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Autore: Five Boys    04/05/2013    1 recensioni
Scarlett:"Nessuno mi ha mai amata...non mi sono mai sentita desiderata da un ragazzo, nessuno mi ha mai dato così tante attenzioni..." Harry la azzittì baciandola. "Io, sta succedendo ora. Ti ho amato per primo."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’interrogatorio di mia madre iniziò appena chiusi la porta alle mie spalle.
“Chi è?” Mi chiese vendendomi in contro con occhi quasi lucidi.  “Umh, è il fratello di Gemma mamma.”
Mi spostò la ciocca scura di capelli che mi scivolò sul viso. “Puoi dirmi tutto tesoro. Lo sai, vero?”
Alle volte era così apprensiva nei miei confronti. Era scoraggiata per me, dal momento che tutte le mie amiche avevano un ragazzo. Desiderava vedermi con una persona accanto; voleva che fossi amata, ma amata veramente.  “Mi ha solo dato un passaggio, tutto qui.”
La mia risposta non era quello che voleva sentirsi dire. Fece una smorfia. “Peccato.”
Alzai le spalle.
Andai in camera e mi buttai sul letto. Sentii la borsa vibrare.
Un nuovo messaggio. –Gemma: domani  passi a salutarmi?
Sarebbe partita l’indomani per New York. Come avrei voluto seguirla, infilarmi in valigia, mollare tutto e andarmene via, almeno per un po’. Gemma era l’unica persona che mi era stata vicino. Mi sarebbe mancata più dell’aria. ‘Un anno passerà in fretta’ mi ripeteva.
Risposi: Non dovevi nemmeno chiederlo. Xx
 
 
Alle 16.00 ero a casa sua.
“Sono un po’ agitata.” Sospirò. L’abbracciai forte, più forte che potei. Non riuscii a trattenere le lacrime.
“Ei, ei, stai bagnando la mia felpa.” Scherzò.
La nostra non era un’amicizia fatta di frasi sdolcinate. Lei era così. Un po’ dura e burbera fuori, ma dentro era la fine del mondo e io questo lo sapevo.
Guardò il soffitto. “Direi che possiamo andare, non voglio iniziare a piangere anch’io.”
In cortile, sua madre la stava aspettando in macchina. Mi salutò con un cenno.
“Ci sentiamo Scarlett.” Ci abbracciamo, ancora una volta. “Ti voglio bene.” Le sussurrai.
Mollai la stretta. Entrò in macchina e partì.
Rimasi immobile con le lacrime agli occhi.
 Sentii la porta chiudersi bruscamente. Mi voltai.
Vidi Harry; testa bassa, i ricci che gli facevano ombra sul volto e pugni stretti.
“Ciao.” Dissi.
Alzo lo sguardo.
Lessi nei suoi occhi la tristezza. Mi avvicinai.
Stava così per la partenza della sorella, probabilmente.
“Tutto bene?” Gli chiesi.
Sorrise e le fossette gli si formarono ai lati della bocca. La somiglianza a Gemma era qualcosa di spettacolare.  “Umh, ti va un milk-shake?”
Piego un po’ la testa di lato mentre aspettava la mia risposta. Capii che aveva bisogno di parlare con qualcuno. “Oh si, anche due.”
 
 
 
Mi portò da moo-moo’s, dentro il mercato coperto.
Mi parlò di quanto teneva a sua sorella e di quando soffriva per la sua partenza.
Portai la cannuccia alla mie labbra e bevvi.  “Gemma è fortunata ad averti come fratello.”
Mi sorrise, di nuovo. Il suo sguardo si spostò sulle mie labbra. “Le tue labbra sono…” Arrossii e percepì il mio imbarazzo. “Emh, scusa, io…alle volte dico quello che penso, non volevo.” Era lui ora ad essere imbarazzato. Si aggiustò i ricci con le dita. Si portò la cannuccia alla bocca  e ci soffiò dentro. Il bicchiere era ancora pieno e la pressione tolse il coperchio e della bevanda gli finì sulla maglia bianca.
Era buffissimo. Si leccò il contorno labbra per pulirsi e abbassò lo sguardo sulle macchie di milk-shake che avevano sporcato la maglietta.  Alzò le spalle.  Scoppiammo tutti e due a ridere. Era da tanto che non l’ho facevo. Ritornammo seri. Mi guardò e abbassai lo sguardo sulle mie vans.
Guardai l’ora. “Ti dispiace se andiamo? Tra mezzora ho la lezione di classico.” Chiesi. “Si, cioè no, ti porto a casa.” Sorrise.
 
 
 
 
Ero a lezione.
“Scarlett, che cazzo ti prende?”  Matt, il mio insegnante stoppò la musica. Mi fermai. “Niente, scusa.” Gli risposi. Mi imitò. “Non sei concentrata ; mancano solo tre settimane allo spettacolo.” Alle volte era insopportabile. Facevo danza da quando avevo cinque anni. Matt mi conosceva a memoria. “Ti ho chiesto scusa, rimetti la musica.” Mi irritava. La melodia partì e non mi concentrai sui passi. Pensavo al suo sorriso, a quanto era perfetto. Era da tanto che non passavo una giornata così, che non ridevo senza fingere.
La musica si stoppò, un’altra volta. Guardai il soffitto e alzai le braccia per protesta. “Che c’è adesso?”
“Lo sai benissimo. Vai a casa, riposati, fai quello che devi fare e torna domani, con un altro atteggiamento.”
Raccolsi la borsa nera sul fondo della sala. Aprii la porta, sbattendola poi dietro di me.
Mamma si stupì del mio anticipo. “Perché sei tornata così presto?” Naturalmente mentii dicendole che Matt aveva un impegno importante. Non volevo farla stare in pensiero.
Mangiai e mi ritirai nella mia stanza.
Mi addormentai sul tardi e il mio ultimo pensiero prima di chiudere gli occhi fu il suo sorriso. 

  
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