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Autore: itsmeWallflower    09/05/2013    2 recensioni
[STORIA TEMPORANEAMENTE SOSPESA]
E' la storia di Nicole e Darren e Sam.
E' la storia del destino, il loro.
E' la storia dei sogni di Nicole, e delle sue lotte per avverarli.
E' la storia di Sam, il piccolo Sam, nato da un piccola piacevole parentesi.
E' la storia di Darren che non sa di essere il suo papà.
E' la storia di una bugia, che verrà a galla.
E' semplicemente una storia di destino, bugia e amore.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Darren Criss
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO II
 
Darren era rimasto per cena, perché Sam aveva insistito e perché Nicole, l’aveva capito.. non se ne sarebbe andato fino a quando non avrebbe avuto le risposte che cercava.
Quelle risposte che lei non voleva proprio dare.
 
Stavano cenando tranquillamente, se con “tranquillo” si intendeva Sam che strimpellava la chitarra e Darren colpiva i bicchieri con la forchetta per accompagnare il piccolo.
“okay, forse è meglio smetterla e mangiare sul serio, prima che scoppi la testa di tua madre e ci manda a dormire senza cena!” scherzò Darren affondando la forchetta nel piatto di pasta al pesto.
“però sei bravo Sam.. anche io suono la chitarra sai?” il bambino allargò gli occhi stupito prendendo a mangiare senza neanche accorgersene, “wow! Davvero?” chiese con la bocca piena facendo ridere Darren e lamentare Nicole.
“la suono da quando ero piccolo come te! e credo che sia grazie alla mia chitarra che ho conosciuto tua mamma!” Sam di nuovo strabuzzò gli occhi sorpreso,
“conoscevi già la mia mamma?” domandò confuso guardando prima Darren e poi Nicole e poi di nuovo Darren, aspettando una risposta che tardava ad arrivare, “si Sami, ci siamo conosciuti in Italia.. ma non è stato grazie alla sua chitarra.. è stato tutto merito della sua sbadataggine! Stava cantando una canzone in un piccolo bar di Arezzo.. quando dimenticò le parole.. ed io gliele suggerii!” Darren scoppiò a ridere, portandosi una mano dietro la nuca come se fosse imbarazzato, “Oddio! Non volevo dirlo! Ma è vero.. dimentico sempre le parole delle canzoni! Sono pessimo, per uno che vuole fare il cantante!” di nuovo si perse in una risata spontanea e genuina e di nuovo Nicole si beò di quel suono. 
Neanche poteva immaginare quanto potesse mancarle quella sensazione nel petto quando lo sentiva ridere.. era un timbro caldo e avvolgente. Era la sua voce a farle sempre un certo effetto.
Lo sapeva da sempre, da quando lo aveva sentito cantare la prima volta in quel bar in Italia.
“ma cosa è successo dopo che mamma ti ha suggerito le parole della canzone?” domandò curioso Sam non riuscendo a trattenersi.
Darren guardò Nicole come per chiederle il permesso per raccontare quella piccola storiella e Nicole pur sapendo che quello sarebbe stato un territorio pericoloso, per tutti i ricordi che poteva riportare con sé e per le domande che avrebbe fatto nascere nella testa troppo sveglia del suo bambino di tre anni.. acconsentì a lasciarlo parlare.
“Allora..quando finii di cantare la raggiunsi al bancone del bar, ma tua mamma non mi degnò di uno sguardo.. così feci finta di niente, ordinai una birra e aspettai un po’ prima di parlarle” Nicole restò a bocca aperta, lei l’aveva guardato eccome, per tutto il tempo del live.. ed anche dopo, ma si congratulò con se stessa per essere stata tanto discreta.
“e poi?” chiese Sam accorgendosi che nessuno dei due continuava, “mi ha ringraziato per averlo aiutato” finì Nicole, “tutto qui?” chiese il piccolo un po’ deluso, “no.. siamo stati ore a parlare. Lei mi prendeva in giro per il mio italiano.. e alla fine le chiesi di uscire la sera stessa e ovviamente, non riuscendo a resistere al mio fascino, accettò!” Nicole alzò gli occhi al cielo, sperando con tutta se stessa di non arrivare in un punto in cui il racconto sarebbe stato difficile da spiegare ad un bambino di tre anni.
“dopo quella sera ci frequentammo per un po’.. poi io ritornai qui.. e lei restò ad Arezzo” Sam ci pensò un po’ prima di chiedere: “cosa significa frequentare?” Darren guardò Nicole in allerta, e lei alzò le mani come per dire non è affar mio, “tua la parola, tua la spiegazione” spiegò lei, per enfatizzare il suo gesto “sul serio?” fece lui, e lei annuì decisa.
