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Autore: Vabrazenje    03/05/2013    1 recensioni
Rapporto n° 14 : rilevati movimenti sopetti nella villa abbandonata di Midland street. Ivi ritrovati oggetti sospetti quali un diario, che analizzeremo a breve, un baule ben serrato certmente antico, un giaciglio apparentemente lasciato da poco. Che sia quello che cerchiamo?
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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1.

il diario ritrovato



Dal rapporto della dottoressa Jill Sanders , centro studi  sul paranormale

Durante il sopralluogo alla villa segnalata da alcuni collaboratori il 3/05/2013 , abbiamo rinvenuto un  reperto insolito, ma non per questo poco interessante. Non ha data, ma il contenuto e lo stato di deterioramento del documento ci fa presentire che sia almeno di cinque secoli fa , ma le analiosi di laboratorio sapranno dare ulteriori precisazioni. Ora come ora assieme al dottor Roger ci apprestiamo a dare una lettura al documento, con tutti gli accorgimenti del caso ( il campione per il il laboratorio è già stato prelevato, a giorni il risultato) . Presto potremmo dire di più,
in fede
Jill Sanders.

“Non avrei mai pensato di dover scrivere delle mie memorie, ma  date le circostanze , la noia , il tedio mortale che m’assale, credo sia venuto il momento di trovare un compagno che mi segua fino a quella che sarà la fine dei miei giorni, ammesso che quel benedetto giorno arrivi mai.
Dunque lettore, mia salvezza e ipotetico compagno, forse ti chiederai  chi con tanta solerzia ti scrive. Ebbene   nacqui come Enea d’Avinhon, figlio di un povero stalliere senza nome ai servigi del conte, e di una povera donna senza nome, sfiorita dalla tanta fatica . 
Ero l’ultimo di una lunga serie di lutti: molti sostenevano che l’utero di mia madre fosse maledetto, ogni parto era un fallimento. Fui preso come un miracolo dunque, al punto che i miei cari genitori riposero notvoli speranze su di me, il loro unico figlio maschio.

Per quanto questo potesse lusingarmi la mia vita era più che commiserevole: la mia schiena si piegava sotto ai sacchi  pesanti da trasportare da un luogo all’altro. L’odore della stalla si legava alla mia pelle in modo del tutto insopportabile, e quelli, quei dannati damerini  cui sellavo le bestie ridevano di me.
Ridevano dei miei stracci! Li ricordo ancora, ricordo quanto fossero legati nella loro etichetta di corte, ma quanto fossero animali lontano degli occhi severi dei rispettivi precettori.  Uno di loro credo si chiamasse Gerard. Forse il suo nome mi  confonde ,ma ricordo perfettamente il suo viso deformato dal disprezzo , il cipiglio fiero, i capelli scuri sotto al cappello in velluto ben lucidi e pettinati, il naso fine e le labbra sottile, gli occhi chiari e vaghi. 
Era uno di quelli che più si divertiva a battermi sulla schiena con quei pesanti bastoni.

Un giorno mi stavo occupando dei cavalli , e vennero.  Già temevo il loro cipiglio nerovoso. Sì , allora ancora provavo paura. Dicevo, il loro atteggiamento sfrontato mi dava da pensare a qualcosa del tutto negativo, e gettando a terra gli attrezzi cercai di rifugiarmi dove meglio potessi, ma invano.
Eccoli, Gerard in testa. Mi sono sempre chiesto perché l’avessero fatto. In due mi arpionarono ai lati , intimandomi  di abbassare la testa , provai a lottare anche a costo di essere severamente punito, ma non  riuscii ad evitarlo. Sentii delle mani avide abbassarmi i calzoni e poi un fortissimo dolore . Presi a sudare , a divincolarmi ,  quelle mani sul fondo della schiena mi stringevano tanto da non permettermi alcun movimento. 
Questo mi fecero quei tre cani , per farmi imparare chi comandasse veramente, chi aveva il potere, chi aveva il diritto di disprezzarmi.

Devo dire che quest’evento mi segnò fisicamente e nell’animo. Il dolore fu notevole anche nei giorni seguenti, così i lividi lasciati, ma più fu il silenzio generale sotto il quale tutto venne a nascondersi.
Un silenzio che si sarebbe potuto tagliare come burro tanto era denso , stopposo e così disgustoso da farmi dar di stomaco. Così fu anche l’umiliazione. Non che allora godessi di un  grande amor proprio, ma mi era stata tolta quella piccola dignità di cui potevo godere.  Questo era quello che sentivo.
Fu così che iniziai ad odiare: nell’odio passai le mie giornate, nell’odio crebbi. Erano solo le silenziose lacrime della cara madre a darmi quel piccolo conforto che altrove non trovavo,benchè silenziose rimasero, se non nella prospettiva di una futura vendetta, che tuttavia non avevo modo , ancora, di mettere in atto."

Finalmente abbiamo terminato la traduzione delle prime pagine , per ora non abbiamo rilevato elementi inerenti alla ricerca, necessitiamo di maggiori elementi ,
ci aggiorniamo
Jill Sanders
  
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