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Autore: letyourcolors_burst    09/05/2013    0 recensioni
"Non ti seguirò. Il mio viaggio termina qui."
"Davvero?"
"Davvero."
"E se ti dicessi che ti amo? Cambierebbe qualcosa fra noi?"
"Non cambierebbe niente. Non ti seguirei perché cercherei in tutti i modi di farti restare qui con me. Voglio starti vicino anche quando non avrai più bisogno di me. Ma, per ora, promettimi che non mi abbandonerai come il resto del mondo ha già fatto."
Mi prese per il braccio, mi tirò a sé, mi prese per la vita e mi baciò. Come mai mi avevano baciata prima. Avrei desiderato poterlo raccontare a Chiara ma, dopo quella notte, non avrei più potuto parlarle di niente, scappare di casa non aveva portato a nulla di buono. Toccava a me scoprire come riportare tutto alla normalità, se così si sarebbe potuta definire.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.
Niente è prevedibile.


La solita scuola mi avrebbe accolta tre quarti d'ora dopo il mio risveglio. La routine mattiniera aveva avvolto e soffocato ogni studente nella mia classe. Mi svegliai, come ogni mattina, alle 7.30. Feci colazione, m'infilai sotto la doccia, ficcai dei jeans ed una maglietta e sparì da casa. Quest'ultima non era una delle più belle che si potessero desiderare, certo; la mia famiglia era piuttosto benestante, ma umile come poche. Soprattutto mio padre, che non aveva mai voluto un Matisse originale per far mostra di sè, appeso al muro del salone, mentre mia madre aveva le solite manie. Il Matisse originale l'avrebbe voluto, eccome.
 Comunque sia, alle 8.10 mi ritrovai catapultata nella realtà che ogni adolescente desidererebbe evitare. Sei ore filate passate ad ascoltare gente parlare dell'unica materia che sapeva alla perfezione, ora algebra, ora filosofia. I professori di arte, notai col tempo, erano tutti strani, nessuno escluso. Il nostro, in particolare, era più strano degli altri. Pretendeva che noi sapessimo a memoria le cattedrali senza averne mai parlato in classe; avrebbe dovuto frequentare qualche centro di recupero delle abilità mentali, a dirla tutta. Ricordo ancora un episodio accaduto due anni fa, in secondo liceo. Sesta ora, arte, materia tranquilla. A quanto pareva prima degli eventi. Era l'inizio del'anno, ed il professore dell'anno prima si era ritirato a miglior vita (parliamo di pensione, non di morte). Ci informarono, quella stessa mattina, che il sostituto dell'anno sarebbe stato il professor Barone. Niente di speciale. Entrò in classe come un "normale" quarantenne sposato. Prese subito confidenza con noi, ci disse che eravamo simpatici. Scostò la sedia della cattedra, e cominciò a piangere, e a raccontarci della sua vita infelice. Continuò così per tutta l'ora, senza darci il minimo spazio in cui avremmo potuto esprimere la nostra opinione riguardo le faccende che lo riguardavano. Ovviamente, a noi non importava un fico secco dei suoi film mentali, ma erano pur sempre migliori di un'ora passata ad ammirare la foto della cattedrale di San Coso.
 Come l'anno passato, il mio posto di banco era vicino a Chiara, la mia migliore amica. L'unica persona in grado di non seccarmi dopo dieci minuti di conversazione era seduta accanto a me. Inutile dire quanto ridemmo della sceneggiata patetica di Barone, di cui neanche i familiari sapevano il nome. Quel giorno, Chiara mi aveva dato  un'impressione diversa dal solito; il suo sorriso era diverso, come costretto da qualcosa, o da qualcuno. Ma non le dissi niente, pensando che forse non avrebbe voluto parlarne. Non brillante per la sua altezza, castana, con occhi verdi, era l'unica con cui mi fossi veramente divertita. Anche nelle cosiddette giornate "fiacche", riuscivamo sempre a trovare un argomento per cui valeva la pena ridere.
 Il resto della giornata trascorse normalmente. L'indomani, a scuola, avremmo dovuto consegnare un tema assegnato la settimana prima come compito a casa. Non starò qui a spiegare la traccia, non interesserebbe a nessuno. Scostai la sedia, mi sedetti, ed aspettai Chiara. Arrivò alla solita ora.
 << Sento che sto per scoppiare >> mi disse. La cosa mi incuriosiva, ma allo stesso tempo, mi preoccupava leggermente. Continuò, senza darmi il tempo di rispondere, unica aspetto del carattere che mi dava, seppur pochissimo, sui nervi. << I miei non capiscono me nè il fatto che non cambierò mai il mio carattere solo perchè deve piacere a loro, e non alla sottoscritta, cosa abbastanza naturale, direi. Abbiamo litigato, ieri sera. >>
 << Di nuovo? Chiara, litighi con loro ogni giorno, per qualsiasi cosa. Possibile che nessuno molli la presa, che non riusciate a trovare un punto d'incontro? E' davvero così difficile cedere, per una volta? Rischiate di rovinare il rapporto genitori-figli. >>
 << Sì, fidati. Lo è. Tu li conosci bene, i miei. Sai che non mollano, devono spuntarla fino alla fine. >>
 << E per quale motivo avreste litigato? >> proprio in quel momento entrò Barone, che per fortuna, vedevamo solo il martedì ed il mercoledì, un'ora alla volta. Anche perchè nessuno di noi avrebbe sopportato due ore di fila nelle sue grinfie.
 << Te lo racconto dopo. Se ci sente parlare, sopratutto ora che siamo in prima fila, ci sbrana. >> sussurrò. Cominciò la lezione, e dopo venti minuti di chiese, ci ritrovammo a parlare di sua moglie, e di quanto fosse brutta la sua vita.
L'ora successiva avremmo avuto la lezione di storia, guidata dalla De Mauri. Più o meno rientrava nella categoria degli insegnanti normali.
  
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