“mmmh io e Nicole siamo usciti spesso insieme..ci siamo conosciuti un po’.. e..” Nicole vedeva suo figlio sempre più confuso e Darren sempre più in difficoltà, così decise di intromettersi, “siamo diventati amici. Ecco tutto. Poi lui è tornato a casa e non ci siamo più visti” Sam corrugò la fronte, “perchè non hai mai chiamato la mamma?” Darren questa volta fu lui ad alzare le mani, “la promessa era tua, la spiegazione anche!” Nicole sbuffò, “era difficile sentirsi, io andavo a scuola e lui anche.. e allora ci facemmo una promessa: che ci saremmo voluti bene per tutto il tempo che avevamo lì in Italia e che avremmo avuto poi di quei giorni un bel ricordo.. capito?” il bambino sembrò rifletterci, “come con papà?” Nicole quasi si strozzò con la sua saliva, Sam e Darren la stavano fissando aspettando una risposta, “hai detto che vi siete voluti bene, come con papà.. per questo sono nato io.. e anche papà è dovuto andare via.. e..” Nicole lo zittì, “Sam, no. Non è la stessa cosa. Papà non c’entra in questa storia. Finisci di mangiare” il silenziò che seguì fu pesante come un macigno sulle spalle di Nicole.. la tensione che c’era in quella stanza poteva essere tagliata con un coltello.
Sam aveva perso il suo solito caratterino pimpante come ogni volta che si parlava di suo padre e Darren invece si era perso nei suoi pensieri.. che ne erano troppi e troppo pericolosi.
Eppure più pensava all’età del piccolo, ai suoi capelli, ai suoi occhi, alla sua passione per la chitarra.. più l’idea di essere suo padre si faceva strada dentro di lui, pietrificandolo e spaventandolo a morte.
Lui e Nicole erano stati insieme una sola volta.. una sola volta e lui era convinto di essere stato attento.. ma possibile che lei era stata con un altro subito dopo di lui? sminuendo di significato tutto quello che li aveva legati anche solo per una settimana?
E perché quei pensieri.. lo facevano sentire strano.. con un nodo allo stomaco?
E perché forse, gli faceva più male pensare che quel piccolo angelo era frutto di un altro amore, sempre se si trattava di amore, che pensare che fosse realmente suo?
Erano troppe le domande a cui non sapeva dare risposta.
 
 
Dopo cena mentre Nicole riordinava la cucina e lavava i piatti Darren e Sam guardarono un cartone: Mulan..  la fissa per i cartoni Disney era un’altra cosa che i due avevano in comune, pensò Nicole sempre più agitata.
E vederli insieme, a scegliere il film giusto da vedere, tra la collezione di Sam la fece sentire sporca.. una vigliacca.. quale era.
Quante cose aveva privato a Sam.. e a Darren?
Quante esperienze tolte che un figlio può avere solo con un padre?
Tutto quello l’avrebbe portata alla rovina, ne era sicura.
“ehi Nicole si è addormentato” Darren parlò sotto voce per non svegliare Sam, “oh meglio se lo porto a letto.. torno subito” disse lei togliendo le scarpe, i pantaloni  e portando Sami a letto.
“per addormentarsi sul divano era davvero stanco, non gli capita mai” mormorò Nicole quando fu di ritorno.. Darren spense la tv e aspettò che lei finisse tutte le faccende, senza sapere che in realtà Nicole non doveva far niente, ma fingeva di mettere a posto per guadagnare tempo, “hai pulito quel tavolo già tre volte” gli fece notare Darren.
“c’era una macchia” si giustificò lei posando lo straccio, “Nicole.. perché stai cercando di evitare un confronto?” era giunto il momento, quel momento che lei stava evitando da tutta la sera, da tutta la vita di Sam in realtà.
“di quale confronto stai parlando?” 
 “dov’è il padre di Sam?”
“non qui.. e non lo so”
“ora ti farò una domanda.. e voglio che tu mi dica la verità” la guardò dritto negli occhi come per capire se potesse mentirgli,
“dimmi pure”
“Sam è mio figlio?” Nicole spalancò gli occhi dalla sorpresa, anche se vera sorpresa non era. Credeva che Darren avrebbe fatto tanti giri di parole, che avrebbe cercato di portarla in quella direzione con calma e pazienza.. e invece sentirsi fare quella domanda diretta fu come una doccia fredda..Ma lei si era preparata a quel problema già da un po’. Ecco perché quel giorno a lavoro era stata silenziosa e sulle sue. Stava architettando una bugia che avesse potuto reggere, doveva essere credibile.
Perché sì, lei era convinta di non dire la verità a Darren. Era troppo tardi e troppo un rischio.
“No Dare! Certo che non lo è! Sei impazzito?” 
“ha compiuto tre anni poche settimane fa, no, non sono impazzito. Tre anni e nove mesi fa ci siamo conosciuti noi” Darren non le staccava gli occhi di dosso, “Nicole vuoi dire qualcosa?”
