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Autore: TheOnlyWay    03/05/2013    24 recensioni
“Stiamo rientrando adesso in albergo. Vieni, domani mattina? Lascio il tuo nome alla reception. Ti voglio bene, sogni d’oro.”
Oh, certo. Non sia mai che sua maestà la super celebrità del momento si scomodi. Dopotutto chi sono io? La sua migliore amica e basta.
È a me che tocca sbattermi da un angolo all’altro di Londra come un maledetto piccione viaggiatore, solo per poterlo vedere una misera e schifosissima ora. Sono io, tutte le accidenti di volte, a perdermi per colpa del mio pessimo senso di orientamento e sono io – ancora una volta – a dovermi sorbire quella piaga della sua stupidissima ma ahimé adorabile fidanzata.
Che poi, parliamoci chiaro, di adorabile ha ben poco: capelli lunghi e scuri, occhioni da cerbiatta, gambe affusolate, pancia piatta, buon gusto nel vestire.
Che razza di schifo, vero?
E se vi sembra che sia la gelosia, a parlare, siete sulla cattiva strada. Anche io sono esageratamente bella: ho i capelli scuri – un sacco di doppie punte, ma dettagli – e i miei occhi sono grandi e di un entusiasmante e assolutamente affascinante color cacca.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VIII.

 




Non ho mai creduto nel lieto fine. Mai, nemmeno una volta. Nemmeno nei cartoni animati, quando il principe (che, guarda caso, è sempre assurdamente bello) salva la principessa (anche lei una gran figa) e vissero tutti felici e contenti.
Insomma, Ariel ha rinunciato alle pinne e alla vita nell’oceano per stare con Eric. Aurora ha dormito chissà quanto tempo ed ha finito comunque per stare con Filippo. Quell’altra tonta di Biancaneve ha mangiato una mela avvelenata – che poi, lo sanno tutti che non si accetta cibo dagli sconosciuti – ed è stata risvegliata dal bacio di… ce l’ha un nome, il suo principe? Per non parlare, poi, di Belle, che diventa principessa insieme ad Adam e blablabla. Tutte felici e contente, dalla prima all’ultima fottuta principessa. E, in genere, la gioia arriva dopo il magico bacio del vero amore.
Che gran cazzata.
Il bacio del vero amore non esiste. Esiste, invece, Louis Tomlinson, che ti sbatte contro la porta di camera sua e ti bacia come se dovesse morire l’indomani, poi se ne và senza dire niente, mollandoti come una deficiente e con il cuore che batte tanto forte che potrebbe uscire dal petto.
E il lieto fine, direte voi? Be’, spiacente di darvi questa gran brutta notizia, ma non c’è nessun cazzo di lieto fine. Per una volta, il principe sceglie di stare con la strega (compresa di appendice nasale gigantesca e manico di scopa).
Scommetto che volete i dettagli. Non che ci sia poi così tanto da dire, comunque. Dopo che Louis mi ha baciata – causandomi, tra parentesi, un mezzo infarto – si è volatilizzato al piano di sotto, ma solo dopo avermi lasciato una carezza sulla guancia e un altro bacio lieve sulle labbra, a fare chissà che cosa.
Io, povera illusa, l’ho seguito qualche secondo dopo, giusto il tempo di ricompormi e  recuperare qualche funzione cognitiva. Quando l’ho raggiunto, indovinate un po’? Stava parlando con Eleanor ed erano tanto vicini che se lei si fosse sporta in avanti, l’avrebbe baciato senza difficoltà. Parlavano, e sembravano così interessati l’uno all’altra che io, ancora una volta, mi sono sentita di troppo.
Non so come sia andata a finire, perché me ne sono andata prima che la situazione si facesse piccante: non avevo nessuna voglia di arrivare al momento in cui Louis le ripeteva, di nuovo, che non avrebbe mai pensato a me in un certo modo.
Naturalmente mi sono beccata tanti di quegli insulti (e, fidatevi, Noah ci và giù pesante) che probabilmente i miei nipoti nasceranno col mal di testa, ma non potevo più stare lì.
Perciò, ho chiamato un taxi e mi sono fatta portare a casa. Quando sono arrivata, mi sono buttata a letto, ho pianto per un’ora buona, ho insultato Louis, Eleanor e la loro storia di merda e mi sono mangiata mezzo chilo di gelato.
Dopodiché ho vomitato, perché ho mangiato troppo in fretta ed ero così nervosa che il mio stomaco si è rifiutato di digerire. Ed allora l’ho capito: l’amore fa schifo e Louis è uno stronzo di dimensioni cosmiche.
Dopo una settimana, l’unica cosa ad essere cambiata è il mio peso sulla bilancia. A furia di ingozzarmi di cibi antidepressivi, ho preso un chilo e mezzo e sembro più grassa che mai. Ma, in ogni caso, chi se ne frega. Non devo più piacere a nessuno, perciò potrei anche tramutarmi in una balena spiaggiata e a nessuno importerebbe.
Di positivo c’è che oggi c’è il sole e che, di conseguenza, posso anche trascorrere l’intero pomeriggio in giardino, con un buon libro, del succo di frutta ghiacciato e il buon vecchio Black che ringhia a chiunque si avvicini troppo alla staccionata. Sto già degustando il momento in cui staccherà la mano a qualcuno. Non vedo l’ora.
Il mio telefono vibra, distraendomi dalla lettura di un capitolo particolarmente interessante, in cui la protagonista, una certa Allison, capisce finalmente di essere stata presa in giro da Colin, il ragazzo di cui è innamorata.  Penso che questo diventerà il mio libro preferito. Anche se non so come andrà a finire, ma spero per Allison che non ricaschi nella trappola di Colin.
 
