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Autore: bells swan    05/05/2013    6 recensioni
[La storia non ha niente a che vedere con il film]
Bella è fidanzata con James, James è il migliore amico di Edward, Edward prova attrazione per Bella. E se un giorno Bella cedesse? E se Edward la ricattasse per un’ultima notte d’amore?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, James | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ed ecco l'ultimo capitol odi Ricatto d'amore. Ringrazio tutte le persone che mi hann0 tenuto compagnia con le loro splendide recensioni. Grazie di cuore <3

“Tu sei... sei incinta?” Edward apre bocca solo dopo che a me sembra essere passata un’eternità, ponendomi la più stupida delle domande: ovvio che sono incinta, altrimenti non gli avrei fatto venire quell’infarto!
Mi passo una mano fra i capelli, evitando di rispondere. Il mio silenzio è più eloquente di qualsiasi altra frase o semplice parola. Alzo lo sguardo, notando che adesso fissa per terra senza neanche vedere il pavimento, l’espressione assorta.
“Mi avevi detto che prendevi la pillola... ti ho vista con i miei stessi occhi prenderla!” esclama, riflettendo ad alta voce.
“E infatti la prendo” mormoro immediatamente. Mi fissa di scatto, facendomi tremare. Ma vado avanti comunque. “Qualche volta dimenticavo la pillola e la prendevo il giorno dopo... l’ho fatto anche con James, eppure con lui non è successo niente” sussurro, abbassando lo sguardo.
Sorride amaramente, scuotendo la testa.
Sospiro. “Edward, senti... lo so che è presto, che magari tu neanche lo vuoi questo bambino, però adesso c’è e non possiamo fare niente che...”
“Che cosa? Io non voglio il bambino?” mi interrompe, come rendendosi conto solo in questo momento del significato delle mie parole.
Apro la bocca per rispondergli ma non esce nessun suono. Continuo a fissarlo, allibita e confusa.
“Cosa ti fa pensare che io possa rifiutarlo?” domanda, fissandomi sconcertato.
Il suo sguardo, e il solo pensare a una possibilità del genere, e cioè che possa rifiutarci entrambi, mi fanno salire le lacrime agli occhi ma cerco di ignorarle. Scuoto la testa. “Non... non lo so, io...”
“Bella.” Mormora il mio nome mentre sento il suo sguardo su di me.
Ma non lo guardo, preferisco fissare con interesse le mie scarpe.
“Bella, mi guardi un attimo?” continua, lo stesso tono calmo di poco fa.
Mi mordo il labbro inferiore, cercando di frenare il tremore della bocca, le lacrime che ormai non mi fanno vedere più niente, tranne che solo ombre.
“Ma sei scema?” chiede, il tono di voce dolce e divertito, mentre mi attira con uno scatto improvviso sulle sue gambe.
La paura di essere incinta, di doverlo dire a lui, di sentire il suo verdetto, esplodono in un pianto dirotto, facendomi piangere come una bambina fra le sue braccia. Affondo il viso sul suo collo, stringendolo spasmodicamente.
Lo sento ridere piano, mentre mi stringe a sè con forza. “Amore mio...” mormora. Sta sorridendo, riesco a percepirlo dal suo tono di voce. Inizia a dondolarmi su di lui, esattamente come si fa con le bambine per calmarle, ma invece di farmi smettere di piangere le lacrime aumentano mentre i singhiozzi quasi mi impediscono di respirare. “Ssh... Bella, va tutto bene, amore. Va a meraviglia, stai tranquilla” sussurra contro il mio orecchio. Mi stringe come se volesse farmi entrare nel suo corpo, e io non sono da meno.
Mi sento come se il mio cuore si fosse liberato di un peso enorme, ancora più enorme di quando dovevo dire a James la verità.
“Sei incinta...” Mi risveglia dai miei pensieri pronunciando quelle due semplici paroline, sfiorandomi il ventre con una mano.