“okay. Suo padre si chiama Matt, l’ho conosciuto pochi giorni dopo la tua partenza.  Era più grande di me di molti anni. Ne aveva 32, e sapeva come farmi innamorare. E quando sono rimasta incinta per sbaglio, ho scoperto che era già sposato.” Lei non era mai stata una grande bugiarda, ma quella balla lì l’aveva preparata con cura tutto il giorno. Sapeva che non avrebbe dovuto prendere pause mentre parlava, soprattutto non doveva nemmeno sospirare sul nome di lui o sulla sua età.. doveva essere sicura e precisa.
Quando notò lo sguardo di Darren rilassarsi, capì di essere riuscita nel suo intento, Darren l’aveva creduta.
“ma lui sapeva che aspettavi un bambino?” le chiese,
“si certo.. ma mi offrì dei soldi per abortire e dimenticare tutta quella storia.” Fece spallucce, come per dire che il passato era passato, “dopo allora non l’ho più rivisto e non m’interessa cercarlo.. ma come posso dire certe cose a Sam?” 
Darren si mostrò comprensivo e dispiaciuto, e non chiese altro.
E Nicole che non aveva mai mentito a qualcuno così spudoratamente si sentì così in colpa da non riuscire a fermare le lacrime.
“Nicole? Stai piangendo? Dimmi di no! non saprei che fare!” Darren si avvicinò per abbracciarla, ma lei si scostò, sentendosi a quel punto davvero un mostro.
“Nicole.. Matt è un idiota e tu te la stai cavando benissimo anche senza di lui. Sam è un bambino stupendo” stava peggiorando solo le cose e non lo sapeva.
Scappò in bagno quando le lacrime si trasformarono in singhiozzi e ne uscì solamente dopo quasi mezz’ora, con gli occhi gonfi e la gola secca.
“stai bene?” chiese lui vedendola tornare, “meglio non parlarne” mormorò lei.
“mi sento in colpa ora..” mormorò lui passandosi una mano tra i capelli, Nicole dovette raccogliere tutto il suo autocontrollo per non crollare di nuovo, era l’ultima cosa che voleva sentirsi dire da lui.
Lui si sentiva in colpa perché lei era troppo vigliacca. Ecco qual’era il punto.
Era una stupida idiota, “Dare no. così non fai altro che peggiorare le cose.” Lei sprofondò nel divano e lui le si sedette di fianco, “altro che succo al mirtillo, ora ci vorrebbe almeno della vodka!” Nicole non riuscì a non sorridere, per quanto quella situazione era tremendamente complicata le labbra si voltarono all’in su da sole.. proprio come la prima volta che aveva visto Darren dopo tre anni, il suo corpo la spinse a sedersi di fianco a lui “hai proprio ragione. Dovrei comprarla per le emergenze.. non si sa mai!” 
Stavano ancora cercando di dimenticare la conversazione avvenuta poco prima, tra l’imbarazzo, il disagio di lei e battute stupide che l’altro non si vergognava a tirare fuori, quando fece capolino in salotto Sam assonnato.
“Mamy, mi sono svegliato e tu non c’eri..” si strofinò gli occhi accoccolandosi sul petto di lei, “stavo chiacchierando ancora un po’ con Darren.. ti sei spaventato?”domandò lei e lui scosse la testa, “no,perché ho fatto un bel sogno. Noi tre siamo andati ad un picnic.. e abbiamo giocato con la palla, abbiamo dato da mangiare alle anatre e poi stanchi ci siamo addormentati al sole. Proprio come piace a te” disse Sam rivolto alla mamma, “noi tre?” chiese invece Darren, “si. C’eri anche tu.. ed eri una schiappa con la palla!” Darren finse di offendersi, “ti lancio una sfida. Domenica io e te giocheremo con la palla.. e vedremo chi vince!” il piccolo sembrò risvegliarsi del tutto, si mise a sedere sulle gambe della madre eccitato, “andremo al parco? Tutti e tre?” Darren guardò Nicole e Sam lo imitò, -la volevano morta- pensò, “domenica?” Il ricciolino annuì speranzoso, “magari Darren ha altro da fare” mormorò lei sperando che l’altro cogliesse la sua titubanza e lasciasse perdere ma invece Darren alzò gli occhi al cielo, “non devo fare niente fino alla sera” disse sicuro, contraddicendola.
Sam continuava a guardarla con quegli occhioni verdi eppure tanto simili a quelli del padre.. e lo stesso stava facendo Darren “va bene. Faremo questo picnic” cedette alla fine pur sapendo che quella non era una buona idea. “si! Io porto la palla!” esclamò il piccolo, “io porto la chitarra!” esclamò il più grande e Nicole alzò di nuovo  gli occhi al cielo, “io porto il picnic?!” disse poi ironica.
