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Autore: addictedtokenji    06/05/2013    0 recensioni
Denise, nel 2002, è una ragazza sedicenne che non ama particolarmente la musica e non crede nell'amore. Tutto cambia con un incontro 'speciale'.
Nel 2013, è una ragazza quasi trentenne, che continuerà a credere nei suoi sogni.
*Storia di due capitoli. Volevo fare un'unica OS, ma era molto lunga, perciò ho diviso questa piccola storia in due soli capitoli.*
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chester Bennington, Mike Shinoda, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                 2013
 
Ero iscritta a Linkin Park Underground da almeno due anni; adoravo quella band, era il mio tutto; riusciva a farmi sentire completa, ogni giorno, quando quotidianamente infilavo nelle mie orecchie le mie amatissime cuffiette. 
Avevo ventisette anni, e lavoravo come infermiera in un ospedale, a tempo pieno. Certo, avevo poco tempo da dedicare al pc, ma non potevo addormentarmi senza aggiornare il mio profilo. 

Era una mattina di settembre e stavo controllando le tappe, quando notai nelle loro prossime mete: ‘Italy, Milan’. Non potevo crederci, iniziai a saltare di gioia, nonostante avessi quasi trent’anni, ero paragonabile ad una ragazzina di tredici, ma poco importava, mi piaceva essere fan di una band così. Subito entrai nel M&G e feci domanda. Prenotai i biglietti che la settimana dopo arrivarono. Il pomeriggio prima del concerto controllai la mia email e sì… avrei incontrato presto i Linkin Park. 

Non potevo crederci, ero stata selezionata per il M&G. Iniziai ad urlare di gioia. Certo, Mike e Rob erano cambiati, perfino Chester non sembrava il solito stronzo con la battutina pronta. Mike mi sembrava più maturo, in Rob invece, notavo solamente cambiamenti nell’aspetto fisico, ora aveva i capelli lunghi ed un paio d’occhiali con la montatura fine. 

‘Che ne sai, magari mi riconoscono.’ Pensai tra me e me.

Credo sia impossibile. Sono passati undici anni, e, anche se non sono cambiata molto, non potrei di certo essere riconosc… mi fermai di colpo. Subito ripensai alla bacchetta e al regalo di Rob. 
La presi, l’avevo riposta nel mio comodino, nonostante avessi cambiato casa. Quando me la regalò condividevo ancora la casa con mia madre, ma ora, sono in un piccolo appartamento a Milano, in Italia. 
Mi preparai in fretta e in furia ed arrivai nel luogo descritto nell’email mezz’ora prima, se non di più.
Ero da sola, iniziai a preoccuparmi e farmi inutili paranoie. E se non fosse questo il luogo? Se avessero annullato tutto? Se il M&G fosse dopo il concerto? Finalmente i miei complessi svanirono quando trovai di fronte a me una ragazza con la mia stessa maglia, con al collo il mio stesso pass. Ci sorridemmo, avrà avuto sedici anni… come li avevo io quando li incontrai per la prima volta. Iniziai a perdermi nei miei pensieri quando quella ragazza mi disse:

‘Anche tu qua per il M&G, eh?’ 

‘Sì, sono davvero contenta.’ Risposi sorridendo.

‘Anche io, sono la mia vita; assolutamente la mia band preferita! Li hai visti ad Imola nel 2011?’ mi chiese.

‘Purtroppo no, ero impegnata con alcuni esami e lo studio, ma oggi rimedierò.’ 

‘Quindi non hai mai partecipato ad un loro M&G…’ disse.

‘Già…’ risposi.

Eccome se lo avevo fatto, esattamente undici anni fa, due anni dopo l’uscita di Hybrid Theory, il loro capolavoro. Rob mi aveva anche regalato una bacchetta. Mentre mi perdevo nei miei pensieri, arrivarono altre persone tutte elettrizzate e davvero contente, ragazze e ragazzi dai quindici ai trent’anni. Io ero una ventisettenne con un sogno da finire, e con una bacchetta sola nella mano destra che tenevo stretta come se fosse una cartolina d’amore.

‘Suoni?’ mi domandò la ragazza.

‘Ehm, questa? No… è una lunga storia.’ Risposi sorridendo e balbettando.

‘Ho capito, il tuo ragazzo suona e vuoi far autografare la tua bacchetta da Rob.’ Mi sorrise.

‘Già… proprio così.’ Risposi sorridendo evitando il terzo grado.

Arrivarono. 

Eccoli, erano lì, mio dio, porca puttana, cazzo, cazzo, oddio. 
Queste erano le uniche parole che uscivano dalla mia bocca, assieme ad altri balbetti che non riuscivo a decifrare neanche io. Tutti quanti urlammo e Mike provò a zittirci scherzando, ma invano. Eravamo tutti eccitati, c’erano ragazzi che stavano vivendo il loro sogno e genitori che vedevano negli occhi dei loro figli la gioia immensa. 

Ci sistemammo in fila in modo tale da farci autografare i vari poster o album portati dai vari Soldiers, da quei sei.
Rob era il primo che passava, seguito da Brad, Joe, Mike, Dave e Chester. 

‘Perfetto.’ Pensai.