“Non... non sei... arrabbiato?” Riesco a porgli quella domanda tra un singhiozzo e un altro ma mi capisce ugualmente.
“Arrabbiato?” domanda immediatamente. Sento il suo viso abbassarsi, segno che mi sta fissando. “Perché dovrei essere arrabbiato?” continua, sconcertato.
“Non lo so!” esclamo, riprendendo a piangere e stringendolo ancora più forte.
Dai movimenti della sua testa, capisco che ha appoggiato la nuca contro il divano. Sospira, posando le sue labbra contro il mio orecchio subito dopo. “Bella, non sono arrabbiato. Tutto il contrario. Mi hai reso l’uomo più felice della terra!” sussurra con enfasi.
“Po-poco fa...”
“Poco fa, ero semplicemente scioccato. Prendevi la pillola, non mi avevi detto di nessun ritardo, eri sempre tranquilla, come avrei potuto sospettare di una cosa del genere? E me l’hai detto così improvvisamente! E poi sì, anche il fatto che stiamo insieme da soli due mesi e che quindi è troppo presto. Ma io ti amo, e tu anche. E se noi lo vogliamo, non vedo perché gli altri debbano rimproverarci o giudicarci male per aver affrettato i tempi” spiega, cullandomi ancora.
“Non mi preoccupo di questo...” mormoro, le lacrime che diminuiscono, facendo rimanere solo gli ultimi singhiozzi.
“E allora di cosa?”
“Avevo paura che tu... che tu non lo volessi e... e potessi avercela con me, cacciarmi via...” Niente più segreti, non più. A partire da ora.
“Semmai dovessi cacciarti di casa, potrei firmare la mia condanna a morte perché senza di te sarebbe meglio questa” mormora senza esitazione.
Chiudo gli occhi, cercando di calmarmi. Il suo profumo maschile mi incendia i sensi, agendo su di me come un tranquillante. Mi irrigidisco quando sento il campanello suonare.
“Oh no...” sussurra Edward, scostandomi da sè.
“Ma chi è?” chiedo, fissandolo attentamente. Dalle sue parole, sembra proprio conoscere la persona che ha suonato nel momento meno opportuno.
Senza rispondermi, va ad aprire la porta mentre lo seguo. Mi fermo quando davanti a noi vedo Jasper, Alice, Emmett e Rosalie.
I rapporti con loro erano del tutto scomparsi, non parlavo più con nessuno e, ovviamente, non per mia scelta. Non li biasimo: James è anche loro amico e chi ha sbagliato tutto, tradendo, siamo stati io e Edward. Con Alice, la sorella di lui, la stessa cosa. E se qualche volta parlava con Edward... be’, era meglio evitare.
“Buon compleanno!” esclamano in coro, un sorriso a trentadue denti sul volto.
Aggrotto le sopracciglia, fissando l’allegra combriccola. Buon compleanno?
“Bella, non ricordi?” chiede Edward, avvicinandosi a me e sfiorandomi un braccio.
“Cosa?”
“Oggi è il tuo compleanno” spiega.
Sgrano gli occhi. “Il mio compleanno? No, il mio compleanno è...” Oddio. Hanno ragione, oggi è il tredici settembre ed è il mio compleanno! “Oh mio Dio...” sussurro allibita, posandomi una mano sul ventre. È un gesto che viene spontaneo, adesso che so di portare in grembo mio figlio. Ancora stento a crederci! Riporto gli occhi sugli invitati, le lacrime che premono un’altra volta per uscire. Posso considerarli ancora amici, dopo tutto quello che è successo? “Io...” Non riesco a dire nulla, le lacrime che cadono sul mio volto parlano già da sole.
James, Emmett e le ragazze sgranano gli occhi dispiaciuti. “Cos’ha?” domanda Alice a suo fratello.