*************************
 
Domenica Darren si presentò alla porta di Nicole tutto pimpante alle nove del mattino, con la barba incolta, una semplice tshirt bianca, gli occhiali da sole appesi al colletto e un sorriso che poteva, in qualsiasi momento, lasciar secco qualcuno.. Nicole per l’esattezza.
“e tu che ci fai già qui?” disse lei aprendo la porta ancora in pigiama, “buongiorno anche a te Nicole!” entrò senza aspettare che gli desse il permesso e cercò con lo sguardo Sam, “ma non siete ancora pronti?” chiese poi guardando la ragazza, “sono le nove del mattino, chi andrebbe a fare un picnic così presto?” gli fece notare lei, “oh forse non ve l’ho detto.. ma ci vuole un po’ per arrivare ad un parco che conosco e..” lei fece spallucce, “non è necessario andare in nessun parco speciale, questo qui vicino andrà benissimo” lui si passò una mano fra i capelli, proprio come faceva ogni volta che la doveva contraddire, “il fatto è che ci sarebbero troppe persone che mi riconoscerebbero, non staremo tranquilli” lei non ci aveva minimamente pensato e la cosa la turbò non poco. Darren ora non era semplicemente Darren, uno studente di recitazione, era un attore anche alquanto riconosciuto.
“oh in effetti non ci avevo pensato.. quindi? Dove andremo? Sei sicuro di volerci andare?” 
“certo.. e per questo che ci metteremo un po’ di tempo..  è un parco che sta fuori Los Angeles.. sulla strada per andare a San Francisco.. è molto tranquillo” lei annuì,
“oh beh..devo ancora preparare il pranzo.. e Sam! Vado a svegliarlo!” lui la fermò per un braccio, “ci vado io.. tu occupati del pranzo.. faremo prima” e ovviamente lei neanche riuscì a rispondere che l’altro l’aveva già lasciata e si era diretto nella camera del piccolo.. era assurdo come anche solo quel semplice ed innocuo gesto, quel leggero tocco fatto senza malizia aveva risvegliato in Nicole ricordi che non erano mai stati sopiti sul serio.
Come era possibile che quel piccolo e all’apparenza insignificante gesto le avesse mandato in pappa il cervello e fatto andare il viso in escandescenza?
Dio, non era più una ragazzina e doveva smetterla di comportarsi come tale.
 
Darren stava facendo un rumore esagerato per svegliare il povero Sam, e poco dopo lo portò trionfante in cucina come se fosse un sacco di patate, “ha detto di voler far colazione” lo fece decollare sulla sedia e poi si sedette di fianco a lui, “tu hai fatto colazione?” chiese Nicole a Darren, “ho preso tanto caffè prima di venire qua” lei gli servì comunque delle frittelle appena cotte, con del succo.
Dopo mezz’ora sembravano essere pronti, Sam finalmente era completamente sveglio, e Nicole aveva preparato il picnic.
Ci misero quasi due ore per arrivare e il viaggio fu estenuante, ma solo per Nicole, che a quanto pareva le sanguinavano le orecchie e furia di sentire quei due cantare insieme alla radio.
Scelsero un albero sotto cui stendere la tovaglia e Nicole si stese pronta per leggere per l’ennesima volta i progetti su cui stava lavorando per il suo locale.
Perché lei si era presa davvero sul serio.. voleva davvero aprire una pasticceria tutta sua.. voleva davvero realizzare il sogno per cui stava lottando da una vita superando non poche difficoltà.
Aveva già trovato un posto e l’aveva comprato senza esitazione, proprio come il suo appartamento.. era stato amore a prima vista.. era un vecchio ristorantino italiano.. lasciato in disuso.. il valore di mercato era alto.. eppure lei non aveva pagato tutto quello che si sarebbe aspettata, il punto dove si trovava era trafficato, come ogni angolo di Los Angeles dopotutto.. ed era abbastanza lontano dalla pasticceria di Mary, perfetto per non avere una concorrenza così forte.
Insomma.. lo aveva visto i primi giorni che si era trasferita lì a Los Angeles e l’aveva comprato solo una settimana prima, eccitata come una ragazzina.. ed era da una settimana.. che ogni volta che trovava un po’ di tempo libero.. soprattutto di sera, quando Sam si addormentava, lei si perdeva a fantasticare sul suo locale e disegnava i progetti più disparati per vedere nascere la sua pasticceria.