Mi misi per ultima. Mi raggiunse.
Era davanti a me, uno dei miei batteristi preferiti era davanti a me, non riuscivo ancora a crederci. Al contrario degli altri, non avevo album o altro, solo la bacchetta che gli misi sotto gli occhi; lui non mi guardò in volto, era intento ad autografarla. Aveva nella tasca due bacchette della stessa marca. Erano uguali. Stava per finire la firma, quando inquadrò meglio l’oggetto nella mia mano.

‘Non potrà riconoscerla, Denise. Sono passati undici anni…’ pensai.

Alzò lo sguardo e mi guardò negli occhi.
Non ero cambiata quasi per niente, al contrario suo.

‘Den…Denise?’ mi domandò.

Gli sorrisi.
Mi aveva riconosciuto, non riuscivo a crederci, stavo per morire, lo abbracciai istintivamente. Gli altri ci guardarono. Rob si staccò da me e fece cenno a Mike di raggiungerlo.
Cavolo se era cambiato anche lui, si era fatto crescere la barba, i capelli non erano rossi come un tempo, e non aveva più gli orecchini. Gli occhi erano rimasti con quella fantastica forma allungata. Rob lo guardava sorridendo indicandomi. Mike non capiva. 

‘Busta della spesa, undici anni fa, le uova rotte, il latte per terra…’ feci io.

Notai che il suo sguardo era perso, stava sicuramente cercando di mettere a fuoco il ricordo. Passarono tre, quattro secondi che urlò.

‘La ragazza della spesa!’ Mike e Rob risero.

Con loro anche io. Non potevo crederci, dopo undici anni mi avevano riconosciuta, nonostante non fossi mai andata ad un loro concerto. 
Abbracciai anche lui. Infondo, non erano tanto cambiati, erano rimasti gli stessi bambini di sempre.
Ci raggiunse anche Chester. 

‘Ehi Chester, ti ricordi la ragazza della spesa, undici anni fa?’ chiese Mike.

Chester sembrava spaesato. Era quel Chester? Quello che conobbi io con il labret, ed i capelli tinti biondi? 

‘Ci hai provato con me.’ Feci io, sorridendo. ‘E mi ammiccavi sempre…’ aggiunsi.

Mi sorrise anche lui, ed iniziò a ridere. 

‘La ragazza perduta di Mike!’ fece quasi strillando.

‘Già.’ Ammisi ridendo, imbarazzata. 

Poco dopo fu il tempo di Joe, che incuriosito dalle risate si era appostato vicino Chester.

‘Adesso te lo chiedo l’autografo…’ dissi a Joe. Mike mi sorrise ricordandosi la scena. 

‘La ragazza della spesa!’ Fece Chester. Joe si illuminò subito.

‘Quella con cui mi hai rotto le palle per mesi interi sperando di poterla incontrare un’altra volta!’ strillò lui contento, indicando Mike.

Stavo diventando rossa, completamente. 
Ero a loro agio con loro, mi trovavo bene, come la prima volta, nonostante fossero passati undici anni. Tra risate e sorrisi erano passati venti minuti, ed il concerto iniziava a breve. Mike, Joe, Brad, Rob e Dave uscirono dalla sala, e Mike si girò per salutarmi con l’occhiolino. Rob, invece, tornò verso di me, e mi regalò un’altra delle sue bacchette sperando di non essere visto dai ragazzi che cominciavano a fissarmi male…

‘Così ora ne hai due, nel caso volessi suonare.’ Mi disse sorridendo.

‘Grazie, Rob.’ Lo abbracciai nuovamente.
 Non me ne fregava del concerto, degli sguardi assassini che avevano gli stessi fans su di me, niente, volevo ed avevo bisogno di quell’abbraccio che sembrò durare un’eternità.
Mi salutò con la mano, ed uscì. Chester era ancora a scherzare con alcuni fans, ad abbracciarli, che tenero.

‘Sarà maturato.’ Pensai. Sorrisi. 

Mi si avvicinò un’ultima volta… gli tesi la mano, lui me la strinse.

‘Denise Bennet, comunque.’ Sorrisi.

‘Chester Bennington.’ Mi disse lui imitando il mio stesso tono… sorrise anche lui.

‘Undici anni fa volevi sapere il mio nome.’ Rivelai.

‘Ti reputavo carina… se non ricordo male.’ Mi confessò sorridendo. In fondo, era come se stessi parlando con un fratello maggiore.

‘Ricordi bene.’ Feci io, sorridendo.

Si staccò da me, doveva andare a prepararsi. Mi salutò con un cenno del capo ed un sorriso stampato sul volto.
Era finito. Mezz’ora di puro sogno. Stavo sognando, lo so. Non poteva essere verità. Mi avevano riconosciuto, nonostante fossero passati undici anni. 

Iniziò il concerto ed a fine giornata non ebbi più voce. Tornai a casa sfrenata e poggiai le bacchette, una autografata, e l’altra no, sul comodino. Sorrisi.

‘Ma sì, dai, le lezioni di batteria posso pagarmele benissimo.’ Pensai tra me e me.

Linkin Park, un nome di una band che mi è stata vicino, sempre; ogni singolo momento della giornata. Un nome che sapevo che avrei ritrovato nelle migliori classifiche. Un nome che sapevo, che avrei ritrovato in una pagina di Wikipedia, con tantissimi fans, come me. Ed un nome che sapevo che avrei ritrovato, indelebile, nel mio cuore. 
  
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