“Bella è incinta” risponde subito Edward. Posso sentire nella sua voce incredulità e, allo stesso tempo, felicità, orgoglio, tenerezza, commozione... Insomma, di tutto e di più. Sentimenti positivi, ovviamente, che mi fanno venire voglia di buttarmi fra le sue braccia e non uscirne più viva.
Dopo un attimo di smarrimento, confusione e sconcerto, Alice è la prima a riprendersi e a buttarsi fra le mie braccia mentre inizia a piangere di felicità. Di conseguenza, fa piangere anche me. Rosalie ci raggiunge un attimo dopo, mentre i ragazzi suppongo siano ancora scossi. Non vedo niente a causa delle lacrime.
“Sei incinta...” Emmett stenta a crederci mentre mi raggiunge, un sorriso sul volto e gli occhi pieni di lacrime. Mi stringe a sè, facendomi mancare il pavimento sotto ai piedi. Ma non mi lamento, lo stringo più forte ricambiando l’abbraccio.
“Vieni qui” mormora un commosso Jasper subito dopo, allargando le braccia. Stringo anche lui con tutta la forza che ho nel corpo, mentre sento gli altri congratularsi anche con Edward.
“Tu ti senti bene, vero? Stai benissimo, no?” domanda Jasper, accarezzandomi le spalle con amore fraterno.
“Sì, credo... credo di sì. Un po’ sopraffatta dalle troppe emozioni, forse, però sto bene” rispondo sinceramente. Sono felice, troppo. Più del lecito, dopo tanto tempo. E non so neanche se me lo merito.
“Ma è normale!” esclama divertito ma comunque sempre più commosso Jasper, accarezzandomi la guancia.
Ridiamo insieme, le lacrime a premere sui nostri volti. Singhiozzo, ma mi sto calmando.
“Come hai fatto a dimenticarti del tuo compleanno?” domanda Alice, ritornando davanti a me e abbracciando per la vita Jasper, che la stringe a sè.
Scuoto la testa. “Non ne ho idea...” sussurro. Troppi pensieri sicuramente, rifletto, mentre Edward mi stringe a sè posando la testa fra i miei capelli. Il campanello suona ancora, facendomi aggrottare un’altra volta le sopracciglia.
Emmett va ad aprire, e vedo i miei sulla porta. Il sorriso sui loro volti scompare quando nota le lacrime sul mio volto e su quello delle ragazze, e gli occhi lucidi dei ragazzi.
Vedendo la mano di Edward sul mio stomaco, mia madre si illumina. “Gliel’hai detto?” chiede, già capendo comunque.
“Come ‘Gliel’hai detto?’? Loro lo sapevano già?” chiede Edward, sorpreso.
Scuoto la testa, supplicandolo con lo sguardo di non insistere, non al momento.
Edward alza le mani in segno di resa. “Come vuoi. Ne parliamo dopo, però, eh?” sussurra l’ultima frase sul mio orecchio.
“Buon compleanno, tesoro mio” mormora commossa mia madre abbracciandomi. Mentre saluta Edward, papà viene ad abbracciare me. “Auguri, bambina” sussurra, tenendomi stretta a sè. “Come stai?” chiede, accarezzandomi una guancia.
Prendo un grosso respiro, sorridendo. “Bene. Davvero” rispondo sincera.
“Dunque, Bella. Per i tuoi ventitré anni pensavamo di portarti a cena fuori. Ovviamente, tutto a spese di Edward. Ci stai?” domanda entusiasta Alice, battendo le mani.
“No, no, no! Eravamo d’accordo solo di portarla a cena fuori, cos’è ‘sta storia che devo pagare tutto io?” chiede Edward, arrabbiandosi con la sorella.
‘Eravamo d’accordo’? Edward sapeva tutto? Era per questo che al suo ritorno a casa era così felice?
“Oh, andiamo! Non vuoi pagare la cena alla tua fidanzata?” lo sfida Alice senza esitazione.
