Ecco fatto! In queste lunghe
settimane ho impiegato tempo ed energie per poi probabilmente cannare in pieno
la prova intracorso di fisica tecnica... ma per rilassarmi e tirarmi un po' su
il morale, ho voluto scrivere questo nuovo capitolo. Vi lascio alla lettura, ma
prima vorrei ringraziarvi tutti per essere arrivati fin qui e per le belle
recensioni che ho trovato in questi giorni ^*^;
@lemnia: Sono felice di averti incuriosita! Anche io attendo con ansia il
seguito de "L'ultimo treno"... *___*;;
@Angelo_nero: Ti ringrazio per le tue parole!>***<;; In effetti io odio Kira, ma voglio
caratterizzare e
mettere in risalto il volto di Light, quello umano, anche se in una situazione
abbastanza particolare. In questa sede, il punto di vista è principalmente il
suo. *incrocia le dita, sperando di non finire per scrivere solo cavolate xD*.
@Rika_chan_fma: Gentilissima!^*^; Happy ending? Fine? Chissà, chissà!^___^;; No,
non mi prendo gioco di te, però ti confesso che anche io sogno un finale non
tragico per questi due ragazzi, e spero davvero, un giorno, di riuscire a fare
in modo che si realizzi.
@Shirahime88: Ah, alla fine qualcuno l'ha letta la scritta. xD Cercherò di
steganografare (che brutta parola.. °_°; ) in modo più difficile le prossime. xDD Nonostante la
reazione di L venga descritta dal punto di vista di un Light molto combattuto e
confuso, spero che questo capitolo sia stato di tuo gradimento!=*
@Kira7: Si, ben ritrovata, Raitina convinta!xD Nah, quel forum è
un covo di matti! (E noi due ne facciamo parte, bwahahaha!!+o+; ) Oddio, grazie
per la recensione, redatta a...quell'ora così...insolita!°____°;;; Mi ha fatto
tantissimo piacere!^^;
@DarkRose86: Chu!^*^ Nessuna mia ficcy supererà mai
le tue, e questo è un assioma indiscutibile. xD Sai quanto mi piace il tuo modo
di scrivere! Però sono lieta, tesora mia, di averti fatto apparire più simpatico
Light! Io non ho alcun segreto, scrivo solo ciò che penso, e spesso non lo
faccio per pubblicarlo: per questo molte volte ho paura di non essere
all'altezza dei favolosi ff-writer che *infestano* questa sezione. *___*;
@Margaron, Freija, Lawrence: Ecco, fatto, continuata!^*^;; Spero di non deludere
le vostre aspettative. >***<;; Grazie per tutto!!
~ A battle with fate ~
Pentimento. II. Porta.
Fu la luce che filtrava dalle tende a svegliare Light.
Il sole era sorto da appena poche ore, ma velocemente aveva scacciato ogni
residuo della notte, lasciando il posto ad un’alba tanto chiara quanto
fastidiosa. Irritato, il volto del ragazzo si contrasse, mentre le dita facevano
istintivamente presa sulle lenzuola.
Rassegnato, Light si costrinse infine ad aprire gli occhi.
La prima cosa che vide fu L: probabilmente sveglio da tempo, il giovane
detective stava accovacciato su una poltrona accanto al letto, carezzandosi
lentamente le labbra con le dita. Fissava la parete di fronte con occhi vuoti,
perso in chissà quali pensieri. Quando si accorse che lui era sveglio, si
voltò nella sua direzione.
"Buongiorno," disse semplicemente.
Ma quella voce profonda e tranquilla turbò profondamente Light che, immobile, fissò
il ragazzo davanti a lui come se fosse un fantasma.
Non vi era alcun torto in ciò: L era davvero un fantasma, la diafana parvenza di un passato che da
tempo Light aveva annegato nel sangue, nero, che insozzava la sua anima.
Light aveva dimenticato quel passato. Aveva dimenticato L. Ed ora che lui era di
nuovo al suo fianco, Light era confuso. Nelle sue memorie, non c’era più quella
voce che lo chiamava; non c’era più quel profumo dolciastro che aleggiava per le
stanze in cui lui abitava, né quegli occhi penetranti che parevano leggergli
nella mente: niente. Per sopravvivere, non aveva lasciato più
niente di lui.