“ehi cosa fai? Dobbiamo giocare con la palla!” disse Darren quasi offeso, quando la vide intenta a scrutare attentamente i fogli che aveva tra le mani “no, voi andate pure.. io devo sbrigare alcune faccende di lavoro..” spiegò lei, “ma mamy.. ancora?” fece il piccolo parandosi davanti a lei, “solo una sbirciatina ai fogli e qualche telefonata veloce, te lo prometto!” il bimbo sbuffò, “di che lavoro si tratta? Tu non eri quella che faceva torte?!” scherzò Dare, giocando con la palla come se fosse un giocoliere, “è un mio progetto.. niente di speciale” Nicole attirò a sè Sam , “un bacio portafortuna prima della partita” disse e il piccolo come faceva sempre, gli prese il viso tra le mani e gli baciò le labbra, “oh te ne servirà tanta di fortuna se vuoi vincere!” esclamò Darren cominciando a correre seguendo la palla, “distruggilo!” urlò Nicole al figlio, “ma senza allontanarti o farti male!” urlò poi seguita dalle risate dei due.
 
Prese a guardare i progetti che le aveva dato Robert, (l’architetto che aveva ingaggiato subito dopo acquistato il locale) e dopo aver buttato giù anche lei qualche schizzo lo chiamò.
“Salve Robert.. so che è domenica.. spero di non disturbare”
“no figurati.. ha deciso per qualche progetto?”
“in realtà si.. il secondo.. è quello che più si avvicina alla mia idea.. la saletta mi piace un sacco, quei divanetti e quei tavolini mi ricordano molto una sala da tè e non c’è la vetrina di vendita, proprio come volevo..”
“bene sono contento.. allora dobbiamo solo metterci d’accordo su quando cominciare..”
“ecco proprio su questo.. ho bisogno di sapere con certezza quanto costa tutto il lavoro di ristrutturazione e poi ho fatto anche io uno schizzo per il locale ovviamente rifacendomi al secondo progetto.. speravo di farglielo vedere per sapere se era possibile realizzarlo”
“che ne dici se ci vediamo domani sera? Così ne discutiamo da vicino?”
“domani sera?”
“se non è un problema..”
“no no.. troverò una babysitter.. allora a domani Robert e grazie per il tuo tempo”
“a Domani Nicole.. alle nove!”
Continuò a sfogliare tutte quelle carte improvvisamente preoccupata dal tono del suo architetto, sperando che con un’altra semplice occhiata a quelle carte riuscisse a far tornare i conti. Ma era davvero difficile.. se non impossibile. Sarebbe stato più facile partire dal zero invece che di ristrutturare. Ma ormai il posto era suo. L’aveva comprato e non poteva fare altro che continuare con quell’impresa.
Avrebbe dovuto trovare un contabile al più presto.. pensava..quando una palla le colpì la schiena.
Saltò dallo spavento e si voltò infuriata, trovando Darren e Sam a ridere come matti.
“oh bene. Allora è guerra quello che volete!” lasciò andare sulla coperta i fogli, prese il pallone e si unì alla partita.
Inizialmente era lei contro Darren e Sam, ma poi si trasformò in una gara contro Darren.
“Sami! Io lo distraggo.. tu prendi il pallone!” così dicendo Nicole si gettò alle spalle di Darren tenendosi per il collo e mentre il figlio prendeva il pallone per tirare il goal della vittoria, lei lo teneva giù sedendosi sul suo stomaco.
“questo è più che fallo!” cercava di dire il ragazzo, ma ormai Nicole e Sam stavano già festeggiando per la sua sconfitta.
Ritornarono sulla coperta stanchi morti, Nicole prese il cuscino pronta a dormire un po’, Sam invece prese la sua chitarra, proprio come fece Darren appoggiato al tronco dell’albero. Aveva tolto la maglietta, ormai fradicia e in qualche modo se l’era legata sulla testa, Nicole non potette fare altro che notare quanto fosse cresciuto e pure bene Darren.
Tre anni fa, era carino, il tipo di ragazzo che piaceva a lei. Ma in quel momento era tutt’altra storia. I capelli più corti ma sempre disordinati, un fisico più maturo, gli occhi più consapevoli ma non per questo meno allegri. “che c’è?” chiese Darren mentre accordava la chitarra, “mmh, niente” disse lei distogliendo lo sguardo cercando di nascondere il suo palese imbarazzo.
Darren e Sam si misero a cantare, ma il piccolo ci rinunciò dopo poco, era troppo bravo Darren per lui, e non faceva altro che rovinare la sua musica, così si accoccolò di fianco alla madre per godersi meglio la voce del ragazzo.
Nicole approfittò di quella calma e della vicinanza col figlio per dirgli che domani sera sarebbe stato con la signora Smith.
“Sam domani sera ho un impegno col signor Robert.. te lo ricordi?” il piccolo annuì, voltandosi verso la madre per ascoltare meglio, “e non posso portarti con me.. così resterai un po’ con la signora Smith.. okay?”
“ma mamma! La signora Smith non mi lascia fare niente!”