“No, a lei la pago molto volentieri, ma perché dovrei pagarlo anche a voi?” continua Edward.
“Perché noi siamo gli invitati, dovrebbe pagare Bella ma pagherai tu. Non è meglio?” chiede soddisfatta Alice.
“No che non è meglio!” esclama ancora Edward.
“Allora preferisci che paghi tutto lei?”
“No, ovviamente no! Ma...”
“Basta Edward! La stai facendo piangere, non vedi? Sei insensibile!” esclama Alice, arrabbiandosi seriamente.
Edward si volta di scatto verso di me, osservandomi. Allargo le braccia scrollando le spalle, facendogli capire che non è vero che piango per colpa del loro litigio. Tutt’altro, ne sono divertita.
Edward si volta verso Alice, ma non c’è più. Rimane a bocca aperta. “Ma dove diavolo...?”
“Te l'ha fatta, amico mio” ghigna Jasper, uscendo dalla casa e raggiungendo Alice.
Emmett scoppia a ridere, seguito dagli altri mentre raggiungo Edward che c’è rimasto parecchio male. “Su, amore...” sussurro, cercando di rimanere seria.
Posa un braccio sulla mia spalla. “Non posso neanche insultarla: sua madre è la mia!” piagnucola.
Lo abbraccio, affondando il viso sul suo collo. “Grazie” mormoro. So perfettamente che ha fatto così per farmi rilassare e ridere.
Mi stringe a sè. “Prego” risponde divertito. Sbuffa un secondo dopo. “Sta di fatto che adesso devo pagare tutto a tutti. Fin quando eravate solo tu e i tuoi genitori, va bene, ma perché pure a quei due bastardi di Jasper e Emmett?” domanda più a se stesso che a me.
Rido. “Per il loro compleanno ti rifarai.” Mi volto, vedendo la stanza vuota. “Dai andiamo, saranno già in auto.”
“Il mio portafoglio ne soffre già, lo sento” sussurra triste.
Lo guardo, presa dall’irrefrenabile voglia di baciarlo. Prendo il suo viso fra le mani, abbassandogli il volto e baciandolo sulle labbra.
Con un gemito strozzato, mi spinge contro il muro, aumentando la passionalità di quello che doveva essere un leggero bacio.
“Che ne dici se il tuo compleanno lo festeggiamo solo noi due, in camera da letto, fra le lenzuola?” chiede Edward, baciandomi il collo.
Sorrido, chiudendo gli occhi estasiata. “Sarebbe una bellissima idea, se gli altri non ci stessero aspettando.”
Si lamenta, scostandosi da me. “Allora andiamo” borbotta prendendomi per mano.
“Aspetta!” esclamo improvvisamente, facendolo voltare verso di me.
“Che c’è?” chiede preoccupato.
“Non posso uscire con questo viso stravolto, Edward. Si spaventeranno tutti!” spiego. Oddio, come dovrò sembrare a Edward?, penso preoccupata.
Sospira, stringendomi. “Sei bellissima così.”
“Questo perché mi ami. Solo cinque minuti, Edward” lo supplico, rassicurata del fatto che non gli faccio poi così schifo.
“Va bene...”
Corro in camera da letto, prendendo il beauty-case e iniziando a passare il copri occhiaie sotto l’occhio e sulla palpebra velocemente. Matita nera sempre sotto l’occhio, ombretto grigio e mascara. Non metto altro sul viso, va benissimo così. Prendo un jeans a sigaretta e una camicia bianca, che infilo dentro i pantaloni. Metto degli stivali scamosciati, i miei preferiti, dal tacco alto cinque centimetri. Scuoto la testa, dando volume ai capelli, lasciandoli sciolti e vaporosi. Metto un po’ di profumo e sono pronta.
Quando scendo, trovo Edward con indosso la giacca che mette in tasca il portafoglio, le chiavi in mano.
“Possiamo andare” mormoro raggiungendolo.
