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Autore: Claire Marie Blanchard    08/05/2013    4 recensioni
Harry James Potter non era tornato per finire gli studi di Hogwarts, ma intraprese la sua carriera di Auror.
Ginevra Molly Weasley, nonostante il dolore per la perdita del fratello Fred, decise che era ora di rialzarsi in piedi, di mostrare alla sua famiglia la sua resilienza*, in modo da essere un esempio.
Ronald Bilius Weasley imitò Harry, affermando di voler combattere contro quelli che erano gli alleati degli assassini di suo fratello.
E poi fu il turno di Hermione Jean Granger. La quale, come da copione, scelse di finire gli studi alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, conseguendo anch’ella i M.A.G.O., insieme alla più piccola di Casa Weasley.
Aveva lasciato Ron poco prima di andare in Australia per recuperare i suoi genitori e restituire loro la memoria, dopo aver capito che il loro era solo un amore fraterno.

Prequel di "More e muschio".
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sapori e profumi'
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Disclaimer: I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono. Tutti i loro diritti sono riservati a Joanne Kathleen Rowling. Inoltre, questa storia è stata ideata, scritta e pubblicata senza alcun scopo di lucro.

Premessa: ciò che state per leggere è il prequel della mia shot More e muschio che, a questo punto, consiglio di leggere in un secondo momento. La storia si svolge dopo la guerra, al settimo anno di Hogwarts, ma sconvolge appieno l’epilogo della Rowling.
Avete visto? Sono stata brava. Ho rispettato e mantenuto la mia promessa: avevo promesso che entro un anno dalla pubblicazione l’avrei terminata ed eccoci alla conclusione di questa piccola storia.
Purtroppo, non ho intenzione di lasciarvi, anzi. Sono in propensione di scrivere altre shot e almeno un’altra long (se non più di una) dopo Menta e cioccolato.
Ne approfitto, prima di lasciarvi alla vostra lettura, di scusarmi con chi recensisce le mie storie: lo so, sono un bradipo a rispondere – oltre che ad aggiornare -, ma prometto di impegnarmi a far sì che le risposte alle vostre recensioni arrivino il prima possibile. Sempre.
Perché, fino a prova contraria, se recensite – e, prima ancora, cosa più importante, se leggete -, significa che avete dedicato una piccola parte della vostra giornata alla sottoscritta e alle sue assurde idiozie pubblicate.
È il minimo rispondervi.
Pertanto, vi chiedo ancora scusa.
 
A voi.
A tutti voi che mi avete seguita.
A tutti voi che mi avete incoraggiata.
A tutti voi che avete recensito.
A tutti voi che mi avete conosciuta.
Ma, soprattutto, a tutti voi che mi avete letta, anche se in silenzio.
E – perché no? – a chi, come me, in questo momento, per merito mio o no, sta gustando nuovi sapori e percependo nuovi profumi.
 
Grazie.
 
 
 
 
 
Note:
(*) = Sono frasi tratte dalla canzone  Sing-hiozzo dei Negramaro, canzone che è stata anche una delle fonti di ispirazione per la stesura del capitolo. Non ho alcun diritto a riguardo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Parte Quinta – Profumo d’autunno (Epilogo)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Respirare.
Era questo il consiglio di sua nonna materna, ogni volta che aveva il singhiozzo. E, quella sera, il singhiozzo era arrivato prepotente, subito dopo cena.
Lo stesso singhiozzo che, solitamente, era provocato da una digestione non avvenuta bene.
Lo stesso singhiozzo che non le permetteva di parlare, se non balbettando.
Se per ogni colpo di singhiozzo, quella sera, avesse avuto un galeone, avrebbe arricchito ancora di più la sua camera blindata alla Gringott.
Guardava fuori, attraverso i vetri delle finestre della sua camera da Caposcuola.
Vetri che avevano visto su di essi il passaggio di infinite gocce di pioggia.
Pioggia.
Fuori pioveva. Anzi, diluviava.
Un perfetto rito purificatorio: la pioggia cadeva lavando tutto.
Adorava la pioggia d’autunno: il suo profumo, i vetri appannati, i rumori dei tuoni, le nuvole grigie…
Tempesta.
Le veniva in mente solo un colore: il grigio. Un colore interessante, secondo la bruna.
Lei stessa aveva numerosi indumenti tinti di grigio. Le ricordava che non era tutto nero o tutto bianco, le ricordava che esisteva anche una via di mezzo, una qualche sfumatura.
Come Malfoy
Era stato educato secondo ideologie sbagliate.
Nero.
Ma non aveva un animo cattivo.
Bianco.
Era solo un ragazzo fragile, portato sulla cattiva strada per salvare il suo carnefice.
Vittima della sua famiglia.
Grigio.
Un altro colpo di singhiozzo.
Un singhiozzo di pensieri che non la faceva parlare e che le aveva strozzato il cuore.*
Respirare.
Era quello che Hermione Granger sapeva fare meglio, ogni volta che era agitata.
Respirare.
Respirare e trattenere il fiato per undici secondi.
Respirare, trattenere il fiato per undici secondi ed espirare.
Sua nonna materna le ripeteva questo. Respirare, trattenere il fiato per undici secondi ed espirare.
Poi, di nuovo, respirare. Respirare piano.
- Hermione?
La porta era aperta, ma Ginny aveva bussato sul legno di noce e l’aveva richiamata per ottenere la sua attenzione – cosa che ottenne, anche se la riccia rimase a guardare oltre la finestra.
- Tesoro, tra poco hai la ronda con Ernie, ricordi?
Hermione, a quel putno, si voltò verso l’amica e le sorrise annuendo.
- Grazie, Ginny. Arrivo subito.
La sua migliore amica le sorrise di rimando e se ne andò.
Tornò a guardare fuori per qualche secondo, per poi accorgersi solo in quel momento che il singhiozzo era andato via.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
 