“non ti lascia fare le cose pericolose..”
“voglio venire con te.”
“si tratta di lavoro Sami, ti annoieresti”
“si tratta sempre di lavoro! Non posso stare più con te!” sbuffò il bambino alzandosi in piedi pronto a fuggire, ma Darren, fortunatamente fu più veloce e lo prese per un braccio giusto in tempo, prima che scappasse
“perché hai questo muso lungo?” gli chiese mettendo via la chitarra, “mamma non vuole stare più con me!” disse arrabbiato indicando la madre che si mise a sedere con sguardo severo, “Sami! Stai dicendo idiozie! È questione di lavoro e devo andarci per forza! Sono solo tre ore al massimo.. e in quelle ora tu starai pure dormendo! Quindi non farne un dramma!” alzò le braccia al cielo, 
“di cosa state parlando?” chiese Darren ancora allo scuro di tutto l’accaduto, “domani sera ho un’ appuntamento di lavoro e Sam sta facendo i capricci perché non gli piace l’unica babysitter che è sempre disponibile e che posso permettermi! Ecco cos’è!” Sam incrociò le braccia al petto arrabbiato, “la signora Smith è antipatica!” Nicole alzò gli occhi al cielo, “non sai nemmeno cosa significa antipatica!” rispose lei, “è importante questo appuntamento?” chiese Darren intromettendosi, “si” rispose Nicole contemporaneamente al “no” di suo figlio, “non posso stare anche io con te e Robert?” chiese Sam cercando un compromesso, intanto Darren guardava incuriosito Nicole, “non sono cose per bambini..” disse lei prima di rimettersi a dormire come per dire che il discorso era chiuso, “se è davvero un appuntamento di lavoro posso tenere io Sam, può stare da me per la notte. Andremo a teatro, dormiremmo e il giorno dopo andremmo negli studi di glee, farebbe piacere al resto del gruppo rivederlo.. e..” Nicole si alzò di scatto, “è davvero un appuntamento di lavoro, ma no.. Sam resterà con la signora Smith! Dormirà nel suo letto e il mattino dopo andrà da Toby, come sempre” Sam a quel punto era ingestibile, sbatteva i piedi nell’erba e si aggrappava a Darren come per dire che era con lui che voleva stare, e continuava a lamentarsi senza sosta “avanti Nicky.. almeno saremo tutti contenti.. tu e questo Robert.. e Sam! Sono grande abbastanza da riuscire a stare attento a lui per un giorno” a Nicole salì il sangue al cervello, “no! no e no! io non sarei contenta se Sam stesse con te.. okay? e forse nemmeno la tua fidanzata lo sarebbe! Non è un giocattolo mio figlio!” il solito sorriso di Darren sparì per lasciare spazio ad un aria corrucciata e stizzita, “la mia.. cosa? Giocattolo? Stai dando i numeri!” sbraitò lui, “cavolo Darren! Non mi fido nemmeno di me stessa quando si tratta di mio figlio.. perché dovrei fidarmi di te? non ci conosciamo neppure! Non capisco cosa stai cercando di fare! ritorna alla tua vita Darren, che noi torniamo alla nostra!” Sam era in lacrime che cercava di far calmare gli spiriti, ma era tutto inutile, “wow! Non riesci a fidarti di me! Non sono un’idiota.. so come badare ad un bambino.. ma lascia stare. Hai regione devo pensare alla mia vita, alle mie cose.” Indossò di fretta la maglietta e se ne andò, a passo svelto, Nicole lo seguì con lo sguardo per un po’.. poi quando fu fermato da un paio di ragazzine che gli chiedevano l’autografo, girò il volto stizzita.
Era assurdo, sapeva di aver esagerato e non poco.. Ma non poteva permettere che Sam si affezionasse a lui, forse per Darren era tutto un gioco, un modo per distrarsi forse dal lavoro o chissà cosa. Forse pensava ad un’altra parentesi piacevole. Ma lei non poteva lasciarglielo fare. Sam ne avrebbe sofferto quando lui un giorno annoiato se ne sarebbe andato dalla sua vita.
“Mamy.. perché ti sei arrabbiata con Darren? Ora se ne è andato!” Nicole lo fece sedere sulle sue gambe, “abbiamo discusso, ma sono sicura che tra un po’ ritorna.. ha lasciato la sua chitarra qui.” Lui fece spallucce, “resterò con la signora Smith” disse lui, “bene. Ora meglio se mangiamo” 
Quando Darren ritornò sul suo volto era di nuovo disegnato il suo solito sorriso, peccato che era finto, Nicole lo aveva capito perché questo non arrivava agli occhi, “Darren sei tornato!” Sam corse ad abbracciarlo e quello distrusse non poco l’autocontrollo di Nicole, Sam era già fin troppo coinvolto in quella storia.