[ Anche
se, in realtà, c'era una cosa che non aveva potuto dimenticare: l'amara
rassegnazione che aveva letto in quegli stessi occhi, prima che si chiudessero
per l'ultima volta.
Quell’immagine lo aveva perseguitato per troppe notti, perché potesse
cancellarla dalla sua memoria. ]
L si alzò in piedi, infilando le mani nelle tasche dei jeans logori. "Come ti
senti?" domandò, senza troppe cerimonie.
"Ryuzaki..." sibilò l'altro, incredulo. “Io… noi… siamo…”
”Morti,” sussurrava la voce dentro di lui. “Morti…”
”…morti…?” concluse infine, più stupito che spaventato all'idea.
L, tornato a fissare la parete, a quelle parole inarcò impercettibilmente le
sopracciglia. “Perché dovremmo?” chiese con calma, dopo alcuni secondi di
silenzio.
Il bel viso di Light si adombrò, quando l’altro gli poggiò una mano sulla
spalla.
”Light-kun, sei sicuro di sentirti bene?”
”Idiota,” sibilò lui, levandogliela con un gesto nervoso che non gli si addiceva
affatto. “Tu sei ancora vivo!”
Per evitare di perdere l’equilibrio, L fu costretto a fare un passo indietro.
”Già,” rispose però con tranquillità; mentre fissava nuovamente la sua
attenzione su Light, riportò il dito alle labbra, assumendo un’espressione che potrebbe
definirsi interessata.
L'altro lo ignorò. ”Com’è possibile?!” si stava chiedendo, il respiro
sempre più veloce. Tutto ciò era per lui assurdo, contro ogni logica: anche
ammettendo che lui, Light Yagami, potesse essere ancora vivo, L, L Lawliet,
era morto.
Morto e sepolto, da anni!
Come poteva, ora, essere di nuovo qui? Non aveva senso! E anche se fosse, L
aveva sempre sospettato che lui fosse Kira.
Quante volte glielo aveva detto in faccia! Perché mai dunque rivolgersi a lui, il feroce assassino a cui aveva dato la
caccia fino alla morte, con quel tono così disinvolto?
Quel dannato, dopotutto, era solo un ipocrita? O forse, si stava prendendo gioco
di lui?
”Giusto…” realizzò infine Light.
Forse… Forse quella era semplicemente la sua vendetta.
Ma se era così… che cosa voleva il fantasma di L da lui? Non si era già arreso, rivelandogli di essere Kira? Cos’altro voleva ancora, quel bastardo?
Torturarlo lentamente, fino a farlo impazzire?
Se era quello, ci stava riuscendo benissimo… Light sentiva la sua razionalità
abbandonarlo come sabbia che scivola via dalle dita. Pensieri,
ricordi ed idee contrastanti si affollavano nella sua mente, e lui non sapeva
quale scegliere, cosa fare.
Si portò una mano alla testa, che aveva iniziato di
colpo a dolergli.
[
Doveva trovare una via d’uscita…
Doveva… riprendere il controllo… ]
”Light-kun….”
Light si asciugò la fronte con una manica della maglietta. Era accaldato ma
continuava a sudare freddo, ed aveva la nausea.
Non ci capiva più niente… Tutta colpa di quei
ricordi. Di quei maledettissimi ricordi che gli annebbiavano la testa.
”Basta!”
Con un gesto nervoso, Light si tolse di dosso le coperte per rimettersi in
piedi, ma prima che potesse farlo, L lo afferrò per le
spalle, buttandolo di nuovo giù, sdraiato, sul letto.
Fu in quel preciso momento che Light si accorse che L non aveva più la manetta
al polso sinistro, così come lui non aveva più quella al polso destro. Al loro
posto, una profonda cicatrice rossastra li marcava entrambi. Il castano concentrò
sulla sua la propria attenzione: l’aveva
guardata spesso, dopo la morte di L. Quella cicatrice non faceva altro che
ricordargli il peccato che, da solo, gli faceva meritare il girone più profondo
dell’abisso infernale: assassinando a tradimento il suo avversario lui, Light Yagami, aveva ucciso il suo
migliore amico.
[ Già, strano a dirsi, vero?
Alla fine, aveva vinto la sfida; ma solo perché aveva barato.