5 Nuovi SMS
 
“Hazel, ti prego, potresti rispondere ad una cavolo di telefonata? Ho davvero bisogno di parlare con te.”
“PER FAVORE. Dico sul serio, Hazel. È importante.”
“Dio, certe volte mi fai così incazzare che mi verrebbe voglia di… rispondi, per piacere?”
“Perché devi essere così testarda? Dai, ti ho già chiamato un centinaio di volte e mi sento sempre più stupido. Perché non mi vuoi parlare?”
“Sono da te tra cinque minuti.”
 
Ah, non ve l’ho detto?
Louis ha cercato di contattarmi una marea di volte, ma non ho mai risposto a nessuna delle sue telefonate. Né ai messaggi, alle e-mail, ai segnali di fumo. Scherzo, quelli non li ha fatti, anche se sarebbero stati molto d’effetto, secondo me.
Il motivo è molto semplice: dopo il bacio, non avrei sul serio  retto un rifiuto. Avrei finito per commettere un Louiscidio e so per certo che me ne sarei pentita. Perciò ho optato per il silenzio stampa. Non ho idea di quanto Louis sia offeso, o arrabbiato, ma ne ho comunque una vaga impressione, a giudicare dai suoi messaggi.
Sorrido soddisfatta, leggendo quel “mi sento sempre più stupido”. Fa bene a sentirsi stupido, perché lo è; almeno su una cosa siamo d’accordo.
Non mi preoccupo nemmeno del suo “Sono da te tra cinque minuti”, perché me l’avrà detto almeno una ventina di volte e non si è mai presentato. Chi l’avrebbe mai detto che avrei trovato un lato positivo alla sua fama? E poi, com’è che si dice? Lontano dagli occhi e lontano dal cuore. E via dalle palle.
Perciò quando Black comincia a ringhiare sommessamente con il muso puntato verso il cancelletto, comincio a capire che qualcosa non và. Qualcosa che corrisponde a Louis, che con un coraggio degno di nota varca la soglia del giardino, incurante del fatto che Black potrebbe saltargli addosso e sbranarlo, sebbene lo conosca da quando è un cucciolo. Eppure, chissà perché (sarcasmo), lo odia.
Io non mi muovo dalla coperta, per una semplice ragione: Louis indossa la camicia più brutta che sia mai stata vista in tutta la storia delle camicie orribili ed io vorrei ridere e rotolarmi per terra, ma mi sto sforzando di guardarlo male e di non scoppiare a piangere allo stesso tempo. Dio, sembro una squilibrata.
È che vederlo mi provoca tante di quelle sensazioni contrastanti – e tutte nello stesso momento – che non so a quale dare retta.
Perciò rimango in completo silenzio e lo guardo. Lui ricambia e la sua espressione è un po’ tesa, come se non sapesse bene che fare. Black continua a ringhiare, in modo rassicurante. Per me, ovviamente, non per Louis.
«Ti ho chiamata così tante volte…» mormora Louis.
Inarco un sopracciglio, perché con tutte le cose che può dire, decide di optare per quest’ovvietà. È romantico come un carciofo, per la miseria. E questo non è decisamente il modo migliore per farsi perdonare. Che poi, chi l’ha detto che voglio perdonarlo?
«Davvero? Non me ne sono accorta.» rispondo, rivolgendogli un sorrisino così ingenuo che per un attimo Louis non capisce se io sia seria oppure no. Poi scuote la testa e fa un passo avanti, verso di me. Black ringhia, esattamente a metà strada ed io annuisco in segno di incoraggiamento.
«Possiamo parlare, per piacere?» incalza Louis, passandosi una mano tra i capelli castani. Quanto è bello, santo cielo. E quanto mi è mancato sentire la sua voce strana. Be’, che c’è? È vero che è strana! Ogni tanto è un po’ acuta, soprattutto quando è imbarazzato.
Come in questo momento. Non ci posso credere, non pensavo che avrei vissuto abbastanza a lungo da vedere Louis Tomlinson imbarazzato. Ed è così carino, che mi viene voglia di corrergli incontro e abbracciarlo. E baciarlo. Ma non lo farò, perché ho una mia dignità da mantenere o, almeno, ci provo.
«Stiamo già parlando, Louis.» gli ricordo.
«Hazel.» mi ammonisce, con gli occhi stretti in un’espressione un po’ spazientita.
Sbuffo, poi mi alzo in piedi e stendo le pieghe sui jeans con alcuni scatti secchi e, quando sono abbastanza soddisfatta, incrocio le braccia al petto e faccio cenno a Louis di continuare.
«Prego, Altezza. Sentiamo cos’ha da dire.» lo invito, serafica. Louis si morde il labbro inferiore ed è evidente che stia trattenendosi dal rispondere alla mia frecciatina. E questo è un punto a suo favore, glielo concedo.