“Sei bellissima” sussurra, attirandomi a sè.
“Dobbiamo andare Edward, a meno che non vogliamo che Emmett inizi con le sue solite battute” ricordo.
Ridacchia, annuendo. “Andiamo.”
Troviamo tutti davanti alle loro macchine, quella dei miei e quella dei ragazzi. “Ce ne avete messo di tempo, eh?” inizia Emmett.
Edward sospira. “Emmett, non iniziare. Bella si è cambiata.”
“Perché tu l’hai spogliata?” ghigna, per nulla intenzionato ad ascoltarlo.
“Oh mio Dio" sussurra sconcertato mio padre entrando in auto. Poverino, non deve essere facile per lui sentire certe battute sulla vita sessuale di sua figlia, penso divertita.
“Dove dobbiamo andare?” chiedo ad Alice, cercando di cambiare argomento.
“Allora, noi ragazze andiamo con la mia macchina, i ragazzi con quella di Emmett. Così potremmo parlare un poco” mormora entusiasta Alice.
Le sorrido, contenta che tutto sia tornato alla normalità. So per certo che i ragazzi vorranno scusarsi con Edward e che si chiariranno, mentre noi ragazze... be’, suppongo lo stesso.
E invece, il viaggio in auto è stato sereno. Nessuno ha parlato di James, del mio comportamento, di quello di Edward... Alice e Rosalie si sono comportate come se ci fossimo appena incontrate e di questo le ringrazio mentalmente.
Arrivati al ristorante, raggiungo Edward, arrivato con i ragazzi e i miei insieme, e lo prendo per mano. “Tutto bene?” chiedo, squadrandolo.
“Sì, i ragazzi si sono scusati, hanno voluto chiarire.”
“E?”
“E adesso è come se niente fosse successo. Un po’ li capisco, James non è solo mio amico, quindi va bene. Abbiamo parlato, gli ho spiegato ciò che provavo per te, quello che provo adesso e loro sono felici che comunque ora vada tutto bene fra noi. Soprattutto adesso che sei incinta.” Gli occhi gli brillano a quell’ultima frase, mentre mi posa una mano sul ventre e l’altra sul fianco. “E con le ragazze?”
“Tutto bene. Non abbiamo parlato di James, abbiamo preferito parlare d’altro.”
Sorride, diventando serio un secondo dopo. Apre bocca per parlare ma la voce di Alice lo interrompe.
“Entrate o no?” domanda, mano per mano con Jasper. Tutti gli altri devono essere già dentro.
“Un minuto” risponde a sua sorella, che annuisce ed entra dentro con Jasper. Si volta verso di me, prendendomi per mano e facendomi entrare nella macchina di Emmett, sui sedili posteriori. “Bella, ascoltami: James sa tutto di noi. Ovviamente, mi odia. A tradirlo non sei stata solo tu, ma anche io. Quindi, anche se adesso non è qui, niente gli vieta di ritornare in città per darmi due pugni” spiega.
Sgrano gli occhi. Non voglio neanche pensarci! “Non...”
“Andrà tutto bene, magari me ne darà solo uno!” esclama, cercando di alleggerire l’atmosfera.
“Non sei divertente, Edward” lo rimprovero, guardandolo storto.
Sospira, rendendosi conto che ho ragione. Poggia la schiena contro il sedile attirandomi a sè. “Ho voluto dirtelo perché non voglio segreti tra di noi, ma mi devi promettere di non preoccuparti. Non permetterò che ci divida” sussurra.
“Non permettere neanche che ti faccia del male”, aggiungo stringendolo forte.
“Gli permetterò solo un pugno, va bene?” Cerca di trovare un compromesso ma sono irremovibile.
“Non se ne parla!” esclamo arrabbiandomi.
“Bella” mormora in tono d’avvertimento.
“Edward” ricambio, fissandolo con astio.