Salire le scale per raggiungere gli altri Capiscuola, quella sera, sembrava ancora più frustrante per Draco Malfoy.
Vedi di accettare il prima possibile il fatto che ti piaccia e fa qualcosa perché lei stia con te, perché lei sarebbe anche capace di abbandonare il mondo magico e tornare definitivamente in quello babbano.
Le parole di Blaise risuonavano prepotentemente nella sua testa.
La vide arrivare dal corridoio di destra.
- Malfoy – fece lei, a mo’ di saluto.
- Granger – la imitò lui, cercando di rimanere indifferente.
Ma lui non era indifferente. Non più, almeno.
Ma non poteva mostrarsi. Non adesso. Non con lei.
Tutto quell’odio, tutto quel disprezzo, tutto quel disgusto… erano tutti sentimenti falsi.
Lo aveva capito quella sera che lei – davanti alla biblioteca – gli confessò che aveva intenzione di dargli fiducia.
Perché sapeva di non meritarla.
Non riusciva nemmeno a guardarla in faccia, a meno che lei non guardasse altrove.
- Come stai? – chiese lei, improvvisamente.
Draco, a quel punto, non poté fare a meno di sgranare gli occhi dalla sorpresa e fissarla stupito.
Nel suo sguardo lesse comprensione, dolcezza, sincerità.
Il biondo respirò profondamente, cercò di nascondersi dietro la sua maschera di ghiaccio nel modo migliore e rispose con tono acido.
- Meglio di te, sicuramente, Mezzosangue.
Se non l’avesse visto con i suoi occhi, non ci avrebbe mai creduto: Hermione Granger gli aveva sorriso.
Esultò dentro di sé, ma esteriormente aggrottò la fronte e assunse un’aria indignata.
- Che hai da sorridere?
La bruna allargò il sorriso.
- Bentornato, Malferret.
Il ragazzo, dentro di sé, sentiva la voglia infinita di ricambiare quel sorriso, ma sapeva che non era il momento giusto di mostrarsi.
L’arrivo di McMillan fu, per lui, un grande sollievo.
Si salutarono educatamente, e la coppia Grifondoro-Tassorosso iniziò il suo turno di ronda ai piani prestabiliti.
Una volta lasciato solo, ad aspettare l’arrivo della sua compagna Corvonero, cominciò a pensare solo ad una cosa.
Come avvicinarsi alla signorina Granger.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Hermione.
Era un nome insolito.
Un nome derivato dalla mitologia greca: Ermione era la figlia di Elena e Menelao di Sparta.
Si era documentato a riguardo.
Era la figlia della donna più bella del mondo.
E, per lui, lei bella lo era veramente.
Ma non di quella bellezza come poteva essere Daphne, ma una bellezza particolare. Una bellezza semplice, acqua e sapone. Una bellezza che può avere solo un fiore nel periodo in cui sboccia.
E pensare che lui l’aveva derisa, insultata, umiliata, ignorata, evitata come la peste, per tutti quegli anni.
No. Da adesso non lo avrebbe fatto mai più.
Adesso, lui avrebbe fatto in modo di avvicinarsi a lei.
Avrebbe potuto farlo, ora. La guerra era finita.
Avrebbe voluto farlo, ogni giorno. Sentiva sempre di più la necessità di sentirla accanto.
Avrebbe dovuto farlo, e a breve. Se voleva convincerla a rimanere nel loro mondo.
Lo avrebbe fatto, in ogni caso.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Era lì, seduto su quel divano, nella penombra che solo il riflesso del Lago Nero al buio donava alla loro Sala Comune.
Pensava a quale strategia adottare, a come muoversi, credendo di essere da solo.
- Ehi…
Ma si sbagliava. Si voltò e vide Blaise che lo stava raggiungendo.