“beh a quanto pare sono tornato” disse lui scompigliandogli i capelli, “ti abbiamo conservato un panino.. lo vuoi?” lo accompagnò fino alla coperta facendolo sedere tra lui e Nicole, “si grazie” Sam gli porse la merenda , “siete ancora arrabbiati?” i due risposero in coro. “si” fece Darren, “no” Nicole.
“se mamma dice di no, allora solo tu sei arrabbiato con noi..” mormorò il piccolo con un faccino triste e Darren sorrise, “tua madre sta mentendo. È arrabbiata” fece dando un morso al panino, “non sono arrabbiata, sono dispiaciuta perché non capisci le mie ragioni.” Nicole non lo guardava era intenta a giocare con i capelli del figlio, “nemmeno io sono arrabbiato, sono offeso. Perché di ragioni valide non ne ho sentito nemmeno una.” Nicole fece spallucce, “beh allora il problema è un altro, non è che non capisci le mie ragioni, tu non mi capisci affatto. E questo mi riporta al discorso di prima, non ci conosciamo. Non ci fidiamo” disse testarda come un mulo, pur sapendo di star sbagliando, pur sapendo di addossargli colpe che in realtà erano solo sue e lui fece spallucce lasciando cadere il discorso, “andiamo a dar da mangiare alle oche?” chiese lui sorridente a Sam.
“Andiamo!” il piccolo, entusiasta tirò con se anche la madre.
Per il resto della giornata i due non parlarono per niente, lasciarono che Sam giocasse e si divertisse. 
E solo durante il viaggio di ritorno, quando Sam si era addormentato sui sedili posteriori dell’auto Darren volle riprendere il discorso, “non ho davvero capito la tua reazione. Capisco che chiederti di lasciarlo dormire da me è stato esagerato. Ma urlare in quel modo..” cominciò Darren senza togliere gli occhi dalla strada, “anche io so che la mia reazione è stata esagerata.. ero andata nel panico. Darren devi capire che non può esserci un’altra piacevole parentesi, non se si tratta di Sam. Non voglio che si affezioni a te e poi quando tu ti sarai stufato o avrai altro da fare sparirai. Sam ci soffrirà. Non l’ho mai visto così aperto con un maschio, neppure con suo nonno. E poi non capisco perché hai insistito così tanto.. sembra quasi che tu voglia distrarti da te stesso. E Sam non è la tua distrazione, capisci?” Darren seguì il discorso paziente, prima di prendere  un profondo respiro e buttare fuori quello che stava pensando “non riesco più a gestire nulla, nulla della mia vita. Ma con te e Sam non si tratta di distrazione. È più un raggio di luce nel buio. Devo stare attento a qualsiasi cosa faccio, a dove vado, la mia ragazza mi ha tradito, c’è chi crede che io sia gay. Tutto questo mi sta facendo impazzire. Mi piace il mio lavoro. Anzi lo adoro. Ma l’altra faccia della medaglia è difficile da mandare giù. Non posso più uscire liberamente con i miei amici. Non posso più partecipare agli spettacoli degli starkid come una volta, non posso dire una cosa di stupido o avventato che mi ci trovo mezzo mondo addosso. Tu sei l’unica cosa del mio passato che è ancora solo mio. E poi con Sam ho questo senso di protezione e di attaccamento che nemmeno io capisco..” Nicole si sentiva morire. Ora non solo si sentiva in colpa per come aveva mentito l’altra sera, ma anche per come lo aveva trattato poco prima. 
Lui aveva il diritto di sapere. Doveva sapere perché sentiva questo senso di protezione e attaccamento per Sam.
Prese coraggio.
“Dare.. io.. ehm.. vedi Sam..” Incontrò gli occhi di Darren solo per un secondo, un solo secondo per perdere ogni briciola di coraggio che era riuscita a racimolare, “la signora Smith è impegnata domani.. la tua offerta è ancora valida?”  inventò al momento lasciando Darren senza fiato con la bocca aperta neanche tanto elegantemente “mi prendi in giro? Per due volte mi hai detto di non fidarti di me, che addirittura credi che Sam sia per me una distrazione e che non vuoi che lui si affezioni a me.. e poi mi chiedi se sono ancora disponibile? Tu sei pazza!” Nicole alzò gli occhi al cielo, non era davvero convinta a lasciare suo figlio a Darren, ma era l’unica cosa che le era venuta in mente quando era andata nel pallone. Di nuovo, non era riuscita a dirgli chi fosse davvero Sam per lui.
“ovviamente, Sam dormirà a casa, ma sì, credo che tu possa portarlo con te allo spettacolo degli starkid. Sempre se per te vada bene. Voglio dire, mi hai appena detto che devi essere molto discreto e non credo che presentarti lì con un bambino lo sia. Ma sta a te decidere” fece spallucce e guardò fuori dal finestrino maledicendosi.