Ne era consapevole; non ne aveva mai dubitato. L non si era neanche degnato di
nascondergli l'odio che provava nei suoi confronti. Lui, invece, si era
prostrato in terra come un verme, giurandogli amicizia e fedeltà. Ipocrita,
aveva strisciato fino ai suoi piedi con aria sofferente, ferita, e quando l'altro si era
chinato per tendergli la mano, si era rizzato e gliel'aveva strappata,
insieme alla vita,
scagliando il suo morso letale di serpente. ]
Era stato in quel momento che Light aveva compreso a fondo la semplice brutalità
del nomignolo che gli avevano affibbiato.
[ kira
killer
- assassino - ]
Da quel giorno, la lucidità della sua follia aveva preso il sopravvento sulla
sua coscienza ormai a brandelli. Con il passare degli anni, ricordava Light, il
sangue che gli macchiava la pelle era divenuto violaceo, quindi nero, ed infine,
lentamente, si era riassorbito, lasciandogli sul polso solo un sottile segno
bianco. Indelebile.
Ora, invece, la ferita era più viva che mai.
Dunque era così…
Allora… allora questa non era la punizione per i suoi peccati, allora erano
davvero entrambi vivi.
Allora, per quanto fosse incredibile, forse con la sua morte era tornato
indietro nel tempo.
Ma se era così, e ciò che era accaduto quella notte non era stato un sogno…
"Perché..." iniziò d’istinto ma L, sopra di lui, lo interruppe bruscamente,
premendogli una mano sulla bocca.
"Non parlare,” disse, cupo. “Light-kun, hai la febbre alta. Stanotte hai
iniziato a delirare, dicendo di essere Kira. Subito dopo, mi sei svenuto
addosso".
Light si liberò da quella presa fastidiosa. ”Delirare?!” ripeté. Strinse i
denti, mentre una serie di ipotesi si fece largo nella sua mente: ora aveva
capito perché L appariva così tranquillo, ed anche perché gli aveva tolto le
manette. "Ryuzaki, io... non stavo delirando," spiegò.
L fece schioccare la lingua, scuotendo la testa in segno di diniego. "Hai solo
bisogno di un po' di riposo. Resta qui per oggi," disse a testa bassa,
staccandosi da lui.
"Non stavo delirando," ripeté il giovane, con determinazione.
Ma L aveva già raggiunto la porta, e stretto la maniglia fra le mani. "E' colpa
mia, lo ammetto,” mormorò con aria assorta. “Ieri pomeriggio ti ho stressato,
con i miei discorsi sul fatto che tu potessi essere stato Kira, e che stessi
pianificando di uccidermi.
Light-kun, sappi che affermando davanti a tutti che alla prima occasione tu mi
avresti sicuramente ucciso, ti stavo mettendo alla prova: ero sicuro che, se eri
innocente, le mie parole ti avrebbero ferito profondamente. Così è stato. Ma non
pensavo che tu fossi così sensibile. Forse ho davvero esagerato," gli confessò,
di spalle.
Light, pur non sapendo a cosa si riferisse L, non poteva credere alle sue
orecchie. "Ma... Ryuzaki, mi stai prendendo in giro?” replicò. “Quello che dici
non ha senso, lo sai benissimo. Tu non hai mai pensato che io potessi essere
innocente: hai sempre sospettato che io fossi Kira, e pur di trovare le prove mi
hai costretto per mesi a restare ammanettato a te. Tu aspettavi solo un mio
passo falso per avere la certezza che io fossi quel mostro, ed ora... ed ora che
finalmente io mi sono arreso e te l’ho confessato, tu… tu non mi credi?!".
" ‘Confessato’…? " L si voltò appena, per lanciargli un’occhiata ironica. "Yagami-kun,
forse non hai capito. Tu mi hai già dimostrato di essere innocente. Ed ora, come
ben sai, abbiamo prove concrete che Kira sia Higuchi della Yotsuba. Attualmente,
puoi dire ciò che vuoi, ma non sperare che io creda che tu sia Kira, soprattutto
se me lo gridi a notte fonda, fuori di te, dopo esserti svegliato di colpo da un
incubo dovuto alla febbre,” disse e poi aggiunse pensieroso, toccandosi di nuovo
le labbra: “A proposito, spero che tu non me l’abbia passata”.
Light arrossì, ma solo a causa della rabbia crescente che tentava di reprimere.
"Ryuzaki, cosa diavolo speri di ottenere con questa recita?"