«Te ne sei andata e non mi hai lasciato il tempo di spiegare, la sera della festa.» sento le mie sopracciglia alzarsi così tanto che probabilmente si sono confuse con l’attaccatura dei capelli, ma non rispondo perché se aprissi bocca probabilmente finirei per pentirmene.
E, comunque, alla prima mossa sbagliata, ordino a Black di attaccare Louis e chi s’è visto, s’è visto.
«Ho parlato con Eleanor e, be’, l’ho lasciata. In realtà le cose tra di noi non andavano bene già da un po’.»
«Fammi indovinare, colpa mia?» domando, scettica.
«Be’, sì.»
Che strano. A quanto pare sono responsabile di più cose di quanto pensassi: la fame nel mondo, la guerra mondiale, il buco nell’ozono, l’effetto sera, la rottura della storia di questi due deficienti. Sempre colpa mia.
«Black. Al mio tre, attacca.»
Louis sgrana i suoi bellissimi occhi azzurri e agita le mani per aria, impaurito. Lo sa che Black mi obbedirebbe e sa anche che non esiterei a farlo attaccare. Oddio, forse poi proverei un po’ di rimorso, ma non è importante. Ciò che conta è che la mia pazienza si sta rapidamente esaurendo e giungendo agli sgoccioli. Datemi cinque minuti, e sarò in grado di compiere una strage.
«Aspetta! Aspetta, devo darti una cosa che ho scritto.» fruga nella tasca posteriore dei jeans blu e tira fuori un foglio di carta stropicciato. Inarco un sopracciglio, senza capire dove voglia andare a parare. Insomma, già sono abbastanza sorpresa dal fatto che sappia scrivere, se poi mi dice che l’ha fatto addirittura per me, non so più che pensare. Dovrei commuovermi, probabilmente, ma sento che ancora non è giunto il momento di perdonarlo. Le cose vanno guadagnate, no?
«Qui ci sono tutti i motivi per cui ho scelto te.» spiega, con un tono di voce morbido. Mi guarda negli occhi e accenna un sorriso che, santo cielo, mi fa tremare le ginocchia.
«Hai scelto me?» ripeto, stordita. Sento che la poca salute mentale che mi è rimasta sta andando a quel paese.
Louis ride, poi si stringe nelle spalle.
«Sì, ho scelto te.»
«Lo sai, vero, che io non sono un fottutissimo Pokémon? Non mi puoi scegliere e poi, quando ne hai abbastanza, mi richiami nella tua cazzo di Sfera Poké e poi scegli di nuovo quell’altra. Io non lo reggo, Lou. Non ce la faccio. Perciò, ti scongiuro, o sei sicuro di quello che stai per dire, oppure vai via e lasciami sola.» lo supplico, con le lacrime agli occhi. Black si volta a guardarmi, con quell’espressione che in genere terrorizza tutti, ma che io interpreto con un “Vuoi che attacchi? Posso sbranarlo, se vuoi!”. Louis fa un passo avanti, sempre con il sorriso appena accennato sulle labbra e aggira Black con cautela. Mi si avvicina, così tanto che se volessi potrei gettargli le braccia al collo, oppure tirargli un calcio nei paesi bassi. Ma, più di ogni cosa, vorrei baciarlo. E vorrei che lui baciasse me.
Mi accarezza dolcemente una guancia, poi mi allunga il foglio e mi fa cenno di aprirlo. Con mano tremante, lo spiego e mi ritrovo a fissare una pagina scritta in maniera così fitta che non so nemmeno da dove cominciare.
La presenza di Louis è ovunque ed è così forte che non posso fare altro se non fissare le parole cancellate con rabbia, quelle sottolineate e quella “c” che scrive sempre in un modo tanto strano. Alzo lo sguardo e lo ritrovo a fissarmi, imperturbabile.
«Cosa significa?» domando, sventolando il foglio.
Lui alza gli occhi al cielo, poi me lo posiziona davanti agli occhi e porta l’indice proprio all’inizio, per indicarmi da dove cominciare. E, prima che io possa leggere, lo fa lui.
Ma non guarda il foglio, guarda me.
«Tu sei insopportabile. Sei acida, cinica, dici un sacco di parolacce e spesso non ti rendi conto che quello che dici ha effetto sulle persone. Anzi, te ne rendi conto, e la cosa peggiore è che non ti importa. Sei testarda, vuoi sempre aver ragione e, se non ce l’hai ti comporti comunque come se ce l’avessi. E poi sei sempre così insofferente, odi tutto e tutti e vuoi che chiunque lo sappia. Se potessi, litigheresti anche con la regina, solo perché beve il tè anziché il caffè. Sei insolente, spesso antipatica e, cielo, sei così stronza.» prende un respiro profondo, poi mi guarda e sorride.
