Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Blackmoody    08/05/2013    1 recensioni
Nel frattempo l’agente Hill si era spostata in un angolo, la fronte corrugata e due dita premute sul proprio auricolare come se stesse ascoltando qualcosa con estrema attenzione:
«Signori, devo interrompervi. Ho appena appreso novità importanti da Boston.» annunciò infatti, e i suoi occhi grigi saettarono nervosamente da Fury a Thor.
[...] «Diversi invasori sono stati uccisi prima che la nostra squadra di ricognizione giungesse in città, e non a opera dell’esercito o dei civili. Molti testimoni hanno confermato di aver visto un’auto decappottabile di marca italiana color verde oliva sfrecciare per le strade con a bordo due persone armate che hanno attaccato i nemici in almeno due differenti occasioni per poi scomparire verso le campagne. Una di esse portava in testa un elmo cornuto.»

Erin Anwar è una midgardiana giovane, brillante e arrogante. Non ha poteri o strani segreti, solo una mente particolare – e non brama l'asservimento. Non per se stessa, sicuramente. Il giorno in cui la sua strada incrocia quella di un certo dio asgardiano sarà un giorno che almeno due mondi ricorderanno a lungo.
Post-Avengers, diciassette capitoli, EPIC BADASSERY.
microcorrezioni 2O14
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Majestic Tale of the Mischief Maker and the Flute Maiden'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
13

 

13.

Burn it to the ground

 

 

 

 

 

 

L’allarme generale fu lanciato l’indomani mattina di buon’ora.

Alle prime luci dell’alba l’intera base dello S.H.I.E.L.D. risuonò di passi e voci concitate, e tra i corridoii e le sale di monitoraggio vi fu un un gran viavai di agenti e specialisti dalle espressioni ansiose e ancora annebbiate dal sonno.

Erin e Loki, che si erano addormentati assai tardi allacciati l’uno all’altra su uno dei piccoli letti dell’alloggio, si svegliarono di soprassalto nell’udire quel trambusto, e subito l’asgardiano intuì che Thanos era vicino e che tutto si avviava a compimento.

L’irlandese indossò in fretta e furia un paio di jeans scuri, una canotta bianca e i suoi soliti stivali di cuoio chiaro e corse a sciacquarsi la faccia mentre alcune guardie bussavano alla porta pregando lei e il dio di seguirli al centro di controllo del quartier generale; prima di uscire si ricordò distrattamente di prendere la custodia del flauto magico, e seguendo il compagno e gli uomini in nero scrollò il capo per darsi una svegliata. Le avrebbe fatto bene un caffè, pensò scioccamente, ma certo quello non era il momento adatto per chiederne uno.

Nick Fury e Maria Hill erano già sul posto ad attendere i Vendicatori e il Duo degli Inganni, assieme a Thor, Jane Foster ed Erik Selvig, e nessuno di loro aveva l’aria di aver chiuso occhio. Erin gettò uno sguardo agli schermi sottili che baluginavano come impazziti tutt’intorno e riconobbe una ripresa satellitare della base e della zona circostante: vi si muovevano una miriade di piccoli punti luminosi che aumentavano di minuto in minuto e che andavano cingendo il complesso dello S.H.I.E.L.D. in un ampio cerchio.

« Cosa diamine significa questo? » chiese la musicista indicando l’immagine.

« Che siamo sotto assedio, temo, signorina Anwar. » rispose Bruce Banner, appena entrato nella stanza; dietro di lui venivano Tony Stark, sfacciatamente in pigiama di raso, e Pepper Potts avvolta in una vestaglia leggera. Il direttore annuì:

« Sembra un esercito. Un grosso esercito. Hanno fatto prima del previsto. »

« E a nessuno viene il dubbio che lui c’entri qualcosa? »

Clint Barton, giunto in quell’istante e pronto all’azione nella sua tenuta da combattimento, puntò un dito contro Loki con fare accusatorio, Natasha Romanoff a spalleggiarlo; l’asgardiano aprì la bocca per ridere di loro e sviarne i fondati sospetti, e inaspettatamente Stark lo prevenne: « Oh, ma lui c’entra qualcosa, in effetti. Abbiamo monitorato la toccante conversazione tra voi fratellini, ieri sera, e il fatto che tu abbia deciso di unirti a noi anche per attirare qui il nemico è piaciuto sia a me che al direttore. Ottima mossa, piccolo cervo. »

« Questa me l’avevi già detta. Stai diventando prevedibile. » lo schernì il dio.