"Light-kun..." L fece scattare la serratura, "...riposa ora," disse, ed uscì
dalla stanza.
"…"
”Maledizione…”
Light crollò sul letto, tastandosi la fronte: era vero, bruciava
come l’inferno. Ma no, non era delirio: era tutto vero.
[ Lui era Kira, o
perlomeno lo era stato, e Ryuzaki lo sapeva, e stava recitando. ]
E, no, non aveva sognato: i suoi ricordi, seppur confusi, erano troppo vividi.
[
La morte di L, che lui stesso aveva programmato... Misa... Takada... la Yotsuba…
suo padre... Sayu… ed il sangue… fuoriuscito dalle ferite che gli aveva
procurato Matsuda, sparandogli, il volto deformato in
un’espressione di furia animalesca. Non avrebbe mai immaginato che il timido
Matsuda avesse potuto ridursi così: ma lui era sconvolto dal suo tradimento, dalla cruda verità che gli avevano
sbattuto davanti, l'avrebbe ucciso a mani nude, se solo avesse
potuto farlo. E quel ragazzino che somigliava ad L, quel...quel... come
si chiamava…? ]
No, no, non se lo era sognato, lo aveva visto davvero!
Quel ragazzino... lo aveva accusato di essere Kira. Lui era corso via,
supplicando aiuto, ma era ferito, e poi... poi...
...
...come... come mai ora non ricordava più?
****
****
L, seduto alla sua scrivania, sfogliava alcuni rapporti con aria assorta. Forse
non se ne era accorto, ma era ormai più di mezz’ora che leggeva e rileggeva
sempre lo stesso foglio, un profilo psicologico che lui stesso, la sera prima,
aveva tracciato per quel tale Kyosuke Higuchi.
In teoria, poiché ogni singola azione o pensiero di un individuo è influenzato
dalla personalità che si costruisce in base alle sue esperienze di vita,
analizzandola a fondo si può essere in grado di prevedere il comportamento medio
e le reazioni in situazioni critiche di tale individuo.
Per farla semplice, è la
classica storiella della persona timida che non potrà mai diventare leader di
un’azienda, o del figlio di papà che non si abbasserà mai ad accettare un lavoro
di scaricatore di porto; entrambi, però, se posti nelle giuste condizioni
fisiche e mentali, possono trasformarsi
in potenziali assassini.
Higuchi aveva una personalità fin troppo facile da analizzare: figlio
illegittimo di uno dei dirigenti della Yotsuba, aveva ottenuto il suo posto di lavoro solo grazie
a raccomandazioni o ricatti a suo padre; chiunque avrebbe capito che la sua mente era occupata
solo da
ossessione di rivincita e vendetta, narcisismo, prepotenza ed orgoglio
smisurato, atti a ricoprire la propria debolezza interiore, il terrore di non
essere all’altezza, di essere un figlio scartato perché inutile.
Persone del
genere tendono a crollare non appena un pezzo del fragile castello di carte su
cui hanno eretto il proprio piedistallo viene a mancare. Ed L, con il suo piano,
aveva intenzione proprio di colpire uno di quei punti. Higuchi avrebbe cercato
di restare in piedi, ma compresa l’inutilità della lotta avrebbe perso il
controllo, rivelando i suoi segreti, ed infine sarebbe caduto, sfinito,
accartocciandosi su sé stesso come una foglia secca.
Certo, persone come Higuchi erano facili da analizzare. Ma Light, Light…
…chi diavolo era Light Yagami?
L aveva provato più volte a studiarlo, quel diciannovenne così brillante ed
oscuro, ma lui era sempre riuscito a spiazzarlo. Era diverso da qualunque altro
essere umano avesse mai incontrato. Tracciare un suo profilo era a dir poco
impossibile: Yagami era ambiguo, inafferrabile, ossessionato; cinico e
disincantato, eppure viveva per i suoi sogni; impulsivo, passionale, eppure al
tempo stesso freddo e calcolatore.
L era convinto che neanche Freud sarebbe stato in grado di buttare giù qualcosa
di decente sulla personalità di Light. A volte, pensava che lo stesso
Light non fosse in grado di dominare gli istinti contrastanti che lottavano nel suo
petto. Ma sempre, alla fine, arrivava alla conclusione che la risposta alla
sua domanda fosse molto più vicina di quanto pensasse.
