Pov. Edward
Era la sua canzone preferita.
Amava ascoltarla. Rimetteva continuamente questa traccia. Fino a rigare il cd,
che lei stessa mi aveva regalato.
La canticchiava, appoggiando una mano sulla mia. Che, feroce, afferrava il
cambio.
La ascolto, con le lacrime agli occhi.
E mi sembra di risentire la sua voce.
Dolce, appena sussurrata.
I suoi occhi sognanti, che cercavano i miei.
E quei lunghi capelli scuri, che danzavano, con la corrente del finestrino
abbassato.
"C'è ancora il suo profumo, su questa macchina."
Il traffico mi costringe a rallentare.
Mi incolonno, dietro ad un grosso autobus.
Ma non mi sento nervoso, per la confusione.
Affatto.
Darei tutto l'oro del Mondo, per vederla adesso.
Per averla al mio fianco. E non commettere mai quel patetico sbaglio.
"Coglione!"
Sospiro, tirando un piccolo pugno sul volante in pelle.
E, d'istinto, mi volto verso la destra.
"Bella."
La vedo.
E' lei, ne sono certa.
E' di schiena.
Ma quei lunghi capelli, intrecciati sulle punte, e quella tracolla, messa di
sbiego e di quel verde militare, la riconoscerei ovunque.
E' davanti alla vetrina di Marion's.
Il mio battito cardiaco aumenta, ed io immetto la freccia, parcheggiandomi di
lato.
Non me ne frega niente, se un vigile mi farà una multa.
Sono disposto a tutto, pur di parlare con lei.
Inchiodo, e mi fiondo fuori dal mio Suv.
Attraverso la strada, correndo, guardando prima a sinistra e poi a destra.
Porto un piede sul marciapiedi, a pochi metri da lei.
E la guardo, attraverso la vetrata.
Il suo sguardo è posato su un abito bianco, scollato. Colorato di fiori e
farfalle.
Bello.
Ma mai quanto lei.
Mi avvicino.
E li vedo.
Li sento.
I suoi occhi.
Puntati sulla mia immagine riflessa al vetro. Attraverso quello specchio
traditore, dietro il manichino.
I suoi grandi occhi verdi sono spenti. Non più lucenti come una volta.
Mi fissano, vuoti. Senza respiro. Senza quella luce accecante, che da sempre mi
aveva colpito.
Le labbra sono semiaperte. Dure.
E sembra stiano tremando.
Dalla paura, forse.
Ricambio quello sguardo, e la prego, silenziosamente, di voltarsi verso me.
Le faccio un piccolo sorriso, avanzando.
Ma i suoi occhi si spalancano, ed i suoi passi si muovono veloci, per andare
via.
Da me.
Di nuovo.
-No... Bella, aspetta.-
L'afferro per un polso, bloccandola.
-Ti prego, piccola. Un momento soltanto.-
-Io... Devo andare.-
-No, asp...- ma si libera dalla mia presa, strattonandosi.
Ed il mio petto si riempie d'angoscia.
"Quanto è magra..."
Vederla così distrutta dalla mia stupidità.
Ricordarla prima che tutto succedesse, il suo sorriso, la sua vitalità e
allegria...
il solo pensiero inonda i miei occhi di lacrime, amare e salate.
So di non poter cancellare il passato, il dolore, adesso mi sento più forte
pieno d'amore.
Per lei, solo per lei.
Decido allora di chiamarla ma il cellulare suona a vuoto, mi pare di vederla.
Lei davanti al cellulare, lo vede suonare ed ancora le sue lacrime.
Opto per un semplice messaggio, dove cerco di farle capire quanto sono pentito.
"Mio dolce angelo,
da quando ti ho lasciato la mia anima è buia e fredda.
Le strade così
affollate fanno di me una persona sola, perchè la sola in grado di farmi
sentire completo sei tu amore mio.
Con te angelo mio sono di trovare nel profondo del mio cuore la luce necessaria
per scaldarci, per non sentire freddo.
So di essere stato uno stupido a lasciarti e vorrei rimediare, ti prego
parlami....
Mi sento dilaniare l'anima senza di te, mi manca tutto di te....
Voglio essere con te sempre. Tuo Edward."
Già "voglio essere sempre con te" che ironia della sorte, dal
sentirmi troppo legato a volermi legare.
Ti sento dentro ogni mia cellula, nell'aria con la leggera brezza del mattino
dopo una notte insonne a cercare il tuo calore, il tuo fragile corpo.
Aspetto che tu possa tornare da me, che capisca che veramente sono cambiato.
Pov. Bella
Mi chiedo spesso il perchè delle cose e come sempre una risposta concreta non
c'è.
La sua presenza è bastata a farmi destabilizzare, più cerco di dimenticare e
più ricompare nei posti che frequento.
Sta diventando la mia
ossessione.
Non riesco più a fare nulla, mi ha rubato tutto e non mia ha
lasciato nulla.
Non ho alcuna scelta devo cercare di andare avanti, andare
via.
C’è ancora per me un’altra occasione, un’altra emozione da vivere?
Non esiste più un noi, ci sono solo io.
“Ti amo ancora…”
Non voglio sentirmi più così come un fiore nel
vento, fragile.
Non perdo alcun tempo, prendo il mio laptop per collegarmi su un sito
di compagnie aeree e prenotare il primo volo sulla destinazione più lontana.
Andrò avanti.
Prendo anche la scatola dove sono riposte buste e
fogli da lettera, in cima le mie iniziali color oro, raffinate e finemente
lavorate.
Non inizierò con “Caro…. o Edward”, solo poche parole.
Non sono piu' il
tuo Angelo.
Quello che tu
chiami Angelo, sono rimaste altro che macerie.
Addio, B.
Metto tutto nella
carta da lettere e preparo tutti i documenti che mi occorrono, riempio le
valige con quello che mi occorre.
Informo mio padre
e chiamo un taxy per farmi portare all’aeroporto di Seattle, ma strada facendo
devio verso l’appartamento di Edward per lasciargli le mie ultime parole, anche
se non gli devo nulla.
Lascio scivolare
la busta nella buca delle lettere e poi un ultimo sguardo al suo nome, vado via
senza voltarmi indietro.