La russa pose d’istinto una mano sul calcio della pistola che recava al fianco:

« Dovrebbe essere una buona notizia? Magari la trappola è a nostro sfavore, visto che siamo circondati come topi in una gabbia. » disse in tono lugubre.

« E secondo te io e Loki ce ne staremmo qui con voi, assediati da un branco di alieni incazzati, se il giochetto mirasse a fregarvi? Dacci un taglio, ti prego. » sbottò Erin sorprendendo tutti. Cominciava a sentirsi nervosa e ne aveva abbastanza di illazioni inutili e perdite di tempo che non giovavano a nessuno: « Siamo asserragliati e inferiori di numero come i Rohirrim al Fosso di Helm, non lo nego, ma d’altro canto abbiamo gli avversari riuniti in un unico punto e armi d’ogni tipo a disposizione. Potremmo persino arrivare a Thanos, e a me questo sembra molto meglio che continuare a scorrazzare come dei cretini di città in città per chissà quanti mesi ancora. Si tratta di semplice buon senso, non di darci fiducia. » aggiunse.

Per un po’ nessuno fiatò, e la Vedova tolse le dita dall’arma; il Dio degli Inganni lanciò un sorriso d’intesa alla donna d’Irlanda, soddisfatto e inorgoglito dalla sua sfrontatezza e dalla sua naturale capacità di persuasione. Gli aveva risparmiato un noioso discorso.

« Adoro le citazioni colte. » fece allegro il playboy filantropo.

Il Capitano Rogers, comparso per ultimo nella sala, levò alta una mano per ottenere l’attenzione degli altri: « La signorina Anwar ha ragione. Ci troviamo in una posizione di apparente svantaggio che indurrà i nemici ad abbassare la guardia e a ritenerci già spacciati, permettendoci di conseguenza di studiarne l’assetto e organizzare un’adeguata strategia. »

« Ho già alcuni agenti impegnati a osservare le immagini che ci forniscono i satelliti. Presto faranno rapporto circa la disposizione e gli armamenti dei soldati di Thanos. » confermò Fury.

« Inoltre ho provveduto io stessa a inoltrare una richiesta d’intervento all’esercito degli Stati Uniti e mi auguro che un contingente armato sarà qui tra meno di un’ora. » interloquì Hill.

Il Dio del Tuono mirò cupamente i monitor che mostravano la struttura del quartier generale ormai stretta nella morsa di un compatto anello di truppe avversarie: « E se non avessimo un’intera ora a nostra disposizione? » mormorò, e in quel preciso momento una potente esplosione esterna fece tremare ogni cosa, costringendo molti degli astanti a ripararsi la testa con le braccia per il timore che cadesse loro qualcosa addosso. Thor e Tony abbracciarono d’istinto le rispettive compagne per proteggerle, il dottor Selvig imprecò, Banner strinse i pugni in uno spasmo di tensione e gli altri scattarono in posizioni di difesa; Erin sussultò e si morse un labbro, le dita serrate sulla custodia del flauto, e Loki le si avvicinò. Quel fin troppo celere assalto aveva colto di sorpresa anche lui, e questo non gli piaceva affatto: gli dava l’impressione di essersi lasciato sfuggire un dettaglio importante dei piani di Thanos, se non addirittura di non averli per niente compresi. Era come essere caduto in un sottile tranello proprio mentre era convinto di averne teso uno ai danni del titano.