Il detective sollevò lo sguardo sullo schermo spento del computer davanti a lui,
scorgendo in esso non il proprio riflesso, ma quello del ragazzo dai capelli
castani, che lo fissava di rimando.
Si, forse era proprio quella la risposta.
[
E forse, era anche quello il motivo per cui stava esitando così tanto nel
prendere una decisione. ]
Tornò al suo rapporto. “Ti avevo detto di riposare,” disse ad alta voce.
Light, che fino a quel momento era rimasto in piedi sulla soglia della stanza,
fece qualche passo verso l’interno. Si era gettato addosso un jeans chiaro su
una maglietta nera un po’ attillata; ciò faceva risaltare il suo fisico
perfetto, ma di certo non migliorava l’espressione tirata che aveva sul volto, o
l’impressione di stanchezza fisica e mentale che traspariva dai suoi movimenti:
il ragazzo sembrava essere appena uscito da una lunga e cruenta battaglia interiore,
che probabilmente aveva fatto molte migliaia di morti.
"Ti devo parlare," replicò lui in tono fermo, arrivandogli alle spalle. "Riguardo
stanotte. Io-"
"E’ stato un incubo," ripeté L, con lo stesso identico suo tono, prendendo un altro foglio.
Light strinse i pugni. "E' vero," ammise. "Me ne sono reso conto anche
io".
L'altro sfogliò una pagina.
"Ma… nonostante tutto, Ryuzaki...".
"Dimmi".
Light dischiuse le labbra.
[ "Mi dispiace". ]
"Mi dispiace,” ammise.
[ " Perdonami, Ryuzaki.
Per tutto ". ]
Lentamente, L si girò verso di lui, ed i loro sguardi si incatenarono.
Si fissarono a lungo, senza parlare: non
c’erano parole che potessero descrivere ciò che provavano entrambi.
Dopo quella che sembrò loro un'eternità, L indicò i fascicoli impilati sulla sua
scrivania: ”Già che sei qui, mi daresti una mano con questi? Ho paura che tu sia
l’unico che possa farlo,” disse.
Light rimase fermo per qualche istante. ”Certo,” annuì infine. C’era sollievo
nella sua voce.
”Perfetto,” commentò allora L, abbozzando un sorrisino.
Sedendosi accanto a lui, anche Light incurvò le labbra in un sorriso.
[ Agonizzante nell'oceano della sua mente, naufrago in balia dei viscidi
ricordi e pensieri e rimorsi che lo annegavano, aveva annaspato per un tempo
infinito in cerca della terra, di un'isola, di un qualsiasi appiglio che potesse
salvarlo dalla fine. Quando ormai essa gli si era già attorcigliata alla gola,
stringendo inesorabile, mozzandogli il fiato, aveva visto una luce, aveva
trovato un punto su cui poggiare i piedi, aveva afferrato quella mano tesa.
Si, alla fine, aveva fatto la sua scelta. ]
Light aveva scelto di fidarsi di Ryuzaki.
Ed improvvisamente, una porta si era schiusa davanti a lui, e lui l'aveva
oltrepassata. Tutto era
diventato più chiaro: quel futuro lontano, che tanto lo aveva tormentato, aveva
cominciato a dissolversi: volti, nomi, azioni, pensieri, ogni cosa svaniva
rapidamente. Quello di quella notte, come diceva L, era stato davvero
solo un incubo, e fortunatamente lui lo aveva già quasi del tutto dimenticato.
Lui non era Kira.
Forse quel sogno era stato un avvertimento, forse L, il giorno prima, lo
aveva davvero ferito a livello inconscio [ anche se non ricordava bene cosa gli
avesse detto o cosa fosse successo il giorno prima…ma probabilmente era dovuto
solo alla febbre]. Ma se ciò era servito come test finale per provare la sua
innocenza, allora andava bene. Poteva perdonarlo, per questo suo ennesimo
giochetto. Ad ogni modo, ora non c’era più tempo per le esitazioni: dovevano
concentrarsi sul caso, per portarlo, finalmente, a conclusione.
Soprattutto dopo aver fatto quel sogno, Light non avrebbe mai lasciato che Kira, quel
folle omicida, gli strappasse le persone a lui care.
Lo giurò, sulla sua vita.
Lo avrebbe catturato, senza alcuna esitazione, e lo avrebbe eliminato.
Con le sue stesse mani.
A qualunque costo.