- Ti credevo già a letto, amico – confessò il biondo.
Il moro sorrise.
- Sì, ma non riuscivo a dormire. Poi, ho visto che non eri ancora rientrato e ho deciso di venirti a cercare.
Draco ghignò.
- Non sapevo di avere una seconda mamma.
- Ebbene, sì. Sono l’altra tua madre – scherzò Blaise con un finto tono serio, ridendo poi e contagiando il Caposcuola.
Risero piano per qualche secondo, tornando seri e guardandosi in faccia.
- Che cosa ti turba, Malfoy?
Draco spostò il sguardo verso il camino acceso, scuotendo piano la testa.
L’amico si rese subito conto di cosa occupasse i pensieri di Draco. O meglio, chi.
- Le piacciono le more – gli ricordò Blaise.
Il biondo scattò con lo sguardo verso di lui che, nel frattempo, aveva stampato in viso un sorriso furbo.
- E non è un doppio senso – continuò il moro, cercando di soffocare una risata.
Il viso di Draco sembrò rilassarsi, sorridendo sollevato.
- Non lo avrei mai sopportato.
Blaise annuì consapevole, per poi riprendere il suo interrogatorio lasciato prima in sospeso.
- Cosa hai intenzione di fare, adesso?
Il Caposcuola lo guardò dritto negli occhi,  sospirando.
- Non lo so, Blaise.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Andare a letto alle due e svegliarsi alle sei del mattino per poi girarsi e rigirarsi nel suo letto non era una delle cose che preferiva fare.
Sentiva un vuoto d’aria nella gola*. Quasi come avesse il singhiozzo.
Dopo svariati minuti passati sotto le coperte a girarsi e rigirarsi, Draco si decise ad alzarsi per vestirsi e fare una passeggiata, prima di andare a fare colazione e andare a lezione.
Una volta arrivato nel parco, si sedette sull’erba, incrociando le caviglie e appoggiando i gomiti.
Gli piaceva quell’aria fresca mattutina, la trovava stimolante, come se lo spingesse a svegliarsi e a muoversi con l’energia.
Nonostante fosse nato a fine primavera, adorava l’autunno.
I suoi colori caldi, il clima abbastanza equilibrato, il suo profumo di foglie…
Quel profumo che aleggiava nell’aria gli ricordava il profumo della Mezzosangue. Quel profumo che, per lui, era essenziale quanto l’ossigeno.
Sapeva di more.
E, improvvisamente, si ricordò di ciò che gli aveva suggerito Blaise.
Le piacciono le more.
Il suo profumo.
Le piacciono le more.
La sua crostata.
Le piacciono le more.
La sua marmellata preferita.
Le piacciono le more.
Doveva assolutamente attirare l’attenzione della Grifondoro.
E, ora, sapeva come poteva farlo.
Le more.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Hermione Granger era quasi sempre in anticipo.
Anche quella mattina, a colazione.
Si era svegliata prima delle sue amiche, si era vestita, aveva preso i suoi amatissimi libri ed scesa in Sala Grande per fare colazione.
Appena si sedette, al tavolo dei Grifondoro, davanti a lei – improvvisamente – comparve della marmellata di more.
Si sorprese, perché – guardandosi intorno – notò che nessun altro aveva un vasetto come quello davanti a sé.
Scosse piano la testa, rassegnandosi.
Forse, ce n’erano degli altri, sparsi un po’ per il tavolo che, dopotutto, era molto lungo.
Non si accorse di quel paio di occhi grigi la osservavano, assaporando lo stesso sapore che stava gustando lei e respirando perennemente il suo profumo, il profumo di more, il profumo d’autunno, il suo ossigeno.
   
 
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