In quella la porta si aprì con gran fracasso e un agente sulla trentina entrò di corsa nella stanza, senza fiato: « Direttore, siamo sotto attacco! » annunciò; « Hanno agito con tale rapidità che noi... »

« Lo sospettavo, agente Gregg. » lo interruppe freddamente Nick Fury: « Cerchiamo di recuperare in fretta il tempo perso finora. Quanti sono, all’incirca? Muovono soltanto da terra o hanno una sorta di contraerea? E da quel che ha potuto vedere il loro scopo è costringerci a uscire allo scoperto, agente, o piuttosto fare irruzione nella base? »

L’uomo tentò di mettersi sull’attenti: « Credo siano non meno di duemila soldati, signore, e hanno alcuni di quei velivoli di cui fecero uso a New York. Sembra che abbiano mandato avanti un primo plotone per debellare le nostre difese e conquistare almeno il nostro perimetro più esterno, signore, ma non ho potuto vedere granché. » rispose ansimando.

Seguì un gelido silenzio costellato di netti rumori provenienti da fuori – spari e nuove detonazioni e grida concitate e passi frenetici nei corridoi – e l’irlandese pensò “ci siamo” e provò una strana paura infiammata dall’eccitazione: quel giorno tutto sarebbe giunto a conclusione, e poco le importava di come ciò sarebbe avvenuto fintanto che non fosse finito definitivamente; aveva la mente lucida e vigile e il sangue le ruggiva nelle vene.

« Per adesso tali informazioni sono sufficienti. » sentenziò infine il capo in carica dello S.H.I.E.L.D.: « Hill e Gregg, voglio che tutti i nostri uomini si armino e si rechino alle postazioni di combattimento. Abbattete la minaccia aerea, per prima cosa, e mettete agenti di guardia sul tetto; la nostra priorità è quella di impedire che i nemici entrino qui, perciò assicuratevi che non vadano subito sprecate vite o munizioni. Dottoressa Foster e dottor Selvig, voglio che voi rimaniate in questa sala e che controlliate la situazione dall’interno insieme alla signorina Potts: sarete mediamente al sicuro per un po’ e ci riferirete le eventuali novità che giungeranno dalle città americane e dal resto del mondo. Se Thanos ci ha attaccati direttamente e con un simile dispiegamento di forze immagino che i suoi stiano sferrando ovunque il colpo finale dell’assedio, ed è nostro dovere tenerci informati. » disse col suo miglior tono pragmatico indicando uno ad uno gli interpellati. I due agenti se ne andarono immediatamente a eseguire gli ordini ricevuti e Jane, Erik e Pepper si precipitarono a tre diversi computer; poi Fury fronteggiò la sua straordinaria mezza dozzina e il Duo degli Inganni, le gambe divaricate e ben piantate a terra:

« Signori, vi prego di andare a prepararvi per la battaglia. Vi aspetto in sala riunioni per fornirvi attrezzature di comunicazione e direttive. »

Tutti assentirono con un cenno e abbandonarono la stanza, i Vendicatori in una direzione e l’asgardiano e l’irlandese in quella opposta. Nick Fury li imitò subito dopo.

 

 

Non avendo armi né armature da recuperare altrove, Erin e Loki ebbero modo di osservare la situazione all’interno della base frattanto che si recavano al luogo convenuto. Gli uomini e le donne che lavoravano e combattevano per lo S.H.I.E.L.D. si muovevano rapidi e concentrati intorno a loro, urlandosi istruzioni e comandi e sfrecciando tra le pareti metalliche dei lunghi corridoi dell’edificio. Sembrava che nessuno skrull, kree o chitauro fosse ancora riuscito a eludere le difese esterne, e tuttavia il fragore degli scontri in atto si faceva sempre più vicino e i muri tremavano più frequentemente di prima. Il pensiero del dio era però concentrato sul senso di disagio che l’imprevista piega presa dai propri piani gli procurava: per quanto si rendesse conto alla perfezione del vantaggio che Thanos aveva su di lui, un punto del suo operato gli rimaneva oscuro e lo turbava, e soltanto vedere il folle titano coi propri occhi sul campo di battaglia avrebbe acquietato il suo animo e dissipato i suoi dubbi. Temeva che se da un lato lo stratagemma di riunirsi aveva funzionato, spingendo il figlio di Mentore ad attaccare come aveva immaginato, dall’altro era altrettanto probabile che questi lo avesse fatto per tenerli impegnati e distratti mentre si dedicava a qualcosa di diverso. C’era quel dettaglio che continuava a sfuggirgli, e il Dio degli Inganni detestava quella sensazione.