“la mia offerta è ancora valida” sospirò il ragazzo. 
Intanto erano arrivati.
Nicole svegliò suo figlio e lo prese in braccio per portarlo dentro, il piccolo si nascose dietro ai capelli della madre, ancora mezzo addormentato, “Sami io e Darren dobbiamo dirti una cosa..” Nicole guardò Darren come per dargli il permesso di dire la notizia, “domani andremo allo spettacolo degli starkid insieme!” il piccolo alzò la testa del tutto sveglio e contento, “davvero? Avete fatto pace? Io non devo stare con la signora Smith?” i due annuirono scoppiando a ridere, “a che ora passerai a prenderlo? Non troppo tardi.. il mio appuntamento è per le nove!” Darren alzò gli occhi al cielo, “verrò per le sette..”,
 “così presto? ma così non lo vedrò per niente domani! Lo spettacolo inizia così presto?” chiese Nicole, 
“devo aprirlo io lo spettacolo Nicole! Quindi devo anticiparmi! Va bene per le sette e mezzo?” Nicole scosse la testa, “questo non lo sapevo! tu devi lavorare e lui allora potrebbe metterti nei pasticci!” Darren però la rassicurò, “tranquilla.. starà al massimo a dieci passi da me. Non lo perderò mai di vista e poi starà con Morgan.. andrà tutto bene” Nicole era ancora dubbiosa, “chi è Morgan?” domandò scettica già pentendosi di avergli chiesto quel favore, “il mio manager! Ci sa fare con i bambini.. ne ha tre!” ma lei non si lasciava convincere così presto, “e tornerete presto? cioè vorrei che tornaste presto. Sam non è abituato a fare tardi.. e nemmeno io! Non vorrei che quando torno lui non c’è ancora!” Darren sbuffò, “ti prometto che saremo a casa prima del tuo ritorno!” Nicole sospirò.
“okay! mi hai convinta. Alle otto allora?” Darren scoppiò a ridere, “non ci provare ho detto alle sette e mezzo!” lei sorrise di rimando, “si ma tu di solito vieni in anticipo! Quindi dico le otto per vederti arrivare alle sette!” Darren scosse la testa divertito, “sarò qui alle sette e mezzo. Così non farai tardi a questo misterioso appuntamento” 
“non c’è niente di misterioso” Nicole mise giù Sam che aveva visto Toby giocare nel suo giardino di fronte, “vengo a prenderti tra dieci minuti” disse lei al figlio e poi riprese la conversazione con Dare, “è solo l’architetto che si sta occupando del mio progetto. Dobbiamo parlare di disegni e cose così” Darren sembrò pensarci un po’ su e poi spalancò gli occhi piacevolmente stupito, “non dirmi che il tuo progetto sarebbe la pasticceria!?” Nicole fece spallucce, come per dire –mi hai scoperto!-  “oh mio Dio! Ma perché non me lo hai detto subito!” Darren l’attirò a sé abbracciandola forte, “sono contento per te! non posso crederci!” Nicole scombussolata dalla troppa vicinanza non riuscì a dire nulla se non un semplice grazie.
“devo scappare ora, ma la prossima volta mi racconterai tutto! E voglio vedere i progetti.. ma aspetta un secondo.. per avere i progetti significa che hai già il locale!” Nicole a volte non riusciva a capacitarsi di quanto fosse poco perspicace quel ragazzo, ma solo a volte per sfortuna!
“certo che ho già il locale. Ma è ancora tutto da organizzare” lui l’abbracciò di nuovo come se fosse la cosa più naturale del mondo.. e forse lo era.
Si staccarono quanto il cellulare di lui prese a squillare, “devo scappare sul serio. A Domani!” un ultimo bacio sulla guancia, un saluto veloce e da lontano a Sami e se ne andò sul serio.
Lasciando per l’ennesima volta Nicole piena di dubbi, domande e paure.
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Angolo Wallflower_

Scusasate per l'aggiornamento tremendamente in ritardo.. ma mi sto occupando anche di un'altra long, Klaine questa volta.. che mi porta via moooolto tempo!
spero che il capitolo sia piaciuto! xD
Fatemi sapere!
E se avete qualsiasi domanda da farmi.. o volete un qualsiasi chiarimento.. non esitate!
Questo è il link della mia pagina Autrice! ->
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=339462

Questo è il link della mia FanFiction Klaine -> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1630570&i=1

 
Alla prossima, che non so quando sarà.. ma sarà! xD
xoxo
;)
Oh.. buona diretta per chi vedrà l'ultima puntata questa notte.. sono molta in ansia per i miei due cupcakes (Kurt e Blaine, per chi non lo avesse capito ;P)!! 
  
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