Rimaniamo a fissarci per qualche secondo, lo sguardo di uno che cerca di impaurire l’altro, quando Edward posa la mano sul mio viso e cattura le mie labbra in un bacio lento. “Dai, andiamo” sussurra sorridendomi.
Mi rendo conto che non mi ha promesso nulla per evitare il pugno, ma lascio correre. James, magari, neanche tornerà!
 
E invece è tornato. È questo che penso quando vedo Edward entrare mentre si massaggia la mascella.
“Edward!” esclamo preoccupata, facendolo sedere.
“Bella, calmati, rilassati e respira. Sto bene.” Cerca immediatamente di rilassarmi ma non ci riesce.
“No che non stai bene, non stai bene per niente!” lo rimprovero, e tuttavia prendendo del ghiaccio e avvolgendolo in una pezza, posandolo con rabbia sul punto che massaggiava poco fa.
Geme di dolore, supplicandomi con lo sguardo ma lo fisso arrabbiata. Ben gli sta!
“Amore, sto bene, davvero” continua, cercando di accarezzarmi un fianco ma mi sposto.
“Non toccarmi! Tu... tu sei... Non so neanche cosa potrei dirti senza offenderti!” esclamo, allontanandomi da lui. Sbuffo, ritornando sui miei passi. “Cosa è successo?” chiedo, le braccia incrociate al petto, un piede che batte freneticamente per terra.
“James mi ha dato un pugno, facile da capire no? Ma almeno adesso staremo tranquilli. Nessun debito con lui” spiega, scrollando le spalle come se nulla fosse.
Lo guardo male, passandogli il ghiaccio sul punto colpito.
“Amore, sto bene! Toccare per credere” mi sfida, osservandomi con aria maliziosa.
Apro la bocca per rispondergli bruscamente ma non posso nascondere un sorriso. Cerco di farlo, ma inutilmente.
Vedendo che non sono arrabbiata − non come prima, almeno − mi attira sulle sue gambe.
Lo accarezzo sul piccolo livido. “Davvero stai bene?” chiedo preoccupata. Che James sia tornato, che abbia affrontato Edward... non posso negarlo, ma mi fa stare più tranquilla.
“Sto benissimo. Adesso” sussurra, stringendomi, una mano sul mio ventre. “James mi ha visto e mi ha dato un pugno. Niente insulti, niente parolacce, niente minacce di morte. È James, dopotutto.” continua, la sua guancia sulla mia testa. “Però Emmett mi ha detto che si sta frequentando con una ragazza...”
Alzo lo sguardo per fissarlo immediatamente. “Davvero?” chiedo, interrompendolo.
Annuisce. “Non sarà innamorato di lei, ma la sta frequentando anche solo come amica. Ma chissà, da cosa nasce cosa, no?” chiede divertito.
“Speriamo!” esclamo sospirando. Emmett, Jasper e le ragazze si frequentavano ancora con Jasper ed è giusto così: essere nostri amici non significa rinunciare a James, tra l’altro essendo noi dalla parte del torto!
Edward sospira, stringendomi più fortemente. “Ti amo... Vi amo!” si corregge, baciandomi il collo, le sue mani sul mio stomaco mentre sorrido felice.

Due mesi dopo

È da un po’ di giorni che Edward si comporta in modo del tutto strano. È felice, certo, e non mi fa mancare mai nulla, mi ripete sempre quanto ami me e il bambino che porto in grembo ormai da tre mesi e mezzo, quasi, ma c’è qualcosa che... È strano, semplicemente.
Una bambina mi saluta con la manina quando mi passa accanto, e ricambio con piacere. Sto passeggiando per poter prendere un po’ d’aria, stare sempre a casa non fa bene, e mi rende anche nervosa. E poi oggi è una bellissima giornata, sarebbe un peccato rimanere a casa. Ma forse sarebbe stata la scelta migliore, penso, quando passando vicino una gioielleria e vedo Edward parlare con una commessa. E sorridono.