Si girò verso la flautista, convinto che gli avrebbe rivolto qualche domanda sull’argomento come suo solito. Erin però taceva e camminava al suo fianco con lo sguardo puntato innanzi a sé, il portamento regale: teneva la borsa dello strumento a tracolla e le spalle dritte, e sulle labbra aveva dipinta un’espressione severa. La morbidezza vulnerabile della notte appena trascorsa era scomparsa e lei appariva quasi distante, più dura – e se ciò fosse un bene o un male Loki non era in grado di giudicarlo.

A pochi metri dalla porta della sala riunioni si fermò all’improvviso e la afferrò per entrambi i polsi, facendola voltare così da trovarsi faccia a faccia con lei; non disse una parola e strinse delicatamente la presa, e la ragazza di Galway sentì del metallo tiepido e liscio sostituirsi via via alle dita del compagno sulla propria pelle, nascendo dal nulla: quando il calore scemò e l’asgardiano tolse le mani, Erin scoprì di avere un robusto bracciale d’argento lavorato su ciascun avambraccio che scintillava nella fredda luce dei neon.

« Un piccolo dono. » disse piano Loki; « Ti saranno utili in battaglia. »

« E spariranno magicamente una volta compiuto il loro scopo? » domandò l’irlandese. La voce le uscì aspra e non le piacque, e tuttavia non seppe controllarla. Non le piacque neppure la velata allusione a Loki medesimo e nemmeno quella seppe controllare.

« Non scompariranno affatto. Sono un mio dono per te. » egli ripetè, e anche nelle sue parole vi fu un sottinteso. Ma fu un sottinteso rassicurante ed Erin alzò il capo e lo guardò, e per un istante fu di nuovo morbida e vibrante come la sera prima, il viso acceso.

Poi scrollò le spalle e sogghignò, tornando la sfrontata donna d’Irlanda di sempre:

« Mi piacciono molto, s’intonano al flauto. Sei davvero il dio nordico dotato di maggior gusto che io conosca. » se ne uscì; « Ti ringrazio. » aggiunse.

Il Dio degli Inganni annuì e le dedicò un sorriso scaltro: « Onorato di averti soddisfatta, Erin Anwar. Ora andiamo a sentire cos’ha da dirci il nostro guercio direttore. »

Varcarono la soglia della stanza e trovarono l’uomo in questione ad attenderli, una valigetta metallica posata sul tavolo davanti a lui. I Vendicatori giunsero uno dopo l’altro nel giro di cinque minuti, e nel frattempo l’irlandese si premurò di estrarre il flauto dalla custodia e di montarlo; Loki decise invece che avrebbe sfoggiato armamenti e lancia solo all’ultimo momento, esattamente come Banner che si manteneva ancora in forma umana e per il quale l’idea di tramutarsi in Hulk all’interno della base non doveva essere troppo allettante.

Una volta che il gruppo fu nuovamente al completo e riunito, Nick Fury aprì la valigia mostrandone agli otto il contenuto: dentro vi erano oggetti neri e rotondi di assai ristrette dimensioni, simili a bottoni, uno per ciascuno dei presenti.