Io non so cosa fare. Da una parte, vorrei picchiarlo, dall’altra vorrei suicidarmi, perché se sono una persona così orribile, come può avermi sopportato per tutto questo tempo?
«Sei anche egoista – questo non l’ho scritto, ma te lo dico adesso- e un po’ paranoica, insicura e ti comporti come se tutto il mondo ce l’avesse con te, quando è l’esatto contrario.»
Altra pausa, altro sorriso.
«Ma sei la mia migliore amica da un tempo così lontano che nemmeno lo ricordo e mi dici sempre la verità. Tranne quando ometti di esserti innamorata di me, ma in questo caso ti perdono, perché l’ho nascosto anche io.»
Che cosa? Ora lo uccido, dico sul serio. Una coltellata alla giugulare, e tanti saluti.
«Sai cos’altro sei? Sei bellissima, generosa, gentile con chi vuoi e sai dare ottimi consigli, anche se tu non li ascolti mai, perché pensi che per te non valgano. Ed hai un sorriso così bello che potresti convincere anche un cretino come me a considerarti solo un’amica. Quante volte me l’hai detto, Hazel? “Sei il mio migliore amico, Lou.” Ma quante volte, con gli occhi, mi hai detto il contrario? Ed io non l’ho mai capito. Ho sperato che un giorno tu venissi da me e mi dicessi: “Cazzo, Lou, io ti amo.” Ma non l’hai fatto ed io ho conosciuto Eleanor. Ero così arrabbiato con te, che ho preso al volo l’opportunità di dimenticarti. Se non potevo averti come volevo, allora forse era meglio che ci lasciassimo un po’ spazio in più. Eleanor era il mio porto sicuro: lei mi voleva, io… be’, mi accontentavo. Poi hai cominciato a mancarmi e tutti i periodi che ho trascorso lontano da casa, con i ragazzi, mi hanno fatto pensare a te e a come sarebbe stato se al posto di Eleanor ci fossi stata tu. E mi sono arrabbiato di nuovo. E poi tu hai cominciato a comportarti in modo così strano che io non ci ho capito più niente.
Sembravi gelosa, detestavi El e facevi di tutto per metterci i bastoni tra le ruote. Non capivo perché. Ero solo il tuo migliore amico, no? Poi abbiamo litigato, perché El si è accorta che continuavo a pensare a te e, sai, è dannatamente gelosa. Mi ha chiesto di scegliere ed io ero così confuso... Se tu mi avessi detto la verità da subito, non avrei esitato neanche un secondo. Poi, però, mi hai urlato che non volevi saperne e io mi sono sentito a pezzi, illuso, come se l’ultima speranza che tu mi amassi fosse volata via con le tue urla.
E allora è arrivata Noah. Mi ha detto che sono un coglione, che stavo gettando al vento la mia unica possibilità di stare con te e mi ha accusato di essere un codardo. Ed io ho capito, sai? Perché tu sei sempre stata convinta di non poter piacere a nessuno e ti sei tirata indietro prima ancora di tentare. Avrei dovuto arrivarci prima, ma ero ferito nell’orgoglio e, in più, non sapevo se tu provavi ancora qualcosa per me, oltre all’odio.
Poi, alla festa, ti ho vista piangere in camera mia e mi si sono aperti gli occhi. Io ti amo, Hazel. Ti amo da prima ancora che tu mi tirasti la palla in faccia, alle elementari e mi dicesti che ero uno stupido, perché non sapevo neanche bloccare un tiro in porta. È strano, vero? Che passi con una persona praticamente tutta la vita e ti accorgi di amarla solo dopo anni, quando sembra che tutto stia andando a pezzi.» si interrompe, prende fiato e mi guarda, in attesa che io ritorni a respirare e dica qualcosa. Ripenso a tutte le volte in cui mi ha detto di essere insopportabile, ma dopo due secondi mi ha baciato la tempia e mi ha detto di essere la sua migliore amica.
Ripenso a quando mi ha difeso da Callum Pierce, in quarta superiore, perché mi ha dato della grassona. Ricordo che gli ha tirato tante di quelle botte che Callum è finito all’ospedale e lui è stato sospeso per due settimane.
Ricordo che ha passato la notte con me, a ripetermi che ero bellissima e che, se solo ne avesse avuto di nuovo la possibilità, avrebbe picchiato Callum così forte che i suoi figli sarebbero nati con il mal di testa.
Perciò, be’, non c’è tanto da dire.
«Cazzo, Lou, io ti amo.»
 