Una fitta intesa, rabbia, indignazione, e gelosia, mi colpisce, mentre i pugni si serrano e la voglia di spaccargli il naso si fa strada in me. A lui e alla ragazza.
Ma potrei anche fraintendere, penso sperandolo. No, non posso fraintendere, non quando la ragazza gli sfiora il braccio e lui le sorride, passandosi una mano fra i capelli. Sembra imbarazzato. Sbuffo: nessuna scenata di gelosia, io sono superiore! Entro, raggiungendoli. “Edward?” lo chiamo, attirando la sua attenzione.
“Bella?!” Sgrana gli occhi sconvolto quando mi vede, facendomi fremere per la rabbia. Mi sta dando solo conferma ai pensieri su di loro due insieme. “Che fai qui?” continua.
“Potrei farti la stessa domanda” ribatto, squadrandolo attentamente.
“Oddio, Edward! Andiamo, chiediglielo.” La commessa, la stessa che gli aveva stretto il braccio, alza gli occhi al cielo sbuffando e pronunciando questa frase.
La osservo, incuriosita dalla frase. “Chiedermi cosa?” chiedo, rivolgendomi di nuovo a lui.
Lui la guarda malissimo, ma sospira, scrollando le spalle e fissandomi negli occhi così intensamente da farmi tremare le gambe. Sorride imbarazzato. “Avrei voluto chiedertelo in modo diverso, ma a quanto pare...” Lascia la frase in sospeso, prendendomi la mano sinistra e inginocchiandosi davanti a me.
Oh. Mio. Dio. Lo fisso sconvolta, gli occhi sgranati.
Il negozio è pieno di persone che, vedendo un uomo inginocchiato davanti una donna, si fermano a fissarci incuriositi.
“Bella, noi... noi abbiamo fatto tutte le cose in modo disordinato: eri la donna del mio amico, e ti ho conquistato; ci siamo messi insieme, e ti ho messa incinta. Adesso, nonostante stiamo insieme da soli quattro mesi, nonostante tu sia così giovane, nonostante tutto, voglio compiere il passo più importante, quello che avremmo dovuto compiere prima di aspettare nostro figlio.”
È imbarazzato da morire, la voce gli trema, gli occhi sono lucidi, e io non l’ho mai amato tanto quanto in questo momento. Sorrido ad ogni sua parola, le lacrime che premono sugli occhi ma non escono. Continuo ad ascoltarlo.
“Probabilmente è troppo presto, ma sei già incinta, quindi perché non affrettare anche l’ultimo passo?” continua. Senza aspettare risposta, prende l’anello che la commessa gli rivolge con un sorriso, l’espressione commossa mentre mi guarda. “Isabella Marie Swan, vuoi sposarmi?”
Emetto un gemito strozzato, mentre non riesco a non fissare quell’anello piccolo, per nulla appariscente. Una fedina stupenda, veramente meravigliosa. È l’anello più bello che io abbia mai visto in vita mia.
E la risposta può essere solo una, al mondo. “Sì” rispondo emozionata, mentre non riesco più a trattenermi e sul mio volto scendono due sole lacrime.
E mentre tutto il negozio scoppia in applausi gioiosi, Edward si alza per prendermi in braccio. “È la proposta meno romantica al mondo, ma ti devi accontentare” sussurra divertito ed emozionato al mio orecchio.
Si sbaglia, per me questa proposta è stata romantica perché del tutto improvvisa, e già mi basta. Rido però, senza dirgli nulla. Al momento, non riuscirei ad aprir bocca senza scoppiare in lacrime per l’emozione.
La gente inizia a riprendere da dove si era interrotta, chi uscendo dalla gioielleria, chi controllando i vari gioielli messi in vetrina.