« Gradirei che ognuno di voi indossasse il proprio auricolare, signori. I membri del Progetto Avengers hanno già avuto modo di testarli durante gli scontri di New York, benché questi siano un prototipo più evoluto, ma ne illustrerò comunque in breve il funzionamento a beneficio esclusivo di coloro che non sono avvezzi a questo genere di attrezzatura. » li interpellò il direttore lanciando un’occhiata di sfida al Duo degli Inganni.

Erin sbuffò con una scrollata di spalle e il dio dai capelli neri ghignò soavemente, chinandosi sulla valigetta per prendere uno dei minuscoli apparecchi tra le dita:

« Credo di aver intuito come funzionano, direttore. Non sarò forse avvezzo alla vostra tecnologia, eppure sovente mi dimostro più intelligente di essa. » ribatté, e senza indugiare oltre sistemò l’auricolare nell’orecchio sinistro suscitando in Stark un cenno d’apprezzamento. Subito la musicista e gli altri lo imitarono e Fury chiuse la valigia, ordinando attraverso il proprio dispositivo che quelli della sua squadra venissero attivati.

Quindi si rivolse al Capitano a stelle e strisce: « Poco fa parlavi di strategie e vantaggi, Rogers. Come suggeriresti di agire? Stiamo contenendo la minaccia aerea ma rimaniamo scoperti sui lati dell’edificio, e finché non arriveranno i rinforzi militari dubito che i miei agenti, per quanto preparati e numerosi, possano bastare a bloccare i nemici. »

« Allora daremo loro manforte su ciascuno dei lati esterni. » affermò Steve, le mani guantate che carezzavano distrattamente la superficie lucente del suo scudo: « E ritengo che il modo migliore per farlo sarebbe attaccando dall’alto. Il tetto è ancora raggiungibile, signore? »

« Pensi davvero che attaccare dal tetto sia una buona idea? Ci vedranno appena ci metteremo piede e non ci permetteranno alcuna mossa a sorpresa. » s’intromise Barton.

Capitan America puntò un indice sul tavolo, come su un’immaginaria mappa:

« Sono impegnati a combattere e il loro obiettivo primario è penetrare in questa base. Qualcuno potrà notarci, senza dubbio, e noi dovremo muoverci il più rapidamente possibile. Il rischio maggiore che corriamo è quello che abbiano sentinelle lontane dal perimetro dello scontro e dunque con una visuale più ampia, e tuttavia anche in quel caso avremmo il tempo di portare a compimento l’azione. » rispose all’arciere; « Vi ripeto che a parer mio attaccarli dall’alto lanciandoci dal tetto è l’unica soluzione efficace che abbiamo adesso. Se avete altre proposte o se il direttore è contrario, ditemelo e non insisterò oltre. »

« Quando fai così sembri quasi vero, Stewie. » commentò Stark, beffardo, ma tosto si fece serio e incrociò le braccia corazzate: « E quando fai così, non posso che darti ragione. »

Nick Fury li fissò: « Non abbiamo molta scelta, Capitano, e io non ho niente in contrario. Andate sul tetto e fate quel che dovete fare. Io raggiungerò Hill e Gregg e dividerò con loro le ali dell’edificio da difendere. Ci terremo in contatto attraverso gli auricolari. » convenne.

« Non sono sicura di essere in grado di lanciarmi da un tetto e rimanere intera. » borbottò l’irlandese picchiettandosi una spalla con lo strumento con malcelato nervosismo.

« Ci sarò io. Non hai di che temere, donna d’Irlanda. » disse Loki, e lo disse a voce alta e tutti lo udirono e lo osservarono con una certa meraviglia, poiché il suo tono era caldo e così il suo sguardo, ed Erin lo ricambiò con un lieve, vibrante sorriso e a nessuno di coloro che li circondava sfuggì l’intensità che fluiva tra i due, sincera e disarmante.

Thor strinse il pugno intorno all’impugnatura del martello e i suoi occhi sfavillarono:

« Che motivo abbiamo per indugiare ancora? Andiamo! » esclamò con ardore.

