un altro balzo - anche questo tutt’altro che umano ­­- salta giù e si gira a guardarmi.
<< Rammollita. Questo lo chiami essere veloci? >>.
Prendo una lampada da uno scatolone e gliela tiro. Lui si sposta, ma non fa in tempo. Centro: l’ho preso sul braccio. Ops, la lampada si è rotta.
<< Ahi! >> dice Seth strofinandosi il braccio e sorridendo.
<< Seth! Leah! >>. La voce di nostra madre non promette niente di buono. E’ uscita dalla casa e sta venendo verso di noi con espressione furibonda. Si ferma accanto alla lampada e poi scuote la testa. << L’avete rotta! >>.
<< E’ stata Leah, me l’ha tirata! >> si difende prontamente mio fratello. Brutto spione!
<< L’avevo lanciata a Seth, ma lui non l’ha afferrata! Mamma, sono preoccupata. Dovremmo farlo controllare, sicuramente ha qualche problema congenito >> dico con tono innocente.
Mia madre sbuffa, esasperata. << Che cosa ho fatto di male per ritrovarmi due figli così? Non rompete nient’altro! >>. Prende lo scatolone più vicino a lei, ma è talmente pesante che barcolla. Salto giù dal pick up per aiutarla però Seth è più veloce di me.
<< Sue, tutto bene? >>. Charlie è appena uscito da casa e si avvicina per prendere un altro scatolone. E’ lui quello che li porta dentro.
<< Sì, tesoro. Solo qualche problema con i miei figli >>. Ci lancia un’occhiataccia.
Seth ed io ci scambiamo uno sguardo complice e Charlie ride. << Su ragazzi, cerchiamo di portare tutto dentro prima che diventi notte >>.
All’improvviso una Volvo grigia si ferma sgommando davanti al giardino di casa.
<< Oh, ecco i rinforzi! >> dice Charlie.
Oh no! Dall’auto scendono Bella, Edward e Alice. Indossano dei costosi vestiti alla moda. Inarco un sopracciglio, pensando ai miei jeans consunti e alla maglietta nera sbiadita di mio fratello che indosso. Sembrano tre attori.
<< Ed! >> strilla mio fratello entusiasta, andando da Edward per salutarlo. Incrocio le braccia al petto e mi allontano impercettibilmente. Bleah.
<< Sue! Che cosa fai ancora qui? >> esclama Alice con tono indignato.
La vampira avanza verso mia madre e faccio una smorfia quando mi passa vicino. Sembra un folletto, talmente è bassa. Prende mia madre per un braccio. La mia smorfia si accentua immaginando il freddo della pelle della succhiasangue. Non mi piace che tocchino mia madre. Tuttavia è meglio che non dica niente, ho già ricevuto abbastanza rimproveri in questi mesi.
<< Alice! Devo finire di sistemare, credo che oggi non ci sarà tempo per … >>.
<< Hai ragione non c’è tempo! >> dice con voce stridula Alice, interrompendola. << Devi riprovare il vestito, provare altri tipi di trucco, scegliere la disposizione delle sedie, dei fiori … >> Alice continua a parlare della lista infinita di cose importanti da fare.
Bella e Edward ridacchiano. << Ci dispiace, vi avevamo avvisati che permettere a Alice di organizzare il matrimonio non sarebbe stata una buona idea. Lo diciamo per esperienza >> dice Edward.
Alice si blocca e gli lancia un’occhiataccia. Poi si gira verso Charlie. << E’ inutile che sorridi, tanto anche tu dovrai riprovare il tuo vestito! >> lo minaccia.
 Charlie smette di sorridere. << Cosa? L’ho già provato migliaia di volte! >> protesta.
<< Non sono mai abbastanza >> ribatte tranquilla.
Sembra una fanatica maniaca del controllo. In realtà io l'avevo detto seriamente che celebrare il matrimonio a casa Cullen e permettere a quella piccoletta di organizzarlo sarebbe stata una pessima idea ma, come al solito, nessuno mi dà retta quando si tratta dei succhiasangue.
<< Leah, ho portato il tuo vestito, lo metto dentro casa? >> mi chiede Bella.
Mi giro a guardarla. << Sì, grazie >> rispondo asciutta. E’ inutile, non riuscirò mai a farmela piacere. Quegli occhi arancioni quando diventeranno dorati come quelli degli altri? Sono orribili.
<< Ragazzi, mettersi al lavoro! >> ordina Charlie. Così ci rimettiamo a trasportare pacchi e a sistemare la casa. Intanto Alice l’ha avuta vinta: mia madre “decide” - è impossibile dire di no ad Alice - di andare con lei, così prendono la Volvo e spariscono dietro l’angolo. Li seguo con lo sguardo e quasi mi viene l’impulso di rincorrerli.
<< Leah >> sospira mio fratello, dandomi un colpetto alla spalla. Mi giro a guardarlo e mi lancia uno sguardo ammonitore. Sbuffo. Continuiamo a lavorare fino a pomeriggio inoltrato; l’unica cosa positiva è che con i succhiasangue siamo più veloci. A un certo punto veniamo interrotti dall’arrivo di Jacob e Nessie. Li vedo uscire dalla foresta: Jake tiene il piccolo mostro, che saltella felice, per mano. Edward e Bella s’illuminano vedendo la figlia. Sono tutti felici: tremendamente, vomitevolmente e irrimediabilmente felici. La loro felicità mi urta. Forse è perché credo che non ne conoscerò mai una simile. Sono pessimista, ma che posso farci? Mi accorgo che Jacob mi sta fissando. Ricambio il suo sguardo.
<< Leah, ti va di andare in perlustrazione? >> mi chiede. Ha capito che ho bisogno di allontanarmi. Gli lancio uno sguardo riconoscente e non me lo faccio ripetere due volte. Corro verso il bosco e in pochi istanti sono già un lupo. C’è solo Embry nella mia testa.
<< Ehi, Leah! >>.
<< Embry >>. Avrei preferito stare da sola con i miei pensieri.
<< Ho fatto bene a entrare nel branco di Jake. Mentre non c’eri, nel branco di Sam, avevo dimenticato cosa volesse dire essere trattati con “gentilezza” >> scherza.
<< Queste sono le conseguenze di chi origlia i pensieri degli altri >>.
<< Ok, ma questo non è origliare, lo sai benissimo che posso leggerti nella mente >>.
Quanto vorrei starmene per conto mio e non far parte di nessun branco!
<< Quanto vorrei che il tuo desiderio si avverasse per non sentirti più! >>.
<< Embry, sei tu che hai cambiato branco! Torna da Sam se non vuoi sentirmi! >> dico stizzita.
<< Dai Leah, non prendertela così, sei troppo permalosa >> mi canzona Embry.
Non rispondo. Corro più veloce.
<< Quando sei andata via dal branco a Sam sei mancata davvero comunque, se questo può consolarti. Era preoccupato per te >>.
<< Non ho bisogno della preoccupazione di nessuno, né tantomeno della compassione. So badare a me stessa >>.
<< Ok, allora ti va una gara?>>.
Mi rendo conto che ha cambiato discorso per non mettermi in difficoltà. Corro più veloce, entusiasta e felice di non parlare di Sam o di cose simili. << Chi arriva prima al confine dello stato? >> chiedo.
<< Andata >>.
E sfreccio tra gli alberi, sentendomi libera e gustando quel poco di felicità che posso ricavare dalla mia vita.
   
 
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