1-
Lei non…
Lei non aveva un nome, per
riconoscerla c’era solo un numero.
Il 14 era il numero, era quello
della stanza che occupava, e quando si rivolgevano a lei era: " La ragazza della numero 14.".
Lei non si offendeva mai, però.
§ Il laboratorio, dalle bianche pareti, era ormai abbandonato.
Una
spessa coltre di polvere ricopriva ogni oggetto... sembrava passata un'eternità
da quando il proprietario era entrato l'ultima volta per i suoi numerosi esperimenti.
§
Lei non aveva né parenti né amici,
nessuno era mai venuto a trovarla o a portarle dei fiori.
Nessuno le aveva carezzato la testa
in modo rassicurante o sussurrato parole d'affetto.
Lei non piangeva per questa
solitudine. Non aveva mai versato una lacrima da quando era arrivata
all'ospedale.
§
Nonostante la lunga assenza dello scienziato una macchina aveva continuato il
suo lavoro senza mai fermarsi...
Era
una macchina strana che emetteva dei regolari suoni, come se stesse registrando
dei battiti di un cuore.
Era
cilindrica con un vetro spesso color verde chiaro, un tempo trasparente ma sul
quale la polvere aveva ormai creato un velo.
In
ogni caso, questo velo lasciava intravedere una figura il suo interno.
Immobile. §
Lei non si era mossa da quel letto,
neanche per una volta.
Lei non poteva muoversi in realtà,
forse solo un miracolo sarebbe riuscito a farla alzare.
Lei non poteva fare nulla. Non
poteva dire il suo nome, non poteva muoversi, non poteva piangere e
offendersi... perché lei non aveva più una vera vita.
~ Era
strana la sensazione che aveva provato nello svegliarsi.
Le era
parso galleggiare, avvolta dall’acqua, e solo quando il suo corpo aveva perso
in parte l’intorpidimento aveva capito che si trovava veramente dentro l’acqua.
Ma questo
non la preoccupava, stava bene li dentro. L’acqua era piacevolmente tiepida ed
aveva un respiratore che le permetteva di respirare.
Tentò di
aprire gli occhi, ma li richiuse subito dopo. Avevano iniziato a bruciare e l’unica
cosa da fare era tenere gli occhi chiusi per il momento.
Tentò
allora di muoversi, ma risultò ancor più impossibile.
Le
ossa ed i muscoli gridavano di dolore, erano ancora intorpiditi per il suo
lungo sonno.
Era una
situazione strana, nella quale però trovò un po' di felicità: il dolore
significava che era viva…~
La sua vita ormai era dipendente da
una macchina in quel piccolo ospedale cittadino.
Era stata vittima di un orribile
incidente ed i soccorsi erano solo riusciti a tenerla legata in quel mondo con
un respiratore artificiale.
Spesso gli infermieri quando
controllavano le sue analisi dicevano che sarebbe stato meglio che fosse morta
nell'incidente piuttosto che vivere in quel modo, ed ultimamente dicevano pure
che avrebbero dovuto staccare la spina. Ma non potevano.
Lei non era lì per sentirli ma era
viva.
Non potevano uccidere una persona,
anche se tenuta in vita in quel modo.
L'eutanasia era un reato in quel
mondo.
Poi era una ragazza così giovane,
nel fiore dell'età. Nessuno se la sarebbe mai sentita di ucciderla, anche se
non si sarebbe probabilmente più svegliata.
Niente più risate per lei.
Niente più lacrime.
Niente più passeggiate e corse.
Non avrebbe più sentito la pioggia,
il profumo dei fiori e la dolcezza di un abbraccio.
Non avrebbe mai più visto tutta la
luce che la circondava.
Lei non poteva più vedere la luce
perché era rinchiusa nell'oscurità contro la sua volontà.
Per quanto puro fosse il suo cuore
era dentro l'oscurità e lei non poteva uscirne da sola.
~ Aveva
fatto parecchi tentativi in quel tempo.
Ma alla
fine aveva preferito rinunciare a tutto, non sopportava il bruciore che sentiva
agli occhi quando li apriva e sopportava ancor di meno il dolore alle ossa ed
ai muscoli.
Era molto
meglio stare immobile con gli occhi chiusi, almeno per il momento. Trovava inutile
ferirsi solo per vedere dove si trovava.
Era sicura
– o meglio se lo sentiva – che presto qualcuno sarebbe venuto a prenderla e
tutte le sue domande avrebbero avuto una risposta. ~
_--_--_--_
Salve a tutti i lettori che sono
giunti fin qui! ^___^
Che ne pensate di questo prologo? Io
devo ammettere che non sono molto orgogliosa del risultato, forse potevo fare
di meglio ed era un po’ troppo ripetitivo con i suoi ‘Lei non’ … in ogni caso mi aggrappo alla scusante che è la mia
prima long-fic! ^^ Furba, eh?
Prometto però che nei prossimi
cercherò di migliorare! È una promessa! Oddio, mi sento tanto Sora dopo queste
parole! O____O
Ehm… ehm… sì, ok! Mi sono ripresa!
^^ Passiamo ad una piccola nota che riguarda il testo tra ~txt~ e tra §txt§, primi sono dei pezzi introspettivi del personaggio che ho
creato mentre gli altri erano dei pezzi descrittivi.
Bene, ora passo alle prime
recensioni che ho ricevuto!
LusyS - Credo di averti già ringraziata,
ma continuerò a farlo! Visto che sei stata la prima e con le tue brevi parole
mi hai dato la spinta. ^_^ e tra l'altro ho quasi finito la tua SoraxKairi,
deve solo essere corretta e postata! Ah, grazie per aver recensito anche Bacio al Sale Marino! ^_^
Giangie - Ringrazio tantissimo anche a te
per aver recensito! Spero di rileggerti anche in questo capitolo!
Kano-chan - Ti ho già letta tantissime volte,
tra recensioni e fic (che mi piacciono tantissimissimo!^^), e mi ha reso
felicissima leggerti tra le recensioni dell’introduzione! Spero di ricevere
altre tue recensioni! Sono aperta a commenti sia negativi che positivi, infondo
sono all'inizio della mia carriera di scrittrice ed ho bisogno di consigli! ^_^
Bene, e qui ho finito... ah, no!
Devo fare una domanda a tutti i lettori, visto che ho un minuscolo dubbio!
Vexen per voi dove faceva i suoi esperimenti? Nel Castello dell'Oblio o nel
Castello del World That Never Was? Ho cercato di capirlo attraverso il gioco
(ho Kingdom Hearts II Final Mix + tutto in giapponese ed alcune parti mi
sfuggono... -___-) e il manga ma proprio non l'ho capito!
Grazie a tutti il anticipo ed alla
prossima!