 

 

Il miliardario nell’armatura rossa, il soldato leggendario, la coppia di provetti assassini, il dottore dalla forza sovrumana e il Dio del Tuono avanzarono ancora una volta uniti e sicuri, marciando per i corridoi a grandi passi decisi. Ma adesso a loro si accompagnavano il Dio degli Inganni e un’arrogante ragazza di Galway armata di un flauto magico, e gli agenti che ne incrociarono il cammino esultarono e si scoprirono più forti, poiché l’immagine fulgida di quegli otto straordinari esseri che assieme si recavano in battaglia era ciò di cui tutti avevano bisogno per riacquistare coraggio e fiducia.

Erin sentiva l’eco del battito del proprio cuore fin dentro le orecchie e pensò che quel suono rassomigliava al fragore dei tamburi di guerra, dandole il ritmo per avanzare.

Giunsero sotto la botola che conduceva al tetto e uno per uno s’inerpicarono su per la stretta scala – e uno ad uno guadagnarono la piatta sommità del quartier generale dello S.H.I.E.L.D., e quando furono tutti lassù l’irlandese rise perché avrebbe voluto avere con sé la macchina fotografica e il cavalletto per immortalare quell’incredibile istante: eccomi qua, si disse, in mezzo a dei ed eroi e in procinto di piombare su nemici provenienti da ignoti universi per prenderli a badilate nei denti. Rise ancora, e con la coda nell’occhio vide le corna arcuate e la lancia acuminata di Loki prendere forma nell’aria satura di rumori e Banner tramutarsi in un sol colpo nel verde Hulk, e con piglio feroce inforcò i propri Ray-Ban a specchio per schermare il chiarore del sole ormai alto e per sembrare uscita da un violento film poliziesco italiano degli anni Settanta. L’eccitazione aveva sostituito il timore, e il flauto era rovente tra le sue dita.

Fecero per avanzare verso il bordo del tetto, ma in quella l’asgardiano dai capelli neri si bloccò e impallidì appena, scrutando con espressione indecifrabile e terribile un punto indefinito del paesaggio brullo che avevano intorno. I Vendicatori ed Erin seguirono il suo sguardo e videro, tremolante nella calura del giorno che avanzava, una figura corpulenta e minacciosa che torreggiava sulla cima spoglia di un’altura poco distante dall’area dello scontro: portava un elmo e una corazza di metallo scuro, e rossastro era il suo volto ghignante.

Un brivido serpeggiò lungo la spina dorsale della musicista; Thor emise una sorta di rauco ringhio e Stark chiese, da dietro la maschera di Iron Man, se fosse “lui”.

Le sottili labbra di Loki s’incresparono lievemente all’insù:

« Sì, è lui. Quello è Thanos il Rosso. » egli confermò con voce strozzata.

Natasha si portò una mano all’orecchio destro e piegò la testa di lato:

« Signore, abbiamo individuato il comandante nemico. Si trova su una collina a sud e pare che stia soltanto osservando la situazione. Procediamo comunque come convenuto? » riferì.

Il responso di Fury fu udito da tutti, grazie agli auricolari: « Buono a sapersi, agente Romanoff. Del capo però ci occuperemo più tardi. Adesso vedete di sbrigarvi a fare fuori i suoi sottoposti, signori, prima che Thanos li avverta della vostra presenza sul tetto. »

« Potrebbe averlo già fatto. » interloquì seccamente il Dio degli Inganni.

« Una ragione in più per darvi una mossa. » concluse asciutto il direttore prima di troncare il contatto in una babele di spari e urla rabbiose.

La donna d’Irlanda mosse un passo in avanti e la luce del mattino s’infranse, abbagliante, sull’argento dei bracciali e dello strumento e sulle lenti degli occhiali da sole:

« Concordo. Diamogliene secche, a questi bastardi. » sentenziò.

Allora gli otto si disposero a ventaglio, il Duo al centro, e corsero ad armi spianate fino al limitare del tetto e con un grido unanime lo superarono d’un balzo e saltarono giù, Loki che con un braccio cingeva la vita di Erin per sorreggerla durante il volo.