Non ho mai creduto nel lieto fine perché, be’, è da sfigati. La vita ci mette davanti a scelte difficili di continuo ed è compito nostro decidere quale strada prendere ed affrontare le conseguenze. Non ci sarà mai il lieto fine perché, qualunque direzione si scelga di seguire, dall’altra parte c’è sempre un’occasione persa, un’opportunità sprecata e, forse, un futuro migliore.
Però, mentre Lou mi bacia, io riesco solo a pensare che la mia scelta l’ho fatta e che, per una volta, è quella giusta, anche se indossa camicie veramente orribili.




***



And that's all, folks.
Siamo giunti alla fine di Horrible Shirts. Sono mezza traumatizzata, sul serio, e questo capitolo è stato un vero e proprio parto. Sono morta, davvero.
E non ho niente da dire, se non che Louis e Hazel si meritavano un bel lieto fine - anche se era scontato, perché mi conoscete bene, ormai - e basta. Vado a ritirarmi in un angolo, preda della depressione più assoluta.
Ma, prima di farlo, voglio ringraziarmi per avermi seguito anche durante questa storia e per aver sopportato i ritardi nell'aggiornamento, per avermi sostenuto e per tutti i complimenti che mi avete fatto (la mia autostima ringrazia) e basta, vi adoro.
Spero che questo ultimo capitolo non vi abbia deluso e, per favore, fatemi sapere che ne pensate, è importante per me, davvero:)
Grazie mille, davvero.
GRAZIE. <3





 
 
   
 
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