Edward mi fa scendere, facendomi toccare il pavimento coi piedi, mentre mi prende il volto fra le mani per baciarmi ed asciugarmi le lacrime. Si volta verso la commessa, che riesco a vedere dalla sua targhetta appesa alla camicia chiamarsi Jessica. “Grazie” mormora commosso Edward, stringendomi senza mollare la presa.
Gli sorride, voltandosi poi verso di me. “Era parecchio indeciso se chiedertelo o meno, per paura che fosse troppo presto per te ma... be’, è un uomo e penso che questa sia già una spiegazione più che plausibile!” esclama, divertita, facendomi sorridere. “Comunque, sono molto felice per voi, e auguri per il bambino!” esclama.
“Grazie” rispondo sorridendole. Adesso, mi sta simpatica.
Dopo averla salutata, io e Edward usciamo, non prima però che lui le abbia raccomandato di salutargli Mike.
“Chi è Mike?” chiedo, fuori il negozio.
“Suo marito” risponde, baciandomi la fronte e prendendomi la mano, pronto a camminare.
“Il marito? Lei è sposata?” chiedo esterrefatta.
Annuisce semplicemente, fissandomi con amore, mentre ci sediamo su una panchina di un parco.
Scuoto la testa. “E io che pensavo...”
“Che cosa, amore mio?” domanda per nulla interessato, mentre mi prende fra le braccia, accarezzando con una mano il mio ventre e con l’altra la mia, sfiorando l’anello.
“Niente, una sciocchezza. Credevo che lei ci stesse provando con te e che tu ci stavi” spiego, sincera. So che me ne pentirò.
Mi allontana per potermi fissare in volto. “Che cosa?” chiede immediatamente, serio.
“Sì, be’: non l’ho mai vista, vi sorridevate... ti ha accarezzato pure il braccio! Che dovevo pensare?” domando.
Scuote la testa. “Mi ha accarezzato il braccio perché mi stava rassicurando sul fatto che tu saresti stata felice se ti avessi chiesto di sposarmi! E ci sorridevano, lei perché si inteneriva per la mia paura, io perché già ti immaginavo con l’anello al dito. E comunque, è un’amica di Alice, è stata proprio lei a parlarmi di Jessica” spiega, facendomi ritornare al mio posto, fra le sue braccia.
“Alice sapeva che dovevi chiedermi di sposarmi?”
“Chi pensi che mi abbia dato consigli sull’anello? Lei, Jessica e Rosalie sono stati di grande aiuto” rivela.
“Quindi anche Emmett e Jasper...”
"Amore mio, anche i tuoi genitori, se per questo. Ci pensavo già da un mese, nel quale ho conosciuto anche Mike una volta in gioielleria, ma avevo paura di un tuo rifiuto...” continua la sua spiegazione, la voce tranquilla.
Posso capirlo, anche io avevo paura della sua reazione quando avevo scoperto di essere incinta.
“Quindi l’anello l'hanno scelto loro?”
“No, l'ho scelto io grazie comunque al loro aiuto. Io volevo prenderti qualcosa di più grosso, ma Alice mi ha detto che sicuramente non ti sarebbe piaciuto, quindi alla fine ho scelto quello che hai adesso al dito” mormora, accarezzandolo.
“E ha ragione. Questo anello è stupendo” sussurro.
Sorride, baciandomi la tempia. “Sono felice che ti piaccia. Adesso ti sei rassicurata, su me e Jessica? Amore, per me esisti solo tu. Non sei solo l’amore della mia vita, sei anche la donna che mi renderà padre, la madre di mio figlio.”Accarezza dolcemente il mio ventre. “Non esiste nessun’altra che possa essere anche solo vagamente paragonata a te” conclude, baciandomi il collo.
“Ti amo” gli rispondo solo, sospirando e chiudendo gli occhi.
“Sei semplicemente tutta la mia esistenza” continua, mentre cattura le mie labbra in un dolce bacio.
Sorrido, gustando appieno il sapore delle sue labbra e quello della vera felicità.

 

   
 
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