Il sole colpì le loro sagome scattanti, delineandole con chiarezza contro il cielo terso, ed essi piombarono inesorabili sui nemici ignari che proprio lì sotto cercavano di irrompere nel perimetro della base. Li travolsero come furie e fu subito battaglia.

Nei ricordi e nei racconti dell’irlandese due sarebbero stati i dettagli fondamentali di quei minuti interminabili e feroci: il clangore assordante prodotto dal flauto e dai bracciali nel cozzare contro le picche e le armature dei soldati di Thanos e il sapore metallico del sangue in bocca quando venne colpita in faccia per la prima volta. Le membra e il viso le dolevano ma non vi badava, e tale era la sua concentrazione che nemmeno tentò di osservare le azioni degli altri, per spettacolari che fossero. Per un tempo impossibile da calcolare il mondo di Erin fu composto unicamente dalla violenza dello scontro, dallo schivare colpi e menarne di rimando, e nel frattempo intorno a lei lo scettro del Dio degli Inganni brillò della sua luce azzurra, e Mjölnir calò inesorabile, e Iron Man volteggiò come una fiamma sgominando intere truppe di avversari con l’aiuto possente di Hulk, e né Hawkeye né la Vedova Nera né Capitan America mancarono un solo bersaglio, e tra i nemici s’insinuò il panico.

D’improvviso gli auricolari gracchiarono e una voce concitata disse:

« Direttore? Signori? C’è qualcosa che dovreste sapere. »

« Jane, sei tu? » chiamò Erin con affanno senza smettere di combattere.

Al capo opposto dell’apparecchio vi fu una breve interferenza, quindi l’astrofisica rispose:

« Abbiamo ricevuto notizie da tutto il mondo, e credo dobbiate sapere subito di cosa si tratta. Le città assediate non lo sono più da questa notte. »

La voce di Nick Fury s’intromise nella conversazione, altrettanto agitata:

« Questo cosa dovrebbe significare, dottoressa Foster? »

« I soldati di Thanos le hanno abbandonate prima dell’alba. E adesso, direttore, sono tutti qui, ogni singola truppa. » spiegò Selvig: « Si sono riuniti qui, solo e soltanto qui. »

Loki s’immobilizzò, colto da un presentimento, e mirando le alture gli parve di scorgere il titano rivolgergli un ironico inchino. Poi questi sogghignò apertamente e l’aria si colmò della sua tremenda e trionfante risata, e l’asgardiano capì quale errore aveva commesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

> Note a piè di pagina

Non sono ancora del tutto sicura che quella di prendere i nemici dall’alto, lanciandosi da un tetto piatto, sia una strategia militarmente valida, ma a livello estetico mi piaceva talmente tanto che mi son fatta prendere la mano. Pardon.

Il cognome dell’agente Gregg è un piccolo tributo a Clark Gregg, l’attore che interpreta Coulson; le citazioni di quella dannata nerd di Erin penso siano abbastanza cristalline, compresa quella dei Ray-Ban a specchio.

Ed ecco il Folle Titano che finalmente si mostra di persona…

Come avevo annunciato un paio di capitoli fa – e come s’intuisce dal titolo – qui come musica la fa da padrone Burn it to the ground dei Nickelback: è una delle canzoni più badass che io conosca e ormai tendo ad associarla automaticamente agli Avengers, da quando ho trovato su Youtube un paio di ottimi fan-video sul film basati su questo brano.

Posso lanciare la domanda di rito “secondo voi cosa succederà, adesso”?

E per la serie let’s do a head count, vorrei ringraziare i 27 che seguono la storia, i 5 che la preferiscono e i 3 che la ricordano, e naturalmente tutti coloro che leggono; e grazie ad Alkimia e Destiel Doped che si sono unite ai recensori :)

Ossequi asgardiani e alla prossima!

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Blackmoody